Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (seconda parte)

Copertina

Copertina – Ammalato, e dopo aver nominato suo erede il pronipote conte Giovanni Filiberto, il conte Federico VI Borromeo Arese morì il 19 settembre 1779. Ma la sua irrequietezza si manifestò anche dopo la morte. Così dopo la soppressione napoleonica del convento dei cappuccini, dov’era stato sepolto, la salma fu traslata nella chiesa parrocchiale dell’isola Bella. Ci volle questa nuova originalità per consentirgli di risiedere nel luogo tanto ambito, ma ostacolato dal nipote Renato III  (Cerri e Zanni, 2001).

Informativa

I documenti illustrati di seguito sono conservati in parte presso l’Archivio Privato Sanerio Albasini di Losanna ed in parte presso l’Archivio di Stato di Novara, Prefettura Dipartimento dell’Agogna busta 578.
L’Istituto Pubblico conservatore della documentazione, riprodotta in modo parziale o totale, è l’Archivio di Stato di Novara come da Autorizzazione alla pubblicazione di immagini relative al Fondo Prefettura Dipartimento dell’Agogna busta 578, rilasciata dal Ministero della cultura – ARCHIVIO DI STATO DI NOVARA con sua nota prot. 0001279 Class. 28.10.13/1.15, del 01.09.2023. 
Analogamente, l’archivio privato di Saverio Albasini di Losanna aveva concesso a suo tempo l’autorizzazione alla pubblicazione dei suoi documenti.
È fatto espresso divieto di ulteriore utilizzo delle riproduzioni.

Altro, contemporaneo subaffitto il 4 febbraio 1767

Il medesimo 4 febbraio 1767, Bartolomeo TESTONE ed i soci FERRIS-DE PAOLIS subaffittarono, anche l’altra metà delle miniere Cavone del Solivo (32 o 27 di Figura 11) e Velleri (Lavanchetto, 41 e 97 di Figura 4) oltre a quelle della Trappola (16 di Figura 4), del Fornale (47 e 48 di Figura 4) e delle Gurve o Gulve a… Franchesco Ant.o Gorino Chitola, fq.m Gio. Carlo Franc.o Gorino per se, e per suo fratello Sig.r Giuseppe Gorino sii tacitamente emancipati di Giò Batta publichi mercanti, Stefano Albasino per se e per suo fratello S.r Giuseppe Albasino assente… (Archivio di Stato di Novara, Prefettura dell’Agogna, busta 578, Atto: 1767. 4 Feb.ij – Sublocatio facta per DD. Capitaneus Barthleus Testonus – Figura 1.1, Figura 1.2, Figura 1.3, Figura 1.4, Figura 1.5, Figura 1.6, Figura 1.7 e Figura 1.8).
Giuseppe ALBASINI si trovava, infatti, ad Intra per curare alcuni affari che aveva in società col fratello, presente invece in Valle, e col quale conservava stretti rapporti epistolari. La sede commerciale di Intra sarà lungamente mantenuta dagli ALBASINI (Archivio Privato Saverio ALBASINI, Losanna; Intra li 14 Agosto 1834; Figura 2). Una conferma particolarmente interessante dei rapporti di affari degli ALBASINI compare nel passaggio finale di una lettera del 19 gennaio 1768 (Archivio Privato Saverio ALBASINI, Losanna, Intra 19 G.o 1768Figura 3) dove viene esplicitamente detto a Stefano di farsi dare la chiave della cassetta del Carmine e di prendere 60 lire da usare per le miniere o per quello di cui avesse avuto necessità. Questo conferma implicitamente come la situazione in Valle fosse poco agiata anche per i più abbienti.
Anche i fratelli GORINI erano, quindi, pubblici mercanti. È l’attestazione di come, a principiare da questo secolo (ma forse anche in precedenza), gli imprenditori minerari locali fossero generalmente dei faccendieri. Ma soprattutto avessero intuito come la fortuna dei giacimenti anzaschini, salvo rari casi, risiedeva più nel fascino e nel richiamo insito dell’oro che non nella quantità che se ne poteva ricavare. E saranno sempre più frequenti le fortune accumulate da questi imprenditori che sfruttavano la buona fede o la necessità dei loro sub-affittuari, gli unici a lavorare realmente nelle miniere, offrendogli contratti capestro, prestiti e commerci blindati (Archivio di Stato di Novara, Prefettura dell’Agogna, busta 578, 1767. 4 Feb.ij – Sublocatio facta per DD. Capitaneus Barthleus Testonus, Ant.us de Ferris noie etia de quo intus favore DD. Francisci Ant.ij dict Chitola, altenius Fran.ci et Iosephi, et Stephani de Albasini Figura 1.4).

Archivio di Stato di Novara, Prefettura dell’Agogna, busta 578

1767. 4 Feb.ij – Sublocatio facta per DD. Capitaneus Barthleus Testonus, Ant.us de Ferris noie etia de quo intus favore DD. Francisci Ant.ij dict Chitola, altenius  Fran.ci et Iosephi, et Stephani de Albasinis […]
In nomine domini anno ab ejusdem N.ate mill.mo septingent.mo sexagesimo septimo, Indict.ne decima quinta, die Mercurii quarta mensis Februarii. Extendit italico idiomate ad majorem intelligentiam inst.rum Contratientium etc..
Il Capitano S.r Bartleo Testone fq.m altro S.r Bartleo di Bannio Valle Anzasca quivi presente etc. ed’in questa parte come spezialmente investito dall’Ecc.mo S.r conte d.n Federico Borromeo Grande di Spagna, e cavagliere dell’insigne Ordine dell’Aquila Bianca di S. M. il Re di Polonia, e conte etc. o sii dal S.r Massimo Soresina in qualità di Procuratore della stessa S. Ecc.za, della ragione, e facoltà di escavare tutti e qualsiasi Metalli nella Valle Anzasca di rag.ne del pred.to Ecc.mo S.r Conte, e tanto scoperti, quanto a scoprirsi dalle calende del Mese di Genajo dell’anno 1764. sino al compimento d’anni nove all’ora prossimi futuri (Figura 1.1), e di triennio in triennio mediante l’annuo fitto, e pagamento di Zechini effettivi di Firenze di giusto peso n.° ottocento ripartitamente però a pagarsi dal pred.to S.r Capitano Testone di semestre in semestre ogni anno anticipatamente, e con facoltà ancora al d.o S.r Cap.no Testone Condutore di subaffittare etc. e come meglio, e più difusamente si lege nel Istromento di Locaz.ne, o sii d’investitura rogato dal G. C. Causidico e Not.o S.r Pietro Francesco Raguzio di Frontano nell’Isola Madre Lago Maggiore a di 8. del mese di decembre dell’anno 1763., al quale etc, ed.
Il S.r Antonio de Ferris fq.m Giò del luogo d’Alagna Valsesia parimente quivi presente etc., ed anche a nome, ed in vece del S.r Giò de Paulis fq.m altro del luogo d’Alagna accettati dal preff.to S.r Cap.no Bartlo Testone e per questo triennio, che ha avuto principio il primo dello scorso mese di Genajo dell’anno corrente 1767. (Figura 1.2) e che averà fine nel cadere dell’anno 1769. per la metà della di sopra enunziata Investitura con quelli onori, e pesi in essa espressi, e sotto a quelli patti contenuti in scrittura di bona fede dell’anno ultimo scorso 1766. 14. Maggio che presentemente resta appresso di me Not.o inf.to, alla quale etc., ed il d.o S.r Antonio de Ferris per il d.o S.r Giò de Paulis ha promesso etc. di Rato etc. Obbligando etc. Rinunziando etc., pi all’eccezione d’aver promesso il fatto d’altri, e d’aver fatto ogni possibile etc. perchè sà etc., niente di meno etc., certificato etc. Volontariamente etc. ed in ogni altro miglior modo etc.
Hanno subaffittato, come subaffittano a migliorare, e non peggiorare etc. per anni tre solamente, che hanno avuto principio nelle calende del mese scorso di Genaro, e che averanno fine il giorno ultimo di Decembre dell’anno avvenire 1769. avendo però susistenza (Figura 1.3) il citato Ist.o d’Investitura, ne altrimenti.
Alli Sig.ri Francesco Ant.o Gorino d.o Chitola fq.m Giò. Carlo, Franc.o Gorino per se, e per suo fratello Sig.r Giuseppe Gorino f.ii tacitamente emancipati di Giò Batta pubblichi mercanti, Stefano Albasino per se, e per suo Fratello S.r Giuseppe Albasino assente fq.m Giò, tutti tre quivi presenti del luogo di Vanzone Valle Anzasca, che solidalmente, di modo che solidalmente etc. accettano per se stessi, e per d.i due S.ri Fratelli Gorino, ed Albasino assenti, e loro Eredi etc..
Nomi.te la rag.ne di lavorare, e far lavorare l’inf.te cave, o siino Miniere, che sono
1 La mettà del Cavone del Solivo,
2 La mettà della cava delli Velleri, o sii Lavanchetto
3 L’intiera cava della Trapola con un filetto annesso alla med.ma vicino alla Val Moriana (Figura 1.4)
4 L’intiera Cava del Fornale
5 L’intiera Cava delle Gulve di dentro, le quali cave, o siino Miniere sono sit. in questa Valle Anzasca
Con questi patti, e condiz.ni, che durante d.o triennale subaffitto incominciato, e da terminarsi come sopra tutto l’Oro, e Metalli ricavati, e da ricavarsi dalle sovra espresse metà di Cave, e d.e intiere Cave, e Filetto come sopra debba, e debbano essere, e sia proprio, e proprii delli d.i S.ri Subaffittuarii Gorini, ed’Albasini e dei loro Eredi mediante il pagamento di cinquanta cinque Zechini Giliati di Firenze effettivi di giusto peso anticipatamente, come si dirà, ogni anno durante la presente Investitura alli pred.i S.ri Locatari, o a loro Eredi, o a chi etc. cioè Zechini giliati di giusto peso n.° venti sette, e mezzo anticipatamente di semestre in semestre, e per rispetto dell’anno corrente 1767. il primo pagamento si farà (Figura 1.5) nel prossimo mese di Marzo, ed il secondo pagamento nelle calende di Giugno, e negli altri due anni prossimi futuri si pagheranno d.ti annui Zechini n.° cinquanta cinque del d.o stampo, e peso ripartitamente, ed anticipatamente cioè venti sette, e mezzo nel principio di Genajo, e gli altri n.° venti sette, e mezzo nel principio di Giugno dell’anno prossimo futuro 1768., e così suseguentemente, ed anticipatamente nell’anno 1769., come li d.i S.ri Francesco Ant.o Gorino, Francesco Gorino, e Stefano Albasino solidalmente, di modo che solidalmente etc. hanno promesso, e promettono, obligando se stessi, e loro Eredi, e beni presenti, e futuri etc. di dare, e pagare tutto quanto, e nel modo, e forma come s.a alli preff.ti S.r Cap.no Bart.lo Testone, S.r Antonio de Ferris presenti, che accettano per se stessi, e per il d.o S.r Giò de Paulis, e loro Eredi, e perchi, e quelli, etc. tolta di mezzo qualunque eccezione, e cavillazione tanto di (Figura 1.6) rag.ne quanto di fatto etc. sotto reff.ne etc. perche cosi etc..
Pi li d.i S.ri Subaffittuarii promettono sotto obligaz.ne pred.a d’inviare, e far inviare tutto l’Oro ricavato, e che ricaveranno dalle sovrad.e Cave, Filetto e porzioni d’esse alla Regia Zecca di S.S.R.M. in Torino con riportarne la debita ricevuta sotto la reff.ne etc. e perche così etc… (Figura 1.7).
(seguono alcune formule correnti – Figura 1.8)

Archivio Privato Saverio Albasini, Losanna. Intra, 14 agosto 1834

Vanzone Sig.r Stefano Albasini                                                                                                       Intra li 14 Agosto 1834

Essendo noi incombenzati dalla Figlia del Sig.r giò Batta Zanetti, maritata Hildlin in Lucerna di far stimare mobiglia, e fondi in Vanzone di proprietà sua per aver somministrato 12 Luigi francia al defunto suo Sig.r Zio giò Zanetti, annualmente, e lasciatolo usufruttuario vita durante di tutta la sostanza conforme testamento del suo Padre morto a Lucerna, vorressimo pregarvi di compiacervi a far fare detta stima con esattezza in carta bollata da esperti periti vidimata per farcela avere qui colla nota de’ vostri incomodi, e spese occorrenti per tosto rimborsarvene. In attesa d’essere favoriti vi salutiamo di cuore con tutta la famiglia
Permani Vanzina

Che giorno è morto, e quale malattia ha fatta.
Il suo fratello morto a Lucerna lo lasciò usufruttuario colla suddetta pensione; pare quindi che giò Zanetti non abbia più avuto diritto sulla sostanza, che certamente non può rendere 12 Luigi f.cia all’anno e nessun testamento può esser valido a carico della sostanza confermata dal suo fratello.
1834 a 14 Ag.o Intra – Vanzina Germani
Al Sig.r Stefano Albasini Vanzone… (Figura 2).

Archivio Privato Saverio Albasini, Losanna. Intra, 19 gennaio 1768

…Vanz.e Aff.o Fratello                                                                                                                                  Intra 19 G.o 1768
[…] cara v.ra de’ 15 corr.e in cui risposta servavi che il v.ro parere s’uniforma al v.ro riguardo al noto credito di Borgone, onde potete dire al S.r Molgatino l’occorrente del v.ro sentimento. La mustola che fù assegnata a Carlo Zanetta è posta £ 3.5. al Braccia: senza numero, nè costo. I che sinora non nè per anche comparso, arrivata serviremo l’amico.
E già da qualche giorni, che avemmo imparcato Nº 84 p.e Spagna in mandarvele, aciò posiate, con esse pagare il S.r Testone, giacche non ciè mai capitato occasione di persona etc..
Vi trasmetto le Lettere che mi sono pervenute d’Argentino. Le quale, e tutte quelle, che passano per le mie mano Le notto nel fogliazzo, che vi serva, a fin non vengano notate due volte. Qui i Zecchini di R. valono lib. 12  1/2 i giliati .17.2.6. a 9. etc.. Fatevi dar, dal Curad.re Justo la chiave della Cassa del Carmine, e Levate fuori quel denaro S V. £.60, e servitevene per le miniere, o come v’abbisognano, che certamente ne sarete scarsi. La pigrizia mi toglie la volontà di scrivervi davantaggio solo vi saluto, con tutti.

Al Sig. Steff.o Albasino – Vanzone… (Figura 3)

Immagine citata nel testo

Figura 4 – Stralcio della Carta dei Giacimenti auriferi della Valle Anzasca (MDS). Sono indicati i filoni e le miniere del Gruppo Pestarena (a destra) e Valle Quarazza (in basso al centro). La Carta è stata redatta negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso su base topografica della Carta Nazionale della Svizzera a scala 1:25.000. Foglio 1349 Monte Moro.

Contratti coerenti e curiosità connesse

Il contratto stipulato dal notaio Joseph M. FERRONUS ebbe validità triennale (1767-1769). L’affitto annuo fu fissato in 55 Zecchini Gigliati di Firenze (Figura 6) da corrispondersi in rate semestrali. L’intesa fu regolamentata e vincolata in maniera del tutto analoga alla precedente anche con l’impegno che tutto l’oro prodotto fosse inviato alla Regia Zecca di Torino. Ciò ne avrebbe dimostrato la vendita mediante le relative ricevute (Rescritti). Ma dov’era la convenienza economica per i soci TESTONE-DE PAOLIS?
Allo scadere del triennio, o immediatamente prima, i fratelli GORINI ed ALBASINI affittarono, con una scrittura privata, parte della Miniera Trappola (16 di Figura 4) allo stesso GORINI CHITOLA (Figura 5). Questo ha per lo meno del curioso essendo il beneficiario dell’affitto già affittuario in base al precedente contratto stipulato col TESTONE… (Figura 1.4).
L’altra parte della stessa miniera era già stata concessa ad Antonio CASALE e Gio. CALPINO che avrebbero lavorato per il GORINI CHITOLA anche nella parte concessagli.

Archivio privato Saverio Albasini, Losanna. Lettera del 21 (manca)1769

Vanzone addi 21 del 1769

Accordiamo noi sottoscritti il restante della Cava della Tarapola, che per l’altra parte resta di già accordata alli Ant.o Casale, e Gio. Calpino q.m Bartol.o delli Ronchi, Cioè dall’ultima cantonata del fusinetto verso Pestarena per le usi due Terzi di porzione di detta Cava al Sig. Francesc’Ant.o Gorino Chitola per tutto il corrente anno, con obligo al detto Sig.r Gorino Chitola di consegnare a noi tutto il ricavo d’oro, che fara in detta cava per il prezzo di £ 90 diconsi lire novanta Imp.li al comun corso per cadun onza di Zaccha di Torino, oro rosso ben cotto, obbligandosi detto Sig. Gorino Chitola di tenere la cava ben regolata, e noi di pagarli da volta in volta l’oro che ci verà consegnato, e che ci deve consegnare come sopra al prezzo sudetto. E usando li sud.i Casale, o Calpini di Travagliare, o far travagliare in detta Cava nella parte accordatali, possa il sudetto S.r Gorino Chitola travagliare, e far travagliare, con le condizioni sudette, e per fede etc.
Fratelli Gorini, ed Albasini… (Figura 5).

Un’impresa fallimentare?

Facciamo due conti. Quattordici once di oro rosso, al valore medio nel 1770 di 102 lire/oncia (valutato sulla base dei documenti conservati nell’Archivio Privato S. Albasini di Losanna), erano circa1428 lire. A queste si devono aggiungere i 55 Zecchini fiorentini, al cambio di 17.5 lire ciascuno, per un totale di altre 962 lire.
Il ricavo d’impresa sarebbe stato di circa 2390 lire a fronte delle 4600 lire annue dell’affitto ai BORROMEO. Quindi con una rimessa di 2209 lire annue.
Bisogna supporre che queste non fossero che una parte, e neppure rilevante, delle miniere gestibili da TESTONE e soci perché, altrimenti, l’impresa sarebbe stata fortemente antieconomica. 
L’ipotesi trova riscontro in alcune note di spesa del periodo 1762-1765 dell’impresa mineraria nella quale aveva una partecipazione l’ALBASINI. Ma anche nell’EBEL (citato da BIANCHETTI, 1987) che, seppure non indichi la fonte delle sue informazioni, sostiene che ...le cave di ragione del Capitano Testoni erano le seguenti: cava intera del Minerone (28 di Figura 4) con i suoi fili sopra il ponte del Morgano (24, 30 e 79 di Figura 4); il cavetto del Pozzone ossia Rodone (20 di Figura 4) vicino all’Anza, cava della Piana dell’oro dentro il Crotto (39 e 61? di Figura 4); metà della cava della Caccia (19, 49 e 76 di Figura 4); metà della cava di Quarazola (3 e 52 di Figura 4); metà della cava della Croce (5? di Figura 4) nella valle di Quarazza; metà della cava del Fornasone (47? e 48? di Figura 4); un filo sopra la cappella di Giuseppe Antonio Lanti; metà di una cava nelle rovine di Stabioli (62 e 76 di Figura 4). Le cave di ragione di Antonio Ferro (il Ferris precedentemente ricordato) e Giovanni de Paulis erano le seguenti: l’intera cava della Scarpia (31 di Figura 4); l’intera cava chiamata dei Tedeschi sotto la Piana dell’oro (39 di Figura 4); l’intera cava detta la Val Rossa (33 di Figura 4); l’intera cava del Pozzone (20 di Figura 4); l’intera cava delle Fontane de Pedri; metà d’una cava detta del Garzone; metà della cava della Caccia (19, 49 e 76 di Figura 4); l’intera cava del Bosco Nero di Fornali (16?, 17, 47, 48 e 55 di Figura 4); metà della cava della Croce; cava sopra l’Alpe della Marona (78? di Figura 4) e ai Mulini di Quarazza, di rimpetto; il cavino della Guardia; un quarto della cava del Brusone in Quarazza, la cava detta del Bosco verso Ovago (35 di Figura 4) nel quartiere di Pestarena; altra cava alla cima delle Cave del Pozzone ossia Rodone (20 di Figura 4).

Entra in scena Federico BORROMEO

Nel 1769 il feudo anzaschino giunge in eredità all’eccentrico e scialacquatore Federico IV BORROMEO, uomo portato più agli svaghi mondani che non all’amministrazione del capitale familiare. Questi, trovandosi, come suo solito, a corto di quattrini accusò i valligiani di contrabbandare l’oro per non versargli i tributi. Il diritto acquisito nel lontano 1481 era ancora in vigore, mantenuto, seppure ridimensionato, con la promulgazione delle Costituzioni del Governo Sardo (1770). In virtù di queste fu assegnata alla nobile famiglia la decima sull’argento e sull’oro prodotto dalle coltivazioni.
Allo scopo di recuperare un pò di denaro il Conte organizzò una spedizione in Valle, diretta soprattutto contro il TESTONE ed il CADORNA, indicati come i maggiori evasori.
Così scriveva il 22 settembre da Bannio il  conte Federico: …Nel mio soggiorno che feci in Milano lo scorso inverno, m’accorsi, che certo Domenico Cadorna subaffittuario delle mie miniere nella Valleanzasca trafugava parte dell’oro delle medesime devoluto soltanto alla Regia Zecca di Sua Maestà, ed infatti mi riuscì d’averne nelle mani colà già dal medesimo Cadorna contrattato circa oncie quindici, quale immediatamente fu dame spedito a Torino, e ne ebbi dalla riferita Regia Zecca il contante… (CERRI e ZANNI, 2001., nota 23, p. 340).

L’incursione di Federico BORROMEO in Valle Anzasca

La tradizione ricorda che appena fu riscontrata la presenza in valle del corteo che accompagnava il conte, tutti gli abitanti abbandonarono i paesi e si ritirarono sugli alpeggi. Così il feudatario avrebbe trovato completamente vuoti sia i centri maggiori della media Valle (Vanzone, Bannio, etc.) come pure Macugnaga. Ed a quel punto sorse pure il problema di trovare una sistemazione per la notte. Si narra che anche l’oste di Macugnaga, un certo Angelo Del Prato, fosse fuggito in un suo alpeggio e che al conte non fosse rimasto che trascorrere la notte in un confessionale della chiesa Vecchia, (Figura 9 e Figura 10) fuggendo il giorno dopo da quell’inospitale territorio.
In realtà la permanenza del Conte in valle fu più lunga, fino al 4 ottobre, ed articolata, come documentano CERRI e ZANNI (2001, pp. 341 e segg.). Cercò in vano contatti con le autorità locali ed i gestori delle miniere. Giunse perfino a rivolgersi ai familiari del TESTONE.
Beffeggiato e senza aver recuperato i suoi crediti, il conte Federico pensò bene di cambiare tattica. Così nominò il TESTONE, prima, suo fiduciario e poi, con patente del 2 gennaio 1770, Ispettore Generale con mansioni di consulenza, assistenza e vigilanza su tutte le concessioni.
L’incarico non poteva (o voleva) essere direttamente remunerato dai Borromeo poichè il TESTONE era un sospetto evasore-debitore oltre che concessionario di alcune miniere e, soprattutto, dal 1766 affittuario, assieme ai fratelli DE PAOLIS, di tutte le miniere anzaschine.
Nonostante questo l’idea di un compenso o onorario per l’incarico ricevuto non abbandonò nè l’Ispettore Generale delle miniere, nè i suoi discendenti, cosicchè ancora nel 1779 uno dei suoi figli (il canonico Bartolomeo) fece l’ennesimo tentativo, risultato però ancora infruttuoso. La questione non vide mai soluzione di sorta, …dato che il canonico novarese, avvalendosi del vantato credito, deve ancora versare il corrispettivo delle investiture già godute dal padre… (PISONI e FRIGERIO, 1983). La questione fu, addirittura, oggetto di dibattito al senato torinese nel 1796 (PISONI e FRIGERIO, 1983).

Qualche considerazione

A prescindere di questa curiosità del tutto marginale e secondaria, di quel periodo ci restano alcuni fogli contabili della Compagnia delle Miniere. Come noto, a questa era affidata gran parte della gestione dell’industria mineraria anzaschina, a cominciare almeno dal 1761-62. I fogli consentono di fare alcune considerazioni e trarre fondamentali indicazioni di carattere economico, e non solo, sulle gestioni aziendali.
Nel XVIII secolo c’è stato lo sviluppo repentino e smisurato dell’attività estrattiva (Figura 7). È stato non poco favorito dalla linea politica seguita dall’Autorità Centrale, dalla persistenza del diritto feudale, dall’isolamento connesso alla povertà dell’ambiente montano di confine (Figura 8) e dalla spregiudicatezza della classe imprenditoriale. Bisogna poi sottolineare la stretta connessione dell’utile economico derivato ad una piccola cerchia di personaggi locali, con la creazione di un indotto a servizio e sostegno degli operai addetti allo sfruttamento minerario ed alla trasformazione metallurgica.
Ad esempio, dall’esame delle note di spesa tenute dall’ALBASINI (Archivio Privato Saverio Albasini di Losanna; ad esempio Figura 1, Figura 2 e Figura 5 in Cavone del Solivo, una miniera d’oro poco nota della Valle Anzasca; oppure Figura 13 e Figura 14 di Le miniere della Valle Anzasca sotto i Savoia), risulta che nel solo 1765 il GORINO CHITOLA avrebbe ricevuto non meno di 2283 lire, 9 soldi e 6 denari, a titolo di rendite di vario tipo, ma sempre legate alla società mineraria, contro le 945. 15. lire pagate al TESTONI per due porzioni di affitto, le 180 lire pagate a Bartolomeo VANZINA e le 525 a Giacomo GOVERNORE per gli stessi canoni, in tempi differenti.
Allo stesso tempo le documentazioni tramandateci evidenziano come, in conseguenza di una realtà sociale ormai consolidatasi, fosse in atto una certa aggressione dell’ambiente osteggiata, seppure in maniera disorganica ed inefficace, da parte della stragrande maggioranza degli anzaschini costretti a subire le imposizioni dei minatori sostenuti dagli imprenditori stessi (che sovente ricoprivano anche cariche di governo locale).
Si può leggere in tale situazione una sorta di ricorso storico per analogia con i fatti leggendariamente tramandati e riferiti alla famiglia dei Cani ed alla gestione delle loro miniere risalente a tre secoli prima.

Intra Porto Turistico, Verbania, provincia del Verbano-Cusio-Ossola 28922, Italia

Pestarena, Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

Alagna Valsesia, provincia di Vercelli, Italia

Macugnaga, provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Italia

isola Madre, Isola Madre, Stresa, provincia del Verbano-Cusio-Ossola 28838, Italia

Isola Madre

Bibliografia

BIANCHETTI, E. (1878). L’Ossola Inferiore. Notizie storiche e documenti. Torino: Ed. Bocca.
CERRI, R. e ZANNI, A. (2001). Il conte Federico VI Borromeo. La spedizione in Valle Anzasca e altre “stravaganze” (1768). Riv. Verbanus, n. 22,, pp. 331-362
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DI ROBBILANT, S. B. (1786). Essai géographique suivi d’une topographie souterraine, minéralogique et d’une docimasie des Etats de S.M. en terre ferme (Vol. tomo I, parte I). Torino. Brioli.
DI ROBILANT, S. B. (2012). De l’utilité et de l’importance des voyages et des curses. Sull’utilità e l’importanza dei viaggi e delle spedizioni. Esperienze di esplorazioni e ricerche di Spirito Benedetto Nicolis DI ROBILANT, 1790. L’Artistica Editrice ed. V. MARCHIS, e M. GATTULLO, a cura di, Savigliano (CN): Consiglio Regionale del Piemonte.
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JORIO, P., & BURZIO, G. (1986). Gli altri mestieri delle valli alpine occidentali. Coll. Quaderni di cultura alpina.
MICHELETTI, T. (1973, febbraio). Notizie sulla tecnica ed economia delle miniere piemontesi nel Settecento. L’Industria Mineraria, XXIV.<
MORTAROTTI, P. (1985). L’Ossola nell’età Moderna. Domodossola.
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RIZZI, E. (1991). La pace del Monte Rosa. In F. SCHMID, Le relazioni tra l’Ossola e il Vallese nel XIII secolo. S. Giovanni in Persiceto: Ristampa a cura della Fondazione Arch. E. Monti, Anzola d’Ossola.

Questo articolo fa parte di una serie di scritti presenti sul sito relativi all’oro, alla sua natura e presenza in Italia Settentrionale, con particolare riferimento ai giacimenti ed alle miniere della Valle Anzasca (VCO).

…In Macugnaga Valle Anzasca vi sono delle Bocche … d’oro e li loro Molini … lavorano quotidiana.te col Mercurio…

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  12. Amalgamazione e distillazione dell’oro in Valle Anzasca
  13. I D’ADDA nelle miniere della Valle Anzasca seicentesca
  14. Il contenzioso BORROMEO-D’ADDA del 1647: Appendice Documenti
  15. Miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683 
  16. Ermenegildo PINI su una miniera al Col Badile
  17. L’oro della Valle Anzasca nel Seicento
  18. Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte prima)
  19. Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte seconda)
  20. Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento: Appendice Documenti
  21. Le miniere in Valle Anzasca nel primo Settecento
  22. Le miniere in Valle Anzasca nel primo Settecento; Appendice Documenti
  23. Le miniere della Valle nasca sotto i Savoia
  24. Il Conte Federico BORROMEO e l’Ispettore Generale Bartolomeo TESTONI
  25. Cavone del Solivo: una miniera poco nota in Valle Anzasca
  26. Un dissesto ambientale in Valle Anzasca (VCO) nel 1766: paura o gelosia?
  27. Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca

ed inoltre:

  1. Oro e mercurio nel Tigullio
  2. La Cava dell’Oro di Monte Parodi (SP): storia mineraria dell’argento ligure
  3. L’oro dei monaci della Val d’Aveto
  4. Battere moneta nel Seicento: l’impresa CENTURIONE-SCOTTO

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