Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte seconda)

copertina

Copertina – Forziere a struttura in ferro rivestita in lamiera e rinforzata da listelle incrociate di ferro. Al centro si trova la toppa ed ai lati due bandelle per la chiusura a lucchetto. Il meccanismo interno, in chiavistellli multipli, si trova nel coperchio.
l forziere si trovava, probabilmente, sulla tolda del veliero “black tulip” di Montagu Yeats Brown che l’avrebbe portata dall’Inghilterra atttraversando la Francia lungo i canali .
Il forziere è conservato presso il Castello Brown di Portofino. Uno molto simile e datato 1557 si trova nel castello del Buonconsiglio di Trento.
Da catalogo.beniculturali.it

Informativa

I documenti illustrati di seguito sono conservati presso l’Archivio di Stato di Milano, Commercio p.a., Cart. 220 fc. Valle Anzasca, Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola e Archivio Civico di Milano, Trivulziana, Archivio D’ADDA-SALVATERRA, Cart. 2.
L’Istituto conservatore della documentazione, riprodotta in modo parziale o totale, è l’Archivio di Stato di Milano come da richiesta autorizzazione via mail a as-mi@cultura.gov.it. del 26 aprile 2023 08:51, protocollata con numero 2063/28.28.12 del 27 aprile 2023
La pubblicazione dei documenti riportati di seguito è stata possibile su autorizzazione del Ministero dei Beni e le Attività Culturali.

È fatto espresso divieto di ulteriore utilizzo delle riproduzioni.

 

L’uso dei boschi

Particolare interessante era la facoltà, riservata agli imprenditori, di potersi servire del legname …de Boschi in tutti li luoghi, ove sarà più bisogno tanto per armare le Crosi, come per fare gl’edificij, & ogn’altra cosa necessaria (…) eriggere fornelli, e qualsivoglia artificio, tanto a mano, come sopra acque…. Unico onere era quello di risarcire i proprietari secondo la stima fissata da un esperto. Al contrario, l’uso era gratuito qualora l’approvvigionamento fosse avvenuto in un bosco derelitto. Questa opportunità fu causa, soprattutto in Valle Anzasca, di incomprensioni e diatribe fra le compagnie minerarie ed i valligiani. L’esbosco selvaggio operato in qualche area caratterizzata da maggiore densità di cantieri o quello eseguito da qualche imprenditore che si dedicò, furbescamente anche alla produzione e commercio di carbone, innescò e/o favorì fenomeni di dissesto. Non a caso per ridurre gli effetti della clausola alcune Comunità, fra le quali quella di S.Carlo, riservarono all’approvvigionamento dei minatori alcuni boschi di proprietà pubblica, riscuotendone i relativi oneri.
Gli altri Capitoli che regolavano l’attività sancivano la salvaguardia dal danneggiamento od impedimento operato da terzi, mentre davano competenza al Magistrato sulle liti in materia mineraria. In particolare vietavano il commercio del minerale oltre i confini dello Stato e conferivano a quest’ultimo una sorta di prelazione sull’acquisto dei prodotti.

L’importanza strategica delle miniere

Un’attenta lettura delle clausole di concessione suggerisce però, che nonostante l’apparente disinteresse non fosse sfuggita al Governo Centrale l’importanza strategica dell’attività mineraria e che, tantomeno, l’avesse sottovalutata.
Mancava un’organica regolamentazione statale e la conoscenza diretta dell’industria e delle sue potenzialità economiche. E soprattutto la fetta più ricca ed importante dell’industria ricadeva sotto la giurisdizione del potente feudatario. E con questi, il Governo non aveva alcun interesse, neppure economico, ad entrare in conflitto. I pur modesti, e poco convinti, tentativi di ingerenza ne sono una conferma.
Analoga regolamentazione riguardava la ricerca mineraria quando, uscendo dai canoni empirici della superstizione e dell’alchimia, veniva svolta seriamente.
Una trasposizione fantasiosa delle credenze e delle superstizioni collegate all’industria mineraria è l’aneddoto tramandato dall’AMORETTI (1817).
Il metodo empirico di prospezione diffuso in Valle aveva, comunque, condotto ad alcune casuali scoperte.
Secondo l’AMORETTI …nelle notti scure e procellose (…) stando (i valligiani) in luogo aperto, guardano se in alcun punto dell’opposto monte veggonsi fiammelle sorgere o scintille. Segnan quel luogo quanto più possono esattamente, et al dì seguente vanno a visitarlo: e se trovano indizi di pirite scomposta (…) concepiscono speranza di buon successo, e lo scavo intraprendono… (AMORETTI, 1817)
Questa è stata comunque una metodica diffusa e sentita raccontare anche in altre regioni. Ad esempio in Val di Vara (Liguria Orientale) veniva rammentata ancora negli anni Novanta del secolo scorso.
La spiegazione del fenomeno risiede nel fatto che gli affioramenti di minerale metallico, meglio se alterati in superficie (i cosiddetti brucioni), attiravano più facilmente i fulmini che non le rocce incassanti o circostanti. E questo fatto ne manifesta presenza e localizzazione (Figura 8).
Di tale pratica empirica è tuttavia ancora vivo il ricordo nella Valle Anzasca, segno evidente del suo perdurare ed anche, in qualche caso, della sua efficacia.

I Capitoli della ricerca mineraria

Nel XVII secolo la facoltà di praticare le diligenze nel milanese, cioè ricerche minerarie, doveva essere autorizzata dal Tribunale meneghino dopo l’accertamento delle capacità tecniche ed economiche dei richiedenti.
Un esempio documentato è fornito dalla richiesta avanzata il 2 aprile 1680 da Pietro PALA e Gio: Batta JACHINI di Macugnaga. Essi,  …per cognitione che tengono de minerali..., volevano dedicarsi alla ricerca nella Giurisdizione di Domodossola per un semestre, promettendo di relazionare sui risultati ottenuti e richiedendo in cambio l’assicurazione che venisse loro riservata la concessione sulle mineralizzazioni eventualmente scoperte e notificate. In tal modo potevano rientrare nelle …loro fatiche, e molte spese in huomini od altro… da loro anticipate (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 2 aprile 1680).
Un mese dopo, il Presidente ed i Questori milanesi autorizzarono i due esperti ad eseguire, a loro spese, la ricerca. L’attività avrebbe dovuto svolgersi per non più di un mese ..con ogni fedeltà, chiarezza, e distintione, tenendo a questo effetto un libro ben regolato, sopra quale si annoteranno le spetie, qualità, et quantità de Materiali, e Metalli, che si ritrovaranno… (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 2 maggio 1680). Relazionando poi al Magistrato.
Il termine concesso, molto inferiore a quello richiesto, e le avverse condizioni metereologiche avvicendatesi sulla regione limitarono notevolmente l’attività caparbiamente intrapresa dai soci PALA e JACHINI che comunicarono al Tribunale di aver individuato sette non meglio localizzate mineralizzazioni. Ma la loro entità non fu giudicata remunerativa. Inoltre i ricercatori rimandarono l’inoltro dei campioni (mostre) che convalidavano il rapporto e chiesero una proroga …perchè vi restano ancora alcuni monti, e Valli Alpestri, carichi per anco di neve, ne quali se si avranno a fare le diligenze vi vorrà almeno tutt’Agosto… (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 26 giugno 1680).
L’Autorità, sollecitando l’invio dei campioni, ammise la proroga per il periodo richiesto (doc. 13 luglio 1680), incaricando, contemporaneamente, il …Signor Fiscale di Domodossola (di assumere e trasmettere) secrete inform.ni Stragiuditiali del Stato presentaneo di d.e miniere da essi partitanti scoperte in detti Monti dell’Ossola, e che speranza vi possi essere di ricavarne frutti si de’ metalli, et di che sorte, et in qual quantità… (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola – doc. 2 agosto 1680). In questo modo avrebbero potuto prevedere adeguate misure fiscali a favore della R. Camera.
L’Ufficio di Domodossola rispose il 6 settembre e riferì della scoperta di una miniera, ma …in un Monte della Comunità di Montescheno Valle Antrona (dov’era) un certo filo grosso o sia vena dalla quale derivano altri otto fili longhi della stessa materia… (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 6 settembre 1680). L’incaricato concludeva di non conoscere il valore della scoperta e pertanto mandava un campione al Tribunale affinché provvedesse a farlo analizzare.

Immagine citata nel testo

Figura 7 – Gallo Gallina – Milano 1630, la peste manzoniana (da wikipedia.commons).jpg

Le autorizzazioni nei territori di diritto feudale

Non si hanno indicazioni sul prosieguo e la conclusione della ricerca mineraria.
Tuttavia, una quindicina di anni dopo questi fatti, la società PALA-JACHINI era ancora attiva in campo minerario. Anzi aveva acquisito un nuovo socio, Bartolomeo JACHINI, fratello di  Gio:Batta, ed aveva inoltrato una nuova istanza tesa ad ottenere l’autorizzazione per riattivare una miniera d’oro nei monti di Carmona, territorio di Domodossola (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 19 gennaio 1720). Questa era stata abbandonata da …Mons.e Giuseppe Visconti, et Giuseppe Fortis, per non havergli potuto trovar alcun beneficio…(A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 20 marzo 1696), Ma a loro giudizio, e forse per gli assaggi che avevano praticato, dava speranza di fruttuosa coltivazione.
Molto più semplice e rapido era l’ottenimento delle corrispondenti autorizzazioni nei territori soggetti al diritto feudale. Per queste era sufficiente rivolgere l’istanza o la notifica agli agenti borromei ed iniziare a lavorare. Contemporaneamente doveva essere versato il relativo diritto la cui entità variò nel tempo, e secondo le condizioni contingenti, fra un quinto  ed un terzo (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 2 agosto 1725) dell’utile ottenuto (A.S.M. Commercio p.a. Cart. 213 fc. Ossola, doc. 28 nevoso anno IX e la Convenzione fra la famiglia Borromeo ed il de Ferrari del 1533).
Il diritto feudale era, quindi, ancora pienamente in vigore e lo resterà per gran parte dei due secoli successivi.
In una situazione in cui i controlli erano necessariamente blandi e sommari (anche da parte del feudatario che raramente si recava in loco) non mancarono casi di sfruttamento del tesoro anzaschino, talora fortunati, sfuggiti alla conoscenza dei Borromeo. In quei casi i feudatari cercarono di porrvi rimedio con l’istituzione di loro rappresentanti-delegati (Caporali). La figura del Caporale sembra abbia assunto ruoli differenti durante i vari periodi storici che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’industria estrattiva anzaschina. In epoca più recente sembra che questo ruolo fosse ridotto alla funzione di semplice capo-cantiere. Ma in origine demandarono ai Caporali ampi poteri, quali la facoltà di affitto delle miniere e la supervisione-accertamento delle produzioni minerarie e mineralurgiche. Tuttavia il risultato non fu sempre all’altezza del problema per l’azione di personaggi che ben presto anteposero il loro interesse a quello dei feudatari.

Il contesto ambientale e la transizione al Settecento

Il contesto era un ambiente geografico difficile come quello di alta montagna. Alcune miniere si localizzavano intorno ai 2000 metri di altitudine e comunque nella stragrande maggioranza dei casi la coltivazione era impedita durante i mesi più freddi, fino al disgelo. Tutto ciò favorì l’insorgere di una diffusa clandestinità sia nei confronti della coltivazione mineraria che della metallurgia. Questo stato di cose si modificherà  molto lentamente e, comunque, neppure in maniera completa come confermerà il cittadino Antonio CADORNA il 4 fruttidoro anno IX Repubblicano (23 agosto 1801): …quest’ultimo travaglio (amalgamazione e distillazione, n. d. A.) egli è il più di tutti interessante e geloso, che quindi dagli intrapprenditori, si suol fare nelle più dense tenebre e lungi da occhio qualunque indagatore… (A.S.M. Commercio p.m. cart. 216 Ossoladoc. del 4 fruttidoro a. IX). Ed ancora …in parte l’astuzia degl’inventori, il di cui interesse esigge il massimo segreto sul vero prodotto, ha fatto sempre riguardare quelle miniere con occhio d’indifferenza, e riputarle di poca o niuna entità… (A.S.M. Commercio p.m. cart. 216 Ossola; doc. del 4 fruttidoro a. IX), giustificando il disinteresse dei governanti e, in parte, dei feudatari.
Di conseguenza si sono venute radicando nella tradizione e nella cultura materiale le metodiche più antiche di lavoro. E sopravvissute anche all’avvento monopolistico della gestione aziendale di alcuni imprenditori locali: gli ALBASINI, i TESTONE, gli SPEZIA,i RABAGLIETTI, etc. Molto più che alle trasformazioni, in vero molto modeste, dell’ultimo periodo industriale.
L’espansione dell’industria mineraria legata ai giacimenti auriferi primari della Valle Anzasca si svilupperà nel secolo successivo. Sarà non poco favorita da un mutamento nella politica gestionale del diritto feudale sulle miniere da parte della famiglia BORROMEO. Ma anche, seppure indirettamente, dai tentativi di mutamento degli equilibri economico-politici internazionali materializzatisi con gli accordi commerciali austro-spagnoli conseguenti alla creazione della Compagnia  imperiale e reale dei Paesi Bassi austriaci, comunemente nota come la Compagnia di Ostenda (1722-1727).

Simplon Hospiz, Canton Vallese, Svizzera

Vanzone con San Carlo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Agogna, Fontaneto d'Agogna, provincia di Novara, Italia

Vogogna, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Angera, provincia di Varese, Italia

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Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

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