Tiziano Mannoni: attualità e sviluppi di metodi e idee

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Copertina – Tiziano MANNONI ad Aulla nel 2003 per l’apertura della tomba di San Caprasio (foto R. BOGG).

Il Convegno

Si è tenuto a Genova, nei giorni 14 e 15 ottobre, il Convegno Tiziano MANNONI: attualità e sviluppi di metodi e idee. I lavori si sono svolti sia in presenza presso l’Aula San Salvatore in Piazza Sgarzano 9, che online.
È stata la celebrazione del decennale della scomparsa di Tiziano MANNONI, ma anche il momento per fare il punto sull’attualità delle sue intuizioni e delle metodologie da lui avviate.
Sono stati presentati oltre 140 interventi fra relazioni e note brevi, suddivisi in sette sessioni, rispondenti alle linee di ricerca intraprese nei lunghi anni dell’attività di MANNONI. Ma sono state previste anche altrettante Tavole Rotonde per discutere l’eredità di MANNONI, la sua attualità ed i diversi problemi ancora aperti.
Tutto il materiale del Convegno è stato raccolto in due volumi di oltre 600 pagine, editi da All’Insegna del Giglio di Firenze.
Per l’occasione è stata inoltre predisposta la ristampa dei cinque volumi nei quali MANNONI aveva raccolto, nel 1995, una selezione dei suoi saggi per festeggiare i venticinque anni di archeologia globale. I cinque libri (Archeologia dell’Urbanistica; Insediamenti abbandonati. Archeologia medievale; Caratteri costruttivi dell’edilizia storica; Archeologia delle tecniche produttive; Archeometria. Geoarcheologia dei manufatti) sono disponibili in ristampa digitale anastatica sul sito ISCuM e acquistabili in formato cartaceo presso l’editore All’Insegna del Giglio.
A 10 anni dalla scomparsa di Tiziano MANNONI, le sue idee ed i suoi insegnamenti sono ancora una valida guida per chi opera in ambito storico e archeologico.
Tornare a discutere di archeologia globale del territorio e di storia della cultura materiale può essere un modo per imparare, ancora una volta, dalle sue lezioni. Lezioni di storia e di archeologia, nel senso più ampio, ma anche lezioni di metodo e di apertura costante alla società civile.
A conclusione del convegno sono state previste visite guidate a Filattiera (Figura 2, Figura 3 e Figura 4), a Pontremoli (Figura 5) e ad Aulla (Figura 6, Figura 7 e Figura 8).

L’archeometria

La richiesta più ricorrente fatta ad un archeometrista, da parte di chi studia i materiali ed i manufatti antichi, è la determinazione delle zone di approvvigionamento dei materiali geologici impiegati per la produzione degli specifici manufatti.
È proprio in questo quesito il senso più profondo del significato di archeometria dato dalla ricerca scientifica di Tiziano MANNONI che, ricordiamolo ancora una volta insieme a Gloria OLCESE, è stato uno dei padri fondatori dell’archeometria e non solo di quella della ceramica.
Fra le varie ricerche avviate da Tiziano MANNONI all’inizio della sua carriera è fondamentale quella sulle sabbie. Raccoglieva, ed a tutti gli amici chiedeva di raccogliere, campioni di sabbia caratteristici delle infinite aree (spiagge e non solo) del Mediterraneo. Motivo? In realtà una ragione estremamente semplice. Le sabbie entravano di prepotenza negli impasti di vario tipo. Dalle malte, agli intonaci alle ceramiche. E le sabbie sono uno scrigno geologico-ambientale-naturalistico degli ambienti di raccolta. E per raccolta bisogna intendere in maniera bivalente gli ambienti naturali nei quali i depositi si formano per azione marina, fluviale, eolica,… e nei quali si possono campionare.
La composizione mineralogica e litologica, le reciproche percentuali di rappresentatività dei singoli minerali e litotipi, le caratteristiche e la morfometria dei granuli sono stati i parametri fondamentali di classificazione. E da questo atlante, inteso anche come metodologia, trarre confronti con le componenti sabbiose dei materiali e dei manufatti è stato consequenziale per ipotizzarne origine e indizio di provenienza.
Un’intuizione derivata dalla formazione petrografica di Tiziano MANNONI e dalla sua esperienza come responsabile del laboratorio di difrattometria dell’Istituto di Mineralogia dell’Università di Genova e profondo stimolo all’interazione fra il bagaglio culturale e tecnico del geologo e quello dell’archeologo. Un approccio pragmatico, forse dovuto al suo diploma di geometra.
Da questa esperienza sono discesi gli infiniti campi di applicazione della geoarcheologia, alcuni dei quali compaiono anche fra gli interventi del Convegno.
Bisogna altresì ricordare che talvolta la ricerca si scontra con la distruttività insita in alcune specifiche analisi (ad esempio le sezioni sottili), ma si può e si deve operare petrologicamente con osservazioni e misure su sezioni lucide, meno approfondite di quelle petrografiche, ma eseguibili direttamente sui manufatti.
Per alcuni esempi si possono vedere gli articoli sulla Necropoli di Chiavari, il Castellato di Pignone, Le macine a sella di Libiola e Monte Loreto, L’oratorio dei Disciplinati di Framura, i materiali dei mosaici ed il peso di Luni presenti su questo sito.

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Figura 1 – Il programma del Convegno

Tiziano MANNONI, un ricordo personale

La mia esperienza è stata purtroppo limitata al mio primo periodo di lavoro e, soprattutto, di incoraggiamento da parte di Tiziano. Era l’epoca in cui insegnava Giacimenti Minerari presso l’Istituto di Mineralogia di Genova e mi incoraggiava a proseguire gli studi sulle miniere a tuttotondo.
Avevo fatto la sottotesi di Laurea (ai miei tempi si presentava una tesi ed una sottotesi) in Giacimenti Minerari, studiando le miniere e le mineralizzazioni d’oro della Valle Anzasca. Da li è iniziata la mia esperienza.
Tiziano mi seguiva ed i nostri incontri erano delle chiacchierate, ma dense di informazioni e linee guida metodologiche. I giacimenti minerari erano lo stimolo, ma l’arte mineraria, la storia del lavoro erano il patrimonio e non il corollario. 
Conosceva benissimo la mia storia, mio padre che lavorava a Gambatesa e le passioni che mi aveva trasmesso.

In realtà si partiva dalla sequenza degli avvenimenti che hanno costituito la storia mineraria di quella regione, una serie di argomenti che a quel tempo erano un po’ snobbati dagli addetti ai lavori, se non a fini economici.
La sottotesi in Valle Anzasca era stata solo l’inizio, la presa di contatto col territorio, con le sue tradizioni, con la sua realtà e con le persone.
Si affiancò una ricerca puntigliosa negli archivi, sia di Stato che privati. All’epoca solo Giuseppe PIPINO e Marco TIZZONI affrontavano l’argomento. Mi rivolsi quindi agli archivi di Novara, Milano, Genova,… a quelli Borromeo e, con il grande aiuto di un amico del posto, Alessandro ZANNI, all’archivio privato della famiglia ALBASINI di Bannio Anzino, del tutto inedito. E questo fu fondamentale perché era il patrimonio di una famiglia che aveva lungamente lavorato nel campo delle miniere anzaschine.
Tiziano mi seguiva quasi in disparte, prodigo di suggerimenti e mi coptò in ISCuM (Istituto di Storia della Cultura Materiale).
Su questi presupposti anche il rapporto con i vecchi minatori ed operatori del settore divenne amichevole. Io chiedevo, appuntavo, fotografavo e loro raccontavano. Ma soprattutto ritirarono fuori i vecchi attrezzi e le vecchie macchine per la frantumazione, per la macinazione e per l’amalgamazione. Bisogna dire che qualcuno ancora andava di nascosto in qualche vecchio cantiere per  recuperare un po’ di minerale ricco da amalgamare in segreto. E magari con quell’oro forgiare un piccolo pendente portafortuna da regalare alla prima comunione della nipotina. 
Addirittura ebbi in prestito un bottone di quell’oro che Tiziano analizzò ai raggi x…Questo momento della mia vita è riportato anche a qui, con i documenti e le foto di allora…

Queste esperienze, che ovviamente sono andate oltre il periodo di preparazione della sottotesi, sono state fondamentali anche per interpretare i documenti che via via venivano trascritti e catalogati (alcune centinaia). Leggendoli (ovviamente alcuni, i più importanti ed interessanti) ritornavano le parole e le immagini delle dimostrazioni dei vecchi minatori e nascevano le mie ricostruzioni.
Questa esperienza è proseguita, ma soprattutto è stata la base per studiare le realtà più vicine a noi: l’ardesia (fortemente suggerita ed incoraggiata da Tiziano) e le miniere della Liguria Orientale di rame e manganese.
Per imparare da Tiziano era sufficiente stargli vicino, seguirlo. I suoi appunti su blocchetti notes improvvisati… il taschino con due o tre penne e matite… era significativo della sua continua presenza sulla ricerca…
Per motivi diversi ho sospeso per un lungo periodo la pubblicazione dei miei lavori, ma la mentalità e soprattutto il metodo sono rimasti indelebili ed anche in altri campi. Oggi ritrovo appunti e file (non più solo pizzini) che riapprofondisco ricordando Tiziano che una volta mi disse: …dopo quel tuo lavoro non è stato approfondito più nulla 
Sicuramente i campi di indagine e di studio sono divenuti numerosissimi e molto più tecnologici, ma l’approccio di partenza è sempre lo stesso, importante. Tiziano è nato come petrografo, ma non solo. Ha capito l’importanza dell’approccio interdisciplinare. Il contributo fondamentale che esperti differenti potevano dare. E l’archeologia è stato (ed è) uno di questi campi. Ho avuto la fortuna di dare il mio contributo geologico (e conseguentemente intuitivo) a molti archeologi con i quali sono cresciuto e che mi hanno fatto crescere. Oggi dopo anni ho ripreso a collaborare su problematiche di Chiavari, Luni, Ameglia ritrovando sempre la presenza di Tiziano. È un conforto, è un incentivo, è ancora attualità. I tempi e le tecnologie sono differenti, ma l’approccio di base è quello.

Grazie Tiziano.

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