Recensione libro: “Museo Archeologico Nazionale di Chiavari” a cura di Antonella Traverso

Immagine citata nel testo

Copertina – Un momento dello scavo archeologico della necropoli di VIII-VII secolo di Chiavari. Al centro della foto il Prof. Nino LAMBOGLIA mentre compila le stratigrafie dello scavo su grandi fogli alla presenza di studiosi e … molti curiosi.
Al suo fianco un settore di scavo che ha messo in evidenza alcune tombe a cassetta. La foto è ripresa dalla pagina FB del MAC (Museo Archeologico di Chiavari).

La Guida al Museo Archeologico di Chiavari

Possiamo dire che l’immagine di copertina è simbolo e punto di partenza della visita al Museo Archeologico Nazionale di Chiavari.
Simbolo e punto di partenza.
La lettura della guida sarà un viaggio nel tempo (da 125.000 anni fa) e nello spazio, attraverso gran parte del territorio del Tigullio. Ma soprattutto sarà un percorso attraverso le origini di Chiavari: dalla prima frequentazione della fascia costiera (attestata al Bronzo Recente in base alla datazione di un teschio) fino alla fondazione del primo nucleo cittadino, proemio dello sviluppo urbanistico e non solo.
Il primo Museo Archeologico nacque dall’esigenza di dare spazio e rilievo alla grande necropoli protostorica scoperta nel 1959 e scavata, durante il decennio successivo, da Nino LAMBOGLIA e dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri.di Bordighera.
L’idea del museo prese corpo con il progetto nel 1979, ma vide la luce solo sei anni più tardi.
La sistemazione degli oggetti provenienti della necropoli è stata il trampolino di lancio, ma anche lo sviluppo della ricerca sul territorio. Da quel momento è stato un susseguirsi di nuove scoperte: la cava di Lagorara, il castellaro di Uscio, la Piaccia di Suvero, la miniera di Monte Loreto, per citare i siti più importanti, oltre ad un’infinità di assistenze archeologiche nel centro di Chiavari (Figura 5).
Sarà questa moltitudine di attività a permettere di cristallizzare la storia più antica della città e del suo circondario.
Oggi il Museo Archeologico Nazionale di Chiavari si presenta con una nuova veste espositiva che presta particolare attenzione al territorio ed a quelle risorse che hanno condizionato l’insediamento umano e non solo.

Palazzo Rocca di Chiavari

Sede del Museo Archeologico Nazionale di Chiavari è una parte del piano terra del centralissimo Palazzo Rocca.
Verso la fine degli anni Trenta del XVII secolo, i marchesi Costaguta commissionarono la costruzione del loro palazzo all’architetto comasco Bartolomeo Bianco. L’opera fu realizzata fra il 1629 ed il 1630. In pratica fu la rifusione di due edifici preesistenti addossati alla cinta muraria medievale.
Dell’originaria edificazione sono ancora presenti, al piano terra, parte delle scuderie (Figura 1), un lembo di pavimento ed un pozzo che approvvigionava l’acqua di falda ai diversi piani (Figura 2).
La proprietà passò di mano a diverse famiglie. Dai Ranieri ai Grimaldi ai Pallavicini ed infine fu acquistato da Giuseppe Rocca nel 1903, facoltoso chiavarese, che lo donò al Comune, con l’annesso parco, nel 1912. 
Oggi il Palazzo Rocca ospita, oltre al Museo Archeologico, un percorso attraverso numerose sale ancora arredate in originale, oltre a mostre ed esposizioni.

Le risorse del territorio nella Guida al Museo Archeologico di Chiavari

La conoscenza profonda del territorio e la curiosità di tentarne l’utilizzo delle risorse disponibili sono state una necessità e la base per la specializzazione tecnologica e culturale della popolazione.
La Liguria è stata sempre considerata un territorio povero, aspro e difficile. Addirittura, fino alla scoperta della necropoli di Chiavari, il Tigullio era stato considerato praticamente disabitato nell’antichità. Effettivamente mancavano i grandi e spettacolari insediamenti diffusi nel Ponente Ligure. Ma anche il Medioevo in generale è stato a lungo sottovalutato e ritenuto un periodo buio.
La scoperta della necropoli è stata un grande stimolo alla ricerca. Fu uno dei primi cantieri nei quali venne applicato l’innovativo, rigoroso e scientifico scavo stratigrafico (Copertina). Dopo cinquant’anni i dati raccolti in maniera così rigorosa da Nino LAMBOGLIA sono ancora una fotografia viva degli scavi, indispensabile per approfondimenti scientifici.
Dovette passare un ventennio, ma col primo museo si avviò  anche un approccio interdisciplinare allo studio dei materiali ed al tentativo di comprenderne la provenienza, il perché di quel determinato uso e le tecniche di lavorazione.

Fra i reperti della necropoli c’erano centinaia di lastre lapidee dei recinti e delle tombe, urne funerarie e corredi composti da una grande quantità di manufatti in ferro ed in bronzo. Armi da offesa e da difesa, ornamenti personali ed altri utensili che rimarcavano il ruolo sociale dei defunti all’interno della comunità.
Una ricchezza che ha da subito suggerito un interrogativo sulla provenienza di tutto quel metallo. E questo a prescindere dal fatto che gli antichi Liguri avessero contatti stretti con le altre culture del Mediterraneo già durante il VII secolo a.C., come attestano le paste vitree e l’ambra (Figura 3), quest’ultima proveniente dal mar Baltico.

Immagine citata nel testo

Figura 4 – La copertina della nuova guida del Museo Archeologico Nazionale di Chiavari (MAC)

I ricchi corredi della necropoli nella Guida al Museo Archeologico di Chiavari

La tradizione mineraria della Liguria Orientale è nota nella cultura materiale, nella tradizione, nelle documentazioni d’archivio e nelle Rassegne dei vari Stati o del Regno. In origine la ricerca mineraria era patrimonio delle scuole militari ed in particolare di quelle di artiglieria. Ma non mancavano le attestazioni antiche, come le scorie etrusche di Baratti, la grande miniera dei Salassi, le aurifodinae, il piccone e la paletta di Libiola (ma non solo…), nonché le scoperte archeominerarie recenti, come la cava di Valle Lagorara e la miniera di Monte Loreto.
L’approfondimento delle ricerche archeologiche, ma anche geologiche, geostratigrafiche, petrologiche ed archeominerarie hanno palesato un ambiente ricco di risorse naturali (a cominciare da quelle del mare) e fonti di approvvigionamento lapidee e minerali che hanno condizionato in maniera pesante la frequentazione di siti specifici del territorio.
Naturalmente anche le esigenze mutavano nel tempo, come le tecnologie. Dall’estrazione del diaspro di Lagorara per realizzare strumenti relativamente semplici (punte di freccia, raschiatoi, coltelli), ma con una tecnica estremamente sofisticata (scheggiatura) alla coltivazione delle miniere di rame e ferro per forgiare strumenti, oggetti di ornamento più raffinati ed armi più competitive. I corredi esposti nelle vetrine delle sale dedicate alla necropoli ne sono esempi affascinanti.

Dopo la necropoli

La necropoli viene abbandonata nel VI secolo a.C. In quel tempo la linea di riva ha ricominciato ad entrare nella valle e, lentamente ma inesorabilmente, ad insinuarsi fra i recinti e le tombe a cassetta. Contemporaneamente, l’area cimiteriale è stata interessata da percolazioni di materiale eroso dall’incipiente versante dell’ospedale odierno e da piccole frane. Infine la necropoli è stata ricoperta e nascosta da un livello francamente sabbioso, marino, grigio.
Il risultato è stata la formazione di una nuova spiaggia che verrà frequentata e coltivata in epoca romana e poi, via via ampliandosi, sarà insediata dall’alto medievo.
Lo strato al di sopra della necropoli (strato C) contiene materiale di epoca romana datato dal Lamboglia al I e II sec. d.C. Qui, oltre a una struttura muraria e un allineamento di buche di palo riferibili forse ad un pergolato, sono state messe in luce tracce di sfruttamento agricolo (in passato attribuite ad una vigna). Allo stesso periodo sono inoltre attribuibili i materiali provenienti da indagini più recenti nel quartiere di San Pier di Canne (all’interno della valle del torrente Rupinaro) che attestano la presenza di un insediamento anche in quest’area… (TRAVERSO, 2022)

Borgolungo ed il medioevo nella Guida al Museo Archeologico di Chiavari

Il progressivo ritiro del mare, perdurato almeno fino al XVIII secolo, ha condizionato la viabilità e, soprattutto, l’impostazione e l’evoluzione dell’insediamento Chiavari.
Gli scavi e le assistenze archeologiche dell’ultimo ventennio hanno fornito una messe enorme di dati. È stato così possibile implementare e confermare materialmente la ricca documentazione d’archivio disponibile.
La pianura costiera alla foce del Rupinaro, estesa sia a levante (fino quasi all’alveo del fiume Entella), ed a ponente (fino alla collina delle Grazie) ha continuato a subire profonde modificazioni naturali prima che antropiche. Anzi, le seconde si sono andate via via ad inserire sui territori liberati dal mare.
Il nucleo insediato originario era una schiera di edifici posti fra la radice della collina del Castello e la battigia. Probabilmente era difeso da un fronte-mare cieco ed era aperto alle due estremità lungo la via di transito proveniente da levante e diretta a Genova. Poi le vicissitudini politiche, gli interessi di lacune famiglie dominanti e la continua disponibilità di terreni hanno determinato l’estensione e l’ampliamento della città e l’incremento della popolazione.
Il Medioevo di Chiavari è stato raccolto nell’ultima sala, ma potrà essere integrato ed assaporato con un giro sotto i portici del centro storico che comincia proprio all’uscita del Museo.
Studenti e studiosi potranno, infine, approfondire i numerosi aspetti di quanto esposto nelle varie sale accedendo alla ricchissima biblioteca specialistica che completa l’offerta scientifica del nuovo Museo Archeologico di Chiavari.

Piano dell’opera

IL MUSEO
           II servizi educativi
           La biblioteca
IL PALAZZO
PERCORSO ESPOSITIVO

           Sala 1: Il territorio e le sue risorse
           Sala 2: La scoperta della necropoli
                     La stratigrafia
                     Prima della necropoli: l’Età del Bronzo 
                     La necropoli e la sua forma
                     IL MISTERO DEL CRANIO

                     Il rito funebre
                     I primi Liguri
            Sala 3: La necropoli e i suoi corredi: l’Area A 
                      I corredi delle tombe
                     I DISCHI FEMMINILI
                     L’ARMATURA DEL GUERRIERO

           Sala 4: La necropoli e i suoi corredi: Aree B e C 
                     I corredi delle diverse tombe
                     DEFUNZINALIZZAZIONI RITUALI

                     I VASETTI RITUALI
                     La tomba di Rapallo
           Sala 5: Chiavari e l’età storica antica 
           Sala 6: Chiavari nel medioevo
                      ISTITUTI DEL DIRITTO LONGOBARDO: IL LAUNECHILD
                     L’espansione genovese e la fondazione del castello
                     Il borgo pre-genovese
                     LA PRESENZA DEI CONTI DI LAVAGNA A CHIAVARI

                     La sistemazione dell’Arena
                     Il borgo genovese
                     L’ampliamento orientale del borgo
                     Gli interventi quattrocenteschi
                     LE MURA
BIBLIOGRAFIA

Con contributi di Barbara BERNABÒ, Paola CHELLA, Marco DEL SOLDATO, Fabiola SIVORI, Antonella TRAVERSO

Libiola, Sestri Levante, città metropolitana di Genova, Italia

Castiglione Chiavarese, città metropolitana di Genova, Italia

Suvero, Rocchetta di Vara, provincia della Spezia, Italia

Uscio, città metropolitana di Genova, Italia

Maissana, provincia della Spezia, Italia

Palazzo Rocca e il MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CHIAVARI

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