L’oro della Bessa e dei Cani

Copertina

Copertina – Un piccone romano e frammenti di ceramica gallo-romana. Da Archeologia Gallo Cisalpina

L’oro della Bessa e dell’agro Vercellese

Più vicine a noi ed altrettanto famose nell’antichità furono le miniere dell’Agro Vercellese, posto fra Ivrea, Biella e Santià. Era l’…Ictimolorum aurifodinae Vercellensi Agro… di PLINIO il VECCHIO e di STRABONE. Fra queste c’era l’enorme complesso estrattivo della Bessa caratterizzato da grandiose opere di ingegneria idraulica. 
Il complesso minerario, il più ricco ed importante, fu inizialmente sfruttato dai Salassi, popolo celtico della Valle d’Aosta (ALLAIS, 1891; Figura 1 e Figura 2). Pare che ne ottenessero una produzione annua di 300 Kg d’oro.
Poi, dopo la conquista di Appio Claudio Pulcro del 140 BC, subentrarono i Romani nella gestione dello sfruttamento.
L’oro era ricavato dal trattamento di grandi quantità di sabbie moreniche (MICHELETTI, 1976a, 1976b, 1981 e 1985) ed alluvionali che nel caso specifico erano quelle della Dora Baltea, della Sesia e dei loro affluenti. Analogamente avveniva, fino a poche decine d’anni fa, nei fiumi Malone, Orco, etc.(PIPINO, 1975, 1976, 1977a, 1977b, 1978, 1982 e 1983).
Del cantiere, già attivo nel V secolo BC, restano oggi enormi accumuli di massi e alcune strutture, a testimonianza del lavoro di 7000-8000 uomini per un periodo di circa 400 anni. Da PLINIO si ha notizia (Lib. XXXIII, cap. 21) che fu addirittura emanata una legge allo scopo di limitare il numero dei prigionieri addetti alla miniera contenendoli in un massimo di 5000. Secondo alcuni AA. ciò avvenne soprattutto per calmierare la produzione di oro in ragione dei nuovi ingenti arrivi dal Mediterraneo.
Secondo il MICHELETTI (1976) questo deposito di risulta avrebbe ancora un tenore in oro di 0.12-0.55 g/mc.

Agro Vercellese e Ittimuli (popolo, insediamento o minatori)..

La letteratura, a cominciare da PLINIO IL VECCHIO e STRABONE, nonché i riferimenti d’archivio (dal Medioevo) ed archeologici moderni sono estremamente numerosi. Le interpretazioni sul fatto che il termine Ittimuli si riferisca ad un popolo (LIPSIO, 1600, p. 57; DURANDI, 1766, p. 53 e segg.; DE TORRES, 1778, p.XXXIV; DURANDI, 1804, p. 110 e segg.; ANONIMO, 1804, p. 110 e segg.; STRABONE, tradotto da CORAY, 1809, p. 141; CASALIS, 1837, p. 445; TROYA, 1839, p. 570; STEFANI, 1854, pp. 218, 440 e 955; PRIOVNA DI COLLEGNO, 1855, p. 254; TROYA, 1852, p. 570; TROYA, 1855, p. 167; PROMIS, 1869, p. 17-18 e 46; AMATI, 1875, p.157; DE VIT, 1875, p. 40; DE VIT, 1877, p. 40; RUSCONI, 1877, p. 10 e segg.; HENNEBERT, 1878, p. 355; DE VIT, 1881, nota 100; SOTTINI, 1882, nota 6; WALCKENEAR, 1839,p. 168; STRAFFORELLO, 1891, p. 67; SCHIAPARELLI, 1896, p.247 e segg.), ad un insediamento diffuso da protostorico a romano (PLINIO il VECCHIO; ANONIMO, 1868 prima del, p.456; POGGI, 1881, p. 418; Figura 3 e Figura 4), oppure all’indicazione del mestiere, dei minatori che operavano nell’Agro Vercellese e alla Bessa sono varie e contraddittorie. In realtà si rifanno ad un’analisi abbastanza ardita di RUSCONI (1877, p. 12).
Un tentativo di metterci ordine è stato fatto da PIPINO (2014). E come molto spesso accade in letteratura non tutte le pubblicazioni contengono interpretazioni originali. Sovente sono state riprese e tramandate le ipotesi di Autori precedenti, aumentando la confusione.
Tuttavia è un po’ la storia se sia nato prima l’uovo o la gallina… Poco importa se la popolazione ha preso il nome dalla località del primo insediamento (Victimulae) o se l’insediamento ha preso il nome dalla popolazione (Ictimuli). La cosa fondamentale è che sono presenti insediamenti (Salussola, San Secondo), esistono toponimi (un monte ed un castello) e rimangono le testimonianze di un’attività mineraria molto antica (la Bessa, Figura 5), perdurata nel tempo e particolarmente originale, come confermano i resti.

Archeologia della Bessa

I riferimenti dell’archeologia sono molto recenti. La ragione essenziale della perdurata incerta ubicazione della città degli Ictimuli va ricercata nelle contraddizioni dei testi letterari. Il DONNA (1936, p. 78), fra gli altri, la pone presso San Secondo di Salussola nell’agro vercellese.
In realtà già nei primi del Seicento FERRERO ricordava che …vi si vedono molte reliquiead ogni passo, nel corso delle arature, i contadini trovano le fondamenta di molti ingenti antichi edifici, le cui vestigia sono frequenti anche sopra la terra, le quali, come da vecchie narrazioni, sono esattamente vicine alle chiese di S. Secondo e di S. Pietro Levita… (citato da PIPINO, 2014). Altri ritrovamenti di sepolture, tegoloni e ceramiche sono diffusi in un’ampia area, sia in letteratura che nel ricordo della cultura materiale locale.
Le recenti ricerche archeologiche indicano la presenza di sette abitati stagionali ricavati nei cumuli di ciottoli dell’area dell Bessa. …Tutti gli abitati si trovano attorno ad uno spazio rettangolare. Sono stati rinvenuti oggetti di uso quotidiano sia di tradizione locale che importati datati tra gli ultimi decenni del II e la metà del I sec a. C…. (Archeologia Gallia Cisalpina).
I resti delle strutture murarie rappresentano fondi di capanna, recinti, terrazzamenti, piattaforme, sistemazioni di sorgenti e ripari sotto roccia. Associati a questi insediamenti sono le quantità di ceramica romana di età repubblicana e gallica Copertina, Figura 11 e Figura 12).
Precedenti frequentazioni sono attestate da allineamenti di stele antropomorfe fra la Pianura Padana, la Valle d’Aosta ed il Vallese, dalla la presenza di numerosi massi erratici con incisioni a coppelle e dal ritrovamento di nuclei di ossidiana.

Immagine citata nel testo

Figura 10 – Tavola tipologica della ceramica di tradizione locale (da POLETTI ECCLESIA, 1999). Il 4b è riferito alla necropoli di Bannio Anzino.

L’estrazione dell’oro col metodo idraulico

La presenza di oro nativo sottoforma di pagliuzze nelle alluvioni di molti torrenti alpini e della Valle del Po ha da sempre alimentato un’attività più o meno continua nel tempo e nota in letteratura come pesca dell’oro.
All’inizio del secolo scorso …il rendimento medio dei placers dell’Alasca era nel 1908 di L. 35 al mc. e nel 1910 di L. 21 (gr. 10 e gr. 7 d’oro al mc.). La produzione totale di essi raggiunse nel 1911 Kg. 260,000 […] Nel 1849 le alluvioni recenti della California (Shallow placers) rendevano fino a L. 500 al mc. (gr. 166 al mc.), però col metodo idraulico (Figura 6, Figura 7 e Figura 8) si sono lavorati dei materiali molto poveri (L. 25 al mc. di rendimento). Il Rhat assegna il tenore  di gr. 0.8-2.6 per tonnellata alle sabbie aurifere degli Urali, prese nelle loro masse (Rhat Erim, Pariser Weltaust, Bonn, 1879). Al giacimento di Tumbarumba nella Nuova Galles si sono lavati dei fanghi aventi un tenore minimo oscillante tra gr. 0.60 e gr. 1.22 per tonn. […] Per la Siberia abbiamo […]  i  seguenti dati:
– Placer principale di Kotckar (Urali) presso il «Bed-rock» il tenore varia tra un massimo di 10 gr. e un minimo di 1 gr. per mc.
– Placers del bacino di Vitim (F. Lena) si hanno tenori variabili tra gr. 30 e gr. 4 per tonnellata.
– Placers del bacino dell’Amur da gr. 10 a gr. 2 per tonnellata… (ELTER (1918)

Queste erano le valutazioni dei giacimenti auriferi secondari più ricchi e famosi.
Per l’Italia, ELTER (1918) ha calcolato che contando su due piene l’anno, quindi con apporto di nuove sabbie, il Malone e l’Orco sarebbero stati suscettibili di una produzione annua, rispettivamente, di 160-170 g (pari a 480-510 L.) e 30-35 g (90-100 L.) di oro estraibile col metodo dei cercatori locali e cioè col lavaggio delle sabbie mediante tavola scanalata (Figura 13 e Figura 14) e batea (Figura 15), il tipico piatto dei cercatori, nonché gli attrezzi accessori (Figura 16).

I Romani in Valle Anzasca? Alla miniera dei Cani?

Fiumi famosi per la presenza d’oro nelle alluvioni sono l’Orba, la Dora Baltea, il Cervo, il Ticino (Figura 17), l’Adda e il Serio. Lo JERVIS (1881) aveva notato che la presenza di pagliuzze era possibile quando l’inclinazione del letto fluviale era di 1.95-1,10 m di altezza per chilometro di lunghezza. E diveniva eccezionale o caratterizzata da sola presenza di polvere aurifera quando risultava di 1.10-0.25 m di altezza per chilometro di lunghezza.
Oltre al giacimento della Bessa, i Romani si sono dedicati alla ricerca ed alla coltivazione dell’oro e di altri minerali in diverse località alpine o, comunque, poste a nord dell’attuale Piacenza. Fra le Alte Valli è da ricordare la zona di Traversella dove hanno coltivato un giacimento (del tipo polimetallico a dominante ferrifera) di magnetite con associate pirite, solfosali cupriferi, scheelite nonché oro e bismuto nativi. Il giacimento si trova a ridosso del Monte Bertogne, presso il paese. Più incerta è l’attività estrattiva dei Romani in Valle Antrona ed in Valle Anzasca. In particolare l’ipotesi della Valle Anzasca era molto radicata e diffusa già nel secolo scorso. …Gli antichi lavori di coltivazione de’ due descritti filoni (il Mezzeria ed il Cani della miniera Mezzeria-Corbacci) rimontano all’epoca in cui i Romani possedevano la Valle Anzasca… (dal …Processo Verbale di dichiarazione di scoperta e di profiqua coltivazione … di una miniera orifera denominata dei Cani coltivata dalla Società Mazzola nel Comune di Sant.Carlo... del 29 ottobre 1851 (A.S.N, Intendenza Generale, b.125). Il riferimento ai filoni Mazzeria e Cani è ripreso da DEL SOLDATO (1988 e 1989).
In realtà non è stato ancora accertato chi abbia realmente scoperto e coltivato per primo i giacimenti anzaschini. L’ipotesi dell’attività dei Romani, o addirittura dei Saraceni o dei Celti, è solo tradizionale, senza conferma storica inconfutabile.
Purtroppo in questo campo le strumentalizzazioni sono molto diffuse. Ne costituisce esempio quanto è avvenuto ad un Congresso della Società Italiana di Mineralogia e Petrografia. In quella sede sarebbero state messe in vendita …scorie di miniere romane d’oro, rame e ferro… trovate in una miniera nella quale compariva la sigla CC scolpita su un blocco di granito. Quel grafito è stato correlato all’anno dalla fondazione di Roma. Secondo il venditore le scorie provenivano addirittura dalla Valle Quarazza… (ROGGIANI, 1981).

Le necropoli di Bannio Anzino e Vanzone in Valle Anzasca

Queste voci presero corpo forse a seguito della scoperta di una necropoli in località Bannio Anzino, datata all’ultima Età del Ferro. Fu ritrovata dove oggi sorge l’edificio delle scuole elementari. La frequentazione del sito, cui era certo annesso un abitato, è fatta risalire al  I secolo BC – II secolo AC ed è stata messa in relazione alla strada che, attraverso il Passo del Monte Moro (Alpe Mund Mar, nome oggi corretto in Mattmark), collegava l’Ossola con la Valle di Saas nel Vallese, forse già in epoca preromana.
I reperti recuperati e salvati nel 1956 costituivano alcuni corredi con vasellame, oggetti in bronzo (Figura 9) ed alcune monete che, a detta degli studiosi, hanno delineato una predominanza del carattere celtico non disgiunta da influenza anche romana e forse etrusca. Ma già in precedenza erano tornate alla luce altre tombe. Per la precisione 15 nel 1937, i cui corredi furono dispersi a parte qualche pezzo donato al Civico Museo di Novara, 7 nel 1953, delle quali 2 intatte, ed altre 5 tre anni più tardi (PIANA AGOSTINETTI, 1972; BIONDA, 1960).
Fra i materiali erano presenti alcune ollette. in ceramica depurata di tradizione locale. …Il tipo è ben documentato in varie località del novarese, prevalentemente in età augustea. Alcuni recipienti si distinguono per il profilo biconico del corpo (Figura 10, numero 342/B, 4b). Anche per queste ollette si sono registrate dimensioni piuttosto standardizzate. I nove esemplari oleggesi, rinvenuti in otto contesti, tutti femminili, ad esclusione di uno, probabilmente infantile, in base agli elementi d ‘associazione si datano uniformemente all’età augustea, esattamente come si osserva in altri siti del novarese… fra i quali Bannio Anzino (POLETTI ECCLESIA, 1999, p. 309).
Più o meno coevo fu anche il ritrovamento della necropoli di Vanzone, con interi corredi funerari scoperti in scavi del 1874, datati al I sec. AC.

Infine, oltre a questi materiali è da ricordare il ritrovamento, avvenuto nel secolo scorso in prossimità di una delle gallerie più antiche della miniera dei Cani, di una piccola campana di bronzo di epoca sicuramente imperiale.

Vanzone con San Carlo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Bannio Anzino, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Bannio Anzino, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Antronapiana, Antrona Schieranco, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Traversella, città metropolitana di Torino, Italia

Viverone, provincia di Biella, Italia

Borriana, provincia di Biella, Italia

Riserva Naturale della Bessa

Cerrione, provincia di Biella, Italia

Riserva Naturale della Bessa

Mongrando, provincia di Biella, Italia

Riserva Naturale della Bessa

Santhià, provincia di Vercelli, Italia

Agro Vercellese

Biella, provincia di Biella, Italia

Agro Vercellese

Ivrea, città metropolitana di Torino, Italia

Agro Vercellese

Immagine citata nel testo

Note di aggiornamento

2023.03.09

Tipo Regolare delli Tracimenti da Dora Baltea sino al Fiume Sesia per la formazione d’un nuovo Regio Canale, di P.M. BOTTINO, 1783.
La copia è tratta da originale sottoscritto da Giulio, Vismara, Duelli, Bottino, Sassi, Contini.  (AST, Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Ivrea, 2).
La tavola è ripresa da STURANI (s.d.).
Comprende parte della regione che si estende fra il Lago Viverone, Salussola e Santhià.

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STRAFFORELLO, G. (1891). La Patria. Geografia dell’Italia. Provincia di Novara (Vol. V). Torino: Unione tipografico-eidutrice.
STURANI, M. L. (s.d.). la rappresentazione cartografica della Sesia tra età moderna e contemporanea: un primom saggio sulle fonti torinesi. Torino, All’Insegna del Giglio.
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Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

Altri articoli sono:

  1. Oro, storia di una leggenda
  2. Oro: baratto, simbolo, moneta, bene-rifugio, oggetto d’arte
  3. L’oro dei faraoni
  4. Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae
  5. Nicolis DI ROBILANT: relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte” (1786) 
  6. L’oro di Roma
  7. L’oro fra Balcani e Magreb
  8. L’oro della Bessa e dei Cani
  9. Miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683 (di prossima pubblicazione)
  10. Ermenegildo PINI su una miniera di Col Badile (di prossima pubblicazione)
  11. Facino CANE, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda (di prossima pubblicazione)
  12. Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca
  13. Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca
  14. Amalgamazione e distillazione dell’oro in Valle Anzasca
  15. L’oro della Valle Anzasca nel Seicento
  16. Un dissesto ambientale in Valle Anzasca (VCO) nel 1766: paura o gelosia?

ed inoltre:

  1. Oro e mercurio nel Tigullio
  2. La Cava dell’Oro di Monte Parodi (SP): storia mineraria dell’argento ligure
  3. L’oro dei monaci della Val d’Aveto
 

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