Le miniere della Valle Anzasca sotto i Savoia

Copertina

Copertina – Il manifesto di pubblicazione delle Regie Patenti del 6 novembre 1738. È la normativa che regolava l’industria mineraria nel Regno Sardo. Sarà la normativa di riferimento anche per le miniere della Valle Anzasca dopo l’annessione dell’Alto Novarese.

Prologo

I territori dell’Alto Novarese, fino alla sponda destra del Lago Maggiore (Figura 1), passarono nelle mani di Carlo Emanuele III (Figura 2 e Figura 12) a seguito della pace di Aquisgrana del 1748. La cessione da parte di  Maria Teresa d’Austria (Figura 3), non provocò immediate ripercussioni sull’andamento dell’attività mineraria anzaschina. Bisogna ricordare, tuttavia, che il Regno Sardo era da tempo interessato all’industria mineraria a dispetto delle precedenti amministrazioni centrali.
La pace di Aquisgrana aveva posto fine ufficialmente alla guerra di successione austriaca, estesa a quella a sfondo puramente commerciale tra Gran Bretagna e Spagna. E tentò di comporre anche le insorte controversie economiche senza, tuttavia, riuscirvi.

Tutta l’Europa era pervasa da un clima di incertezza e di sfiducia, preludio delle future radicali innovazioni. …La natura delle cose è mutata (…) l’oro è divenuto la misura di tutto (…) lo stato presente delle nazioni d’Europa è che tutto si trova nelle mani di pochi. Bisogna fare che il tutto sia tra le mani di molti… (Gaetano FILANGERI, Figura 4). Gaetano FILANGERI, nei suoi soli 35 anni di vita fu filosofo e giurista; il suo pensiero e la sua opera (Scienza della Legislazione, Figura 5) saranno ispirazione per la Rivoluzione Francese e per la Costituzione Americana (Figura 6).

Regia Camera dei Conti

Essendosi S.S.R.M. degnata con sue Regie Patenti delli 6. corrente Novembre dare un nuovo Regolamento in ordine all’andar in cerca, e fare lo scavamento delle Miniere, con averci comandato di registrare dette Patenti, e di tener mano alla loro esecuzione, con notificarne il contenuto in esse con un nostro Manifesto;
Noi pertanto inseguendo il Regio Comando, notifichiamo ad ognuno, che sia spediente, le determinazioni da S.M. date in tal riguardo, che sono le seguenti.

Primo. Chionque sarà disposto ad intraprendere la ricerca di qualche Miniera, e ritrovandola di farne lo scavamento, dovrà pria di metter mano ad alcun lavoro, notificare al Vassallo investito, anche al Possessore del Fondo, se la medesima si ritroverà in Fondo altrui, tale sua deliberazione, con specificare il posto, in cui intende d’intraprendere l’opera, con tutte le circostanze necessarie, e tutti li lumi, che ha, che in tal posto possa ritrovarsi la Miniera, e di qual qualità di Metallo creda, che possa essere, il tutto con sincerità, e buona fede, sotto pena in caso di riconosciuta frode, od inganno di decadere ad ogni ragione, che gli possa come infra competere sopra di essa, oltre altre a questo Magistrato arbitrarie secondo le circostanze del caso.
2. Una tale notificanza dovrà farsi per mezzo d’un Ricorso a quello stesso Magistrato, sul quale si rescriverà, che sia intimata al Vassallo, ed al Possessore del Fondo, con prefissione a questi del termine di un mese per deliberare se vogliano esser preferti nella ricerca, e nello scavamento.
3. In caso di fatta dichiarazione di voler essi intraprendere la ricerca, e scavamento dell’indicata Miniera, dovranno questi aver la prelazione al Notificante, ed in caso, o di non fatta dichiarazione, che dovrà essere a Noi presentata fra il predetto termine, o dichiarandosi di non volervi attendere, s’intenderanno esclusi da ogni ragione di prelazione, e posti li Notificanti in piena libertà di proceder essi alla ricerca, e scavamento di tale Miniera.
4. Dandosi luogo alla prelazione a favore del Vassallo, o del Possessore del Fondo, oppure rimanendo il Notificante in libertà di cercare, ed escavare, come di sopra è detto, correrà ad essi tutti l’obbligo di metter mano all’opera fra il termine di tre mesi, ed in difetto s’intenderanno decaduti dalla ragione ad essi competente.
5. Ed ove dopo intrapreso il lavoro si venga a desistere da esso per due mesi, s’intenderà in tal caso abbandonata la Miniera, e permesso agli altri, a quali puole appartenere la ragione, ed in difetto anche di questi, a chi che sia altri di subentrare in tale lavoro, salvo che chi già l’avesse intrapreso facesse indilatamente constare avanti di Noi di un giusto impedimento cagionato dalla natura, e qualità dell’istessa cosa, e dell’opera.
6. Per animare poi maggiormente ognuno ad andar in cerca delle Miniere, ha la M.S. determinato, che nei casi di notificazione, e di accettata preferenza dei Vassalli, o dei Possessori dei Fondi, debba questo Magistrato stabilire un premio a favore del Notificante, da regolarsi anche con riflesso alle industrie, e fatiche del medesimo Notificante, con assegnazione d’un tanto per conto degli utili liquidi, che da chi le scaverà saranno per ricavarsi in ogni anno dalla medesima.
7. La prelazione accordata ai Possessori dei Fondi deve intendersi solamente nel caso, che non vi siano Vassalli investiti delle Miniere, od essendovi, non ne curino la preferenza, con obbligo però alli stessi Possessori di fare nel termine di sopra prescritto, dopo loro intimata la notificazione, la loro dichiarazione.
8. Nel restante poi, che non è variato dalle presenti disposizioni, vuole la M.S., che continui ad osservarsi il prescritto dalle Regie Costituzioni al Tit. 6. del Lib. 6., alle quali in quanto fia spediente, ed in quelle parti solamente, che a quanto sovra ponno esser contrariati, ha con dette Patenti derogato.

Mandiamo perciò ad ognuno, a cui spetta, d’esequire, ed osservare quanto è stato dalla M.S. come sovra determinato, ed il presente pubblicarsi a’ luoghi soliti, e che alla Copia stampata dallo Stampatore Regio debbasi prestare l’istessa fede, come al proprio Originale; in cui fede & c. Dat. in Torino li dieciotto Novembre mille settecento trentaotto.
Per detta R. CAMERA
Allamano Sostit. del Sig. Segr. Cottalorda.
In TORINO, per Gio.Battista Valetta Stampatore di S. M., e de’ Regj Magistrati. 1738.

Dal manifesto (Copertina) del 1738 che notifica il Regolamento sulle Miniere del Piemonte. Una copia è conservata presso il Museo Storico dell’Oro Italiano di Predosa (PIPINO, 1989).

Il censimento e la Carta mineraria di Gian Battista SCOTTI (1755)

Il mutato interesse statale nei riguardi dell’industria estrattiva è palesato dalle Regie Patenti del 6 novembre 1738 (Copertina).
L’interesse minerario del Regno Sardo si è quindi indirizzato anche alle nuove annessioni. Soprattutto sembra rivolto verso la Valle Anzasca e le sue miniere d’oro. La dimostrazione ne sarebbe la Carta in Misura di Parte del Territorio di Macugnaga in cui trovansi miniere di oro ed argento & c nella Valle d’Anzasca nell’Ossola superiore Alto Novarese. La misura della sudita Carta è stata terminata li 6 9bre 1755 (Figura 7).
Sono passati solo sette anni dall’annessione dell’Alto Novarese e già viene inviato il cartografo Gian Battista SCOTTI a censire le miniere anzaschine. La Carta era conservata al Distretto Minerario di Torino, ancora negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso.

Sulla planimetria in scala di Trabucchi (scala circa 1:2880) sono stati cartografati, su base topografica assonometrica ed acquarellata come in uso all’epoca, gli impianti di amalgamazione e le tracce degli assi delle gallerie principali e/o presumibilmente attive o, comunque, riconosciute dallo SCOTTI.
Vi sono indicate almeno 23 miniere, fra le quali è stato possibile riconoscere con ampia attendibilità:
– quella del Kint o Guia intestata ai fratelli Giovanni e Cristofer DE PAOLIS (con tutti e tre i filoni ivi coltivati)
– i lavori presso l’Alpe Quarazzola di Sopra (dov’era installato anche un mulinetto),
– il filone del Quarzo presso la località Larice Secco,
– forse i lavori della Valletta Vittini,
– la miniera della Caccia e quella del Sasso Nero,
– le gallerie Opaco e dell’Alpetto,
– la miniera del Morghen (in corrispondenza del filone Fontana),
– le miniere Speranza, Cavone, Minerone o Mineralone, Scarpia, Cavetta, Valle della Vena,
– quelle della Val Rossa e del vallone sopra la Piana dell’Oro,
– e dubitativamente la miniera dell’Acquavite.
Lo stile e la minuzia della rappresentazione consentono di rapportare la Carta (dimensioni circa 1 x 2 m) alla produzione topografico-catastale dell’Ufficio degli Ingegneri Topografi istituito nel 1738 e preposto al rilevamento, soprattutto catastale, dei territori del Regno. E, dopo l’annessione dell’Alto Novarese, preposta alla conoscenza dei nuovi territori ed alla rilevazione dei boschi (accatastati per ogni contrada) e delle miniere.

Immagine citata nel testo

Figura 8 – Particolare della Carta dei giacimenti auriferi della Valle Anzasca (Marco Del Soldato). Base topografica Carta Nazionale della Svizzera a scala 1:25.000. Foglio 1349 Monte Moro.
Le miniere censite da Gia Battista SCOTTO sono, nell’ordine: 

14 – miniera Kint o Guia intestata ai fratelli Giovanni e Cristofer De Paolis (con tutti e tre i filoni ivi coltivati)
3 – lavori presso l’Alpe Quarazzola di Sopra (dov’era installato anche un mulinetto),
53 – il filone del Quarzo presso la località Larice Secco,
54 – forse i lavori della Valletta Vittini,
49 – la miniera della Caccia
11 – la miniera del Sasso Nero,
35 – la gallerie Opaco
36 – la galleria dell’Alpetto,
30 – la miniera del Morghen (in corrispondenza del filone Fontana),
25 e 26 – le miniere Speranza,
27 – miniera Cavone,
28 – Minerone o Mineralone,
31 – miniera Scarpia,
58 – Cavetta,
59 – Valle della Vena,
33 – miniera della Val Rossa e del
39 – vallone sopra la Piana dell’Oro,
22 – dubitativamente la miniera dell’Acquavite.

L’interesse dei Savoia alla conoscenza del territorio: il Catasto Generale (1722)

Il Catasto Generale entrò in vigore nel 1731, ma già nel settembre del 1722 era stato predisposto un primo estimo del territorio a seguito del censimento voluto da Carlo VI d’Asburgo (Figura 11).
Figlio di Leopoldo I, divenne re di Spagna nel 1703 come Carlo III. Nel 1711, alla morte del fratello Giuseppe I, conquistò l’impero come Carlo III re d’Ungheria. Quindi subentrò alla Spagna nei possedimenti fiamminghi ed in quelli italiani di Milano e Napoli dove fu Carlo VI. È soprattutto noto per la prammatica sanzione del 1713, provvedimento col quale, in assenza di eredi maschi, aprì la strada della successione imperiale alla figlia Maria Teresa (Figura 3).
Nell’occasione di predisporre il primo Catasto …il sovrintendente capitano barone d’Anghilar chiamò a Vogogna i sindaci, i consoli ed alcuni massari di tutti i comuni e volle che gli specificassero la quantità e qualità del terreno coltivato, la nota della popolazione e l’elenco di tutte le rendite.
I terreni di Macugnaga risultarono tutti lavorati dai proprietari. Si semina ogni anno segale e se ne raccoglie un anno con l’altro, purchè non vengano tempeste o altre disgrazie dal cielo. Gli altri prodotti del suolo sono canapa e fieno. Il prato se è irrigato darà un fascio e mezzo di fieno per pertica, se asciutto darà un fascio per pertica. Il terreno aratorio o sia zappatorio darà stare tre di segale per pertica compresa la semenza d’uno staro di formento per pertica (…) Non vi sono nè viti nè alberi di castagne… (BIANCHETTI, 1987. Op. cit.).

L’interesse dei Savoia alla conoscenza dei giacimenti della Valle Anzasca di Gio:Batta CASASOPRA (1762)

Da quel momento le spedizioni nei nuovi territori, finalizzate alla valutazione delle loro potenzialità, si susseguirono nel tempo: il primo a ricevere tale incarico dal Governo piemontese fu l’ingegner Gio.Batta CASASOPRA, la cui relazione del 14 ottobre 1762 fornisce interessanti ragguagli circa la dimensione dell’industria in Valle Anzasca. Il CASASOPRA descrive i maggiori centri minerari della valle: le miniere dei Cani, ribadite come le più’ antiche, e quelle di Pestarena, che l’Autore identifica come di Macugnaga. Oltre a ciò fornisce anche indicazioni su alcune fasi di lavorazione. Di queste, la più importante è la conferma che nelle miniere dei Cani, all’epoca di pertinenza di Felice BERTA, veniva praticata la coppellazione grazie alla quale era recuperato l’oro, ma anche l’argento ed il rame, quest’ultimo ridotto in rosette. È probabile che per tale scopo fosse stato installato il maglio di cui si ha traccia nelle note dell’ALBASINI (Archivio Privato Saverio ALBASINI, Losanna).
…La ragione, e proprietà di tutte queste Miniere della Valle Anzasca appartengono a Signori Conti Borromei di Milano Feudatari di tutta questa valle… (CASASOPRA, 1762). All’inizio i BORROMEO concedevano le miniere ai relativi scopritori, ma dal 1755 circa è stato ritenuto piu redditizio appaltarle ad un solo 
impresario. Cosi per i primi sei anni sono state pattuite …lire ondicimila moneta di Milano per cadaun anno al Sig. Giacomo Governore di Vanzone con altri compagni. Nel scaduto anno 1761, sono state affittate in lire quattordecimila moneta sud.a per cadun’anno al medesimo Sig. Giacomo Governore, e Giacomo Rabaglietto pure di Vanzone compagni per un Triennio, che va a terminare col finire del venturo 1763… (CASASOPRA, 1762).  E chi era già stato in precedenza investito di concessione dai BORROMEO poteva continuare pagando il pattuito che sarebbe stato scontato dagli affitti della società GOVERNORE-RABAGLIETTI.
Fatti alcuni calcoli, il CASASOPRA riteneva che poiché la gestione delle miniere non seguiva proprio le regole della buona arte mineraria l’utile dei vari operatori ne risentiva pesantemente. In definitiva l’unico guadagno sicuro era il canone ricevuto dal feudatario. Ma la situazione della Valle Anzasca non era molto distante da quella generale del Regno (Figura 9).

La Carte Topographique-mineralogique des Etats du Roi  Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANT (1784-1785)

Molto più generali e schematici sono i riferimenti rappresentati sulla Carte Topographique-mineralogique des Etats du Roi del Di Robilant (Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte topografiche per A e B, Piemonte n. 22; 1784-1785; Figura 10), allegato fuori testo all’Essai géographique suivi d’une topographie souterraine, minéralogique et d’une docimasie des Etats de S.M. en terre ferme (DI ROBILANT, 1786). 
La tavola individua quattro macro zone minerarie-mineralizzate della Valle. Tenendo in considerazione l’incertezza derivante dalla grafica e dalla scala adottata dall’Autore, è stato comunque possibile identificare i complessi estrattivi del CarcoforoCol Badile, di Pestarena e dei Cani, oltre ad un’area posta a monte della frazione Pecetto di Macugnaga, dove sono tradizionalmente poste le non meglio individuate miniere Koskind ed Alpe Sonoberg. Quest’ultima potrebbe essere quella che in un documento d’archivio è ricordata come un tentativo di coltivazione o un assaggio operato dal notaio DE AUGUSTINIS di Macugnaga.

La dimensione economica dell’industria mineraria di Valle Anzasca della seconda metà del Settecento

La dimensione dell’industria mineraria legata all’oro della Valle Anzasca emerge indirettamente dalla rappresentazione dello SCOTTI (Figura 7). Ma sono, soprattutto, alcune voci di bilancio che compaiono nelle Note contabili della Compagnia delle Miniere di Macugnaga a fornirne la dimensione economica reale, seppure riferita solo ad alcuni cantieri Figura 13 e Figura 14).
Si tratta di documenti contabili conservati presse l’Archivio Privato Saverio ALBASINI di Losanna. In particolare sono annotazioni dei debiti prodotti da diversi associati per acquisto/consumo di materiali da miniera (lavoranti, trasporto, consumo di ferramenta, polvere, olio, azale, solferini, bambase, vino, chiodi, ricambi vari, attrezzi ed utensili etc.), per l’attività metallurgica (mercurio, noleggio o consumo dei molini, legna, carbone, etc.), diritto di signoraggio, granaglie (pagamenti in natura) e crediti per l’oro prodotto. 
Nei documenti sono più volte nominate le miniere del Cavetto (attiva fra il 1768 e il 1770), del Cavone (attiva nel medesimo periodo), della Trappola (attiva il 1762 e nel periodo 1768-1771) di Lavanchetto (Figura 15 e Figura 16; attiva nel 1769 e che qui non è stata chiamata Velleri come in uso all’epoca), del Fornale (attiva lo stesso anno) e quella del Bosco (attiva nel 1762). Altresì erano in funzione, di servizio a queste miniere, gli stabilimenti per l’amalgamazione del Morghen, di Stabioli di Sopra e di Sotto e della Trappola. Per quanto concerne Stabioli bisogna ricordare che alla frazione erano pagate 8 lire a titolo di indennizzo per i danni arrecati ai boschi e per la presenza di forno e molini.

In questo articolo sono citati e riprodotti alcuni documenti inediti dell’Archivio Privato Saverio ALBASINI di Losanna.
Ringrazio qui l’Ing. Saverio ALBASINI che, nei lontani anni Ottanta del secolo scorso, mi diede la possibilità di studiare e pubblicare i documenti di famiglia inerenti all’attività nelle miniere d’oro della Valle Anzasca.
Un ricordo particolare va al comune amico Alessandro ZANNI che fece da tramite per questa possibilità.

Morghen, Ceppo Morelli, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Prequartera, Ceppo Morelli, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Antronapiana, Antrona Schieranco, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Vogogna, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Bannio Anzino, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Pestarena, Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Vanzone, Vanzone con San Carlo, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Bibliografia

BIANCHETTI, E. (1878). L’Ossola Inferiore. Notizie storiche e documenti. Torino: Ed. Bocca.
DE SAUSSURE, H. (1796). Voyage dans les Alpes (Ristampa a cura della Fondazione Arch. E. Monti di Anzola d’Ossola ed.). Neuchâtel, Svizzera.
DI ROBBILANT, S. B. (1786). Essai géographique suivi d’une topographie souterraine, minéralogique et d’une docimasie des Etats de S.M. en terre ferme (Vol. tomo I, parte I). Torino, Brioli.
DI ROBILANT, S. B. (1790). De l’utilité et de l’importance des voyages et des curses. Sull’utilità e l’importanza dei viaggi e delle spedizioni. Esperienze di esplorazioni e ricerche di Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANT. L’Artistica Editrice ed.. (V. MARCHIS e M. GATTULLO, A cura di, 2012) Savigliano (CN): Consiglio Regionale del Piemonte.

FRIGERIO, P., & PISONI, P. (1982). Masnadori di grano e di oro. Li molini & edifici d’acque d’Ossola. Mergozzo, VCO, Gruppo Archeologico Antiquarium.
JORIO, P., e BURZIO, G. (1986). Gli altri mestieri delle valli alpine occidentali. Coll. Quaderni di cultura alpina.
MICHELETTI, T. (1973, febbraio). Notizie sulla tecnica ed economia delle miniere piemontesi nel Settecento. L’Industria Mineraria, XXIV.
MICHELETTI, T. (1976, ottobre). La più grande miniera d’oro dell’antichità preromana. L’Industria Mineraria, a.XXVII, ottobre. Roma, 1976., XXVII.
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MICHELETTI, T. (1976). L’immensa miniera d’oro dei Salassi. Urbania, Stab. Tip. Bramante.

MICHELETTI, T. (1981). Picconi contro elefanti. Urbania, Stab. tipolito. Bramante.
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MICHELETTI, T. (1989.). Il Cavalier di Robilant. Boll. Ass. Miner. Subalpina, XXVI,(1).
PIPINO, G. (1989). Ricerca mineraria e ricerca storico-bibliografica. Boll. Ass. Min. Subalpina, XXVI (1), 77-91.

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

Questo articolo fa parte di una serie di scritti, presenti sul sito, relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale.
Riferimento particolare di questo lavoro è ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

L’oro: storia e leggenda

L’oro della Valle Anzasca

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