Risultati di Ricerca per: amalgamazione

Amalgamazione e distillazione dell’oro in Valle Anzasca

Copertina – Il risultato finale di tutto il processo metallurgico è il “bottone d’oro puro” che rimane nel crogiolo. L’amalgamazione e la distillazione in Valle Anzasca: documenti Il processo metallurgico di amalgamazione e distillazione per recuperare l’oro dai giacimenti primari (quelli filoniani), ma anche secondari (quelli alluvionali), è molto antico.Le descrizioni diffuse in letteratura sono […]

Macugnaga, l’alluvione e le alluvioni storiche

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Copertina – Quadro ex voto dell’alluvione (Brusa) che ha colpito Ornavasso del 1839, Santuario della Madonna del Boden (pianoro in dialetto Walser). Reading Time: 16 minutes Proemio Danni e vittime delle alluvioni.Un fenomeno diffuso e ricorrente, non solo in Italia.Un fenomeno che è andato e va estremizzandosi nel tempo e non solo per l’attuale, naturale, […]

L’oro di Roma

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La storia dell’oro di Roma. Dalle spedizioni in Transilvania e Spagna, all’ sfruttamento della grande ed anomala miniera della Bessa sottratta agli Ictimuli.
Storie di sfruttamento umano e, talvolta, ambientale. Ma anche storia di gioielleria. Da quelli raffinati di influenza frega ed etrusca, a quelli pacchiani della fine dell’impero.

Lavandaie (Bugàixe) e lavatoi (a-i tréuggi)

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Una lettura casuale riporta alla mente immagini dell’infanzia. La mia nonna, Gina, che sovrintendeva al lavaggio delle lenzuola: acqua bollente nella tinozza dove erano le lenzuola e la soda. E girare, rimestare, girare, rimestare e… ancora acqua bollente… un rito più che un bucato. E poi stendere fuori, all’aria di Firenze… Oggi quelle lenzuola profumano ancora di sole, di brezza, di pulito, di Firenze, di anni Cinquanta… di gioia…

Un percorso di archeologia industriale nell’oro della Valle Anzasca (VCO)

Copertina – Planimetria delle ricerche svolte dal 13 agosto al 14 settembre 1911 a Macugnaga – Val Quarazza. Riproduzione della carta conservata presso l’ex Distretto Minerario di Torino. Da una ripresa fotografica degli anni Ottanta del secolo scorso. Prologo In ogni epoca e ad ogni latitudine l’uomo ha subito il fascino sottile e contrastante dell’oro. […]

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (seconda parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

Il conte Federico Borromeo e l’Ispettore Generale Bartolomeo Testone (prima parte)

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Alla morte di Carlo Borromeo (1734) il feudo della Valle Anzasca passò allo scialacquatore, libertino e dissennato Federico. Questi, nelle sue perenni difficoltà economiche, cercò di recuperare denaro da tutto, comprese le concessioni per le miniere d’oro. È risaputa anche la gestione monopolistica degli eminenti della Valle che cercarono, con intrighi ed intrecci, il massimo loro rendimento. Ma le necessità economiche del conte Federico si incrociarono con la sua diffidenza nei concessionari è da qui nacque la necessità di recarsi, con scorta e corteggio, in Valle.

Cavone del Solivo: una miniera d’oro poco nota della Valle Anzasca

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Nei primi del Settecento la miniera era affittata dai conti Borromeo ad una società locale.
Il minerale era trattato all’amaolgamazione almeno da 1763.
Come tanti cantieri della Valle Anzasca anche questa miniera fu abbandonata e riscoperta alla fine dell’Ottocento. Fu questa un’epoca di rivitalizzazione delle imprese minerarie qui, come in gran parte d’Italia.

La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento

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la situazione socio economica dell’Ossola e della valle Anzasca in particolare è descritta dal generale Vincenzo d’ORMEA, governatore di Novara. È in quel periodo che si affaccia all’industria mineraria la famiglia TESTONE che segnerà la storia mineraria con un fortunato epilogo qualche anno dopo. Ed è in quel periodo che fanno la loro comparsa gli immigrati tirolesi nelle miniere

La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento – Appendice Documenti

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Appendice all’articolo La famiglia TESTONE dalla seconda metà del Settecento sulla base del le trascrizioni dei documenti dell’Archivio di Stato di Novara e dell’Archivio Privato Saverio Albasini di Losanna.

Le miniere della Valle Anzasca sotto i Savoia

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Il passaggio dell’Alto Novarese (fino alla sponda destra del Lago Maggiore) al Regno Sardo, nelle mani di Carlo Emanuele III (1748), non provocò immediate ripercussioni sull’andamento dell’attività estrattiva della Valle Anzasca.Tuttavia la nuova amministrazione aveva già dimostrato il suo interesse all’industria mineraria in precedenza. E lo dimostra la regolamentazione fatta con le Regie Patenti del 6 novembre 1738

Le miniere in Valle Anzasca nel primo Settecento

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L’attività mineraria della Valle Anzasca continuava ad assumere, ancora nel primo Settecento, un carattere fra il clandestino e l’alchemico.
L’amministrazione centrale, ancora legata alla Spagna, continuava ad interessarsi solo marginalmente all’attività, seppure fosse molto attenta a fiscalizzare ogni risorsa. Ma preferiva non interferire con gli interessi del feudatario. Di conseguenza perseguiva una politica di non ingerenza nei privilegi di nobiltà e clero sui cui consensi si reggeva la presenza straniera in Italia. Conseguentemente risulta ovvia la freddezza che suscitarono le notizie raccolte, per altro in assoluta segretezza, dal barone d’Engelhard e da questi inoltrate al Governatore di Milano nell’agosto del 1725.

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte seconda)

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Ristabilito in diritto sulle miniere goduto dalla famiglia BORROMEO, dopo il contenzioso con i D’ADDA, le attività furono regolate da una serie, sempre la stessa, di capitoli, stesi nelle successive concessioni

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento – Appendice Documenti

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Appendice all’articolo Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento con i riferimenti e le trascrizioni dei documenti citati.
I documenti sono conservati in alcune cartelle dell’Archivio di Stato di Milano.

Capitoli per coltivare una miniera in Valle Anzasca nel Seicento (parte prima)

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Ristabilito in diritto sulle miniere goduto dalla famiglia BORROMEO, dopo il contenzioso con i D’ADDA, le attività furono regolate da una serie, sempre la stessa, di capitoli, stesi nelle successive concessioni

I D’ADDA nelle miniere della Valle Anzasca seicentesca

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La successione di Giovanni Borromeo innescò diversi problemi per la divisione dei feudi fra gli eredi. Si complico’ anche la situazione amministrativa privilegiando ed incrementando le attività clandestine. queste furono ulterioremente favorite dalla crescente richiesta di minerali preziosi, connessa alla diffusa penuria di disponibilità instauratasi sui mercati italiani a partire dalla fine del XVI secolo.
Tuttavia bisogna lasciar decorrere almeno un secolo (fino al 1642) per trovare nuovi riscontri storici sulle attività minerarie anzaschine.
Entro’ quindi di scena la famiglia D’ADDA che, con l’esperienza maturata nelle miniere della Valsesia e con l’autorizzazione di Milano, entro’ di prepotenza sulle potenzialità della Valle Anzasca.

Quindicesimo secolo: ai BORROMEO il diritto di regalia sui minerali

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Col 13 dicembre 1463 cambiano le regole dello sfruttamento minerario della Valle Anzasca (e non solo). Quel giorno Giovanni BORROMEO riceve da Francesco SFORZA, a titolo di regalia, il diritto di eseguire o far eseguire ricerche e coltivazioni minerarie (per oro, argento, ferro e qualunque altro minerale) nell’ambito dei territori novariensis. Una benevolenza ducale che traeva certo origine dai preziosi servigi (prevalentemente di tipo finanziario) che da più decenni i BORROMEO hanno operato ai VISCONTI e, in particolare, a Francesco SFORZA. loro successore.

Facino Cane, residui di legno e strumenti di ferro. Storia e leggenda

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Miniere antiche. Certamente molto antiche. Pochi dati storici, sporadici e controversi. Molti indizi.
Ne è nata una grande leggenda. Le prime miniere aperte dai Celti? O dai Romani… Resti di legno combusto. Antichi strumenti di ferro consunti. Gallerie anguste, ma non è il respiro della montagna… E poi Facino Cane che si arricchisce e batte moneta…
È bello pensarlo. Ma la realtà è stata più dura.

Il contenzioso BORROMEO-D’ADDA del 1647 – Appendice Documenti

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In seguito ai risultati positivi delle ricerche minerarie di Giovanni D’ADDA in Valle Anzasca si aprì un contenzioso con i BORROMEO sul diritto di “cavar mettalli”.
Infatti ambedue le famiglie avevano ricevuto tale “diritto”. I D’ADDA nel 1639 da Diego Felipez de Guzman marchese di Leganes, Governatore e Capitano dello Stato di Milano ed i secondi già dal 1481 da Joannes Galeazi Maria Sfortia Vicecomites Mediolani.
Qui si possono trovare, sulla questione, le trascrizioni dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Milano.

Ermenegildo PINI e le miniere del Col Badile

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Il barnabita Ermenegildo PINI, matematico, architetto, teologo e naturalista. Studioso illuminato fra Settecento e Ottocento. Mineralogista e creatore di musei di storia naturale. In questo ambito ha coadiuvato anche Lazzaro SPALLANZANI a Pavia e Mantova. Per la storia delle miniere è stato soprattutto un ispettore delle miniere della Repubblica italiana dopo l’ingresso dei Francesi a Milano. Lascia un patrimonio di pubblicazioni e documenti presso l’Archivio Stato di Milano.

Una miniera sul Monte Carcoforo (Valsesia). Concessione dell’11 dicembre 1683

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Questo è il testo integrale della concessione rilasciata l’11 dicembre 1683 ai fratelli Antonio e Carlo BERTOLINI dal Magistrato Ordinario dello Stato di Milano. La concessione è conseguente alla scoperta di una miniera sul Monte Carcoforo, in Valsesia …ritrovandosi questa alla cima de Monti Alpestri… Il documento originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Milano (Commercio p.a., cart. 206)

L’oro della Bessa e dei Cani

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L’ultimo articolo per introdurre la storia delle miniere d’oro della Valle Anzasca.
Parliamo delle miniere d’oro più importanti ed antiche. Parliamo della Bessa dove hanno estratto oro dal deposito morenico sia i Salassi, prima, che i Romani, poi.
Una ricchezza e un metodo di coltivazione originale che dopo i Romani hanno utilizzato anche i gol figger americani.

Oro fra Balcani e Magreb

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L’ultimo articolo sulla storia dell’oro e le leggende nate intorno al metallo.
Un breve viaggio lungo le coste del Mediterraneo, e non solo, alla ricerca di altre storie e leggende. Dalle ragazze che raccoglievano le pagliuzze con le piume di uccello al Vello d’oro, Giasone e gli Argonauti.
Ma anche gioielli ostrogoti, arabi e fenici.

L’oro di Roma

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La storia dell’oro di Roma. Dalle spedizioni in Transilvania e Spagna, all’ sfruttamento della grande ed anomala miniera della Bessa sottratta agli Ictimuli.
Storie di sfruttamento umano e, talvolta, ambientale. Ma anche storia di gioielleria. Da quelli raffinati di influenza frega ed etrusca, a quelli pacchiani della fine dell’impero.

Le arruge di Spagna dalla Naturalis Historiae

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Le auge sono le miniere d’oro spagnole. Una dettagliata descrizione dei cantieri e del sistema di abbattimento del minerale si trova nella Naturalis Historiae di Plinio il Vecchio. È interessante la traduzione-interpretazione del MICHELETTI, ex ingegnere del Corpo delle Miniere di Torino.

Oro: baratto, simbolo, moneta, bene-rifugio, oggetto d’arte

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In questa parte della storia delle miniere di Valle Anzasca l’oro sarà descritto dal punto di vista naturalistico.
Quindi sarà affrontata l’evoluzione del significato del metallo. Da oggetto di scambio e baratto a merce di scambio, da moneta a bene-rifugio, fino a soggetto d’arte per orafi e artigiani in ogni civiltà.
In tutta questa storia hanno giocato un ruolo fondamentale le caratteristiche naturali del metallo. Le caratteristiche chimiche, fisiche, minerali, cristallografiche. E, soprattutto la sua inalterabilità!
E poi la diffusa presenza nei giacimenti primari (all’interno delle rocce incassanti) e secondari (nelle alluvioni fluviali, lacustri e nell’acqua di mare.

Nicolis Di ROBILANT: relazione sull’oro alluvionale del “Piemonte”

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Questo articolo verte sul testo della relazione sull’oro dei territori di terraferma del Regno Sabaudo (Regno di Sardegna), redatta dalll’ing. Benedetto Spirito Nicolis di Robilant nel 1786.
Il documento è conservato presso l’Accademia delle Scienze di Torino (Manoscritto n. 032). Successivamente l’Autore eseguì alcune modifiche e correzioni per procedere alla pubblicazione negli Atti dell’Accademia.
Il testo della Relazione che viene riportato in questa sede è uno dei manoscritti donati dalla figlia Irene all’Accademia.
La relazione qui pubblicata a supporto ad altri articoli che compaiono su www.archeominosapiens.it.

L’oro dei faraoni

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L’oro dell’Egitto. Una storia che viene da lontano.
L’oro identificava Râ in terra, il Sole da cui tutto proviene, e questa filiazione dava legittimità al faraone ed a tutta la sua progenie. Egli era l’unico possessore dell’oro e delle miniere aurifere, lui solo lo distribuiva agli artigiani ed agli artisti e lui solo poteva commerciarlo e goderne i proventi o barattarlo con oggetti di lusso e/o armi a titolo di scambio di doni fra monarchi.
Tutto l’universo dell’oro girava intorno a Râ, il Sole, il faraone.

Medioevo e primi minatori in Valle Anzasca

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La storia delle miniere d’oro di Macugnaga inizia dal medioevo. Ma forse anche da epoca più antica, come testimonierebbe la campanella romana trovata nei pressi delle miniere dei Cani.
Ma cominciamo dal medioevo e dai documenti presenti negli archivi per raccontare la storia dell’oro della Valle Anzasca.
Saranno diversi articoli fra loro legati dal fil rouge dell’oro…