Copertina – L’olistostroma del Passo della Forcella (Valle Sturla, Genova). Rappresentazione grafica da GUIDE GEOLOGICHE REGIONALI. L’appennino Ligure-Emiliano (a cura di G. ZANZUCCHI) , SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA (1994). Vol 10, BE-MA ed.) e una fotografia scattata nel 2001.
Bella esposizione dell’olistostroma lungo una parete sub-verticale di Scisti Zonati (Formazione degli Scisti della Val Lavagna).
Reading Time: 13 minutes
Un geosito testimone di importanti frane sottomarine: l’olistostroma,
Il sostantivo olistostroma deriva dal greco: olìstomai, scivolo, e stroma, deposito; pertanto è, letteralmente, un deposito scivolato, sceso, collassato.
Difatti, gli olistostromi si presentano come accumuli caotici di materiale sedimentario eterogeneo, composto da frammenti e blocchi lapidei di dimensioni molto eterogenee, immersi in una matrice fine, pelitica (dal greco πηλός cioè fango, argilla).
Sono il prodotto finale di antiche frane molto estese, collassate in ambiente subacqueo, sottomarino (Figura 1 e Figura 2).
Nell’Appennino Settentrionale si inseriscono in sequenze litologiche datate dal Giurassico al Pliocene, ma con maggior presenza nelle formazioni del Cretaceo superiore, fino al Miocene.
La frazione grossolana degli olistostromi più recenti (cretaceo – eocenici) spazia dalla ciottolosa, in classi centimetrico-decimetriche, generalmente carbonatiche (Figura 3), fino a sequenze di spezzoni di strato provenienti dalle formazioni litologiche sedimentarie di copertura della serie ofiolitica (Figura 4 e Figura 5). La matrice pelitica è prevalente (Figura 6).
Molto caratterizzanti sono anche la sua tessitura fango sostenuta e gli scarsi fenomeni erosivi basali tipo debris flow coesivi (ELTER, et al., 2005).
Gli olistostromi appaiono sul terreno come spesse intercalazioni di parabrecce o paraconglomerati, inserite nelle formazioni flyschioidi di eugeosinclinali (Figura 7), cioè delle porzioni di geosinclinale più lontane dalle aree continentali stabili.
L’olistostroma della Forcella in letteratura geologica
Il Passo della Forcella si trova in prossimità del villaggio di Acero (Borzonasca, Genova). Il sito compare in letteratura geologica dagli anni Cinquanta del secolo scorso, per la presenza di …uno dei più classici esempi di brecce sedimentarie caotiche, legate a frane o a processi gravitativi sottomarini, intercalate in rocce di normale sedimentazione… (SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA,1994; Figura 8 e Figura 9).
Fra i primi autori a studiare e descrivere le brecce a matrice argillosa del Passo della Forcella sono da ricordare FIERRO e TERRANOVA (1963) che le hanno attribuite ad un intervallo di tempo del Cretaceo inferiore, compreso fra l’Albiano (125,0 ± 1,0 – 112,0 ± 1,0 Ma) e l’Aptiano (112,0 ± 1,0 – 99,6 ± 0,9 Ma).
Più tardi, BONI et alii (1969) le hanno indicate come …simili a quelle associate alle Argille a Palombini e alle Arenarie di Casanova; come in questi ultimi casi, sembra trattarsi di depositi dovuti a franamenti sottomarini (olistostromi)… (BONI, et al., 1969).
In seguito, ELTER et alii (s.d.) studiano gli olistostromi dell’area appenninica della Liguria Orientale limitatamente a quelli dell’Unità tettonica del Gottero (Aptiano/Senoniano-Paleocene Inf., cioè fra 112,0 ± 1,0 – 99,6 ± 0,9 Ma e 85,7 ± 0,2 – 65,5 ± 0,3 Ma). In particolare datano quelli alla sommità della Formazione degli Scisti Zonati (Campaniano Sup.-Maastrichtiano Inf. 83,6 ± 0,2 – 70,6 ± 0,6 Ma) della Sotto Unità della Forcella e quelli delle Argilliti di Giaiette (Paleocene Inferiore) della Sotto Unità del Ramaceto (Figura 10).
La Formazione degli Scisti Zonati è piuttosto diffusa in Liguria Orientale. Oltre che alla sommità del Monte Ramaceto, affiora nelle valli del Malvaro e di Boasi, nell’Unità Colli Tavarone e sui monti Zatta e Ghiffi (Unità del Gottero) e lungo i rilievo prospicienti la foce del fiume Entella.
In particolare, all’interno della Formazione degli Scisti Zonati sono presenti …alcune intercalazioni di Pebbly-mudstone(SZOa) derivati dallo smantellamento di una successione di Argille a Palombini. Queste intercalazioni, presenti alla base occidentale del Monte Pagliaro e sopra il paese di Roccatagliata, sono note in letteratura come “Olistostroma di Passo della Forcella”… (ELTER et alii, s.d.). Ancora, sono caratteristiche le loro frequenti impronte di strato a ripple marks, (Figura 19, Figura 20, Figura 21 e Figura 22), strutture sedimentarie a cordoni, testimoni dell’azione di mare sottile sui fondi sabbiosi, anche attuali (Figura 23).
Olistostroma del Passo della Forcella: il geosito
In prossimità del Passo della Forcella, fra le Valli Sturla e Aveto, a poche decine di metri lungo la strada comunale diretta allla frazione Acero, si incontra un tratto di versante molto atipico, acclive, a falesia, denominato Pietre Nere.
Una porzione, estesa per circa venti metri, di tale versante assume aspetto quasi scistoso, friabile, molto scuro, grigio-nero (Figura 11 e Figura 12), dal quale spiccano frammenti di roccia da molto piccoli e sub-arrotondati, della dimensione media di una ciliegia (Figura 13), a prismi (Figura 14) e spezzoni di strato di peso fino a qualche tonnellata (Figura 15). Tutti gli elementi lapidei sono prevalentemente calcarei e, contestualmente alla matrice, provengono dalla Formazione delle Argille a Palombini.
In subordine si riconoscono …clasti di brecce calcaree e frammenti di argilloscisti tipo Val Lavagna, probabilmente raccolti per erosione del substrato durante la messa in posto dell’olistostroma… (SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA 1994, p.202), o durante il lungo percorso subito dal corpo di frana. …Infatti il contatto fra argilloscisti (Scisti Zonati) ed olistostroma è netto e chiaramente erosivo... (SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA, 1994, p.202).
L’erosione ha agito, sull’affioramento, in maniera selettiva, asportando frazioni della pasta di fondo pelitica grigia e lasciando esposti, in evidenza e aggetto, massi e blocchi (Figura 16). Il processo, indotto dalle acque battenti e percolanti, ma anche favorito dal vento e dalle pressioni alternate di gelo-disgelo, si è estremizzato con il posizionamento in aggetto dei frammenti lapidei, fino al loro collasso gravitativio. Testimoniano quest’ultimo decadimento lo sfatticcio di continuo stillicidio sulla carreggiata, nonché i grossi vacui e le nicchie (Figura 17) lungo il versante.
Origine dell’olistostroma della Forcella
Una prima osservazione possibile sull’affioramento del Passo della Forcella è la distribuzione e l’orientamento, casuali e molto caotici, degli spezzoni lapidei. E questo è palesemente evidente per i frammenti maggiori.
La distribuzione assolutamente caotica delle differenti classi dimensionali, fa pensare ad un fenomeno di crollo molto veloce.
Inoltre, il rotolamento dei componenti lapidei, durante il collasso, potrebbe essere stato soggetto all’azione frenante dell’acqua marina che ha fortemente influito sul loro percorso e sul loro assetto. Conferma di azione svolta in ambiente subacqueo.
Altra conferma deriverebbe dai frammenti di breccia erosi dal substrato sul quale è avvenuto il lungo e veloce percorso della massa detritica.
Ne consegue che l’olistostroma è il testimone fossile di una frana imponente e veloce, avvenuta lungo una scarpata oceanica.
In queste condizioni di velocità ed ambiente, tutti i componenti (spezzoni di strato, blocchi, pietrame, ciottoli, pietrisco, sabbie e argille) hanno potuto rimanere mescolati insieme, senza selezione dimensionale e con scarsa presenza di fenomeni erosivi basali come coesive debris flow.
Infine, occorre ricordare che questo è il principale corpo di olistostroma, quello più evidente, completo e di dimensioni maggiori. Infatti, si estende lungamente a valle, lungo il ripidissimo ed inesplorabile versante. Tuttavia precorrendo la strada comunale verso Acero, si incontra dopo pochi metri, un secondo, minore, orizzonte di brecce sedimentarie. (olistostroma)

Figura 15 – Grossi blocchi e spezzoni di pacchi di strato fortemente aggettanti sulla superficie dell’olistostroma del Passo della Forcella
Altri olistostromi dell’Appennino ligure
Di genesi poco più recente, ma riferibili sempre al Cretaceo superiore, sono alcuni olistostromi del bacino del torrente Ghiararo (Levanto).
Dal punto di vista formazionale sono inseriti nel Complesso di Monte Veri (cMIV) o Argilliti a blocchi di M. Veri (apV1). SI tratta di una sequenza sedimentaria di tipo preflyschioide di brecce composte da frammenti di strato appartenenti alla Formazione delle Argille a Palombini disperse in matrice argillitica (apV1). A queste si aggiungono masse non dissociate di Argille a Palombini (apV2), olistoliti di brecce ofiolitiche, di ofioliti (of) e della relativa copertura sedimentaria. Maggiormente caratteristici sono gli olistoliti s.s. rappresentati da intercalazioni di brecce poligeniche immerse in matrice arenitica e/o di brecce monogeniche matrix-supported costituite da clasti angolari e subangolari di calcari della Formazione delle Argille a Palombini in matrice argillitica (bap; Figura 18). Quest’ultima sequenza è composta talvolta da spezzoni e brandelli di strati di calcari ed arenarie, inseriti e ricementati da una matrice marnoso-carbonatica, associata a brecciole calcaree molto compatte.
Anche in questo caso hanno genesi da enormi frane avvenute nell’originario bacino di sedimentazione alto-Cretaceo.
Affioramenti tipici ricorrono, ad esempio, in località Montale (Levanto), lungo la Strada Provinciale 566 e lungo la Stada Provinciale 38 – Litoranea Levanto Monterosso al Mare, in località Legnaro.
Frequenti strati di brecce ad elementi calcarei ed ofiolitici, interpretati come olistostromi, si rilevano in prossimità della Ruga del Bracco. Anche in questo caso si tratta di frane sottomarine (olistostromi) collassate dai più ripidi pendii di dorsale oceanica (RAGGI e RAGGI, 2019).
Gli olistostromi dell’Appennino Tosco-Emiliano
Lungo l’Appennino Tosco-Emiliano si incontrano diversi orizzonti assimilati, in letteratura, ad olistostromi.
Fra questi, PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLI, N. (s.d., 2, p. 60) descrivono l’Olistostroma di monte Modino (MMA2), che, dal punto di vista stratigrafico si trova in possibile continuità con l’Arenaria Macigno e costituisce la base dell’Unità Tettonica Modino (MOD), Mélange delle Tagliole (Figura 24).
Lungo il versante emiliano, l’Olistostroma di monte Modino è costituito da litofacies differenti per età (comprese fra l’Oligocene superiore, circa 33,9 – 27,3 Ma, e il Miocene inferiore, circa 23,04-20,45 Ma) e posizioni stratigrafiche. Nelle differenti litofacies si riconoscono strutture di slumps (deformazioni per crollo), slides (deformazioni per scivolamento) e debris flow (flussi gravitativi di massa, composti da una miscela di acqua e frammenti-blocchi eterogenei di roccia, fango, argilla).
Lungo il versante toscano la situazione è analoga, ma gli affioramenti sono molto ridotti, incartografabili alla scala della Carta Geologica (PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLI, N., s.d., 1, p. 20). Qui la componente tettonica sarebbe stata prevalente, soprattutto alla base del Mélange. …L’olistrostroma di monte Modino (versante toscano) ed il Mélange basale, rappresentano depositi gravitativi in massa di successioni di origine ligure o sublimare, intercalati nella successione olio-miocenica… (PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLI, N., s.d., 1, p. 57).
Altri olistostromi dell’Appennino
Nel’Appennino Reggiano è presente l’Unità lito-stratigrafica delle Brecce Argillose della Valle Tiepido-Canossa. Qui sono …compresi una serie di corpi caotici a tessitura clastica derivati da colate miste di fango e detrito in ambiente di scarpata-bacino… (BETTELLI, G., PANINI, F. e PIZZIOLO, M., 2002). Il sistema è definito come Membro o Olistostroma di Canossa. Dal punto di vista litologico è stato descritto come una breccia a matrice argillosa, ciliata o scagliosa, con classi di prevalenti calcilutiti silicee, grigie o verdognole, arenarie, argille talvolta varicolori e marne (Miocene inf., 23,04 – 20,45 Ma). Si estende nell’Anfiteatro calanchivo dei rii Vico e San Biagio (Figura 26), nelle zone della Rocca di Canossa (Figura 25 e Figura 29) e del Castello di Rossana (Figura 27 e Figura 28) in Val d’Enza.
Durante le ricerche di idrocarburi liquidi eseguite dall’AGIP in Pianura Padana nei primi anni Sessanta del secolo scorso, fu dimostrata l’esistenza di sedimenti di età da Cretaceo superiore (85,7 – 72,2 Ma) a Pliocene medio-superiore (5,3-2,6 Ma), intercalati alle serie plio-pleistoceniche. La loro posizione stratigrafica li fece considerare alloctoni. La provenienza …da ovest, per scollamento gravitativo, è da porsi in relazione alla differenza di livello fra la zona subsidente (fossa bradanica) ed il margine orientale dell’Appennino in via di sollevamento… (CALAMITA, F., PIACENTINI, T., PIZZI, A., RUSCIADELLI, G. e TRINCARDI, F., 2011).
…GORLER e RICHTER (1966) … ritengono questi terreni completamente autoctoni, ma interessati, a partire dal Miocene superiore, da scivolamenti sottomarini su larga scala che li avrebbero trasportati, sotto forma di olistostromi, fino nella fossa bradanica … percorrendo una distanza di 10-25 Km… (CALAMITA, F., PIACENTINI, T., PIZZI, A., RUSCIADELLI, G. e TRINCARDI, F., 2011, p.9). Uno di questi sarebbe l’Olistostroma di San Salvo-Furci.
Infine, nel Salento, l’Olistostroma di monte Gelbison (Figura 30). È ...un corpo di spessore variabile a struttura caotica, anche se può contenere dei blocchi decametri stratificati … È caratterizzato da una colata basale in blocchi polimerici ed stereometrici, tra cui pacchi di stratificati di torbidi calcaree con liste di selce, a cui seguono argille rosse scagliettate e tettonizzate con rare calcareniti. L’Olistostroma rappresenta un importante livello guida del Miocene superiore, connesso con le instabilità verificatesi sui margini orogenici emersi nelle aree emerse tirreniche, che producevano gigantesche frane sottomarine… (ALOIA, A., DE VITA, A., GUIDA, D., TONI, A. e VALENTE, A., 2011, p. 197).

Note di aggiornamento
2025.06.25
Per utile confronto alleghiamo l’immagine di come appariva l’olistostroma del Passo della Forcella nel 1972-73. La foto è dell’amico Paolo FABIANI, scattata durante il lavoro di rilevamento della zona a nord di Borzonasca, per la sua Tesi di Laurea, Relatori Elter e Pertusati, dell’Università di Pisa.
Legnaro, Levanto, provincia della Spezia, Italia
Acero, Borzonasca, città metropolitana di Genova, Italia
L'olistrostroma
Acero, Borzonasca, città metropolitana di Genova, Italia
Bibliografia
AA.VV. (2003). Relazione Piano di Bacino T. Ghiararo. Provincia della Spezia, Servizio Piani di Bacino, La Spezia.
ALOIA, A., DE VITA, A., GUIDA, D., TONI, A. e VALENTE, A. (2011). La geodiversità del Parco Nazionale del CIlento e Vallo di Diano: verso il geoparco. In M. BENTIVENGA (A cura di), Atti del Convegno Nazionale Il Patrimonio Geologico: Il Patrimonio Geologico: una risorsa da proteggere e valorizzare una risorsa da proteggere e valorizzare. 29 e 30 aprile 2010 Sasso di Castalda - Potenza. supplemento al n. 2/2011. Potenza, SIGEA (Società Italiana Geologia e Ambiente).
BENTIVENGA, M. e CAVALCANTE, F. (2011). Il lago Sirino e l’area del ponte delle ferrovie calabro-lucane di Lagonegro (Potenza): due geositi di interesse geologico e geomorfologico. In M. BENTIVENGA (A cura di), Atti del Convegno Nazionale Il Patrimonio Geologico: una risorsa da proteggere e valorizzare. 29-30 aprile 2010, Sasso di Castalda (PT). Supplemento al n.2/2011. SIGEA, Società Italiana di Geologia Ambientale.
BETTELLI, G., BOCCALETTI, M., CIBIN, U., PANINI, F., POCCIANTI, C., ROSSELLI, S. e SANI, F. (2002). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 252 BARBERINO DI MIGELLO. Firenze: Regione Emilia Romagna.
BETTELLI, G., PANINI, F., & PIZZIOLO, M. (2002). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 236 PAVULLO NEL FRIGNANO. Firenze: Regione Emilia Romagna.
BONI, A., BRAGA, G., CONTI, S., R., G., MARCHETTI, G. e PASSERI, L. (1969). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000; Foglio 83 RAPALLO e Foglio 84 CHIAVARI. Napoli: Poligrafica e Cartevalori, Ercolano.
BORTOLOTTI, V., MANNORI, G., G., P. e SANI, F. (2008). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 278 PIEVE SANTO STEFANO. Firenze: Consiglio Nazionale delle Ricerche.
BORTOLOTTI, V., POCCIANTI, C., PRINCIPI, G. e SANI, F. (2010). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 264 BORGO SAN LORENZO. Firenze: ISPRA.
CALAMITA, F., PIACENTINI, T., PIZZI, A., RUSCIADELLI, G. e TRINCARDI, F. (2011). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia, foglio 372 VASTO. ISPRA – Regione Abruzzo.
DEL SOLDATO, M. (2010-2011). Relazione del Corso di Esplorazione di Geologia del Sottosuolo. UniFi, Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Corso di Laurea Magistrale in Scienze e tecnologie Geologiche , Firenze.
DEL SOLDATO, M. (2012). 4 – Inquadramento Geologico.doc. parte di TESI specialistica ARDESIA, UniFi.
ELTER, P., LASAGNA, S., MARRONI, M., PANDOLFI, L., VESCOVI, P. e ZANZUCCHI, G. (2005). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia a scala 1:50.000 – Foglio 12 BEDONIA. Firenze: Regione Emilia Romagna.
ELTER, P., MARRONI, M. e PANDOLFI, P. (s.d.). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, foglio 214 BARGAGLI. Pisa: ISPRA – Università di Pisa.
FIERRO, G. e TERRANOVA, R. (1963). Olistostromi di età cretacea al Passo della Forcella e al Monte Bregaceto (Foglio Rapallo). Atti Ist. Geol. Univ. Genova, 1 (fc. 2), 511-544.
LAZZAROTTO, A., COSTANTINI, A., SANDRELLI, F., BORGHI, A. e FORESI, L. (s.d.). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 97 ASCIANO. ISPRA.
PANINI, F., BETTELLI, G., & PIZZIOLO, M. (2002). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, foglio 237 SASSO MARCONI. Firenze: ISPRA – Regione Emilia Romagna.
PETTAZZONI, S. (2007-2008). Il paesaggio geologico dell’Alta Valle del Torrente Bagnone a monte di Iera. Tesi specialistica, Università di Parma, Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Corso di Laurea Specialistica in Conservazione della Natura , Parma.
PRINCIPI, G., BORTOLOTTI, V., PANDELI, E., FANUCCI, F., BENVENUTI, M., CHIARI, M. e REALE, V. (s.d.). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 316, 317, 328, 329 ISOLA D’ELBA. Firenze: Regione Toscana.
PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLI, N. (s.d., 1). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 234 FIVIZZANO. Pisa: ISPRA.
PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLI, N. (s.d., 2). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 250 CASTELNUOVO DI GARFAGNANA. Pisa: ISPRA.
PUCCINELLI, A., D’AMATO AVANZI, G. e PERILLLI, N. (s.d., 3). Note Illustrative Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 233 PONTREMOLI. Pisa: ISPRA.
RAGGI, D. e RAGGI, G. (2019). L’oceano ligure nelle rocce di Rocchetta Vara. Mem. dell’Acc. Lunig. di Scienze G. Capellini, LXXXVII.
SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA (1994). Guide Geologiche Regionali. 10 itinerari. Appennino Ligure-Emiliano. ZANZUCCHI G. (Coordinatore del volume). BE-MA editrice, Lodi.
VESCOVI, P. (2002). Note Illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 – Foglio 216 BORGO VAL DI TARO. Regione Emilia Romagna.