La miniera cuprifera di Piazza (SP)

L’edificio della miniera, in alto, e l’impianto di arricchimento del minerale estratto nella miniera di Piazza (Deiva Marina). L’immagine è tratta da PELLOUX (1926), citata da PASSARINO (senza data).

Premessa

La miniera cuprifera di Piazza (Deiva Marina, Liguria Orientale) è un piccolo e storico complesso minerario della riviera spezzina. Qui, ed in particolare lungo la fascia ofiolitica in generale, è ancora vivo il ricordo di numerosi piccoli cantieri di ricerca e di coltivazione per minerali di rame (e di manganese). Sono state attività occasionali e saltuarie, ma che hanno alimentato ricorrenti speranze. Meno nota è la dimensione industriale che la miniera cuprifera di Piazza ha assunto in epoca autarchica.
L’esordio della sua coltivazione è anch’essa una storia che viene da lontano. E viene da lontano in senso documentario. Infatti, come in altri pochi casi se ne trova traccia storica. E come talvolta accade, le interpretazioni sono talvolta parziali o superficiali.
In questo caso un recentissimo lavoro di ricerca e studio ha aiutato a chiarire e puntualizzare gli aspetti della storia più antica dello sfruttamento di …quascumque venas… presente in questo territorio (BERNABÒ, 2017, p. 307).
L’analisi della situazione geo-politica e storica all’epoca dei fatti ci aiuterà a comprendere meglio la sequenza degli avvenimenti. Si potranno così implementare e completare alcune interpretazioni disperse in letteratura specifica.

Il primo interesse per la miniera cuprifera di Piazza

Le attuali frazioni di Passano e di Piazza (oggi Comune di Deiva Marina) passarono di mano a differenti autorità amministrative e territoriali durante l’egemonia della Repubblica di Genova nella riviera di levante, iniziata nel XIII secolo.
Il territorio di Framura appartenne probabilmente alla Podesteria di Sestri (Levante) dal primo decennio del Duecento (BERNABÒ, 2017, p. 278). Poi passò alla Podesteria di Corvara dalla seconda metà dello stesso secolo (BERNABÒ, 2017, p. 285) e finalmente alla vivace Podesteria di Framura dal 1368 almeno. Le comunità di …Piazza e Castagnola entrarono a farne parte nel 1382, quando una sentenza arbitrale del giureconsulto Enrico “de Illionibus” sancì la loro appartenenza a Framura e il conseguente obbligo a partecipare al reparto delle “avarie”… (BERNABÒ, 2017, p. 287).
Nel 1465 anche i rappresentanti della Comunità di Framura giurarono fedeltà a Francesco Sforza divenuto, l’anno precedente, signore di Genova (BERNABÒ, 2017, p. 305). Dominazione che si protrarrà fino al 1478.
In questo fermento politico-amministrativo si colloca la vicenda della prima concessione mineraria rilasciata a certo Pammoleo. Vicenda piuttosto articolata e complessa, come appare dai documenti d’archivio.

Nel maggio del 1473 … il governatore ducale, Giovanni marchese Pallavicino “de Scipione”, concesse a Francesco Pammoleo di Levanto dottore “in utroque iure” l’autorizzazione a cercare nelle Podesterie di Levanto e di Framura vene di marmi e pietre, nonché filoni contenenti qualsiasi tipo di metallo – compreso oro, argento, rame e ferro – e di estrarre il minerale trovato… (BERNABÒ, 2017, p. 307).

Le istanze di concessione di tutte le epoche hanno previsto sempre, fra gli altri minerali, anche oro ed argento. Tuttavia ciò non giustifica la loro reale presenza industriale che sovente si è dimostrata di sola importanza collezionistica. Semplicemente ne ampliava lo spettro delle possibilità.
Infatti, nella storia mineraria della Liguria Orientale esiste traccia documentale di una sola miniera d’argento e, precisamente, di galena argentifera. Nonostante le ricerche eseguite sul terreno, la notizia è rimasta senza conferma. Si tratta di una mappatura conservata all’Archivio di Stato di Genova, Carte, busta 17, n. 1108 (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993, p. 48).

Il giallo delle miniere scoperte

Seguendo la dettagliata correlazione dei documenti fatta da Barbara BERNABÒ (BERNABÒ, 2017, p. 307 e segg.) si apprendono inediti particolari relativi alla concessione ed all’attività del Pammoleo (Pammaleo o Pantaleo in altre citazioni).
Innanzitutto sembra che non abbia svolto alcuna ricerca nel primo triennio del suo diritto. In realtà il Pammoleo non era un esperto del settore. E per tale ragione, il 10 luglio 1476, si associò con Enricus de Erfodia teutonicus il quale avrebbe dovuto recarsi a Levanto con due minatori esperti per individuare e coltivare i locali giacimenti.
Quindi, seppure la concessione comprendesse anche i territori di Piazza e Framura, sembrerebbe che il Pammoleo fosse interessato ai soli giacimenti di Levanto (compresa la Rossola?), certamente i più ricchi ed estesi, come dimostreranno le coltivazioni succedutesi nel tempo (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993).
A questo punto la storia si complica ulteriormente. Parte una denuncia per Milano perché il capitano ducale della Spezia Princivalle di Lampugnano aveva scoperto due mineralizzazioni, ma una di queste pare fosse già in mano al Pammoleo mediante un provvedimento rilasciato da Genova. Nella denuncia venne sostenuta la competenza Ducale e non genovese nell’emanazione delle concessioni.  
Non si conosce la localizzazione, neppure vaga, delle due mineralizzazioni. Si sa solo che una era di ferro ed una d’argento (BERNABÒ, 2017, p. 307).
Tuttavia è possibile che il Pammoleo sia stato confermato nel diritto, tanto è vero che …nel 1478 associò a sé un tale Agamennone di Bologna, figlio del cavaliere Galeazzo (Marescotti de’ Calvi, n.d.A.) e celebre giureconsulto, per la quota di 4 dei 36 carati di cui disponeva… (BERNABÒ, 2017, p. 308).
Ma qui la storia si sposta sulle miniere di allume della Tolfa (Figura 1), scoperte una quindicina di anni prima (PONZI, 1877, p. 920).
L’origine dell’attività mineraria quattrocentesca nel territorio di Framura, in generale, ed in quello di Piazza, in particolare, parrebbe quindi perdere completamente riscontro storico.

Prime certezze sull’attività della miniera cuprifera di Piazza

L’attenzione sul bacino minerario di Deiva-Framura riaffiora nel 1610.
Il riferimento è più preciso: …a castagnola ve ne sono molte di rame e in particolare una in loco detto il Lago giurisdittione di Piascià villa di Framura…  (MAGINI, 1610). La mineralizzazione di Piazza (non si può ancora parlare di miniera) rientra quindi nella lunga lista di minerali e “marmi” redatta nel 1610 dal bolognese Giovanni Antonio MAGINI per la Serenissima Repubblica di Genova (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993, p. 71).
Fra il 1672 ed il 1675 finalmente …risulta ufficialmente attiva nella giurisdizione genovese, la sola miniera di rame e argento di Piazza, presso Framura, per la quale il concessionario, Pietro Paolo Raggio, paga alle Finanze genovesi 150 lire l’anno… (PIPINO, 1984, p. 133).
Ma bisogna arrivare all’Ottocento per trovare altri risconti di attività. Le ricerche minerarie ripresero forte impulso nei territori dominazione francese, non poco favorite dal regime legislativo imposto. Regime legislativo che fu poi trasferito in quello piemontese (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993, P. 72).
Così in prossimità dell’abitato di Piazza …si eseguirono esplorazioni per minerali di rame (permesso di ricerca) nel periodo 1855-1860… (ISSEL, 1892). Poi le eseguì un certo CHARDON per un biennio a cominciare dal 23 agosto 1882. Ed ancora …dall’Ing. FABRE e proseguite dal sig. Emilio TOURNÉS, attuale permissionario… (AA.VV., 1887).

Il giacimento coltivato nella miniera cuprifera di Piazza

La mineralizzazione di Piazza era nota anche con i toponimi Cornaio e Lago (AA.VV., 1925, p. 74). L’area indiziata si estendeva su un territorio di circa 400 ettari.
Dal punto di vista geologico si inserisce nel dominio dell’Unità ofiolitica del Bracco rappresentata da prevalenti gabbri eufotidi, ma anche da serpentiniti e basalti. Al contorno sono presenti frange della copertura sedimentaria costituita da scaglie disarticolate di diaspri e di Argille a Palombini.
L’area esplorata con le ricerche si estendeva dalla località Baracchino al paese di  Mattarana per una lunghezza di circa sei chilometri, e fra le frazioni di Pavareto e Piazza per un’estensione di altri cinque.
Il corpo mineralizzato è di tipo filoniano. Si tratta di venette, noduli ed impregnazioni di solfuri misti cupriferi entro piccoli filoni di quarzo. A loro volta questi sono incassati nei gabbri oppure si trovano al contatto fra i diversi termini ofiolitici. Raramente il reti­colato di venette e piccoli filoni si infittisce fino a costituire masse mine­ralizzate più consistenti. Ciò fu riconosciuto …in sponda destra del rio della Cantoniera, poco a monte della sua confluenza col canale di Piazza… (ISSEL, 1892) dove acquisì un …non trascurabile interesse economico… (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993, p. 71).

Brevissime note di giacimentologia

Il giacimento principale, quello cioè oggetto di intensa coltivazione ed esplora­zione negli anni Venti, è costituito da un filone di quarzo, incassato nel gabbro, di spes­sore compreso fra 50 e 180 cm, che assume direzione circa est-ovest con immersione verso sud di 70°. È riconoscibile in affioramento per qualche centinaio di metri.
La mineralizzazione si presenta in noduli, masserelle e venette entro il quarzo o nella roccia incassante, tanto che localmente la fascia coltivabile può raggiungere i 4-5 m di spessore. Sono presenti anche alcuni filoni incrociatori di potenza inferiore a quella del filone principale, allineati lungo la direttrice NNE-SSW ed immersione verso SSE. Anche alcuni di questi evidenziano una buona mineralizzazione.
I minerali utili erano rappresentati, nella parte superiore del giacimento, da minerali sia primari (Calcopirite – CuFeS2), che secondari di chiara deposizione supergenica (Erubescite o bornite Cu5FeS4 e Calcosina Cu2S). In questo ambito il tenore medio è risultato del 7-8%, ma già a breve profondità, dove sono mancati gli effetti prodotti dall’arricchimento super­genico, è sceso all’1 % risultando antieconomico… (DEL SOLDATO, PINTUS, & ZUFFARDI, 1993, p. 72 e 73).

copertina della rivista del 1926 Relazione sul Servizio minerario

Copertina della Relazione sul Servizio Minerario del 1926.

Il complesso minerario di Piazza

Il complesso minerario scavato nel periodo di ricerca e coltivazione ottocentesca si estendeva su un paio di livelli con una differenza di quota di 25 metri. Era costituito da:

  • una galleria superiore lunga un centinaio di metri (ISSEL, 1892) che esplorò e seguì una piccola vena nel gabbro …riempita di argilla steatitosa… (AA.VV., 1887). La mineralizzazione era data da una distribuzione irregolare di modeste concentrazioni di calcopirite e ricchi noduli di erubescite;
  • un pozzo (ISSEL, 1892) ed una rimonta (camino inclinato) poste ad una ventina di metri dall’imbocco della medesima galleria. Seguendo la stessa vena consentirono l’estrazione di circa tre tonnellate di Erubescite al 31,22% di rame (AA.VV., 1887);
  • una galleria inferiore (ISSEL, 1892) di esplorazione. Questa ebbe lo scopo di intercettare in profondità la medesima vena, ma senza risultato.

Il disegno del complesso minerario fu notevolmente implementato durante la fase, seppur breve, del massimo sviluppo industriale degli anni Venti. Era l’epoca della gestione del Cav. Eugenio Lardon della Spezia (PASSARINO, senza data, p. 13), sostituito poi dalla Società An. Ramitalia.
Furono coltivati ed inseguiti sia il filone principale che …parecchi filoni incrociatori di analoga natura, diretti nord-nord-est, sud-sud-ovest e pendenti al sud sud-est… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 97).
I livelli del complesso minerario divennero cinque impostati con le Gallerie:

  • Dante a quota 200 m s.l.m., la inferiore;
  • Santa Barbara;
  • Sant’Eugenio;
  • Ramitalia (dal nome della società concessionaria);
  • Savoia a quota 278 m s.l.m., la più elevata.

Le prime gallerie corrispondevano a quelle più antiche. Tutti i livelli …furono messi in comunicazione, attraverso sterile o attraverso minerale, con pozzi, discenderie, pozzetti e fornelli… pur continuando la …coltivazione dei massicci tracciati con i precedenti lavori, specie in un filone (…) tra i livelli Dante e S. Barbara, cioè per un’altezza di circa metri 37. Il filone, finora regolarissimo, ben mineralizzato e potente in media m. 2 circa, va attualmente assottigliandosi in profondità, ed il suo andamento fa supporre di trovarsi in presenza dell’inizio di una piega-faglia… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 97).
Altre mineralizzazioni filoniane furono coltivate nelle gallerie Dante, S. Barbara e Ramitalia; un paio di mineralizzazioni ad andamento colonnare furono coltivate col pozzo Ausonio, la prima, e sopra il livello Dante, la seconda, mentre un’ultima mineralizzazione fu seguita al contatto fra i basalti ed il gabbro.
Una originalità dei cantieri fu che …la circolazione dell’aria nella miniera è assicurata da un ventilatore aspirante…  (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 97).

Il periodo di maggior fortuna della miniera cuprifera di Piazza

La miniera di Piazza raggiunse la sua maggiore importanza economica, e non solo locale, durante la seconda metà degli anni Venti del secolo scorso. …Analizzando rapidamente l’andamento della produzione dei singoli minerali (per il Distretto di Carrara, n.d.A.) è da notare che la diminuzione riscontrata per il 1926 nel minerale di rame è puramente fittizia. Alla produzione difatti della miniera di Libiola, che ha effettivamente subito una diminuzione essendo passata da tonn. 6352 al 5% di Cu a tonn. 5067 di minerale al 4,4% di Cu, si aggiunge quella della nuova miniera di Piazza che ha fornito 360 tonnellate di minerale fluttuato al 30% di Cu, per cui, riportandosi al rinfuso di questa miniera, che contiene circa il 3% di Cu, la produzione del minerale di rame sarebbe effettivamente aumentata nel 1926. Difatti il valore della produzione del minerale cuprifero fu di lire 762.240 nel 1925 ed è stato di lire 1.148.040 nel 1926, con una differenza in più a favore del 1926 di lire 385.800… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 95).

L’impianto di arricchimento del minerale di Piazza

L’impianto di arricchimento del minerale estratto nella miniera di Piazza è stato descritto molto dettagliatamente nella Relazione sul Servizio Minerario del 1926 (AUTORE IGNOTO, 1927, pp. 97-99).
La struttura, complessa ed imponente (foto di copertina e Figura 2), entrò in funzione verso la fine di settembre del 1926.
L’Impianto fu realizzato dalla società di ingegneria meccanica tedesca Humboldt Maschinenbau-Anstalt di Köln-Kalk (Colonia), adottando il processo di fluttuazione brevettato della Minerals Separation CO. Ltd. di Londra.
Del complesso minerario e dell’impianto rimangono oggi il toponimo Miniera, lungo la strada che dal casello autostradale di Deiva Marina conduce all’omonima località, e le tracce di alcune discariche di materiale di risulta dagli scavi (Figura 3).

Le fasi produttive dell’impianto di Piazza

Molto semplicisticamente il processo consisteva nel macinare finemente il tout-venant  di miniera fino a polverizzarlo e poi agitarlo in acqua (torbida) in presenza di piccole quantità di reagenti speciali. Nel caso specifico era una soluzione diluita di silicato sodico cui era aggiunto un miscuglio di olio di catrame e di olio di residui di trementina.
Nell’acqua si sviluppavano minute bolle d’aria o d’altri gas alle quali si attaccavano i granelli di minerale che erano portati in superficie in una sorta di schiuma. La roccia sterile (la ganga) invece precipitava al fondo o rimaneva in sospensione.
La schiuma veniva raccolta, filtrata o decantata per ottenere il concentrato di minerale.
Il tout-venant era grigliato (cioè separato utilizzando griglie a maglie di differente diametro) in apposito silos in funzione della sua pezzatura (dimensione). Quindi veniva vagliato per essere frantumato in un frantoio a mascelle (Blake). Dopo la cernita (vedi anche https://www.archeominosapiens.it/donne-val-graveglia/) su tavola rotante, per eliminare gran parte dello sterile, era avviato ad un molino ad urto da cui usciva con una pezzatura inferiore a 2 mm. Da qui la torbida (acqua + minerale fine) era addizionata con i reagenti ed indirizzata alle celle di fluttuazione …costituite da una cassa di agitazione e da casse a punto accoppiate… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 98). Quindi avvenivano i passaggi in casse successive, nell’ultima delle quali, …lo sterile si deposita e la schiuma (minerale concentrato) raggrumatasi in superficie, viene espulsa per mezzo di palette scrematrici e va per un canale alle vasche di deposizione. Ciò avviene per le prime 4 o 6 celle, a seconda della ricchezza del rinfuso trattato; il materiale proveniente dalle altre celle, meno ricco in rame, viene inviato con una noria alle prime celle per subire una nuova fluttuazione… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 98).
A questo punto venivano recuperati anche i reagenti per essere reimpiegati in nuovi trattamenti.

Trattando del minerale particolarmente povero, contenente cioè da 0,90 a 1,22% Cu, si è ottenuto un concentrato contenente in media 28,60% Cu e nello sterile è stata riscontrata una percentuale di 0,03 a 0,08 % di rame. Con rinfuso più ricco, si sono ottenuti dei concentrati che hanno dato all’analisi il 30 ed anche il 35% Cu… (AUTORE IGNOTO, 1927, p. 99).

All’impianto erano connessi, naturalmente, una serie di servizi fra i quali l’officina della fabbro che era l’ultima casa della frazione Piazza, poco prima del ponticello sulla via della miniera. L’officina del fabbro era indispensabile per la manutenzione continua di tutti gli attrezzi e, soprattutto, dei ferri dei minatori.

Un giacimento esaurito

Ma questa fase entusiastica della miniera e del suo impianto ebbe breve durata. Le spese sostenute per la realizzazione delle attrezzature e per l’acquisto dei macchinari furono molto ingenti. Per contro, il giacimento apparve ben presto limitato ed avviato all’esaurimento. La conseguenza fu il fallimento dell’impresa. Quindi …un’istanza in data 20 aprile 1928 della Soc. An. Ramitalia in liquidazione, per essere autorizzata a trasferire la concessione di rame “Piazza” alla Soc. Prodotti chimici per l’agricoltura e per essa alla Montecatini dalla quale è stata assorbita… (AA.VV., 1930, p. XXXVI).
Seguì il progressivo licenziamento del personale ed il fermo della coltivazione già a cominciare dal 1928 (AA.VV., 1930, p. 153). Entro l’anno successivo, gli ultimi operai provvidero allo smantellamento dei macchinari: … smontati, e in parte trasportati, in altre miniere di sua proprietà  (della Soc. Montecatini, n.d.A.), gli impianti di perforazione meccanica e di arricchimento del minerale ivi esistenti… (AA.VV., 1930, p. 154). In particolare furono riutilizzati nelle miniere toscane (PASSARINO, senza data, p. 16).
Il giacimento di Piazza era ormai esaurito e l’avventura finita.
In seguito furono avviate nuove timide ricerche forse in funzione delle temporanee oscillazioni positive del prezzo del rame e delle fluttuazioni della richiesta di metallo, ma furono situazioni del tutto occasionali:

  • un permesso di ricerca biennale, per rame e manganese, rilasciato alla società carrarese Giulio e Giorgio Papasolgi il 23 aprile 1936, ma rinunciato già il 24 agosto successivo (PASSARINO, senza data, p. 14);
  • un permesso di ricerca per minerale cuprifero rilasciato all’ing. René Bruk (ex Direttore delle miniere d’oro di Pestarena ed ultimo concessionario di quella di Libiola) fra il 12 febbraio ed il 23 settembre 1956;
  • un permesso rilasciato alla Ditta Motosi nel 1970. Questa, in particolare, fu una richiesta a scopo più che altro speculativo in previsione dell’ampia campagna di indagini e dell’interesse della canadese Mogul Italy S.p.A. che effettivamente gli subentrò nel 1973, fino al 1977-78 (PASSARINO, senza data, p. 15).
Conclusioni

In conclusione si è delineata una storia mineraria molto originale, ma anche  contraddittoria.
La prima contraddizione che viene da lontano è la storia della miniera cuprifera di Piazza suggerita-interpretata per il periodo più antico. Oggi quella storia è divenuta, forse, più attendibile, completa e realistica grazie alla reinterpretazione degli avvenimenti ed alla luce della situazione geopolitica che emerge dal più recente studio dei documenti di archivio quattrocenteschi (BERNABÒ, 2017).
Più vicina a noi, ma non meno contraddittoria, è stata la gestione della Soc. An. Ramitalia e del suo imponente impianto di arricchimento. Enfatizzata dal periodo autarchico? Sopravvalutata la ricchezza e potenzialità del giacimento? Probabilmente rimangono valide ambedue le motivazioni. È un dato di fatto che già dal 1927 si erano manifestate le …difficoltà finanziarie aggravate dalla costruzione e dall’esercizio di un impianto di arricchimento del minerale, sproporzionato all’entità del giacimento e al tenore del rinfuso… (AA.VV., 1930, p. 153). Quindi ancora una contraddizione che sta alla base della creazione di un’impresa fondata sulla travisata potenzialità del giacimento.

Note di aggiornamento

2021.03.30
Durante un sopralluogo alla miniera, nel 1985, era capitato di parlare con una persona del posto che ricordava alcuni particolari del periodo di maggiore attività della miniera, quando erano impiegati 50-60 operai.
Quel racconto, ritrovato negli appunti dell’epoca, integra la storia. Innanzitutto gli avanzamenti erano eseguiti manualmente, senza utilizzo di esplosivo. Le gallerie erano armate con pali di pino. L’areazione era fornita dai fornelli o dall’utilizzo di compressori. Infine, la galleria di carreggio, aperta presso l’edificio in località Miniera, pare che si prolungasse fino al di sotto della località Persico.

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