La miniera di manganese del M.te Porcile

porcile - copertina

Copertina: il versante occidentale del monte Porcile, visto dalla “strada forestale”. Si notano gli affioramenti di diaspro che racchiudono il giacimento di manganese.

Don Garibaldi, le passeggiate e la pirite

Si racconta (DELUCCHI, 1937) che un certo pio reverendo  GARIBALDI fosse solito fare lunghe passeggiate fino alla vetta del Monte Porcile, per sciogliere i muscoli e tornare in canonica con un formidabile appetito. Un giorno del 1878 (o giù di li…) rientrò portando delle pietre che avevano attratto la sua attenzione per la pesantezza ed il colore grigio-verdastro. La curiosità lo spinse ad imballare quei sassi ed a spedirli in città, ad alcuni amici per farli analizzare.
Seppe così di avere raccolto della pirite.
Il nostro reverendo GARIBALDI pare fosse poco incline alla vita contemplativa dopo aver adempiuto ai suoi doveri, alla messa ed ai vespri. E poi quelle pietre continuavano ad essere nei suoi pensieri. Ecco allora l’idea: mettere assieme una compagnia di minatori e mulattieri e, con lui in testa, scavare nei fianchi della montagna per tirar fuori il minerale. E poi portarlo a valle a dorso di mulo e venderlo.
Non si sa quanto sia stata remunerativa questa impresa né quanto sia durata. Ma siamo nella seconda metà dell’Ottocento, l’epoca di più vivace ed intensa attività mineraria non solo locale. A conferma di questa storia che viene da lontano c’è ancora oggi una breve galleria scavata nel basalto (Foto 2 e Foto 3) poco al di sotto del Passo delle Broccheie (Foto 1), a quota 970, sul versante SE del monte Porcile (Figura 1, quadrante SW).
È probabile che tali frequentazioni abbiano stimolato altre prospezioni. E queste abbiano condotto alla scoperta dei vicini giacimenti di manganese. Gli avvenimenti successivi suggerirebbero proprio questo.

La mineralizzazione a manganese nei diaspri del monte Porcile

La mineralizzazione ad ossidi di manganese era rappresentata da una serie di fasce (in gergo banchi ) costituite da alternanze di livelli mineralizzati e soletti di diaspro …rosso e bianco, come a Cassagna… (MAGNANI, 1972). I soletti mineralizzati avevano spessore da pochi centimetri a qualche decimetro e contenuto in metallo molto variabile.
In giacimentologia questo tipo di mineralizzazione è definita col termine di listata.
La potenza dei banchi variava fra il metro ed i due metri e mezzo. Naturalmente non manca il ricordo di spessori (arricchimenti ) occasionali maggiori, fino anche a 4-4,5 metri.
Le fasce mineralizzate erano sub-concordanti con la giacitura del diaspro e con le sue variazioni locali dovute a piegamenti o a piccole faglie. La giacitura prevalente dei banchi assumeva direzione NW-SE con inclinazione 35-55° rivolta a SW, ma variante verso SE. Si trovavano distribuite nella serie dei diaspri senza una regola ricorrente.
La scoperta del giacimento è cominciata, naturalmente, dagli affioramenti. Ma la sequenza dei banchi è stata individuata, seguita e coltivata, nel tempo, grazie alle ricerche svolte in sotterraneo sia con i tracciamenti (gallerie), che mediante campagna di sondaggi.
La prima descrizione nota in letteratura ricorda due fasce mineralizzate dello spessore di circa 3-4 metri, comprese fra i 1140 ed i 1220 metri di quota.

In cadauna delle due zone furono aperte varie trincee poste a diversi livelli  (Foto 6 e Foto 7), e si è così riconosciuto che anche in quella località il minerale si trova concentrato nelle fessure degli strati. Però a Monte Porcile si hanno veri straterelli di qualche centimetro di spessore, formati quasi esclusivamente da ossidi di manganese, probabilmente da manganite più o meno idratata mescolata a pirolusite. Ivi il minerale si presenta sotto forma compatta con frattura concoide e con una lucentezza semi-metallica… (AA.VV., Rivista del Servizio Minerario 1888; ISSEL, 1892).

Le società minerarie

Nel suo complesso era una mineralizzazione assai variabile come tenore in metallo. E, forse per questo, ritornò nel tempo ciclicamente oggetto di attenzione e di successive concessioni.
Dopo la M.I.S.A., intestataria fino al 1952, fu la volta della Montecatini, dal 1952 al 1965, dell’Italsider e, infine, della SilMa, almeno fino a quando ridusse drasticamente, per motivi economici, l’area della propria concessione.

Da alcune veline di appunti sparsi a carattere tecnico e contabile (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazioni anni vari) riferiti ai differenti concessionari, si traggono informazioni interessanti sui lavori di ricerca e coltivazione eseguiti nel tempo a monte Porcile.
Alcune notizie sono riassunte nel Diagramma dello sviluppo dei lavori dal quale si evincono le entità degli scavi eseguiti annualmente nelle diverse gallerie. La coltivazione più intensa fu condotta fino alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso. In seguito, l’attenzione fu rivolta prevalentemente alla ricerca. Ne emergerà un’immagine del giacimento dettagliata, completa, ma con prospettive economiche poco interessanti.

porcile - immagine del testo

Diagramma comparativo dello sviluppo dei lavori eseguiti nella miniera di monte Porcile nel periodo 1935-1942. Il dato per il 1936 risulta a parte perché aggregato (non suddiviso per cantiere)

Ricerche e prima concessione della miniera di monte Porcile

La storia amministrativa delle ricerche minerarie al monte Porcile comincia nel 1888. A quell’epoca erano attivi in Liguria parecchi permessi di ricerca per minerali di manganese. In particolare quelli di monte Zenone e monte Porcile furono conglobati in un’unica pratica intestata alla ditta Augusto PARMA e Stefano STURLA.
Le ricerche di monte Porcile cominciarono dagli affioramenti di minerale più elevati in quota (Figura 10, Foto 6 e Foto 7).
Il minerale estratto durante le prospezioni conteneva fra il 40 ed il 50 % di manganese (AA.VV., Rivista del Servizio Minerario 1888). La produzione, comune con quella di monte Zenone, si aggirò intorno alle 900 t di minerale (AA.VV., Relazione del Servizio Minerario nel 1888).
Alla fine del 1889 la società permissionaria avanzò istanza di concessione, …ma non avendo fatto il deposito per le spese di sopralluogo per tempo… (2 dicembre) …non fu possibile eseguirlo per le condizioni meteo, cosicché le domande rimasero in sospeso… (AA.VV., Relazione del Servizio Minerario 1889).
Ciò nonostante la PARMA e C. cedette i suoi tre permessi (monte Porcile, monte Zenone e monte Bardeneto) alla Società VULCANO CHIAVARESE, con contratto stipulato il 16 aprile 1890.
La dichiarazione di scoperta fu perfezionata con decreto ministeriale del 29 dicembre 1890 cui seguirà la concessione.
Ma per uno sviluppo industriale dell’attività bisogna attendere ancora parecchi anni.

Enrico Porzio impresario degli anni Venti

Uno dei concessionari più importanti fu certo Enrico PORZIO che gestì la miniera con alterne vicende e fortune dal 1918 fino al 1927 (Figura 2).
Negli anni Venti del secolo scorso i lavori sotterranei erano svolti in diversi cantieri. Ad esempio, nelle gallerie chiamate n.6 e n.2 che avevano intercettato il medesimo banco di minerale (CASTELLI, 1925 – XXXI, p. 107 – Figura 3).
Il complesso minerario era attrezzato, all’epoca, con due compressori (Figura 5 e Foto 8) ed otto martelli, 600 metri di linea Decauville, tre teleferiche di tipo militare Badoni a campata di 600 metri ciascuna, silos di stoccaggio (Figura 6, Figura 7, Foto 9, Foto 10 e Foto 11) ed un impianto …meccanico di preparazione del minerale estratto dai diversi centri di abbattimento…, nonché dalle abitazioni degli operai (CASTELLI, 1925 – XXXI, p. 108) (Foto 4 e Foto 5). Il minerale era trasferito alla Sella di Monte Bocco mediante una …teleferica semicontinua, lunga m. 2700 della potenzialità di tonn. 60 giornaliere… (CASTELLI, 1925 – XXXI, p. 110 – Figura 4). Da qui era portato al Monte Zenone Figura 8, dove subìva la cernita. Lo scelto veniva trasportato, mediante dei camion, all’impianto di trattamento della Società Anonima Mineraria Italiana di Genova, posto a Bargone.

Nella miniera di monte Porcile si può affermare con sicurezza che con i lavori finora eseguiti non è stata coltivata che una piccola parte di manganite e psilomelano esistente in questa altura, mentre la maggior quantità di manganese, a tenore variabile, esiste ancora negli orizzonti superiori ed inferiori di quelli esplorati con le attuali gallerie.
Essendo l’origine del deposito sicuramente dovuta a soluzioni manganesifere, sia per effetto di microrganismi o di altre sostanze organiche la sua ricerca potrà variare da zona a zona ma ciò non toglie che si possano sicuramente superare il milione di tonnellate del tipo medio… (CASTELLI, 1925 – XXXI, p. 108).

Nonostante queste previsioni, i lavori furono sospesi dal 1927 al 1935 in tutte e tre le miniere della concessione. Non si trova in letteratura una spiegazione, soprattutto in ragione delle quantità di minerale stimate e delle potenzialità del complesso minerario.

L’attività degli anni Trenta e Quaranta

Si dovette attendere il 1935 affinché la nuova concessionaria (M.I.S.A.) intraprendesse, …in vista della ripresa della coltivazione, il riattamento dei sotterranei (nel frattempo ostruiti) e la costruzione della teleferica che da M. Porcile trasporterà il minerale ricavato ad una stazione intermedia presso Statale (località Pian della Foppa) e quindi a Pian di Fieno, alla stazione di caricamento presso la strada Reppia – Pian di Fieno – Chiavari… (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazione 1935).
Il DELUCCHI visitò i cantieri nel 1937, in preparazione del suo articolo.

La miniera era attrezzata con una linea Decauville, azionata a mano, per trasferire il minerale sul piazzale esterno. Da qui veniva trasferito tramite teleferica ad un impianto di trattamento dov’era lavato ed arricchito.
Probabilmente era lo stabilimento del Foppo distante in linea d’aria poco più di un chilometro e mezzo. Dall’arrivo della teleferica passava al banco di cernita dov’erano addette, come consuetudine, numerose donne che …con gesti quasi meccanici scelgono il minerale ricco da quello pregiato… (DELUCCHI, 1937). Il trattamento prevedeva la frantumazione del tout venant alla dimensione di un pollice, quindi la setacciatura ed il lavaggio su apposite griglie. 
Un’altra teleferica trasferiva il minerale arricchito a Pian di Fieno dove, mediante autotreni, era avviato alle fonderie che preparavano il mercantile per la lavorazione degli acciai speciali, per l’industria vetraria ecc..
Al Pian della Foppa era previsto anche l’arrivo del tout venant di Monte Alpe e Monte Zenone. Analisi compiute su campioni della mineralizzazione listata fornirono tenori medi compresi fra 18-20% e 25-35%. A parte i riattamenti delle gallerie ed i minimi tracciamenti per delimitare le fasce mineralizzate (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazione 1936), la coltivazione vera e propria riprese nel 1938 e continuò fino al 1942. Il complesso minerario che emerge dai lavori appare consistente (Figura 9), contando almeno una dozzina di gallerie collegate da pozzi e rimonte, oltre alle trincee a cielo aperto (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazioni 1938 e 1942).

Nel quinquennio furono coltivati diversi banchi di minerale listato di spessore compreso fra il metro ed i 2,5 m. Parte del minerale estratto, piuttosto ricco in Mn, proveniva anche da spoliazioni di mineralizzazioni non esaurite, lasciate dai precedenti concessionari.
Il Diagramma dello sviluppo dei lavori fornisce un’immagine dell’attività prodotta nei diversi cantieri del Monte Porcile fra il 1935 ed il 1942. A conferma di quei numeri è stata la posa in opera di ben 1144 m di nuovi binari Decauville e la costruzione di un locale adibito a gabinetto chimico (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazione 1940)
In seguito i lavori proseguirono a ritmo progressivamente ridotto, fino alla sospensione totale, causata del progressivo impoverimento dei banchi. L’ultima planimetria aggiornata dei lavori eseguiti dalla MISA risale al primo giugno 1946 (Figura 9). Una sopravvalutazione della potenzialità del giacimento stimato in 19.380 t di minerale in vista, oltre a 22.780 t probabili e 30.000 t possibili (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazione Mineraria 1948)?

Valore reale del giacimento

Due sono stati i fattori determinanti sul rendimento dell’attività.
Innanzitutto la tipologia della mineralizzazione, la descritta mineralizzazioni listata, cioè costituita da fasce di fitte alternanze di strati centimetrici di minerale con i soletti di diaspro. E questa struttura influiva molto negativamente sulla resa globale, nonostante i tenori talvolta elevati in Mn,
In secondo luogo la struttura stessa della serie dei diaspri incassanti che è, per sua caratteristica generalizzata, molto ripiegata, fratturata e tettonizzata, quindi friabile.

Se da un lato il minerale estratto consentiva anche una buona resa in mercantile, dall’altra la stretta commistione fra soletti mineralizzati e diaspro influiva fortemente sulla qualità del tout venant  che generava, di conseguenza, un basso rendimento giornaliero pro capite di 0,2 t/op di minerale mercantile.
Ma non solo. Consideriamo le spese di produzione: ad esempio, nel 1942 sono state estratte, a monte Porcile, 8.179 t di minerale. Dal trattamento metallurgico sono state prodotte 2.277 t al 30%, 3.751 t al 20%, 2.561 t al 15% e 1.285 t al 12%, per un totale di 9.874 t di mercantile. Ma su questa valutazione bisogna gravare gli onerosi problemi logistico-ambientali e gli ingenti, lunghi e dispendiosi lavori di armatura delle gallerie con utilizzo di grandi quantità di legname (solo quell’anno 232 mc). Una piccola compensazione alle spese, ma non risolutiva, derivava solo dal minimo impiego di esplosivo, dovuto proprio al grado di tettonizzazione dei diaspri.

immagine nel testo

Diagramma della presenza di minerale manganesifero e tenore medio in Mn riscontrati in alcuni fori di sondaggio della campagna 1970

Gli anni Settanta del Novecento e le nuove ricerche minerarie

Nonostante tutto, però, l’interesse per il giacimento di monte Porcile è riaffiorato negli anni Settanta del secolo scorso, forse favorito dall’ultimo dato ufficiale (del 1948) che segnalava la presenza di 19.380 t di minerale in vista, 22.780 t probabili e 30.000 t possibili (DEL SOLDATO, 1970 ca., p. Relazione Mineraria 1948).
Negli anni Quaranta l’immagine del complesso minerario era quella che appare da alcuni schizzi (Figura 11, e Figura 12) tratti da una Relazione Interna redatta durante la gestione Italsider (ITALSIDER, senza data).
A cavallo degli anni Settanta la nuova concessionaria, l’Italsider, aveva avviato un riesame dei giacimenti di manganese della Val Graveglia, affidato consulenze, studi (Figura 13) e la progettazione di nuove indagini (Cartografie Magnani 1969 e 1972).
Nel 1969 furono realizzate le strade di collegamento a Statale (fra febbraio e giugno) e la cosiddetta strada forestale (Figura 14) per raggiungere il monte Porcile (iniziata a novembre). L’anno successivo, da ottobre, fu avviata la campagna di ricerche mediante una decina di stazioni di sondaggio (Figura 15) e le relative opere di collegamento e presidio.
I sondaggi, a distruzione di nucleo, furono previsti lungo il versante S-SE all’interno della fascia altimetrica compresa fra i 1050 ed i 1175 m s.l.m.. Lo scopo evidente era quello di seguire in profondità l’andamento dei banchi mineralizzati in parte presenti in affioramento ed oggetto anche di precedenti coltivazioni. Per ogni stazione fu terebrata una batteria di sei fori. Secondo le direttive emanate dalla Società Italsider, i fori, eseguiti con la perforatrice Atlas-Copco modello ROC 600, dovevano avere disposizione a ventaglio ed inclinazione di 30, 45, 60, 75 e 90 gradi (Figura 15). Inoltre, ogni due aste doveva essere prelevato un campione per le analisi chimiche.
Altri indizi di minerale, in seguito saggiati con i sondaggi, furono evidenziati anche dai tracciamenti stradali.

5 giugno (1970) M. Porcile
sulla strada di q. 1060 verso est la pala ha messo in vista 3 banchi di cui
1 banco – potenza ml. 1, a 330, φ 40 ovest; si presenta filettato pur con diverse concentrazioni;
2 banco – potenza ml. 2,50 di cui il 1° metro minerale listato, poi 0,80 di diaspro, poi 0,70 minerale pur povero, a 330, φ 80 ovest; è stata scoperta una breve galleria di 6 m di profondità;
3 banco – potenza m. 1; è ben visibile sulla scarpata della strada una faglietta che lo rigetta di poco più di un metro mentre si nota la prosecuzione – banco piuttosto povero a 320, φ
 45… (DEL SOLDATO G., annotazioni. Archivio Privato).

Conclusioni

…25 luglio 70 – M. Porcile
Proseguimento (verso il basso, n.d.A.) della coltivazione a giorno dello scavo Parma  (Figura 10, Foto 6 e Foto 7). Si è notato che a letto e a tetto della zona coltivata sono stati lasciati circa 0,50 m per parte di minerale forse ritenuto a basso tenore. Il minerale è del tipo filettato, ma in alcuni punti i filetti dello spessore da 1 a 2 cm hanno delle alte concentrazioni. Il minerale è di colore azzurro argento con lucentezza metallica e il suo peso è rilevante (3,75). Ai lati del filetto c’è del minerale pulverulento, forse pirolusite. All’analisi il tenore ha dato 53 % Mn. 16,40… (DEL SOLDATO G., annotazioni. Archivio Privato).

Parziale conferma di questo approfondimento venne dai risultati dei sondaggi delle stazioni 6, 7 e 10 (Figura 15). In particolare, le prime due furono posizionate in prossimità dello scavo Parma e confermarono la prosecuzione dei banchi in profondità. Il loro parziale sfruttamento era rimasto piuttosto superficiale e ne fu accertata la prosecuzione, ma con tenori medi compresi fra 10 e 19 punti di Mn.
Una potenziale riserva di minerale povero era costituita anche dalle discariche di risulta dai precedenti lavori che presentavano un tenore medio in manganese compreso fra il 7,2 ed il 10%.
Ma nonostante tutti questi sforzi, i risultati delle ricerche non consentirono che la miniera vivesse una ripresa di attività. Le cause?
La modesta quantità di minerale messo in luce ed i tenori molto inferiori alle aspettative. Le valutazioni economiche decretarono l’antieconomicità della coltivazione. Fra i fattori negativi influirono la distanza dall’impianto di Piandifieno, i trasporti ed i rifornimenti che dovevano avvenire necessariamente su gomma, l’esposizione e l’altitudine del complesso minerario e la necessità di lavorare con cantieri esclusivamente in sotterraneo (anche in ragione del pregio ambientale dell’area, Figura 16). 

Bibliografia

AA.VV. (1890). Relazione del Servizio Minerario nel 1888. Annali di Agricoltura.
AA.VV. (1891). Relazione del Servizio Minerario 1889. Annali di Agricoltura.
AA.VV. (1892). Rivista del Servizio Minerario 1890. Annali di Agricoltura.
CASTELLI, G. (1925 – XXXI, luglio 15). Le miniere di manganese “Tre Monti” sopra Sestri Levante. Riv. Rassegna Mineraria Metallurgica e Chimica, LXIII(1), 101-113.
DEL SOLDATO, G. (1970 ca.). APPUNTI dalla Rassegna Mineraria e
dalle Relazione del Servizio Minerario – 1933-1946
. Piandifieno, Genova, Italia.

DEL SOLDATO, G. (1970). La miniera di manganese di M.te Porcile. Relazione, Italsider, Miniera di Gambatesa, Lavagna.
DELUCCHI, A. (1937, novembre 24). Nelle miniere di manganese del monte Porcile. La scoperta di un filone – si lavora per l’autarchia – vita di minatori. Da un quotidiano locale non meglio identificato.
ISSEL, A. (1892). Liguria geologica e preistorica. Genova, Donath-Pagani.
ITALSIDER. (senza data). Relazione sui lavori di M.te Zenone – Porcile – M.te Scogliera – M.te Verruca. Italsider.
MAGNANI, N. (1972). Aggiornamento – Notizie sui diaspri manganesiferi delle provincie di Genova e La Spezia. Relazioni Magnani del 30.11.1968 e del 10.07.1969. ITALSIDER, Miniera di Gambatesa, Lavagna.

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