Battere moneta nel Seicento: l’impresa CENTURIONE-SCOTTO

Copertina

Copertina – L’Arme della famiglia CENTURIONE-SCOTTO. Scudo d’oro alla banda staccata di rosso con tre gigli. Sotto orso rampante. Lo scudo, è sormontato da corona,.

La Famiglia CENTURIONE-SCOTTO

Il ramo familiare CENTURIONE SCOTTO (Copertina) ha avuto origine a Genova, nella metà del Quattrocento, dal matrimonio di Lodisio SCOTTO (Figura 1), figlio di Barnaba, con Isabella CENTURIONE (SCIONTI, 2021).
Circa un secolo dopo un altro Barnaba, membro politicamente influente nel governo della Serenissima, …ha inizio la dinastia interessata ai beni dell’Alta val Trebbia…  (FERRERO, 2009, p. 6).
Dal 1599, con l’acquisto del feudo e del titolo di marchese di Morzasco, ottenuto …da Vincenzo I° Duca di Mantova e del Monferrato…  (FERRERO, 2009, p. 6), inizia una nuova ascesa. Abitava il palazzo antistante la chiesa di San Siro (Figura 2) che ricostruirà nel 1580 ottenendo il giuspatronato della cappella di Santa Caterina da Siena …antica protettrice della sua casata… (Figura 36). Nel 1587 acquistò il dismesso monastero femminile del Santo Sepolcro in Sampierdarena (Figura 3) sul quale edificò una delle più belle e sontuose ville genovesi denominata “Palazzo Centurione del Monastero”...  (FERRERO, 2009, p. 6; Figura 4 e Figura 5). E non solo…
…Barnaba ebbe due figli, Paola Maria e Luigi , quest’ultimo ereditò la smisurata fortuna paterna ottenendo anche i titoli e beni di Morsasco e poi quelli di Montaldo (feudo e titolo acquistato dalla mamma; FERRERO, 2009, p. 6).
…Già nel 1589 Barnaba Centurione Scotto aveva acquistato alcune porzioni del feudo di Fontanarossa e di Bertassi (…), poi i possedimenti di Claudio MALASPINA in Bertone, Roccavanna, Bettolaria, Barchi, Alpe, Campi e Gorreto (FERRERO, 2009, p. 6; FERRERO, 2012).
…I Centurione Scotto nell’arco di circa 40 anni avevano così realizzato un vasto stato personale, nato dalla disgregazione degli antichi feudi e possedimenti malaspiniani… (FERRERO, 1999, p. 14; poi FERRERO, 2012; FERRETTI, 2012, p. 120).
Luigi Centurione-Scotto (1597-1659), acquistò dai marchesi Malaspina il possesso di Campi in Val Trebbia col titolo marchionale; Carlo, suo secondogenito, ebbe dall’imperatore Ferdinando (III d’Asburgo; Figura 6), nel 1654, con diritto di battere moneta (Figura 16 e Figura 20), il titolo di conte palatino e di principe del Sacro Romano Impero… (SCIONTI, 2021; FERRERO, 2012). Entrò in questo modo a far parte dei feudi imperiali diffusi fra Basso Piemonte e Liguria, insieme ai DORIA, agli SPINOLA ed ai FIESCHI (BAZZINI, s.d., p. 66).

Battere moneta

Il Marchesato di Campi (Figura 7 e Figura 8) fu il feudo piu’ antico dei CENTURIONI SCOTTO ed il loro prediletto. Addirittura ne vollero inciso il nome sulle loro monete (OLIVIERI, 1862, p. 3).
Il diritto di battere moneta consentiva la produzione di monete in oro, argento e rame esclusivamente destinate a mercati stranieri. Le prime furono Ottavetti e Luigini  (Figura 9, Figura 10, Figura 11) per i mercati orientali, che imitavano i Luigi francesi. …Esistono quindi delle monete coniate nel 1662 riferite unicamente al Principe Carlo Centurione Scotto… (FERRERO, 1999, p. 22; Figura 12, Figura 13, Figura 14 e Figura 15). Il Principe Carlo fece battere i Luigini nella sua zecca a cominciare dal 1654 fino al 1663.
Il luigino era un’imitazione del petit Louis d’argento che corrispondeva al Deuzieme d’ècu, cioè 1/12 circa di Luigi.
Le Zecche (Figura 16, Figura 17, Figura 18, Figura 19 e Figura 20) producevano, fra gli altri, Gittoni d’argento, Marchesini, Leoncini, (che imitavano i Luigini di Anna Maria Luisa di Borbone), Hochelli, Talari, Ongari… (FERRERO, 1999, p. 24; Figura 21, Figura 22, Figura 23, Figura 24, Figura 25, Figura 26 e Figura 27).
Le monete dovevano essere analoghe per peso a quelle delle altre Zecche. Nel caso di Campi dovevano riportare solo lo stemma fornito dal Principe e questi doveva essere effigiato in piedi. Immagini differenti dovevano essere autorizzate dal Principe per iscritto.
Gli Ungari e i Leoncini dovevano, invece, essere simili alle monete olandesi ed imperiali, quindi con licenza del Principe (OLIVIERI, 1863, p. 53). Sono rari i casi di battere delle doppie. Cosi’ avvenne nel 1661 e 1662 per conto del Principe Carlo CENTURIONE-SCOTTO e nel 1680 l’impegno fu quello di battere le doppie d’Italia in corso. Le doppie erano grandi monete del valore di due scudi (Figura 28, Figura 29 e Figura 30).
In un caso si sa del conio di Zecchini, nel 1668 (GNECCHI, 1890). 
La produzione di queste monete era un’industria diffusa e praticata in …diverse Zecche d’altri Principi circonvicini, o stranieri, che sogliono poi vendersi come mercanzia… (Atto di affitto del 31 agosto 1668, rogato in Genova; OLIVIERI, 1863, p. 22)

L’industria del battere moneta

L’iniziativa ebbe gran successo e fu redditizia.
Nell’Agosto del 1668 il Principe Giambattista I° concedeva a Giovanni e Lorenzo Massaure di Avignone la locazione della Zecca eretta in questo feudo di Campi… (FERRERO, 1999, p. 22). Quasi contemporaneamente, costruiva una seconda Zecca che venne data in concessione a certo Francesco Marsano (FERRERO, 1999, p. 22). Ed altre ne furono aperte sempre nella zona di Campi (dove ne erano tre), una a Gorreto, una a Chatabiasco e forse altre. Molti, se non tutti, gli affittuari erano associati a componenti delle più illustri famiglie genovesi, o probabili loro prestanome (OLIVIERI, 1863, p. 37).
La qualità degli Ottavini e dei Luigini prodotti dagli affittuari per i mercati levantini andò impoverendosi. Cosi venne introdotta la norma contrattuale dell’accettazione senza condizioni da parte della Turchia.
Diverse Zecche si dedicarono ad emettere monete contraffatte. La frode fu scoperta. …
La cosa era giunta a tal punto, che tutti i principi italiani proibirono il commercio di quelle monete, e la Repubblica Genovese, con decreto del 18 luglio 1667, vietava l’introduzione nel suo stato di tutte le monete mancanti e di bassa lega, e specialmente degli ottavetti. Infatti, in una concessione di zecca del principe G. B. Centurioni, la quale non porta data, ma dovrebbe essere posteriore a quell’anno 1667, si prescrisse che le monete battute in Campi non debbansi spendere dentro il dominio della Repubblica… (GNECCHI, 1890). Altri Stati seguirono questa interdizione ed ai possessori non restò alternativa che distruggere quelle produzioni  di Luigini per non incorrere in pene peggiori. 

L’indotto dell’attività del battere moneta

L’attività non riguardava solo il battere moneta o l’affitto dell’edificio della Zecca comprensivo delle presse, dei bilancini e degli altri ordegni, nonché della manodopera specializzata e degli artisti (Zecchieri). Sovente rientrava nel pacchetto anche la disponibilità degli alloggi e di …tutta quella quantità di denari oro argento e materiale che occorrerà per fabbricare e che sarà fabbricato in detta mia zecca… (da un atto del 31 agosto 1668 rogato in Genova; OLIVIERI, 1863, p. 24). Si parla quindi dei metalli, ma anche della legna, del carbone e non solo.
Le Zecche necessitavano di ingenti e continue quantità d’acqua per muovere ruote idrauliche e azionare presse, forni, etc. Quindi,…Nel feudo di Campi vi erano mulini che fornivano energia a zecche meccanizzate dove, con licenza imperiale, si coniavano monete d’oro, d’argento e di bronzo… (FERRETTI, 2012, p. 120).   Ed ancora, era onere del Principe …mantenere e conservare l’uso dell’acqua in detta Zecca per poter far volgere due Ruote da acqua, che vi vogliono per dett‘edificio abbondantemente tutto l’anno e quando dett’acqua mancasse sarà obbligato a far la spesa che vi vorrà per far girar il molino a forza di cavalli… (Dociumento del 24 novembre 1668; OLIVIERI, 1863, p. 34).
In altri contratti il Principe doveva provvedere alla disponibilità e funzionalità del solo 
molino della zecca, mentre all’affittuario spettava la spesa della ruota.

Immagine citata nel testo

Figura 16 – Immagine dal Kipper und Wipper cioè la svalutazione monetaria durante la Guerra dei Trent’anni (da wikipedia). In particolare l’immagine rappresenta una Zecca e le diverse fasi di lavorazione, fino al conio ed alla pesatura delle monete. Il personaggio di sinistra è intento a tagliare le monete che, evidentemente, non hanno le caratteristiche di dimensione e peso previste. Questa ultima azione ricorda la distruzione delle monete oggetto della truffa intentata nei mercati orientali. Ma qui siamo molto prima di quegli eventi e di quell’industria dei CENTURIONE-SCOTTO. È l’epoca dei viaggi istituzionali e degli incarichi del pio Agostino (BOLOGNA, 2018).

Prime vaghe indicazioni di miniere 

Nei dintorni di Rovegno (il Robenio citato in un atto dell’863) è risaputa la presenza di un ampio e complesso giacimento cuprifero. È noto altresì che il giacimento cuprifero di Rovegno sia stato sfruttato in tempi diversi, realizzando un complesso minerario distribuito su vari livelli e cantieri (Figura 31).
La miniera più’ importante è stata quella di Monte Linajuolo o Linaiuolo. Analisi compiute durante la concessione attiva nel 1870 hanno attestato che il …minerale più puro da questa località, preparato meccanicamente, diede all’analisi dal 23,5 al 28,5% di rame… (JERVIS, 1874).
Uno dei primi studi del giacimento cuprifero e della miniera di Monte Linajuolo si deve ad Arturo ISSEL (1892). Fra l’altro ISSEL (Figura 32) ne fu anche concessionario per cinque anni dal dicembre 1882.
…Secondo Issel le coltivazioni più antiche di Rovegno si trovano presso un affioramento in fondo valle, vicino al fiume Trebbia e quindi all’altezza dell’abitato della frazione Isola. Un’ulteriore testimonianza di questa dislocazione più bassa del giacimento ci arriva anche dal compianto maestro elementare Guido Foppiani che negli anni ottanta ci raccontò di suo nonno, che lavorò nella miniera, il quale sosteneva che la concentrazione maggiore di minerale fosse più profonda rispetto ai livelli di lavorazione dell’epoca, quelli nei pressi dell’abitato, e che più ci si spingeva in profondità più aumentava la probabilità di trovare dell’oro… (AGLIUZZA, ESPOSITO e ODICINO, 2015, p. 15)
La miniera di Linajuolo risulta abbandonata definitivamente nel 1913, dopo l’accettazione della rinuncia alla concessione (DOMPÉ, 1915, p. 153).

Una disputa per le miniere?

Gorreto (Gurèiu; FERRETTI, 2012, p. 28) e Campi si localizzano in sponda sinistra del Fiume Trebbia (Figura 7 e Figura 8). Rovegno e le sue miniere sono poco distanti, in sponda destra della Trebbia che, fino oltre Ottone, rientrava nei possedimenti della Famiglia Doria (Figura 33).
…Parlando del marchesato di Campi è doveroso ricordare il grande cartografo della Repubblica di Genova, il colonnello Matteo Vinzoni che nell’agosto del 1715, tracciò la prima importante cartografia dell’Alta Val Trebbia, operando durante i suoi rilievi, proprio nel territorio di questo feudo… (FERRETTI, 2012, p. 129).
Il compito di VINZONI, su incarico del Doge Gianantonio GIUSTINIANI, fu quello di …disegnare una carta corografica dell’alta valle del fiume Trebbia e di mediare una controversia tra i principi Doria di Torriglia e i Centurione Scotto di Gorreto, riguardante i confini tra i loro possedimenti, lungo le falde settentrionali del monte Alfeo… (FERRETTI, 2012, p. 130). 
Secondo ISSEL (1908) alcune mineralizzazioni si trovavano …ad un livello inferiore, presso la sponda della Trebbia, ove si vedono tracce di antichi scavi, dai quali sgorga una grossa polla che reca solfato di rame in soluzione… (ISSEL A. , 1908, p. 207 e segg.).
L’affermazione di antichi scavi è interessante e la riprenderemo. Differente è il caso, sempre diffuso nella tradizione orale, di fare sempre riferimento a miniere già sfruttate dai Romani (FERRETTI, 2012, p. 27).

Testimonianze di attività mineraria

Come noto, ISSEL era un profondo conoscitore delle miniere e dei giacimenti delle ofioliti oltre che della storia mineraria ligure. Fu lui per primo a segnalare e disegnare il piccone, il mazzuolo e la paletta ritrovati da Brown a Libiola. Oggi rimane solo il manico di quel piccone in quercia datato al radiocarbonio fra il 3490 ed il 3120 BC e conservato presso il Museo Archeologico di Pegni (oltre ad una copia al MUSEL di Sestri Levante ed una al Museo Archeologico di Chiavari).
Le osservazioni ed i ricordi di ISSEL assumono quindi una grande attendibilità. …In uno di tali ammassi, assai ricco di minerali ramiferi, sono praticate le principali gallerie del Monte Linaiuolo; le roccie ramifere sulle quali è fondato in parte l’abitato di Rovegno rappresentano un secondo masso simile al primo; altri debbono trovarsi ad un livello inferiore, presso la sponda della Trebbia, ove si vedono tracce  di  antichi scavi, dai quali sgorga una grossa polla che reca solfato di rame in soluzione… (ISSEL, 1908, p. 208).
I riferimenti storiografici più antichi riferiscono l’attività della miniera di Monte Linajuolo alla prima metà del XVII secolo. La proprietà era della Famiglia Doria che vi impiegava una decina di operai …come mostra un antico documento contabile -un vero e proprio libro paga- tutt’ora conservato presso l’archivio del Palazzo Doria-Pamphili di Roma… (BALLERA, MARCHESINI e RETTAGLIA, 1999, p.7).

A quell’epoca possono riferirsi anche le gallerie più anguste (Figura 34) e gli strumenti ritrovati nella Miniera Linajuolo (Figura 35). Ma questi elementi da soli non bastano a fornire una datazione dell’attività essendo presenti, e sempre analoghi, da epoca romana al XIX secolo. Rimangono pero’ una conferma dell’attività documentata da BALLERA, MARCHESINI e RETTAGLIA (1999, p. 7).
Ancora una curiosità: a Rovegno era attiva anche una zecca, in località Recugnu  (Conio) come attesterebbe il Genovino …conservato nella collezione del Re presso il Museo di Numismatica di Torino… (BALLERA, MARCHESINI e RETTAGLIA, 1999, p. 8).

Fontanigorda, città metropolitana di Genova, Italia

Santo Stefano d'Aveto, città metropolitana di Genova, Italia

Ferriere, provincia di Piacenza, Italia

Anche qui le miniere romane!
...Il paese di Ferriere, situato in un’ampia conca sulla sinistra del Nure, fu noto in passato per le miniere di rame e di ferro, sfruttate già in epoca romana... (FERRETTI, 2012).

Ottone, provincia di Piacenza, Italia

Rovegno, città metropolitana di Genova, Italia

Gall. Provvidenza (Cu)
Gall. Sadowa (Cu)
Gall. Linajuolo (Cu)
Gall. Sardegna (Cu)
Galle. del Francese (Cu)
Min. di manganese (Cu)

Ottone, provincia di Piacenza, Italia

Il nucleo originario del paese di Campi, attraversato dalla via del sale, e noto per la coniazione dei falsi luigini alla metà del XVII secolo, fu abbandonato negli anni ‘50 a causa di una frana.

Ottone, provincia di Piacenza, Italia

Catrebbiasca, minuscolo insediamento sorto in sponda sinistra della Trebbia (Catribiasca, ovvero Ca’ Trebbiasca, della Trebbia), fu per un certo periodo sede di un marchesato retto dalla famiglia Malaspina, derivante da una divisione ereditaria dei beni dei più celebri Malaspina che furono Marchesi di Pregola.

Rovegno, città metropolitana di Genova, Italia

L'origine di Rovegno ...è antichissima; Robenio viene menzionato in un atto risalente all’anno 863. Vicino al paese vi è un’antica miniera di rame abbandonata che, secondo tradizione orale, tutta da accertare, pare fosse già sfruttata in epoca romana... (FERRETTI, 2012). L'epoca romana è piu' una tradizione-illazione che una verità. Non ci sono prove,

Gorreto, città metropolitana di Genova, Italia

Bibliografia

AGLIUZZA, F., ESPOSITO, M., & ODICINO, G. (2015, gennaio-dicembre). Siti di interesse mineralogico (noti e meno noti) in Alta Val Trebbia. Parte terza: undici siti “poco” noti nel comune di Rovegno. PRIE. Notiziario di Minerallogia Ligure, 11 (2), 4-22.
BAZZINI, M. (s.d.). Le monete dei feudi imperiali liguri. In L. TRAVAINI, e M. BALDASSARRI (A cura di), Il patrimonio artistico di Banca Carige. Monete, pesi e bilance monetali. Genova, SilvanaEditoriale, p.p 66-77.
BOLOGNA, M. (2018). Il Libro di note di Stefano e Agostino Centurione (1547-1657). Fonti per la Storia della Liguria, vol. XXVIII, ed. M. BOLOGNA (a cura di) Genova. Società Ligure di Storia Patria
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FERRERO, G. (1999). I Centurione Scotto. Signori del Gorreto in Val Trebbia. (S. SBARBARO e M. SENOGROSSO, a cura di, Montebruno, Genova, Biblioteca della Comunità Montana Alta Val Trebbia.
FERRERO, G. (1999). I Centurioni Scotto Signori del Gorreto in Val Trebbia. Storia Locale (6), p. 1-46.
FERRERO, G. (2009). Fontanarossa e la chiesa di Santo Stefano. Riv. Storia Locale, Nuova Serie (20), p. 1-12.
FERRERO, G. (2010). Pagine Fliscane. Fontanarossa, Fascia, Alpe, Rondanina nella Alta Val Trebbia. Poca terra per tanti feudatari – Documenti d’Archivio, n. 8. Storia Locale, Nuova Serie (21).
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SCIONTI, C. (2021, marzo 23). Centurione-Scaotto. Tratto il giorno aprile 4, 2023 da SIAS Archivio di Stato di Novara.

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