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Facino Cane, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda

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Miniere antiche. Certamente molto antiche. Pochi dati storici, sporadici e controversi. Molti indizi.
Ne è nata una grande leggenda. Le prime miniere aperte dai Celti? O dai Romani… Resti di legno combusto. Antichi strumenti di ferro consunti. Gallerie anguste, ma non è il respiro della montagna… E poi Facino Cane che si arricchisce e batte moneta…
È bello pensarlo. Ma la realtà è stata più dura.

Ermenegildo PINI e le miniere del Col Badile

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Il barnabita Ermenegildo PINI, matematico, architetto, teologo e naturalista. Studioso illuminato fra Settecento e Ottocento. Mineralogista e creatore di musei di storia naturale. In questo ambito ha coadiuvato anche Lazzaro SPALLANZANI a Pavia e Mantova. Per la storia delle miniere è stato soprattutto un ispettore delle miniere della Repubblica italiana dopo l’ingresso dei Francesi a Milano. Lascia un patrimonio di pubblicazioni e documenti presso l’Archivio Stato di Milano.

Una miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683

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Questo è il testo integrale della concessione rilasciata l’11 dicembre 1683 ai fratelli Antonio e Carlo BERTOLINI dal Magistrato Ordinario dello Stato di Milano. La concessione è conseguente alla scoperta di una miniera sul Monte Carcoforo, in Valsesia …ritrovandosi questa alla cima de Monti Alpestri… Il documento originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Milano (Commercio p.a., cart. 206)

L’oro della Bessa e dei Cani

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L’ultimo articolo per introdurre la storia delle miniere d’oro della Valle Anzasca.
Parliamo delle miniere d’oro più importanti ed antiche. Parliamo della Bessa dove hanno estratto oro dal deposito morenico sia i Salassi, prima, che i Romani, poi.
Una ricchezza e un metodo di coltivazione originale che dopo i Romani hanno utilizzato anche i gol figger americani.

Oro fra Balcani e Magreb

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L’ultimo articolo sulla storia dell’oro e le leggende nate intorno al metallo.
Un breve viaggio lungo le coste del Mediterraneo, e non solo, alla ricerca di altre storie e leggende. Dalle ragazze che raccoglievano le pagliuzze con le piume di uccello al Vello d’oro, Giasone e gli Argonauti.
Ma anche gioielli ostrogoti, arabi e fenici.

L’oro di Roma

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La storia dell’oro di Roma. Dalle spedizioni in Transilvania e Spagna, all’ sfruttamento della grande ed anomala miniera della Bessa sottratta agli Ictimuli.
Storie di sfruttamento umano e, talvolta, ambientale. Ma anche storia di gioielleria. Da quelli raffinati di influenza frega ed etrusca, a quelli pacchiani della fine dell’impero.

Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae

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Le auge sono le miniere d’oro spagnole. Una dettagliata descrizione dei cantieri e del sistema di abbattimento del minerale si trova nella Naturalis Historiae di Plinio il Vecchio. È interessante la traduzione-interpretazione del MICHELETTI, ex ingegnere del Corpo delle Miniere di Torino.

Oro: baratto, simbolo, moneta, bene-rifugio, oggetto d’arte

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In questa parte della storia delle miniere di Valle Anzasca l’oro sarà descritto dal punto di vista naturalistico.
Quindi sarà affrontata l’evoluzione del significato del metallo. Da oggetto di scambio e baratto a merce di scambio, da moneta a bene-rifugio, fino a soggetto d’arte per orafi e artigiani in ogni civiltà.
In tutta questa storia hanno giocato un ruolo fondamentale le caratteristiche naturali del metallo. Le caratteristiche chimiche, fisiche, minerali, cristallografiche. E, soprattutto la sua inalterabilità!
E poi la diffusa presenza nei giacimenti primari (all’interno delle rocce incassanti) e secondari (nelle alluvioni fluviali, lacustri e nell’acqua di mare.

Nicolis Di ROBILANT: relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte”

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Questo articolo verte sul testo della relazione sull’oro dei territori di terraferma del Regno Sabaudo (Regno di Sardegna), redatta dalll’ing. Benedetto Spirito Nicolis di Robilant nel 1786.
Il documento è conservato presso l’Accademia delle Scienze di Torino (Manoscritto n. 032). Successivamente l’Autore eseguì alcune modifiche e correzioni per procedere alla pubblicazione negli Atti dell’Accademia.
Il testo della Relazione che viene riportato in questa sede è uno dei manoscritti donati dalla figlia Irene all’Accademia.
La relazione qui pubblicata a supporto ad altri articoli che compaiono su www.archeominosapiens.it.

L’oro dei faraoni

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L’oro dell’Egitto. Una storia che viene da lontano.
L’oro identificava Râ in terra, il Sole da cui tutto proviene, e questa filiazione dava legittimità al faraone ed a tutta la sua progenie. Egli era l’unico possessore dell’oro e delle miniere aurifere, lui solo lo distribuiva agli artigiani ed agli artisti e lui solo poteva commerciarlo e goderne i proventi o barattarlo con oggetti di lusso e/o armi a titolo di scambio di doni fra monarchi.
Tutto l’universo dell’oro girava intorno a Râ, il Sole, il faraone.

Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca

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La storia delle miniere d’oro di Macugnaga inizia dal medioevo. Ma forse anche da epoca più antica, come testimonierebbe la campanella romana trovata nei pressi delle miniere dei Cani.
Ma cominciamo dal medioevo e dai documenti presenti negli archivi per raccontare la storia dell’oro della Valle Anzasca.
Saranno diversi articoli fra loro legati dal fil rouge dell’oro…

Oro, storia di una leggenda

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Comincia, con questo primo articolo, una serie di scritti sulla storia naturale ed estrattiva dell’oro. Servirà per introdurre la storia delle miniere d’oro della Valle Anzasca, peraltro già accennata in un paio di articoli già presenti sul sito.
Questo primo articolo tratterà a volo d’uccello le origini dell’utilizzo dell’oro.
L’attrazione per un metallo lucente e inalterabile divenuta oggetto di desiderio. Da oggetto di desiderio a status simbol il passo è stato breve.
Una materia facile da lavorare e di facile metallurgia. Duratura nel tempo con caratteristiche invariabili. Talvolta di facile reperibilità negli ambienti più disparati. Una storia antica. Una storia che continuerà ne futuro.

L’oro dei monaci della Val d’Aveto

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Simo intorno all’anno Mille. Da Pavia giungono sette monaci in cerca di un posto nel quale fondare la loro chiesa ed il loro convento. Arrivano in Val d’Aveto, nella piccola piana di Villa Cella. È la loro destinazione. Costruiscono la chiesa ed il convento. Poi una frana ostruisce la valle dell’aceto in un punto molto stretto. Si forma un invaso che mina il transito dal mare alla Val Padana di pellegrini e merci. Intervengono i monaci ed in poche anni eliminano il problema. Un intervento dispendioso. Erano così ricchi questi monaci? Dove hanno trovato i soldi per intervenire?
Un piccolo giallo dei tanti che ammantano il Medioevo. Ma qui. a Villa Cella ne resta traccia…