Ermenegildo PINI e le miniere del Col Badile

Copertina

Copertina – Parere autografo di Ermenegildo PINO o PINI sulla richiesta di concessine per una miniera sul versante Valsesiano di Monte Badile. Archivio di Stato di Milano, Commercio p.m. Cart. 207 – Badile, lettera del 7 luglio 1802. Richiesta di autorizzazione alla pubblicazione protocollata con numero 1301 del 16/03/2023.

Emenegildo, PINI (Carlo, Alessandro)

All’anagrafe era Carlo PINI (LOVISON, 2015), nella religione Ermenegildo Alessandro (Figura 1). Nasce a Milano il 17 giugno 1739 da famiglia agiata. Questo gli consente di studiare presso prestigiosi collegi milanesi, come il Talchi Teagi e la scuola di Brera, nonché di essere avviato a brillante ed eclettica carriera non solo ecclesiasitica.
La biografia più completa e dettagliata si trova sul Dizionario Biografico Treccani, dal quale sono tratte anche queste poche note.
Fu brillante teologo e matematico. Passò dalla matematica all’architettura seguendo, fra l’altro, la trasformazione del palazzo del principe Antonio Tolomeo TRIVULZIO (Figura 17) nel più famoso Albergo de’ Poveri.
Nel 1772 fu invitato, dal principe Wenzel Anton von KAUNITZ-RITTBERG ad occuparsi di scienze utili. Fra gli altri progettò, realizzò e diresse il Museo di Storia Naturale presso le Scuole degli Arcimboldi di Milano, voluto da Maria Teresa. Fu lo stimolo per occuparsi di Scienze Naturali.

I suoi interessi per l’arte mineraria e la metallurgia scaturirono dalla visita alle miniere d’Ungheria. Quindi fu nominato delegato alle Miniere della Lombardia austriaca nel 1778 e soprintendente alla Metallurgia l’anno successivo.
Nel frattempo pubblicava le Osservazioni mineralogiche su la miniera di ferro di Rio ed altre parti dell’isola d’Elba (Milano, 1777), le Mémoire sur des nouvelles cristallisations de Feldspath et autres singularités renfermées dans les granites des environs de Baveno (Milano, 1779) e De venarum metallicarum excoctione (Milano, 1779 e 1780).
Seguirono viaggi di studio in Italia centrale, Austria, Piemonte, Savoia, Svizzera, San Gottardo e numerose pubblicazioni, oltre a variegati incarichi.
Le conoscenze scientifiche di Ermenegildo PINI gli consentirono di continuare la sua attività anche dopo l’ingresso dei Francesi a Milano (1796) e persino a seguito del decreto di soppressione delle congregazioni religiose (1810). Fra gli altri incarichi ebbe quello di ispettore delle miniere della Repubblica italiana.
Della frenetica attività di Ermenegildo PINI restano infiniti documenti, lettere e relazioni, per lo più conservati presso l’Archivio di Stato di Milano.
Carlo Ermenegildo Alessandro PINI muore a Milano il 3 gennaio 1825

Il parere sulla richiesta di concessione per una miniera sul versante Valsesiano del Colle Badile

Al Ministro dell’Interno il Delegt. alle Miniere

Milano 7. Luglio 1802

​I Fratelli Gio: Antonio, e Cristoforo Molini associati coi Cittad.i Giuseppe de Dominici di Rossa, e Gio: Francesco Giacobini di Fobello nel loro ricorso segnato n.o 6930. richiedono l’Investitura di una miniera d’argento, ed oro situata in un fondo di proprietà dei sud.i Fratelli cioè nell’Alpe detta di Badile Comune di Carcoforo in Valsesia.
​Questa miniera fu già legalmente coltivata dai Fratelli stessi uniti ad altri Socci; ma già da varii anni fu abbandonata com’essi asseriscono, e come realmente deve essere, giacchè nella visita, che l’anno scorso io feci delle miniere di quella Valle questa miniera non mi fu da veruno nominata ed inoltre non è reggistrata nella Nota delle Miniere dell’Agogna pubblicata nelle recenti osservazioni del Cittad.o Lipoli.
​Il minerale consiste in un Pirite Aurifero, ed argentifero, il quale quando è depurato può rendere per ogni quitale danari 6. d’argento dorato, in cui trovansi in circa 2. danari di oro.
​Secondo i vigenti regolamenti di miniere una miniera abbandonata ricade alla Nazione; epperò essendo l’antecedente Società decaduta dal suo diritto può la miniera stessa essere conceduta ad altri. Altronde la nuova Società postulante sembra essere atta a coltivare utilmente la miniera stessa.
​Non avvi pertanto veruna difficoltà alla Concessione della richiesta investitura; gioverebbe però differirla fino a tanto che la Repubblica abbia pubblicati più precisi regolamenti sulle miniere; ed intanto potrebbe ai Postulanti essere conceduta per un certo tempo la facoltà privativa di scavare la detta miniera ed affinchè questo tempo sia dagli Intraprenditori riputato sufficiente per farvi un utile lavoro potrebbe essere esteso ad anni dieci.
​L’area di privativa ragione potrà essere secondo il solito determinata a mille braccia in quadro: concedendola coll’obbligo di osservare le condizioni postulate dai vigenti regolamenti di miniera tra le quali una di preferire la Zecca nazionale nell’esito dell’Oro e dell’Argento che sarà ritratto dalla miniera.
​Quando Voi, Saggio Ministro, stimiate di far tale Concessione converrà farla pubblicare col solito Avviso.

Salute e Rispetto
​​​​​​Ermenegildo Pini
​​​​​deleg.o 
p.o alle Miniere

Immagine citata nel testo

Figura 2 – Rilievo (ridisegnato) di una miniera di Col Badile che si localizza però lungo il versante Anzaschino del Monte Badile. In particolare si trova lungo il sentiero che dalla Città Morta (Crocetta, Val Quarazza) porta al Passo della Miniera, al culmine del Monte Badile.

Alcune considerazioni sulla miniera dell’Alpe Badile

Un documento del XVII secolo ha fornito l’occasione per raccogliere informazioni su Una miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683. 
In realtà, nella zona, sono note più di una miniera. Questo viene confermato da eventi successivi.
Nel 1776, i diritti di una di queste miniere poste presso l’alpe del Badile furono ceduti da certo Carlo Antonio MOLINO, che li deteneva, ad un Emiliano AGNESETTI. L’attività estrattiva iniziò non prima di quattro anni e precisamente quando l’AGNESETTI, sottoscrisse un atto di sottomissione per coltivarla (Archivio di Stato di Varallo, Comune di Carcoforo, contratti).
Si ha successivamente notizia che l’attività più intensa si sia sviluppata nel XIX secolo. Lo testimoniano analisi di campioni, permessi di ricerca e concessioni.
Fra le concessioni vi è quella probabilmente rilasciata nei primi anni dell’Ottocento ai Fratelli Gio: Antonio, e Cristoforo MOLINI che, per l’impresa, si erano associati con Giuseppe DE DOMINICI di Rossa, e GIO. FRANCESCO GIACOBINI di Fobello.
Null’altro si conosce, ad oggi, sul seguito dei lavori, fortunati o meno che siano stati.

La miniera anzaschina del Colle Badile

Nello gneiss ghiandone del versante anzaschino del Colle Badile, quello incipiente la Val Quarazza (PIANA AGOSTINETTI et Alii, 1994), si trovano i filoni LavanchettoQuarazzola e di Col Badile, coltivati nelle omonime miniere.
Quelle dell’Alpe Quarazzola (Figura 3) si trovano a circa 2020 metri s.l.m.. Qui sono ancora presenti i ruderi di alcune costruzioni (Figura 4, Figura 5 e Figura 6), alcuni imbocchi (Figura 7 e Figura 8) …parecchie discariche e resti di mulini (Figura 9) (che) testimoniano una intensa attività mineraria, terminata nella metà del 1900… 
I primi lavori sono indicati sulla Carta in Misura di Parte del Territorio di Macugnaga in cui trovansi miniere di oro ed argento & c nella Valle d’Anzasca nell’Ossola superiore Alto Novarese. La misura della sudita Carta è stata terminata li 6 9bre 1755, rilevata da Gian Battista Scotti (Figura 10), conservata presso il Distretto Minerario di Torino fino alla sua soppressione.
Sulla planimetria, in scala di Trabucchi sono stati cartografati, su base topografica assonometrica ed acquarellata come in uso all’epoca, gli impianti di amalgamazione e le tracce degli assi delle gallerie principali e/o presumibilmente attive o, comunque, riconosciute dall’Autore. Vi sono indicate almeno 23 miniere, fra le quali sono state identificate con larga attendibilità quella del Kint o Guia dei fratelli Giovanni e Cristofer De Paolis (con tutti e tre i filoni ivi coltivati), i lavori presso l’Alpe Quarazzola (dov’era installato anche un mulinetto) ed alcune del gruppo di Pestarena: il filone del Quarzo presso la località Larice Secco, forse i lavori della Valletta Vittini, la miniera della Caccia e quella del Sasso Nero, le gallerie Opaco e dell’Alpetto, la miniera del Morghen (in corrispondenza del filone Fontana), le miniere Speranza, Cavone, Minerone o Mineralone, Scarpia, Cavetta, Valle della Vena, quelle della Val Rossa e del vallone sopra la Piana dell’Oro e, infine ma dubitativamente, la miniera dell’Acquavite… (DEL SOLDATO, 1996).
In seguito i lavori sono continuati occasionalmente durante il secolo successivo. 
Più in alto si trova la miniera di Col Badile (Figura 2). 

Anche in questo caso restano alcuni ruderi che dal rilievo (ridisegnato) potrebbero essere quelli della vecchia forgia (Figura 11 e Figura 12 del 2015). A questa conclusione si giunge grazie anche alla fotografia (Figura 13) di alcuni minatori in posa davanti alla miniera nel 1920 circa. L’immagine è tratta da VALSESIA e GURGENER (1968).

Dalla Quarazzola alla Crocetta

In un atto rogato a Valleggio (Vanzone) il 26 novembre 1757 (Archivio di Stato di Novara, Prefettura d’Agogna, busta 578) risulta che …hanno convenuto, e .c.convengono che il d.o S.r Capitano Bart.lo Testone anche come affittuario come sopra possa liberamente lavorare, et far lavorare l’inf.e Cave, e porzioni d’esse per anni due incomincianti il primo del corrente mese di Novembre, e che terminino e saranno terminati li 31 8bre dell’anno 1759 con macinare la miniera a Molino, come si dirà solamente, esclusivamente pero da fare lavorare, o rittenere per compagne nel ricavo delle medeme… Fra le miniere nominate c’è anche …la Cava della Quarazzola nella metà Meri di Tomasino territo sud.o, e per metà spettante come sopra… Purtroppo non ci sono ulteriori elementi che possano indicare quale, fra le miniere della Quarazzola (Figura 3) si tratti di preciso.
Infatti oltre a quelle indicate, sono noti altri lavori presso l’alpe Quarazzola. I filoni della Quarazzola di sotto, la miniera a quota 2020  e quella a quota 2121. Alcuni sono conosciuti in lingua Walser come Habitritt-Habikrütero (o Habikrütrü) e limitrofi (CERRI, s.d.).
Intorno al 1797 quest’ultime miniere erano concessione a Giovanni DE PAULIS, figlio di Cristoforo che, ormai anziano, si era ritirato nella nativa Alagna (CERRI, s.d.). Il minerale era portato a valle, presso il torrente Quarazza, dov’erano impiantati i mulini. La località precisa era indicata come Niwimìlini (mulini nuovi) e poi Rìumilini (CERRI, s.d.).
Un permesso di ricerca detto della Quarazzola di sotto fu attivo nel 1926 (BUSACHI, 1927) e nel 1927 (BUSACHI, 1929). In quel periodo fu prosciugato un pozzo, liberate alcune gallerie e predisposti dei mulinetti per l’amalgamazione (BUSACHI, 1929).
Le notizie di lavori e gallerie poste fra l’Alpe Quarazzola di sopra e l’anfiteatro montuoso esteso al Pallone del Badile ed al Pizzo dei Vittini datano quindi dal Settecento e proseguono per tutto l’Ottocento, seppure in modo discontinuo.
L’ultima attività mineraria intensiva in quest’ultima area risale al periodo autarchico-bellico, ad opera dalla Società Anonima Mineraria Elettrica e Chimica (SAMEC), che ne divenne concessionaria nel 1936.
Il minerale era trasferito alla Croetta (l’odiernaa Città Morta) dove, nel 1938, fu realizzato lo stabilimento di cui restano ancora oggi i ruderi (Figura 14, Figura 15 e Figura 16).
L’impianto comprendeva la sezione frantumazione, la laveria, le vasche di fottazione e cianurazione, i magazzini, gli alloggi del personale, la centralina elettrica e la stazione di arrivo della teleferica dalla Quarazzola e dal Col Badile (Figura 2).
Nel 1940 la coltivazione seguiva il metodo dei  …gradini rovesci per una altezza di circa m. 10. Tale sbancamento si iniziò da un incassamento effettuato in precedenza, entro il quale si era tracciata una galleria di m.60 nel minerale. A Quarazzola si sono fatti lavori di ricerca con scavi in gallerie per circa m. 35. Altri m. 30 di gallerie furono tracciate nel filone del Bessero, sotto Quarazzola Bassa, a quota 1500… (ATTOLICO, 1945).
Le attività di estrazione e trattamento cessarono con l’inasprirsi degli eventi bellici e qualche sporadico lavoro venne effettuato ancora fino al 1953… (CERRI, s.d.).

Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Alpe Quarazzola di sotto, Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

La Crocetta

Carcoforo, provincia di Vercelli, Italia

Bibliografia

ATTOLICO, D. (1945). Distretto di Torino. Ricerche. Relazione sul Servizio Minerario e Statistica delle Industrie Estrattive in Italia nell’anno 1940, LI (66), 916-943.
BUSACHI, A. (1927 – anno VI). Distretto di Torino. Ricerche minerarie e scoperte. Relazione sul Servizio Minerario nel 1926, XXXVII (48. A), 309-322.
BUSACHI, A. (1929 – VII). Distretto di Torino. Ricerche minerarie e scoperte.Relazione sul Servizio Minerario nel 1927, XXXVIII (49), 337-355.
CERRI, R. (s.d.). Sentiero dei minatori da Campioli a Crocette. Cartoguida. (R. CERRI, a cura di) Baveno, Ass. Figli della Miniera.
DEL SOLDATO, M. (1996). Le miniere d’oro della Valle Anzasca (Ossola – Italia). In La miniera, l’uomo e l’ambiente.unico. Università degli Studi di Cassino, 2-4 giugno 1994, All’Insegna del Giglio.
LOVISON, F. (2015). Pini, Carlo. (F. LOVISON, a cura di). Tratto il giorno febbraio 23, 2023 da www.treccani.it
PIANA AGOSTINETTI, P., BERGONZI, G., CATTIN, M., DELSOLDATO, M., GAMBARI, F. e TIZZONI, M. (1994). Gold in the Alps: a view from the south. In G. MORTEANI, J. NORTHOVER, G. MORTEANI e J. NORTHOVER (a cura di), Prehistoric Gold in Europe, mines, metallurgy and manufacture (p. 199-218). Londra, NATO Scientific Affairs Division e Kluwer Academic Publisher.
STELLA, A. (1906). I giacimenti metalliferi dell’Ossola. Boll. R. Comit. Geol. d’It., Serie V, 7 (4).

STELLA, A. (1906). La miniera aurifera dei Cani in Valle Anzasca e le sue sorgenti arsenicali. Rassegna Mineraria dell’Ind. Chimica, 25 (18).
STELLA, A. (1936). Caratteristiche dei giacimenti auriferi italiani in rocce basiche. Rend. R. Acc. Naz. dei Lincei, 23.
STELLA, A. (1941). Filoni e filoni strati auriferi delle Alpi Italiane. Boll. Soc. Geol. It., 60 (1).
STELLA, A. (1943). I giacimenti auriferi delle Alpi Italiane. Mem. Descritt. della Carta Geologica d’Italia, 27 (1).
VALSESIA, T. e GURGENER, G. (1968). Macugnaga e il Monte Rosa.

Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

Altri articoli sono:

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  3. L’oro dei faraoni
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  10. Ermenegildo PINI su una miniera al Col Badile
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  12. Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca
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  17. L’oro della Valle Anzasca nel Seicento
  18. Un dissesto ambientale in Valle Anzasca (VCO) nel 1766: paura o gelosia?

ed inoltre:

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  2. La Cava dell’Oro di Monte Parodi (SP): storia mineraria dell’argento ligure
  3. L’oro dei monaci della Val d’Aveto
 

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