Facino Cane, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda

Copertina

Copertina – …Di rosso, al cane bracco d’argento, rampante, linguato di rosso, collarinato d’oro, sostenente con le zampe anteriori uno scudetto d’argento crociato di rosso… Le insegne di Bonifacio Cane, detto Facino, condottiero. Motto: Non Aliter. Descrizione e motto da armoriale.it.

Introduzione

A cominciare dalla fine del XIII secolo si assiste alla stesura di una grande quantità di atti scritti. Lo ZANZI (1991) ne ricerca il motivo nell’infittirsi di accordi …che si succedono, uno dopo l’altro, ricalcando e ribadendo con insistenza lo stesso intento: cioè la fondazione, tramite il diritto, di un ordine istituzionale che rispecchi nuovi assetti di insediamento nelle Alpi. Questo ricorso al diritto comporta di per sè, per intrinseche esigenze rituali, l’ulteriore ricorso alla scrittura nell’elaborazione di documenti, confezionati secondo gli usi che un rinnovato ceto notarile viene vieppiù riattivando riappropriandosi delle formule tradizionali delle scuole imperiali. Ecco perchè cresce in quel tempo la produzione documentale, anche nella regione alpina, negli anni addietro assai più povera di tali documenti… (ZANZI, 1991). E’ la conseguenza dell’estensione, alle aree interne, del processo di rifondazione giuridica e sociale iniziatosi un paio di secoli prima con i Comuni.
Veniamo ora alla Valle Anzasca. Abbiamo visto su queste pagine, che gli argentari erano i cambiavalute e, per estensione, i minatori dell’antica Roma. Nella tradizione della Valle Anzasca l’identificazione di argentari era estesa indirettamente ai minatori dal Trattato di Armenzello. Ed in seguito anche per una trascrizione ingenua, forzata e volgare, dall’uso che qui facevano del mercurio: l’assonante argentum vivum di PLINIO. Il mercurio era infatti indispensabile per trattare il minerale all’amalgamazione, seguendo una metodologia sopravvissuta ai secoli. Ed ancora ben nota e praticata, fino a qualche anno fa, dagli ultimi anziani mineralet locali e non solo per dimostrazioni turistiche.
Pare inoltre che i minatori della Valle Anzasca frequentassero già il Passo del Turlo per recarsi ad Alagna, in corrispondenza del cui sentiero furono attive alcune coltivazioni e ricerche aurifere, anche lungo il versante anzaschino.
Le prove storiche di queste specifiche attività sono però più tarde. Ne riferiscono due documenti del XVII e del XIX secolo.

Il primo è la concessione rilasciata l’11 dicembre 1683 ai fratelli Antonio e Carlo BERTOLINI dal Magistrato Ordinario dello Stato di Milano per la scoperta di una miniera sul Monte Carcoforo, in Valsesia (…ritrovandosi questa alla cima de Monti Alpestri… Arch. di Stato di Milano, Commercio p.a., cart. 206). E la seconda è il parere tecnico di Ermenegilldo PINI per la concessine di una miniera sul versante Valsesiano del vicino Monte Badile (Arch. di Stato di Milano, Commercio p.m., cart. 207 Colle Badile; Figura 1).

Residui di Legno e strumenti di ferro…

Tralasciati i precedenti accenni, seppure indiretti, si deve attendere almeno un secolo e mezzo per trovare notizie dirette sull’attività in Valle Anzasca.
Tuttavia vale la pena di non trascurare alcuni indizi che confermano almeno la conoscenza delle potenzialità minerarie anzaschine.
La cultura materiale ricorda il ritrovamento di resti di carbone di legna in angusti cunicoli della miniera dei Cani e li riferisce alle più antiche metodiche di scavo in uso prima dell’introduzione dell’esplosivo. Peccato, fossero disponibili oggi sarebbe possibile datarli, ad esempio al C14, e verificare la tradizione.
C’è poi il ritrovamento lungo il sentiero per le miniere dei Cani, della campanella indicativamente di fattura romana conservata presso il Museo di Palazzo Silva a Domodossola. Infine, il ricordo, ancora nella cultura materiale, del rinvenimento di picconi di foggia molto antica, seppure lungamente rimasta inalterata nell’uso comune minerario fino ad epoca recente, come quello che sarebbe stato rinvenuto nella miniera della Guia.
La storiografia ricorda che la regione, e indirettamente anche le attività minerarie, ricadevano all’inizio del 1300 sotto il dominio feudale dei Conti di Crusinallo …Il diploma di Enrico VII in favore di questi conti, dato in Milano il 31 gennaio 1311 alla presenza di dignitari imperiali, del Vicario, dei sindici e degli ambasciatori di Novara assicura la protezione imperiale a tutti i beni ad essi appartenenti nel plebato di Omegna, in Crusinallo e nelle loro giurisdizioni, – vel aliquibus aliis tam metallaris, aquis, buschis, alpibus, et aliis quibuscunque, usque ad flumen Toxii et etiam usque ad flumen Lanzie, et a Lanzia usque ad Muleras, cum omnibus buschis, metallis et alpibus, nec etiam in Valenzasca etc. (BERTAMINI, 1967).
Infine, ma non per importanza, tutta l’ampia storiografia a ricordo della presenza e dell’attività in valle avviata da Facino CANE e dai suoi parenti/adepti. A questo proposito occorre farne chiarezza e trovarne riscontro negli studi storici più recenti. In alternativa rimarrebbe una bella, articolata e lunga leggenda, comunque tesoro della valle.

Facino CANE, un capitano di ventura di transizione

Una premessa.
Attraverso l’esempio di Facino Cane si affronta in effetti un tema di interesse generale, che va ben al di là della sua vicenda personale. Nella seconda metà del Trecento il rapporto tra finanza e guerra diventa stabile, strutturale. I costi degli eserciti e della difesa erano diventati enormi: c’è un famoso testo del poeta Francesco di Vannozzo che, parlando di Cansignorio della Scala e contrapponendolo al prozio Cangrande I, dice che il signore scaligero appartiene al tipo dei «tirampni over signor moderni», che lungi dal combattere e cavalcare in prima persona stanno tutto il tempo «in Camera a far ragione», a fare conti finanziari con i loro referendari o sovrintendenti finanziari, per far fronte alle spese militari. E tra i motivi dell’avvicendamento del quale la generazione di Facino Cane è protagonista – scalzando i capitani stranieri – ci sono anche sicuramente i motivi economici, il minor costo dei capitani italiani rispetto ai condottieri d’oltralpe. Siamo di fronte a quello che il nazionalismo storiografico degli anni Venti e Trenta considerava la riscossa delle armi italiche dopo «tante pellegrine spade» (secondo la definizione petrarchesca)… (VARANINI, 2014, pp. 8 e seg.).
Il possibile punto di contatto fra Facino CANE e la sua avventura in Valle Anzasca potrebbe essere la sua presenza dal 1408 nel capitanato del Seprio (Figura 2). Le premesse si manifestarono nel febbraio del 1408, poche settimane prima del tentativo di prendere Busto Arsizio. Il conte di Biandrate si accampò sulla sponda sinistra del Ticino con l’intento di interrompere le comunicazioni, i rifornimenti ed i commerci tra il lago Maggiore e Milano. In questo modo si sarebbe aggravata la già precaria situazione economica di Milano conseguente alla guerra ed alle recenti carestia e peste. 
La regione dei laghi era il punto chiave dell’interscambio tra la pianura e l’oltralpe, attraverso il Verbano. Da qui si raggiungevano le fiere di Lione, il Vallese e la Svizzera, le Fiandre, il Brabante, i porti del Mare del Nord, la Francia e la Germania. In quest’ottica la via d’acqua rappresentata dal Ticino e dal Naviglio Grande era vitale per il trasporto delle merci. Oltre a ciò era una regione caratterizzata da ricchezza di minerali (fra tutti l’oro della Valle Anzasca), bestiame, legname, filati e lane. (BERTONI, 2014). In quest’impresa Facino sfruttò, a suo vantaggio, anche le contese che agitavano quel territorio. Inoltre i Visconti attenzionavano molto poco il territorio pedemontano tra il Monte Rosa e la Valtellina. Di conseguenza emersero infinite situazioni particolari, non poco condizionate dalla minaccia dei cantoni elvetici.

Facino CANE e l’ascesa interrotta

Ma già …tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1409, Facino Cane e Teodoro II compirono, ancora insieme, una nuova impresa militare … l’occupazione di Genova … Sicuri di poter contare sull’appoggio dei ghibellini genovesi, il 25 agosto marciarono con i loro rispettivi eserciti contro la città ligure non più custodita dal Boucicault (maresciallo Boucicault, governatore francese di Genova; Figura 3 e Figura 4), e si accamparono, il 2 settembre, in prossimità di essa – Facino a ponente, Teodoro a levante –, chiudendola come in una morsa. Il giorno seguente i genovesi, approfittando della situazione, insorsero in massa, cacciarono la guarnigione francese e ristabilirono il regime repubblicano. Inviarono quindi due distinte delegazioni ai condottieri dei due eserciti assedianti: a Teodoro II, per offrirgli il governo della città; a Facino (di cui temevano evidentemente la furia predatoria) per pregarlo invece di allontanarsi, previo indennizzo di 30 mila genovini d’oro (Figura 5). Entrambe le richieste furono accolte: il Casalese si allontanò subito con i suoi uomini, e ben presto si mise a intercettare il Boucicault (che aveva intanto lasciato Milano per cercare di recuperare Genova), riuscendo nei mesi seguenti a batterlo ripetutamente; il marchese monferrino, dal canto suo, fece l’ingresso in Genova, il 6 settembre, tra le ovazioni della folla… (FERRERO, 2014, p. 46).
In questo periodo, quindi, Facino CANE era lontano dalla Valle Anzasca. Rimane il rapido ed indiretto accenno all’Ossola del 1411, ma poi il rientro a Bergamo e la morte. 
Ancora elemento di difficile collocazione è la persecuzione dei Cani avviata a Milano da Filippo Maria VISCONTI. Dopo la morte di Facino, Filippo Maria aveva sposato Beatrice. Il menage coniugale pare fosse difficoltoso, sia per la differenza di età che per le continue ingerenze di Beatrice che, per altro, aveva portato in dote titoli, possedimenti, un patrimonio valutato in 400.000 ducati (COVINI, 2012, p. 224), e conosceva perfettamente tutti gli affari ed i segreti del primo marito. Si pensi che addirittura …i capitani le prestarono giuramento di fedeltà evitando (soprattutto) che la compagnia d’armi (…) si sgretolasse e si disperdesse… (COVINI, 2014, p. 110 e 2012, p. 224)
L’occasione per Filippo Maria di liberarsi della moglie fu una presunta (o reale) tresca fra Beatrice e certo Michele OROMBELLO, paggio di corte (Figura 6). I due furono condannati al patibolo dopo la confessione, rilasciata sotto tortura, di Beatrice. Così  la conseguente persecuzione dei Cani si ammanta di leggenda. 
Ancora un evento che rende difficoltoso inserire nel tempo e nello spazio la presenza  di Facino e/o dei suoi seguaci in Valle Anzasca.

Immagine citata nel testo

Figura 13 – Particolare di affresco della Cappella Colleoni. Capitani di ventura nel Quattrocento e la nuova guerra (da smilevisit.it)

Facino CANE, personaggio controverso

Bonifacio CANE (Facino; Figura 7) Conte di Biandrate e Ghibellino. Signore di Alessandria, Pavia, Como, Valenza, Vercelli, Piacenza, Novara, Tortona, Galliate, Brebbia, Gavi, Castano Primo, Castiglione Olona, Cassano d’Adda, Vigevano, Mortara, Abbiategrasso, Valsassina, Cantù, Varese e terre del Lago Maggiore fino a Vogogna (DAMIANI, 2012). Discendente di una famiglia le cui origini risalgono almeno alla fine del XII secolo (ROMANONI, 2014, p.46).
Il luogo e la data di nascita non hanno riscontro documentale diretto. Al contrario sono certe la data e l’età della sua morte. Tuttavia, gli storici ritengono che sia nato …a Casale Monferrato (Figura 8«poco prima del 1360» (SETTIA, 2014, p.35). Lo troviamo …quasi adolescente… a Cherasco nel 1372, al seguito del padre Manuele ivi chiamato dal fratello Enrico (ROMANONI, 2015, p. 39). Nello specifico, fu l’intenzione di avviare il giovinetto …verso gli studi giuridici, propedeutici al notariato e ad alcune cariche amministrative, quali quella di podestà o vicario (ROMANONI, 2015, p. 41), esperienza che comunque gli fu utile.
La prima attestazione di Facino nell’attività di …condottiero è contenuta negli Annali di Lorenzo Bonincontri che ce lo mostrano «stipendio conductus» a Napoli nel settembre 1382 da Carlo di Durazzo contro Luigi d’Angiò… (SETTIA, 2014, p.35).
Durante la sua vita ed attività ...ebbe modo di sperimentare in prima persona una fase di transizione sul piano dell’equipaggiamento militare, con il passaggio dagli armamenti compositi della prima metà del Trecento (Figura 9 e Figura 10) verso le vere e proprie armature da “uomo d’arme” quattrocentesche … si consumò definitivamente il trapasso da un “modus bellandi” di stampo prettamente medievale (Figura 11 e Figura 12) ad una guerra di tipo “rinascimentale”, che vedeva un ampio ricorso alle artiglierie (Figura 13) a polvere nera nelle operazioni ossidionali, come la difesa delle mura ed il loro assalto…  (VIGNOLA, 2014, p. 169).
La storiografia ricorda Facino per la …sua “ferocia” senza limiti (e la) sua spregiudicatezza e crudeltà, che lo distinguerebbero dai capitani suoi contemporanei… (VARANINI, 2014, pp. 12). La fama che accompagnerà costantemente Facino CANE è soprattutto quella di predone, ma un predone di genio (COVINI, 2012, p. 223). Tant’è che alla lunga saranno ricordate le sue capacità di condottiero e di politico (DEL BO e SETTIA, 2014; BERTONI, 2014; MASCANZONI, 2014; ROMANONI, 2014; FERRERO, 2104; SETTIA, 2014; CIAPPONI LANDI, 2000; VARANINI, 2014; COVINI, 2012). …È una fama che lo ha accompagnato a lungo, e che ha indubbiamente un certo fondamento prima di tutto nelle testimonianze dei cronisti dell’epoca, o meglio dei decenni immediatamente successivi... (VARANINI, 2014, pp. 12). Ma si è trasposta anche nella più recente rilettura critica della figura di Facino CANE. Non si deve però ignorare il fatto che analoga brutalità e violenza era abitudine degli altri capitani di ventura più noti e famosi (COVINI, 2014, p. 105). Al contrario …per quanto riguarda il ribaltamento del giudizio storiografico su Facino Cane, ha infatti un significato esemplare la tematica della sua religiosità, che si lega strettamente con il problema delle reliquie di sant’Evasio (FERRERO, 2012) e dell’identità civica casalese… (VARANINI, 2014, pp. 13). Riguardo alle reliquie dei santi casalesi Evasio, Natale e Proietto va ricordato che all’epoca si trovavano ad Alessandria perché trafugate da tempo. Nel 1403 Facino ne organizzò il rientro a Casale Monferrato ...facendole sostare lungamente a Borgo San Martino prima dell’ingresso trionfale in città… (BARBERO, 2014, p. 172).

Facino CANE, un’attività frenetica

L’attività di Facino è frenetica. Passa da in incarico ad un cambio di alleato con spregiudicata, ma progettuale, facilità ed indifferenza. Nella sua carriera compie oltre duecento scorrerie.
Durante uno scontro, nel 1391, è ferito da un verrettone (Figura 14 e Figura 9), ma sfugge alla cattura e rientra in Monferrato. Nonostante questo, si reca poco dopo nel Canavese a fare scorrerie. Devasta il Biellese, occupa Valfenera poi saccheggia Fossano. Dopo un breve rientro a Casale riprende le scorrerie in Val di Susa, nel Canavese, poi Biella e Ivrea. Svolge qualche altro incarico, ma nel febbraio del 1396 ricomincia le scorrerie nella zona di Chieri, danneggia i contadi di Moncalieri, Collegno, Pianezza, Carignano, Fossano, Sant’Albano Stura, Trinità, Savigliano, Monasterolo di Savigliano, Moretta, Barge, Villafranca Piemonte, Vigone, Casalgrasso. Quindi mette a sacco Margarita, Magliano, Trinità, Sant’Albano Stura, Bastia Mondovì, Carrù, Dogliani e Monchiero. Poi si sposta verso Torino finché nel luglio del 1397 il VISCONTI lo riprende al suo soldo. Nel 1399 ricompare nel Vercellese e depreda i contadi di Gassino Torinese e di Chieri. Si sofferma con singolare accanimento nelle terre di Santhià, di Vercelli e del Canavese. Continua le incursioni e le razzie in quei territori fino all’agosto 1401. Fra un incarico e l’altro ne compie di nuove nel basso Piemonte. 
Nel gennaio del 1406 Facino CANE è investito della contea di Biandrate.
Quelli ricordati sopra sono i territori più prossimi alla Valle Anzasca visitati direttamente da Facino. 
Un contatto indiretto con l’Ossola si realizza quando, nell’ottobre 1411, intima al rappresentante sabaudo del Piemonte di restituire quella regione o avrebbe nuovamente aggredito il conte di Savoia. 
Sono le sue ultime azioni. Torna nel Bergamasco, ma di li a poco si ammala di gotta e muore. …Viene sepolto a Pavia, nella chiesa di Sant’Agostino, ossia di San Pietro in Ciel d’Oro, a tre giorni dalla morte, senza alcuna cerimonia ed alcuna iscrizione sulla tomba…(DAMIANI, 2012). …Al Capra, come prelato suo fiduciario, il Cane poco più tardi, sul letto di morte, (ha) in sostanza affidato – raccomandandogli la moglie, il partito ghibellino, Filippo Maria Visconti e la compagnia –, quanto del suo progetto politico credeva ancora realizzabile dopo la sua scomparsa… (FERRERO, 2014, p. 44; COVINI, 2014, p. 116). A proposito della moglie Beatrice (Figura 15), sposata intorno al 1395, non era la LASCARIS di Tenda, come più volte ribadito nella vecchia storiografia. Domina Beatrix (BARBERO, 2014, p. 170) era  figlia di Ruggero CANE (DEL BO e SETTIA, 2014, p. 110), egli stesso condottiero, uomo politico al servizio dei Visconti e parente (forse cugino) dello stesso Facino e dell’aristocratica astigiana Giacobina ASINARI (ROMANONI, 2014, p. 58).
Si sa che Facino percorse una carriera importante, ma in fondo di ordinaria amministrazione sino al 1402 … A partire dal settembre 1402, quando aveva un po’ meno di cinquant’anni, e quindi già un’età abbastanza avanzata, la morte di Gian Galeazzo e la crisi del ducato gli offrirono una serie di occasioni per la straordinaria escalation di conquiste militari e di acquisizione di cariche politiche, dapprima in relazione con Giovanni Maria Visconti conte di Pavia e poi con Filippo Maria…  (VARANINI, 2014, pp. 10). 

Facino CANE nella tradizione della Valle Anzasca

Si riscontra sovente in passato come l’assenza o la carenza di fonti scritte attendibili e la tradizione abbiano interagito fra loro. E di conseguenza risulta oggi difficile stabilire quali siano gli effettivi limiti di una e dell’altra. Una situazione analoga si è venuta affermando anche per alcuni aspetti della storia mineraria anzaschina. Soprattutto perché alcuni fatti sono stati proposti, ripresi e riproposti da autori successivi. Fra i vari esempi che si potrebbero citare il più classico è quello sull’origine del nome del gruppo di miniere dei Cani.
Il BARELLI (1865) attribuiva lo scavo a cielo aperto dei brucioni più alti in quota ed il tracciamento di una ventina di gallerie poste fra l’Anza ed il crinale, addirittura ai saraceni. Altri autori introducevano la leggenda che Facino CANE avrebbe usurpato le miniere, insieme alla Bass’Ossola, Alessandria, Novara, Vercelli e Pavia ai VISCONTI, durante il suo tentativo di ascesa al ducato milanese.
Secondo la tradizione, la coltivazione delle miniere avrebbe reso talmente bene che il CANE si sarebbe insuperbito al punto di voler battere moneta in proprio. Ed avrebbe posto la sua zecca nella torre di Battie, i
dentificata con quella di Battiggio (BIANCHETTI, 1878; Figura 16, Figura 17 e Figura 18). Altri, come CROPPI e STROLOGO (1802) l’avrebbero individuata in quella di Pallanzeno.
La storiografia del secolo scorso si è orientata unanimemente a individuate la zecca nella torre di Battiggio. Il tentativo di verifica storica più recente è del GIAMBONINO (2003). L’autore ricorda com
eIn numerosi atti di acquisto di proprietà fondiarie dell’agnazione dei domini Rampanelli, de Giambonino e de Fornary ricorre (…) la formula de denary eorum conibus o, più di rado de denary conibus suum… . Conseguentemente l’autore si pone l’interrogativo se l’abitudine derivasse da un diritto e, soprattutto, se da un diritto di fatto o de jure. Tuttavia confermando che anch’egli non ha rinvenuto atti che sancissero quel particolare privilegio, a giustificazione della possibile sua esistenza, si rifà al BIANCHETTI (1878) ed alle memorie dello ZAMBONINI riprese dal BIANCHETTI (1878). C’è da aggiungere che in quelle memorie, tre fratelli CANI si sarebbero stabiliti a Battiggio nel 1496 e vi avrebbero costruito la torre, sede della zecca. …Certo rimane che questa interpretazione è una ipotesi (…) purtroppo né nell’Archivio Borromeo dell’isola Bella, né negli Archivi di Stato di Verbania o Milano si sono rinvenute fonti che oltre a manifestare la situazione di fatto ne giustifichino e legittimino completamente il diritto... (GIAMBONINO, 2003).
In ogni caso è evidente come Facino sia estraneo alla vicenda.

La torre di Fornari

In questa confusa e tormentata vicenda non sembra da escludersi, a priori, anche un riferimento alla casa-torre di Fornari (Figura 19). Quest’ultima domina, in posizione più strategica, la media valle ed il toponimo già di per se suggerisce una qualche presenza di forni, magari da coppellazione o per il semplice arrostimernto del minerale. Si deve ricordare che l’arsenopirite delle miniere dei Cani doveva subire un preventivo arrostimento per essere trattata all’amalgamazione. In realtà pare che ci fossero numerosi forni nella zona ed anche la cultura materiale ricorda il rinvenimento di scorie durante l’aratura dei campi.
Ancora, per tradizione, viene tramandato di una residenza dei CANI a Pianezza, frazione sopra S. Carlo e prossima a Fornari. Sulla facciata dell’edificio pare che fosse grafito il numero romano XV (inteso come secolo), o la data 1408 (Figura 20). …Il Fantonetti assicura d’aver egli veduto scolpito l’anno 1408 (anche) sull’architrave d’una finestra della torre di Battigio, ora pressochè interamente rovinata… (BIANCHETTI, 1878.).
All’inizio dell’Ottocento, infine, la leggenda divenne ancora più realistica quando si diffuse la voce che un tale MORANDINI avrebbe rinvenuto addirittura una delle monete coniate dai CANI. La notizia fu, però, immediatamente smentita sia dall’interessato che dal FANTONETTI (1820).

I CANI in un documento perduto

In ogni caso il potere locale acquisito dai CANI avrebbe avuto una durata molto breve. Filippo Maria VISCONTI, divenuto nel frattempo duca di Milano, sarebbe corso immediatamente ai ripari. Qui si intreccia la storia che ricorda la condanna a morte Beatrice (sua moglie e vedova di Facino). Insieme si sarebbe consumata la persecuzione degli altri parenti.
A fornire occasione e pretesto per l’intervento ducale sarebbe stato, ancora secondo tradizione, un duello svoltosi a Milano.
Uno dei CANI, recatosi in città per vendere dell’oro, avrebbe ucciso, in maniera non del tutto leale, un cavaliere col quale sarebbe giunto a diverbio …Andava alcuno di loro (i CANI) di quando in quando alla detta città di Milano a vender l’oro e l’argento: occorse che una volta toccò la sorte di far questo viaggio ad uno dei più risentiti delli medemi, quale ritrovandosi a caso appoggiato alla bottega dell’Orefice, a cui vendevano li preciosi metalli, in discorso col medemo circa i loro interessi, vestito di panno, per altro rozzo, ma supervamente trinato d’oro, e massime con un cinturone e spada di gran valuta, ed udendo che un cavagliere, che per là passava, osservato e fatto riflesso alla rozzezza dell’abito ed al valore degli ornamenti, disse che era un positivo strapazzo accompagnar stoffa di sì bassa lega con quella guarnitura preciosa, quasi che fosse un projicere  margaritas ante porcos; rivolto indietro il Cane, gli disse: E bene che vorrebbe lei dire? non sono io, soggiunse, padrone di disporre del mio a mio capriccio e piacere? Di più, ripigliò  lo stesso Cane, sappia Vossignoria, che io ho più sacchi di denari, che non ha lei sacchi di frumento; e se lei è cavagliere, come si tiene, metta mano alla spada, che in quanto a natali, benchè rozzo di panni, posso essergli competitore. Restò il cavagliere colto sul vivo; e vedendosi in simile impegno, invece di regolarsi con la prudenza, diede campo al bollore del sangue, da cui spinto a sguainare il ferro vendicativo, vennero al duello, nel quale restò dal Cane il sfidato ucciso… (BIANCHETTI, 1878). I CANI ed i loro adepti avrebbero tenuto lo stesso comportamento arrogante e strafottente anche in Valle dove dimoravano. …Saliti quindi per le grandi ricchezze in ismodata superbia, le passioni di costoro non ebbero più limite alcuno. Le prepotenze convertironsi in delitti d’ogni maniera. Dei propri minatori e lavoranti si erano fatta una coorte di emissarii e di scherani; una lor casa, che altre volte avevan costrutta sul Morghen quale ospizio per gli operai feriti nelle cave, convertirono in caserma di ribaldi facinorosi (Figura 22); le proprie abitazioni in rocche da cui braveggiavano impunemente arbitri delle sostanze, dell’onore e della vita dei valligiani… (BIANCHETTI, 1878).
In realtà, il BIANCHETTI (1878) ha tratto il testo da un manoscritto di 320 pagine intitolato La Vall’Anzasca, scritto nel 1733 da certo Gio. Luigi GORINO. Però le uniche tracce conservate del manoscritto sono le trascrizioni del BIANCHETTI. Successivamente, RIZZI e RIZZI (1987), curando la riedizione postuma dell’opera del BIANCHETTI, annotano che un manoscritto datato 1722 e titolato Notizie riguardanti la Valle Anzasca e l’Ossola scritte da Gio. Luigi Gorino di Vanzone, Notajo Collegiato in Milano sarebbe stato in possesso di un certo Notaio FELINI. 

L’epilogo dei CANI nella tradizione della Valle Anzasca

Nella situazione venutasi a creare, fu facile per il duca trovare validi alleati negli stessi valligiani stanchi della loro condizione sottomessa ed alla quale non potevano porre fine con le loro sole forze. Pare infatti che appena avuta la certezza che il VISCONTI muoveva in armi alla volta della Valle Anzasca, gli abitanti si sarebbero abbandonati ad una vera e propria persecuzione nei confronti dei minatori distruggendone le rocche ed impossessandosi dell’oro ivi contenuto.
Secondo tradizione, gli abitanti di Vanzone avrebbero addirittura posto sopra la porta della casa parrocchiale una pietra scolpita con la data 1417 a ricordo dell’avvenimento. Di tale manufatto, purtroppo, non si è trovata più traccia Figura 21).
Di fronte all’insurrezione popolare ai CANI non sarebbe rimasta che la frettolosa  fuga, durante la quale (e questo è un altro esempio degli aneddoti che la fantasia popolare ha saputo costruire attorno alla vicenda) ...perdettero (…) due muli carichi di oro nelle paludi in allora esistenti tra Pallanzeno, e villa alle falde del monte… (CROPPI E STROLOGO, 1803).
In realtà, nella vita di Facino, viene ricordato un unico evento nel quale compare un mulo carico di fiaschi pieni di monete d’oro.  È un incontro del marzo 1404 con il signore di Padova. Facino aveva sostenuto un cruento scontro e l’esito era dubbio. Approfittò dell’incontro con il signore di Padova che gli ricordò la passata amicizia. Poi il dono del mulo carico d’oro ed il ritorno in Lombardia (DAMIANI, 2012; PIANO, 2012). È evidente come i due fatti siano lontani e non solo temporalmente.
Rifugiatisi nel bergamasco, in Valtellina ed in Valle Strona i Cani si sarebbero, in seguito, riabilitati divenendo addirittura benemeriti intorno 1425.

Tutta questa complessa vicenda, seppure profondamente radicata nella tradizione locale, non trova conferma storica. Eppure, il FANTONETTI aveva svolto …pazienti e minuziose ricerche… sia a Vanzone che a S. Carlo. Stesse ricerche vennero ripetute successivamente sia dal BELLI che dal BIANCHETTI, ma nonostante avessero avuto …l’opportunità di vedere qualche centinaio d’istrumenti privati originali del 1300 al 1600, rogati la maggior parte a Bannio… non avevano trovato alcuna acquisizione legale delle miniere da parte di Facino CANE. In definitiva, restava solo l’ipotesi dell’usurpazione violenta. Soltanto Carlo ZAMBONINI, detto il Cerina, affermava (nella sua opera manoscritta Notizie antiche della Valle Anzasca del 1830 circa) che …da notizie dei notai Mora, conservate in scritti presso la signora Laurini di Bannio, si rileva che tre fratelli Cani principiarono i lavori nelle miniere sopra S. Carlo il 9 giugno 1496 con 30 operai. Avevano un presidio di undici uomini al Morghen (Figura 22) e zecca a Battiggio, a Pallanzeno ed alla Ferrera. Furono cacciati nel 1500 con la perdita di 14 Anzaschini. Peccato che gli errori di cronologia sollevino dubbi su tante particolarità diffusamente narrate… (BELLI, 1873).

Note di aggiornamento

2023.08.15 – La sposa di Facino Cane fu Beatrice Lascaris di Tenda o la Domina Beatrix figlia di Ruggero CANE? La moderna storiografia protende per la seconda.
Tuttavia Gianmaria Stucchi ripropone Beatrice Lascari di Tenda e suggerisce che il Ritratto di giovane dama di scuola leonardesca ne rappresenti l’immagine.

Filippo Maria Visconti, vent’anni più giovane di lei, l’aveva sposata per la sua dote di truppe, denaro, armi… Beatrice Lascaris di Tenda, una morte improvvisa e oscura per interesse politico. Nata nel 1372 a Tenda, nell’attuale dipartimento delle Alpi Marittime in Francia, era figlia del signore locale nonché Conte di Ventimiglia, e di Margherita del Carretto. Non si sa quasi nulla della sua infanzia e formazione, se non che intorno al 1398 sposò il condottiero Facino Cane, che seguì persino sui campi di battaglia.
Nonostante il matrimonio durò quattordici anni, la coppia non generò figli accertati e alla morte improvvisa di Facino nel 1412 fu stipulato che la vedova Beatrice si fosse risposata con il giovanissimo Filippo Maria Visconti – all’epoca a malapena ventenne – ella avrebbe ereditato tutti gli averi del marito – denaro, truppe, immobili e suppellettili.
Sebbene né Beatrice né Filippo Maria fossero entusiasti all’idea, la necessità della prima dell’eredità e del sostegno dei Visconti per mantenere la propria posizione, e il bisogno del secondo dei beni materiali e delle truppe che lei avrebbe portato in dote per far valere i propri diritti di successione – il 26 Maggio di quell’anno infatti era stato assassinato il fratello Giovanni Maria – fece sì che nel Giugno del 1412 i due convolassero a nozze.
Il matrimonio, che pareva favorire quasi esclusivamente Filippo Maria, fu in realtà un’apparentemente solida e ottima unione – Beatrice portava denaro, truppe e fortezze; e allo stesso modo il marito le donò svariate città, tra cui Monza e Voghera.
Beatrice fu molto partecipe nel governo dei feudi del marito, e nulla faceva presagire che l’unione potesse avere problemi di sorta fino all’improvvisa accusa di adulterio mossa da Filippo contro Beatrice nel 1418, che portò a un processo e alla veloce decapitazione nella notte tra 13 e il 14 Settembre 1418 di lei e del suo giovane amante, Michele Orombello, nel castello di Binasco.
Non è ancora chiaro il motivo della caduta improvvisa di Beatrice, né del perché Filippo le si rivoltò contro tanto repentinamente, quando i rapporti erano stati ottimi – una delle teorie con più credito suppone che Filippo non fosse più disposto a tollerare l’ingerenza della moglie nei suoi affari, e in modo spregiudicato si tolse ”l’ingombro” con un’accusa montata, al tempo stesso liberandosi anche dal punto di vista matrimoniale. Alla vita e alla morte di Beatrice sono ispirate diverse opere, tra cui il melodramma Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini…

Immagine citata nel testo

Ritratto di giovane dama, Leonardo. Non vi sono immagini certificate di Beatrice, ma quest’opera del Genio universale per qualche ragione ha sempre fatto sì che immaginassi Beatrice come vi è ritratta.

Battiggio, Vanzone con San Carlo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Domodossola, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Verbania, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Milano, città metropolitana di Milano, Italia

Busto Arsizio, provincia di Varese, Italia

Seprio Impianti, Via San Rocco, 233, Castelseprio, provincia di Varese 21050, Italia

Bergamo, provincia di Bergamo, Italia

Napoli, città metropolitana di Napoli, Italia

Bologna, città metropolitana di Bologna, Italia

Santhià, provincia di Vercelli, Italia

Gassino Torinese, città metropolitana di Torino, Italia

Monchiero, provincia di Cuneo, Italia

Dogliani, provincia di Cuneo, Italia

Carrù, provincia di Cuneo, Italia

Bastia Mondovì, provincia di Cuneo, Italia

Sant'Albano Stura, provincia di Cuneo, Italia

Magliano Alpi, provincia di Cuneo, Italia

Margarita, provincia di Cuneo, Italia

Casalgrasso, provincia di Cuneo, Italia

Vigone, città metropolitana di Torino, Italia

Villafranca Piemonte, città metropolitana di Torino, Italia

Barge, provincia di Cuneo, Italia

Moretta, provincia di Cuneo, Italia

Monasterolo di Savigliano, provincia di Cuneo, Italia

Savigliano, provincia di Cuneo, Italia

Trinità, Trinità, Trinità, provincia di Cuneo 12049, Italia

Sant'Albano Stura, provincia di Cuneo, Italia

Carignano, città metropolitana di Torino, Italia

Pianezza, città metropolitana di Torino, Italia

Collegno, città metropolitana di Torino, Italia

Moncalieri, città metropolitana di Torino, Italia

Chieri, città metropolitana di Torino, Italia

Ivrea, città metropolitana di Torino, Italia

Fossano, provincia di Cuneo, Italia

Biella, provincia di Biella, Italia

Cascina Valfenera Superiore, Pollone, provincia di Biella, Italia

Casale Monferrato, provincia di Alessandria, Italia

Bannio Anzino, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Vogogna, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Varese, provincia di Varese, Italia

Cantù, provincia di Como, Italia

Abbiategrasso, città metropolitana di Milano, Italia

Mortara, provincia di Pavia, Italia

Vigevano, provincia di Pavia, Italia

Cassano d'Adda, città metropolitana di Milano, Italia

Castiglione Olona, provincia di Varese, Italia

Castano Primo, città metropolitana di Milano, Italia

Gavi, provincia di Alessandria, Italia

Brebbia, provincia di Varese, Italia

Galliate, provincia di Novara, Italia

Tortona, provincia di Alessandria, Italia

Novara, provincia di Novara, Italia

Piacenza, provincia di Piacenza, Italia

Vercelli, provincia di Vercelli, Italia

Valenza, provincia di Alessandria, Italia

Como, provincia di Como, Italia

Pavia, provincia di Pavia, Italia

Alessandria, provincia di Alessandria, Italia

Biandrate, provincia di Novara, Italia

 

Bibliografia

BARBERO, A. (2014). La progettualità politica di Facino Cane. In B. DEL BO e A. A. SETTIA (a cura di), Facino Cane: predone, condottiero e politico (p. 169-188). Milano, Franco Angeli.
BARELLI, V. (1835). Cenni di statistica mineralogica degli Stati di S. M. il Re di Sardegna (Vol. unico). Torino, Giuseppe Fodratti.
BELLI, G. (1873.). Macugnaga e suo territorio. Posizione, abitanti, monti, acque e strade. Produzione, commercio, emigrazione, origine di Macugnaga. Boll. del C.A.I..
BERTAMINI, T. (1967). Il centro siderurgico di Villadossola nelle antiche e recenti attività ossolane. Domodossola: Tip. la Cartografica.
BERTONI, L. (2014). Facino Cane signore di Varese: i rapporti con la famiglia Besozzi. In B. DEL BO e A. SETTIA (A cura di), Facino Cane. Predone, condottiero e politico (p. 189-207). Milano, Franco Angeli.
BIANCHETTI, E. (1878). L’Ossola Inferiore. Notizie storiche e documenti. Torino, Ed. Bocca.
BIANCHETTI, E. (1987). L’Ossola Inferiore. In E. RIZZI e E. RIZZI (A cura di), Notizie su Macugnaga. Domodossola, Fondazione Enrico Monti.
CIAPPONI LANDI, B. (2000). Gli “Amministratori che governarono la Valtellina” in un elenco esposto nella Prefettura di Sondrio. Mons Braulius. Studi in memoria di Albino Garzetti (p. 87-100). Sondrio, Società Storica Valtellinese.
COLORNI, V. (1967). Le tre leggi perdute di Roncaglia (1158) ritrovate in un manoscritto parigino. In Scritti in memoria di A. GIUFFRÉ (p. 116-117). Milano.
COVINI, M. N. (2012). Condottieri «sanza stato» e condottieri prìncipi: un confronto tra Pandolfo Malatesta e Facino Cane. In G. G. CHIOTTINI, E. CONTI, M. COVINI e E. C. G. CHITTILINI (A cura di), Nell’età di Pandolfo Malatesta. Signore a Bergamo, Brescia e Fano agli inizi del Quattrocento (p. 221-240). Brescia, Morcelliana.
COVINI, M. N. (2014). La compagnia di Facino: formazione, crescita, successi. In B. DEL BO, A. A. SETTIA, B. DEL BO e A. A. SETTIA (A cura di), Facino Cane: predone, condottiero e politico (p. 105-121). Milano, Franco Angeli.
CROPPI e STROLOGO (1936.). Li Deputati Croppi, e Strologo in risposta ai quesiti proposti dall’Amministrazione Dipartimentale con sua lettera delli 29. Dicembre 1802. anno I. Rapporto le Miniere dell’Ossola. Domodossola, Stampato a cura della Fondazione Galletti di Domodossola.
DAMIANI, R. (2012, nov. 27). Facino Cane. Tratto il giorno feb. 03, 2023 da Condottieri di Ventura 
DEL BO, B. e SETTIA, A. (2014). Facino Cane. Predone, condottiero e politico. (B. DEL BO e A. SETTIA, A cura di) Milano, Franco Angeli.
FANTONETTI, G. (1820). Considerazioni alle osservazioni e ricerche Mineralogico-chimiche sopra alcune valli dell’Ossola pubblicate in Milano nel 1819 dal Chimico Gaetano Rosina del Mineralogista Dottor Fisico Gio. Battista Fantonetti Sindaco di Vanzone e S. Carlo nell’Ossola. Torino, Tipografia Pombia.
FERRERO, B. (2012). Facino Cane e le reliquie di Sant’Evasio. Monferrato Arte e Storia (24), 39.
FERRERO, B. (2014). «Extensis mensis in quodam prato…» Sei lettere inedite del marchese Teodoro II di Monferrato e dei suoi familiari (1409-1417). Monferrato Arte e Storia (26), 37-56.
GIAMBONINO, L. (2003, maggio 19). L’esercizio del privilegio del conio autonomo nell’antico comune di Baticio nella valle Anzasca del XVI secolo: lineamenti del rapporto fra la famiglia comitale dei Cani di San Pietro e i meliores-seniores loci valligiani. Storia del mondo. Periodico telematico di Storia e Scienze Umane. Roma, 9, 4.

KREUZER, F. (1982). Geschicte des Landes um die Furka. Kleve, Boss-Druck.
MASCANZONI, L. (2014). Facino Cane nellla seconda dominazione Viscontea a Bologna (1402-1403). In B. DEL BO e A. SETTIA (A cura di), Facino Cane. Predone, condottiero e politico (p. 122-137). Milano, Franco Angeli.
MORTAROTTI, R. (1979). I Walser nella Val d’Ossola. Domodossola.
PENEVIDARI, G. (1989). Disciplina mineraria e territorio: il caso della Valchiusella. Boll. Ass. Min. Subalpina, XXVI (1).
PIANO, P. (2012). Facino Cane (1412-2012) condottiero italino. (P. PINO, A cura di) Casale Monferrato, Circolo Cultuarle i Marchesi del Monferrato.
RIZZI, E. (1985 e 1986). I Conti di Biandrate e la Valle Anzasca. Oscellana, XV e XVI (4 e 2).
RIZZI, E. (1986). I Conti di Biandrate e la Valle Anzasca. Oscellana, 16 (fc. 2).
RIZZI, E. (1987). BIANCHETTI E., Notizie su Macugnaga. (E. RIZZI, A cura di) S.Giovanni in Persiceto, Fondazione Arch. Enrico Monti.
RIZZI, E. (1991). La pace del Monte Rosa. In F. SCHMID, Le relazioni tra l’Ossola e il Vallese nel XIII secolo. S. Giovanni in Persiceto, Ristampa a cura della Fondazione Arch. E. Monti, Anzola d’Ossola.
ROMANONI, F. (2014). I Cane di Casale: origine e sviluppo di una consorteria urbana. In B. DEL BO e A. SETTIA (A cura di), Facino Cane: predone, condottiero e politico (p. 45-63). Milano, Franco Angeli.
ROMANONI, F. (2015). Nuove note sui Cane di Casale. Monferrato, Arte e Storia (27), 37-41.
ROMANONI, F. (2022). Da Luchino a Giovanni: gli eserciti della grande espansione viscontea (1339-1354). In M. MERLO, A. MUSARRA, F. ROMANONI e P. SPOSATO, A cura di) Nuova Antologia Militare. Rivista Interdisciplinare della Società Italiana di Storia Militare, 3 (fc. 9, gennaio 2022).
SCHMID, F. (1991). Le relazioni tra l’Ossola e il Vallese nel XIII secolo (Vol. Ristampa a cura della Fondazione Arch. E. Monti, Anzola d’Ossola). S. Giovanni in Persiceto, Fondazione Arch. E. Monti, Anzola d’Ossola.
SETTIA, A. A. (2014). Facino Cane: scuola inglese?Monferrato Arte e Storia (26), 35-36.
SILVA, D. e SILVA, E. (1876). Conti di Biandrate. Cenni biografici. Milano, Carlo Ghirlanda Silva.
VARANINI, G. M. (2014). A proposito di un recente volume su Facino Cane. Monferrato Arte e storia (26), p. 5-14.
VIGNOLA, M. (2014). Armi ed armature all’epoca di Facino Cane. In R. MAESTRI, P. PIANO, R. MAESTRI e P. PIANO (A cura di), Sagacia e astuzia nei travagli d’Italia tra fine Trecento e inizio Quattrocento (p. 169-193).
ZANZI, L. (1991). 1291: anno mirabile nella nascita del federalismo nelle Alpi. In F. SCHMID, Le relazioni tra l’Ossola e il Vallese nel XIII secolo. S. Giovanni in Persiceto, Ristampa a cura della Fondazione Arch. E. Monti, Anzola d’Ossola.

Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

Altri articoli sono:

  1. Oro, storia di una leggenda
  2. Oro: baratto, simbolo, moneta, bene-rifugio, oggetto d’arte
  3. L’oro dei faraoni
  4. Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae
  5. Nicolis DI ROBILANT: relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte” (1786) 
  6. L’oro di Roma
  7. L’oro fra Balcani e Magreb
  8. L’oro della Bessa e dei Cani
  9. Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca
  10. Facino CANE, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda (di prossima pubblicazione)
  11. Quindicesimo secolo: ai BORROMEO il diritto di regalia sui minerali (di prossima pubblicazione)
  12. Amalgamazione e distillazione dell’oro in Valle Anzasca
  13. I D’ADDA nelle miniere della Valle Anzasca seicentesca
  14. Il contenzioso BORROMEO-D’ADDA del 1647: documenti (di prossima pubblicazione)
  15. Miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683 
  16. Ermenegildo PINI su una miniera al Col Badile
  17. L’oro della Valle Anzasca nel Seicento
  18. Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (di prossima pubblicazione)
  19. Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento: documenti (di prossima pubblicazione)
  20. Un dissesto ambientale in Valle Anzasca (VCO) nel 1766: paura o gelosia?
  21. Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca

ed inoltre:

  1. Oro e mercurio nel Tigullio
  2. La Cava dell’Oro di Monte Parodi (SP): storia mineraria dell’argento ligure
  3. L’oro dei monaci della Val d’Aveto
 

Rispondi