I portici di Chiavari

Copertina

Copertina – G. ROCCA (genericamente XIX sec.), il Castrum et oppidum Clavari nella metà sec. XVI (Chiavari, quadreria Società Economica). Una copia del dipinto è esposta e visibile in una delle sale da te del Gran Caffè Defilla, locale storico di Chiavari.

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Proemio

I portici sono una caratteristica di molte città e non solo in Italia. Ma per Chiavari costituiscono una vera peculiarità.
Lo (SPADONI, MDCCXCIII – 1793), nella lettera del 9 marzo 1792, inviata a Sebastiano CANTERZANI di Bologna, scriveva che …usciti dal golfo di Rapallo, e costeggiando ver l’oriente, il primo luogo abitato a presentarsi è Chiavari, città non molto estesa (Figura 1), ma di traffico e ben popolata. Vari pregi le procacciano un certo nome, fra i quali meritan distinta menzione la manifattura de vaghissimi fiori di seta, il vantaggio de’ spessi e comodi portici, e i gloriosi natali di Papa Innocenzo IV… (SPADONI, MDCCXCIII – 1793, p. 96). Due annotazioni importanti su Chiavari: i portici e le emergenti manifatture tessili.
L’Autore ricorda, poi, che …da Chiavari misurasi pressoché un miglio d’assai comoda via al Lavagno, ossia Entella di Tolomeo, fiume che a forza valicar mi fecero su di sdruscito barchetto per aver 4. soldi di quella moneta… (SPADONI, MDCCXCIII – 1793, p. 98). Era la storica scafa, il traghetto che evitava ai viandanti di guadare l’Entella, bagnandosi i piedi (Figura 2 e Figura 3, in alto a ds).
Una quarantina di anni dopo, il BERTOLOTTI (1834, p.90) ricordava che …Grandissimo è il traffico che qui si fa delle tele… I Chiavaresi, …traggono il lino dai fertili campi del Cremonese; a filarlo ed a tesserne il filo si adopera l’industria della città e del contado. Ed era altre volte industria apportatrice di larghi profitti. …Questa fabbricazione, scrive il Della Torre, occupa 12 m. persone, produce 6 m. pezze di tela ogni anno, e fa circolare oltre a un milione di lire. Da 50 anni a questa parte, ei soggiunge, è cresciuta… (BERTOLOTTI, 1834, p. 90). Ma a differenza di Rapallo, Santa Margherita Ligure e Portofino, non vi è memoria che si lavorasse al tombolo sotto i portici di Chiavari. Mentre, sulla spiaggia di Chiavari, le imbarcazioni erano …tirate con le funi sull’arena del lido… (BERTOLOTTI, 1834, p. 87). Infine, a occidente, a ridosso del lido, …giace un recente e non inelegante sobborgo (Le Saline). Lo edificarono in pochi anni co’ subiti guadagni gli arditi navigatori di Chiavari che al tempo del blocco continentale trasportavano gli olj della Calabria ne’ porti della Provenza… (BERTOLOTTI, 1834, p. 87). Per contro, …regolari e ben lastricate sono le vie principali della città, e fiancheggiate da portici… (BERTOLOTTI, 1834, p. 88 – Copertina, Figura 46, Figura 47 e Figura 49).
A Chiavari i portici costituiscono un vero e proprio sistema architettonico. Non ci sono solo i più famosi del Carugio Drito o di Palazzo MASINA o dei Portici Neri (Figura 4 Figura 5 e Figura 5.1) ma, dal XIII secolo (Figura 6), si estendono su ambedue i lati di almeno tre delle strade storiche della Città: via Ravaschieri (quella più a settentrionale e la più antica), il Carugio Drito (quella centrale e la più nota e movimentata), e via Rivarola (quella meridionale e più recente; Figura 44, Figura 46 e Figura 47), proseguendo poi per Via Entella (verso la Scafa) e Lavagna (Figura 3).

Come nascono i portici di Chiavari

Una descrizione di come venivano costruiti gli edifici a Chiavari ci viene dal GARIBALDI (1835). È una descrizione che deriva dalla cultura materiale legata all’ambiente marino e della pesca. Seppure talvolta vaga, continua ad assumere un forte valore documentario.
…Le prime case, di cui ancora esistono alcune, non eccedevano i palmi quaranta di altezza (circa dieci metri); e perché fatte ad uso di uomini di mare, consistevano di un piano o palco posto in parte sopra stanza terranea, parte su due pilastri legati d’una trave d’abete: praticavasi poi su questa un alzato di mattoni con una sola finestra (Figura 7 e Figura 8), ai lati della quale due ferri per asciugar reti  (Figura 45) o pannilini; e nel vacuo sottoposto riparavasi lo schafo.
Siffatti pilastrini continuati nelle case, che le une alle altre si appoggiavano, produsse a lungo quel filare di portici che contraddistingue il paese (Copertina); indi furono costrutte altre fabbriche di rimpetto, e il portico stesso umile in prima e consigliato dal bisogno, divenne in seguito una coperta via ove la gente accoglievasi ad asolare e discorrere, e sottentrando alla calce le pietre ed i marmi, finì per essere a cagione di solida architettura la principale e più superba parte delle abitazioni.
Ora il soprapporre l’architrave a pilastri non così sempre da scarsi mezzi od imperizia deriva, quanto da particolar foggia de’ popoli antichi, ed anteriore all’introduzione dell’arco; ma parlando in ispecie dell’ogivo ed acuto usato ne’ nostri primi portici (Figura 9), teniam per fermo, che non prima della metà del secolo XII si usasse, se le porte di sant’ Andrea di Genova ne offrirono il primo esempio… (GARIBALDI, 1853, pp. 10-11).
Quindi, si sono susseguite modifiche edilizie, ristrutturazioni, cambi d’uso, accorpamenti (Figura 10, Figura 11 e Figura 12) e tutto ciò ha determinato più fasi di intervento e ripristino. Di conseguenza, com’è stato più volte evidenziato nel centro storico di Chiavari …le edificazioni più recenti sono andate a coprire quelle più antiche alzando, nel tempo, le quote dei piani d’uso dei palazzi, dei portici e delle strade (Figura 13, Figura 14, Figura 15, Figura 16, Figura 17 e Figura 18)… (CAGNANA, CAMPANA, CORRIGA, & SALARIS, 2018, p. 421).

Borgolungo: la prima fase edilizia dei portici di Chiavari

La fase edilizia più antica di Chiavari è Borgolungo (Figura 19), insediamento protetto, prospiciente il lido. In precedenza, le notizie storiche ed archeologiche informano di numerosi piccoli insediamenti sparsi sui rilievi della valle del Rupinaro e Leivi. I motivi dello spostamento epocale sulla costa non sono noti e neppure intuibili, soprattutto per la conclamata insicurezza della fascia costiera, non fosse altro per fattori naturali quale l’esposizione al mare aperto (seppure in fase di regressione) che per le plausibili incursioni di vario genere. Di conseguenza Borgolungo ebbe caratteristica di un complesso edilizio molto articolato, che nel tempo venne profondamente riorganizzato, riaccorpato, modificato, ma soprattutto con il fronte mare cieco per massima protezione.
In mancanza di nuove conferme archeologiche, lo si può ipotizzare dal lacerto di muro conservato immediatamente a monte della fondazione dei Portici Neri, di fronte al civico 27 di via Ravaschieri (Figura 20) e dal filo delle abitazioni, per altro fortemente rimaneggiate, molto arretrato rispetto all’allineamento dei portici (Figura 21 e Figura 22). Da questo discende l’ipotesi della presenza di un lungo camminamento a tergo dell’originario muro cieco sul fronte mare. E su tale corridoio si apriva la caratteristica lunga serie di locali porticati e voltati a piano terra (Figura 23 e Figura 24).
In definitiva, sarebbero questi i portici più antichi di Chiavari, connessi alla prima fase edilizia di XII secolo, e non quelli visibili sul fronte strada del nobile Palazzo MASINA o dei Portici Neri (che, fra l’altro riportano inciso anche uno scudo fliscano (Figura 25). Questo concetto si sublima nel disegno a matita e china di Edoardo MAZZINO (1959) che ne curò il restauro (Figura 9)

Il lacerto murario testimone dell’edificazione dei portici di Borgolungo

Il lacerto murario (Figura 20 e Figura 26) è stato rilevato durante l’assistenza archeologica agli interventi predisposti dal Comune di Chiavari e finalizzati al rifacimento della pavimentazione in basoli di arenaria, nonché di parte dell’impianto fognario, del tratto stradale fra via delle Vecchie Mura e via Ravaschieri – Piazza Fenice (FRAVEGA, MANFREDI e SPADEA, 2010-2011).
In particolare, fra il secondo ed il terzo pilastro prospiciente il civico 27, è stato aperto un saggio, rettangolare (saggio 4 – Figura 26), orientato E-W, e finalizzato a verificare …eventuali preesistenze relative al soprastante edificio medievale… (FRAVEGA, MANFREDI e SPADEA, 2010-2011), il Palazzo MASINA.
Il livello di maggiore interesse è stato trovato al di sotto di …un’alternanza di sottili livelli sabbiosi… che …copriva la preparazione di un piano di calpestio, costituito da scaglie litiche di piccole dimensioni, in appoggio ed in fase con una struttura muraria costruita in lastre litiche legate da malta e rinvenuta tra i due pilastri del portico (US 146 – Figura I – Sezione dello scavo di fronte al civico 27 di via Ravaschieri; da FRAVEGA, MANFREDI e SPADEA, 2010-2011). Tale muratura, precedente alle colonne litiche dei Portici Neri dalle quali è stata parzialmente asportata, risulta la struttura più antica rinvenuta nel sondaggio. Infine, l’ultimo approfondimento effettuato nella zona NE del saggio ha messo in evidenza un ulteriore sovrapporsi di livelli sabbiosi tra i quali il piano in malta US 165 era forse relativo alla fase di edificazione del muro… (FRAVEGA, MANFREDI e SPADEA, 2010-2011). La struttura muraria arretrata, soggetta ai livelli di fine XIII secolo, è perfettamente in asse con i prospetti meridionali di tutta la schiera di edifici, alcuni dei quali presentano un secondo prospetto, arretrato e dotato di luci ed aperture varie che, sempre nell’ipotesi suggestiva, potrebbero essere incipienti sul prospiciente camminamento dietro le mura.
Tutti i saggi eseguiti (FRAVEGA, GIOMI e SPADEA, 2010-2011; FRAVEGA, MANFREDI e SPADEA, 2010-2011), hanno intercettato varie fasi murarie afferenti a diversi edifici, ma non la presenza certa delle murature di cinta del XII secolo. Ciò  farebbe salva l’ipotesi del fronte a mare del nucleo originario di Borgolungo. La prima cinta muraria s.s. si troverebbe più a sud, grossomodo in corrispondenza, o meglio immediatamente a valle, del prospetto meridionale della chiesa di San Giovanni. Per contro le datazioni al XIII secolo delle fasi più antiche rinvenute negli scavi sono perfettamente coerenti con la ricostruzione di Figura 19.

immagine citata nel testo

Figura 9 – La facciata del Palazzo dei Portici Nedi in un disegnao di Ediardo MAZZINO del 1959 (da artigullia.blogspot.com)

I portici della, cosiddetta, Loggia dei Rosacroce

Si inseriscono nel sistema dei portici di Chiavari anche alcune colonne che, per litologia, forma ed ornamenti, appaiono uniche ed atipiche. Si trovano disposte lungo due allineamenti al limite fra via Rivarola (Figura 46) e via Gagliardo (Figura 7 e Figura 27). Si tratta della porzione rimanente del portico di una probabile casa-torre che alcune interpretazioni (TRADITI SPAGNOLI, 2021; ed altri) afferiscono ad una Loggia dei Rosacroce.
Secondo la Treccani, i Rosacroce, da Rosenkreuzer, sono stati un …leggendario ordine segreto di cui si cominciò a parlare in Germania agli inizi del 17° sec. in relazione alle romanzesche avventure di un certo Christian Rosenkreuz, vissuto nel 15° sec., che sarebbe stato iniziato in Oriente a tutti i misteri e avrebbe progettato una riforma del mondo; l’opera di Rosenkreuz sarebbe stata continuata dai suoi discepoli (i Rosacroce), che si vantavano di possedere tutti i segreti della natura
In effetti, l’immagine del trigramma (Figura 28) con le due rose ai lati (una a cinque petali e una a doppia corona di cinque e otto petali) è una complicatissima ed intrecciata simbologia, fra la …melotesia, ovvero la corrispondenza tra corpo umano e zodiaco… (TRADITI SPAGNOLI, 2021) ed il Mondo Eterico. A fianco, si trova una prima colonna con l’immagine di un uomo (Figura 29), interpretata come il Padre (o il Maestro Rosacroce) e, a fianco, una seconda con l’immagine di una donna (Figura 30), interpretata come la Madre (o, per altra interpretazione, il discepolo o famulo). Nel loro insieme, le tre colonne rappresenterebbero l’Albero della Vita della Cabala, discendente dalla simbologia cosmica ebraica e richiamata da diverse teorie antiche, ad esempio dal sicomoro sacro degli Egizi.
A di là di queste interpretazioni simbolistiche, dell’edificio originario, probabilmente a torre, rimangono poche tracce. Il porticato con le arcate che lasciano ipotizzare un retrostante locale con volte a botte come molti del centro storico (Figura 24). Quindi, il primo piano con la finestra ed i due seggi laterali (Figura 7 e Figura 31) ed un superiore piano nobile. L’abitazione doveva svilupparsi verso mare ed essere precedente ai due edifici che la contengono. Sembra, infatti, che il lato occidentale dell’edificio sia stato inglobato dal quattrocentesco Palazzo FRANZONE (casa GARIBALDI) in corrispondenza de varco (porta? – Figura 48) di comunicazione col centro storico, come suggerisce la sua perfetta continuità con via dei Gandolfi (Figura 32). Ma questa preesistenza poco si raccorda con la nascita dell’ordine segreto, a meno di non ammettere una successiva ristrutturazione dell’edificio, non meno che seicentesca, connessa all’uso, o riuso, delle colonne marmoree.
Come detto le colonne ed i differenti capitelli (Figura 33 e Figura 34) della cosiddetta Loggia dei Rosacroce costituiscono, assieme ad un solo altro capitello marmoreo con trigramma posto in via Martiri della Liberazione-angolo via San Giovanni, gli unici di tale tipologia. Questo sembra un elemento significativo per ipotizzare il reimpiego di tutte queste colonne con capitello. È noto che barche e navi da carico medievali-rinascimentali portavano carichi di ardesie e marmi come zavorra. In caso di tempesta se ne liberavano buttandole a mare, altrimenti venivano vendute o scambiate (con vino, formaggi, mercanzie varie). C’è pure la possibilità che tali colonne e capitelli provengano da una delle diverse conventicole che si …dedicavano a ricerche magico-alchimistiche riprendendo temi e testi della tradizione magica ed ermetica rinascimentale… (Treccani). In questo modo sarebbero giunti a Chiavari ed riutilizzati per una ristrutturazione/ricostruzione dell’edificio (avanzando quello posizionato in Piazza Mazzini), a prescindere della sua destinazione a Loggia dei Rosacroce.

Una riflessione in questo senso nasce dal molto differente stato di conservazione dei capitelli che potrebbe suggerire addirittura la provenienze in tempi differenti. Esempi di colonnine in evidente condizione di riuso sono ancora quelle su alcune finestre proprio di Palazzo FRANZONE (Figura 38 sn) una delle qualli praticamente identica a quella della finestra della cosiddetta Loggia dei Rosacroce (Figura 38 dx). A prova di riuso ci sarebbero i frammenti rinvenuti in murature di possibile XIII secolo durante ristrutturazioni in Carrugio Dritu o via Ravaschieri/via Raggio (Figura 35 e Figura 36) o quello di rocchi anche nel caso in cui non fossero proprio del diametro identico per il nuovo pilastrino del portico (Figura 37). Infine, per completezza, bisogna ricordare le colonnine molto simili a quelle in discorso, che rifiniscono la trifora (Figura 39) e l’eptafora Figura 40) di due palazzi del Carrugio Dritu.

La Pietra di Chiavari per l’edilizia storica e la Pietra di Bacezza (Preli-Saline) per i portici

L’ardesia, pietra di Liguria. L’ardesia pietra di tradizione e adatta a infiniti impieghi. L’ardesia, la pietra che ha fatto la storia di Lavagna e del Tigullio.
Ma l’ardesia, come tutte le cose naturali, ha una sua vitalità interiore che si manifesta in molte varietà, specifiche per differenti utilizzi. Lo sapevano bene gli antichi e gli addetti ai lavori, ma anche gli storici curiosi, prima dei geologi.
…Le più notabili varietà, le quali si conoscono in paese coi nomi di tarso, pietra dolce, colombina, ed aigro. Fragile assai è il primo, e si sfoglia in lamine piccolissime, per cui non riesce atto ad alcun uso, comecchè costituisca in gran parte quasi tutte le colline dei dintorni di Chiavari; se non fosse che l’acqua e il sole modificano col tempo tal semi-pietra, e per l’incessante coltura vassi trasformando in un terreno, se non propizio ai cereali, confaccente però alla vite, la quale prospera benissimo tra quei sassuolini tarsosi, e dà un vino pieno di brio, caro al palato de’ nostri gustaj: la seconda varietà è più dura, e meno inchinevole a sfogliarsi, riducendosi in rombi più o men piani, apropriati, non si può meglio, all’uso muratorio: e si noti ch’essa pur offre delle sotto varietà; quella di Cogorno infatti partecipa vie più dell’indole ardesiaca, e perciò si lascia dividere in pezzi quasi a mo’ di tavole, sommamente acconci pe’ muri a secco, foggia di costruzione in uso nel detto villaggio non solo per le macerie, sì pure, curioso a vedersi, per case intiere; mentre la pietra dolce di Bacezza, (collina al ponente di Chiavari ) men tenera di sua natura, presenta dei rombi più massicci, opportuni per fondamenta, e per edifizi di maggiore importanza: cresce sempre più la durezza, e sminuisce la fissilità nella così detta colombina, spezie di pietra da taglio, adatta per opere in rustico, come bozze, architravi, pilastri ec., a quali impieghi mal serve la mentovata pietra dolce, per essere troppo soggetta a sfogliarsi, ed anche a rompersi esposta all’aria: simile varietà domina, più ancora che nel Sangiacomo, nelle colline che li stanno in faccia, all’opposta ponda dell’ Entella, e notatamente nel villaggio di Caperana, siccome lo indicano i muri a secco, che ivi si osservano costrutti con pezzi più informi di quegli di Cogorno; ed è di tal pietra senza dubbio, che intese parlare il Barelli, “laddove nomina il calcareo marnoso delle cave di Capinelle (volevasi dire Caperana); benché, noterò di passaggio, quivi non esistono cave… (DELLA TORRE, 1840).
In queste poche righe il DELLA TORRE (1840) esprime diversi concetti. Innanzitutto l’ardesia sfalda e se ne ricavano i famosi abbadini. È soprattutto quella di Cogorno. Poi ci sono qualità più dure (più calcaree) che forniscono prismi e masselli adatti a fondazioni e murature, come la Pietra di Bacezza (e, aggiungiamo, quella delle Saline).
Poi sono arrivati i geologi che hanno dato nomi differenti alle diverse sequenze di strati e alla loro consistenza, età, suscettività di utilizzo, etc.. Ecco la Formazione degli Scisti della Val Lavagna, che contiene le Ardesie di Monte Veri (e di Cogorno-Breccanecca-San Giacomo) e, infine, i Calcari Marnosi di Monte Antola (presenti a Le Saline e Bacezza-Le Grazie, fino a Nervi).
Ogniuna di queste pietre possiede caratteristiche peculiari il cui confronto con quelle delle rocce da cui sono stati ricavati i manufatti, ne permette la diagnosi.
Prova ne è che, …in questi anni tanto propizj alla cazzuola, notevoli scavamenti vi s’intrapresero, ed il Marchese Torriglia otteneva dalle sterili roccie del suo bel Preli (località non distante dalla Saline) una nuova rendita, tutta fondata sul progresso della chiavarese civiltà… (DELLA TORRE, 1840).
Ed ancora, secondo il DELLA TORRE (1840) …i pilastri dei portici di Chiavari constano in gran parte di questa pietra (la Pietra di Bacezza), la quale messa in opera può stare a confronto, riguardo all’effetto, coi macigni, che si usano altrove per gli ornati architettonici…

La costruzione della Cittadella e le possibili fonti di approvvigionamento dei materiali

Analisi eseguite nel tempo sui materiali della necropoli preromana e su campioni di roccia provenienti da Bacezza e da Le Saline di Chiavari avevano già indicato questo come possibile areale di reperimento dei lapidei utili.
Per il XV secolo, ed il particolare per l’edificazione della Cittadella di Chiavari (Figura 41, Figura 42 e Figura 43), un interessante contributo alle possibili fonti di approvvigionamento di materiali impiegati nell’edificazione lo danno i rendiconti tratti dal …Registro delle spese –ancora intatto nell’Archivio di Genovail quale costituisce la cronaca tecnica ed economica del procedere dei lavori… (PESSAGNO, 1930 – VIII).
Si cominciò a preparare l’area non solo per l’edificio, ma quella per la piazza che doveva circondarlo; si dovette compiere lo «sventramento» di un vecchio quartiere fra le mura del XII secolo e il «Carugio Drito» una quarantina di uomini abbatterono, fra l’altre, le case dei Vaccaro. In tutto il mese di Maggio poi, scavarono i fondamenti della Torre e quelli della Cittadella propriamente detta e sistemarono regolarmente l’area della Piazza, diretti da maestro Martino della TorreUna sola costruzione venne risparmiata, la casetta di residenza del Consiglio degli Anziani detta «Civitacula» o «Cortovecchia». Questa casa, poi accresciuta in altezza, durò per lo meno fino ai tempi Napoleonici, perchè la Mappa del 1809 la registra
Traccia di questa prima fase di intervento è riemersa durante l’assistenza archeologica operata in diversi momenti, in corrispondenza di lavori eseguiti sia nel perimetro del complesso edilizio attuale (Tribunale, Torre e Municipio) che all’esterno, nelle immediate vicinanze.
Quando l’area fu sgombra e sistemata, cominciò il trasporto del materiale da costruzione e lo scavo di un pozzo che venne subito messo in efficienza con la «cicogna», l’asta e il secchiello, fornimenti annotati e specificati nel Manuale insieme alle grandi «conche» per impastare la calcina, i «tinelli», i travi e le tavole per alzare i ponti. Maestro Martino impiegò dai 20 ai 40 operai, secondo i casi, per costruire 250 cannelle di muro. Un Benedetto Pucci e un Bartolomeo Falcone avevano trascinato le pietre, depositate negli «arenali» (l’attuale località «Scogli», di fronte a Le Saline e sotto Bacezza…), e acquistate da un Zenbardo. Le molte migliaia di mattoni «ferrioli» provenivano da Savona, come le calcine da Cogoleto, fornite da certi Onofrio e Bianca di quella località.
Questa prima costruzione risulta chiaramente dai documenti composta della Torre, dal Palazzo e di un cortile o atrio interno contenente il pozzo. Fronteggiava a Nord la Piazza e si appoggiava a Mezzogiorno alle antiche mura dalle quali sporgeva la Torre… (PESSAGNO, 1930). Quindi un’indiretta conferma dell’impiego delle pietre presenti fra Le Saline, Bacezza e il Gruppo del Sale, e qui la frana rendeva disponibili naturalmente i materiali già pezzati. 

…A fianco si aprì la porta detta «del mare». Nessuna induzione possiamo fare sulla disposizione interna. Per la facciata principale sappiamo che il portone d’ingresso era sormontato da un grande «Balcone» e da due finestre simmetriche ai lati (Figura 41). Fra la sommità del portone e la base del Balcone correva una cordonata di pietra lavorata in cornice e una scoltura – un sovraporta – dovuto allo scalpello di Giovanni da Lancio, antelamo Comasco, era l’unica decorazione artistica dell’edificio, assai semplice.
La Torre aveva tre solari e una terrazza, serviti da scale di legno, ed era illuminata da quattro finestre.
Le misure perimetrali della cittadella sono date dagli storici e cronisti locali: 100 palmi in quadro e la Torre, in altezza, 120 palmi; queste proporzioni sono ancora sensibilmente conservate, malgrado i rifacimenti, non così l’altezza del palazzo, maggiore di quasi un piano della primitiva.
L’aspetto della Cittadella dalle origini doveva essere prevalentemente gotico, con finestre a ogiva e colonnine. Archeologicamente, il Balcone dei documenti corrisponde a ciò che si chiama una Baltresca, a molteplici aperture e leggermente sporgente dalla facciata. La merlatura correva su tutta la linea superiore della Cittadella e coronava anche la Torre… (PESSAGNO, 1930 – VIII).

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Bibliografia

BERTOLOTTI, D. (1834). Viaggio nella Liguria marittima (Vol. terzo). Torino: dai Tipografi eredi Botta.
CAGNANA, A., CAMPANA, N., CORRIGA, R. e SALARIS, R. (2018, 419-421). Chiavari. Palazzo Ghio in Piazza San Giovanni. Archeologia in Liguria VI. Genova.
DEL SOLDATO, M. (1988). L’evoluzione della piana alluvionale del Rupinaro in epoca protostorica e storica. In Giornata di studio in onore di Nino Lamboglia. Studi Genuensi. Genova: Istituto Internazionale di Studi Liguri.
DELLA TORRE, N. (1840). Guida del viaggiatore alle cave delle Lavagne. Chiavari: Tipografia di V. Bollo.
FRAVEGA, V., GIOMI, F. e SPADEA, G. (2010-2011). Chiavari. Assistenza archeologica e saggi stratigrafici nel Centro Storico. I saggi 1 -3 in via Raggio. In N. CAMPANA e A. G. DEL LUCCHESE (a cura di), Archeologia in Liguria, IV, Nuova serie, 320.
FRAVEGA, V., MANFREDI, A. e SPADEA, G. (2010-2011). Chiavari. Assistenza archeologica e saggi stratigrafici nel Centro Storico. I saggi 4 e 5 in via Ravaschieri. In N. CAMPANA e A. G. DEL LUCCHESE (a cura di), Archeologia in Liguria, IV, Nuova serie, 320.
FRONDONI, A., GIOMI, F. e SPADEA, G. (2008-2009). Palazzo di Giustizia – La Cittadella (Chiavari). In A. DEL LUCCHESE, L. GANBARO e A. GARDINI (a cura di), Archeologia in Liguria, III – Nuova Serie, 255.
GARIBALDI, C. (1853). Della Storia di Chiavari – Compendio. Gennova: Tipografia Como, Piazza San Matteo.
PESSAGNO, G. (1930 – VIII, Giugno). Le quattro età della cittadella di Chiavari. Genova. Rivista Municipale, X (6).
SPADONI, P. (MDCCXCIII – 1793). Lettere Odeporiche sulle montagne ligustiche. Bologna: Nell’Istituto delle Scienze.
TRADITI SPAGNOLI, G. (2021, aprile 15). Tratto il giorno gennaio 20, 2025 da Pleroma antroposofia – La scienza dello spirito di Rudolf Steiner: https://www.pleroma.uno/post/la-loggia-dei-rosa-croce-di-chiavari-parte-3-cristo-alfa-e-omega-dell-evoluzione

4 pensieri su “I portici di Chiavari

  1. Stefania dice:

    Buongiorno, avevo una curiosità su quella cartina di Chiavari
    C’è scritto che è del XVI secolo ma rappresenta la città in quel periodo o nel XII secolo (il XII nel cartiglio in alto)?
    Girando la città mi torna tutto nella sua rappresentazione tranne la parte che riguarda da piazza Verdi al complesso di San Francesco.
    Grazie

    • Marco Del Soldato dice:

      Buongiorno e grazie per la Sua curiosità.
      In realtà il dipinto del ROCCA presenta diverse imprecisioni. Non rappresenta certo Chiavari nel XII secolo, quando l’abitato era poco piu’ grande di quanto rappresentato nella Tav. 4 sul post, arrivando a includere la chiesa di San Giovanni. Diciamo che rappresenta realisticamente (e per le conoscenze dell’epoca di realizzazione) un periodo compreso fra XV e prima metà del XVI secolo. Per altro la rappresentazione è un dipinto e come tale va considerato. Oggi possiamo contare su molti dati archeologici provenienti da scavi anche di salvaguardia eseguiti nel centro di Chiavari dagli anni Ottanta (oltre naturalmente a quelli accurati del Lamboglia e relativi alla necropoli).
      Inoltre, come ha commentato R.G.RIDELLA, ricordando un suo articolo, il ROCCA (autore del dipinto) ignorava che a metà del XVI secolo, nello stemma della Repubblica di Genova non comparivano ancora né i grifoni né la corona ducale (https://www.academia.edu/30428091/A_Cannon_cast_for_the_Republic_of_Genoa_from_a_Dutch_flagship?fbclid=IwY2xjawIi6g9leHRuA2FlbQIxMAABHagJa5LfD5J4kXAkr6kdWXCwfOuqXwYxjuiZnOagqIdU-6RjrxjqFV8aDA_aem_FGPd55xVoFshpESDTQrgBQ).
      Relativamente a Piazza Verdi ed il complesso di San Francesco erano fuori le mura e quindi non rappresentate dal ROCCA. Al contrario ha rappresentato la piazza del Mercato con l’edificio salvato dalle demolizioni per la realizzazione della Cittadella, altra piccola imprecisione.
      Se le rimangono altri dubbi o curiosità mi scriva pure, sarò lieto di risponderLe per quanto posso ed a mia conoscenza.
      Grazie

  2. Stefania dice:

    Grazie molte della risposta, nella mia ignoranza stavo chiedendo troppo al dipinto. Partendo da qui sto ulteriormente approfondendo, si trova del materiale on line e sto capendo meglio.
    Sono interessata agli argomenti storici e finalmente da qui ho trovato lo spunto per conoscere la storia di Chiavari, di cui non mi ero interessata pur vivendoci da anni.
    Grazie ancora.

    • Marco Del Soldato dice:

      Ne sono lieto. Anzi, se mi consente, la iscriverei alla nostra newsletter per essere sempre aggiornata sui nuovi articoli di ArcheominoSapiens…
      Buona Serata!

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