Corvara: castello, borgo e Podesteria. Tassello perduto di medioevo ligure

copertina

Copertina – Ricostruzione ideale, fantastica ed emotiva del borgo arroccato di Corvara fra la fine del Duecento ed il primo Trecento, interpretata dalla mano di Patrizia GIANNINI sulla base delle labili tracce lasciate da una storia ormai quasi illeggibile, ma che si riusciva ancora a percepire e respirare nel 2006, epoca dei sopralluoghi e del disegno.

Corvara, l’ambiente carsico e la morfologia

Corvara si adagia su un crinale secondario del Monte Trezzo, nella media Val di Vara (SP). Più precisamente si estende su una diramazione orientata N/NE-S/SW, di un crinale secondario, allineato circa NE-SW, Siamo a ridosso del contrafforte che separa la media Val di Vara dal mare, all’altezza di Vernazza (Figura 14).
Dal punto di vista geologico ci troviamo nel dominio carbonatico mesozoico della Falda Toscana. In particolare l’abitato più recente si estende sui sottili strati grigi dei Calcari di Portovenere, mentre quello antico si fonda nelle massicce Dolomie del Monte Castellana.
La peculiarità più marcata di queste sequenze calcaree è la carsificazione che qui ha significativamente condizionato l’architettura del paesaggio e la distribuzione degli insediamenti.

Questo è il più vasto sistema carsico della Liguria Orientale. Si origina presso Cassana (Borghetto Vara) e si protende con un lungo affioramento allineato NW-SE fino alle Isole Palmaria, Tino e Tinetto (Figura 1).
In particolare, nelle immediate adiacenze di Corvara si riconoscono alcune forme carsiche significative: un altipiano, una dolina, una grotticella e caratteristiche scaturigini (Figura 2).
Sono tutte forme che ritroveremo come caratterizzanti l’impianto e l’impostazione dell’insediamento.
Un altro parametro molto caratteristico ed indicativo sulla scelta dell’insediamento è stato quello del profilo morfologico. Corvara sorge su un crinale che ha un andamento molto particolare a pan di zucchero, ricorrente e caratteristico di moltissimi insediamenti antichi, a cominciare dai castellari (Figura 3).

Corvara, risorse geologiche e ambiente

Seppure non esista una correlazione diretta fra la litologia e gli insediamenti antichi è certo che ne costituiva comunque un valore aggiunto di scelta. Quando possibile erano evitate le aree dominio di argilloscisti, poco utili e instabili, a vantaggio di aree potenzialmente più ricche e sicure. Naturalmente questo poteva avvanire quando non prevalevano impellenze differenti, strategiche, come nel caso dei castellari (Figura 4).
Quindi, nel tempo, hanno prevalso scelte prossime a quelle risorse geologiche necessarie a soddisfare le necessità del momento: dalle rocce con caratteristiche particolari (diaspri e selci, steatite, etc. – Figura 5), ai minerali (rame, ferro e poi manganese – Figura 5) o ai materiali utili per l’edilizia (arenarie, ardesia, calcari e rocce carboniche varie, ofioliti, etc.).
Ad esempio, nella Provincia della Spezia, il 17% degli insediamenti antichi, di cui il 35% sono castellari (Figura 4), si è insediato in quell’8% circa di territorio dominato delle formazioni calcaree (Figura 6).
Fattore fondamentale, indispensabile e determinante nella scelta di un’area da insediare era sicuramente l’acqua. Era però una presenza a sua volta condizionata da un’ampia gamma di variabili locali ed anche occasionali. Oggi risulta difficile valutare quale fosse stata in passato l’esatta entità della risorsa all’interno di una piccola area per relazionarla agli insediamenti. Quando presente diventava invece fondamentale il carsismo (Figura 7) per la presenza d’acqua, ma non solo. Infatti, un’altra risorsa fondamentale delle zone carsiche era la presenza di terre rosse (Figura 8), argillose, derivate dall’alterazione profonda dei calcari. E queste terre erano utili per la produzione di ceramiche in alternativa alle più diffuse terre di gabbro (terre da testi).

Corvara nel XII secolo

Il territorio del Levante ligure-Lunigiana era suddiviso il curtis e castrum.
Gli Obertenhi, proprietari di gran arte del territorio, esercitavano il loro potere limitatamente alla fascia costiera compresa fra Portovenere ed il Muggiano (Golfo della Spezia). La gestione avveniva direttamente nella curtis di Arcola che, dal 1063, svolgeva anche funzione militare nel locale castello (PAVONI, 2000).
La bassa Val di Vara e la bassa Lunigiana costituivano la signoria immunitaria (RICCI R., 2002) dei Vescovi di Luni (Figura 9) i quali, dal XII secolo, si impegnarono a trasformarla in signoria terrestre.
La contemporanea crescita demografica e la ramificazione dei titoli signorili indussero la proliferazione dei castelli che si riscontra in tutta la Liguria (PAVONI, 2000).
È difficile stabilire cosa differenziasse un castrum da una curtis fortificata: se la qualità e tipologia delle opere difensive o lo status giuridico.
Durante il XII secolo si concluse quel processo amministrativo secondo il quale la curtis, prima anche differenziata dal castrum, venne trasferita in quello, unificando così le due sedi politico-militare ed economica. Altra importante trasformazione fu l’introduzione del termine curia che di fatto sostituì  quello di curtis (PAVONI, 2000).

Corvara nel XIII secolo

Le curie di Ripalta e di Corvara dovevano comprendere i rispettivi castelli che sono attestati rispettivamente nel 1202 (con il districtus) e nel 1211 (PAVONI, 2000).
Il territorio era suddiviso fra:

  • i Fieschi (Figura 9), che controllavano la direttrice fra il Tigullio e l’Emilia attraverso le Cento Croci;
  • i Passano che dominavano Moneglia, Levanto, Castelnuovo di Salino, Mattarana e Carrodano, controllando le vie fra la Val di Vara e Framura;

  • i Lagneto, posizionati fra Celasco, Monterosso e l’alta Val di Vara che controllavano le vie fra Val di Vara e Levanto;

  • gli Adalberti di Isola, che dominavano Bracelli, Padivarma, Castiglione e Tivegna;

  • i Signori di Vezzano, il cui dominio si estendeva anche su Vernazza (Figura 10, Figura 11 e Figura 12), la Vara ed il Golfo della Spezia.

Nel 1206  era castellano di Vernazza (Figura 10 e Figura 11) tale Enrico di Ponzò, che apparteneva alla famiglia dei Signori di Ponzò e Corvara i quali esercitavano il loro potere nel territorio compreso proprio fra Corvara e Vernazza.
Nel XIII secolo il Comune di Genova cercava di creare un collegamento fra la Podesteria di Sestri ed i distretti di Passano, Lagneto, Levanto, Monterosso e Portovenere. Così molti dei signori e degli uomini della media Val di Vara e della costa si sottomisero a Genova. Fra questi i feudatari Begino (Begino de Corvalia) e Beaqua (Beaque de Corvalia) figlio di Marcellino da Corvara. La loro sottomissione al Comune di Genova (Figura 13) fruttava ogni anno 2 e 3 lire, rispettivamente, corrisposte ad kalendas augusti. Fra il 1207 e il 1224 strinsero alleanza con Genova anche i signori di Vernazza (1207-1209), quelli di Lagneto (1214), quelli di Ripalta (1215) e quelli di Vezzano e di Carpena (1224).

I contrasti con i Malaspina

La situazione aveva irritato i Malaspina che vedevano ridurre i loro possedimenti confermati da Federico I nel 1164. Tuttavia i cugini Guglielmo e Corrado giurarono fedeltà al Comune e si impegnarono nella lotta contro i Pisani.
Guglielmo Malaspina puntò l’attenzione su Corvara, posta in posizione strategica a ridosso della direttrice per Levanto (Figura 14 e Figura 15) e sulla quale probabilmente si riscuoteva anche un pedaggio. Nel 1211 tentò un approccio con Begino che teneva il castrum (Figura 16Figura 17), con l’intenzione di entrarne in possesso (postulavit castrum [a B]egino de Corvaria) per consegnarlo poi ai Pisani. Ma Begino rifiutò l’offerta (noluit illud sibi dare).
I Genovesi, però, non dovevano nutrire grande fiducia nella fedeltà di Begino poiché, forse temendo che prima o poi cedesse alle richieste ed alle lusinghe del Malaspina, inviarono sul posto Daniele Doria, Guido Spinola e Filippo Cavarunco, per trattare l’acquisto di Corvara.
Il 10 maggio 1211 Begino, e Guibertino suo nipote, vendevano al podestà di Genova Rainerio Cotta il castello (Figura 18 e Figura 19), il borgo (copertina e Figura 20) e la curia di Corvara, con territorio, pertinenze e diritti, per 1.800 Lire. Nella vendita rientrava anche l’impunità per sé e per gli eredi, per i reati pregressi e la conferma del pieno possesso dei loro beni e dell’esenzione dai tributi.

immagine nel testo

Figura 14 – Matteo VINZONI: le Cinque Terre. Archivio di Stato di Genova, Cartografia storica, 34: “Le Cinque Terre” (sec. XVIII metà circa). Commento: …La più antica segnatura, di mano settecentesca, “HH n° 34” è accompagnata dalla seguente intitolazione: “Le Cinque Terre Monte Rosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, e Riomaggiore”. Sul verso è presente scheda archivistica ottocentesca su cui si legge: “Genova. Piano topografico di piccola parte della Riviera di Levante di Genova contenente Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore, Cassana, Casale, Pignone, e Corvara; formato dall’Ingegnere Matteo Vinzoni, senza data. Sulla scala di 1/54000″… 

La Podesteria di Corvara

Da quel momento Corvara divenne podesteria (Figura 21), comprendendo entro i suoi confini anche il vicino centro di Pignone.
La vendita di Corvara fece infuriare i cugini Malaspina che iniziarono una guerra contro Genova cominciando con l’occupare Corvara.
Con il Comune si schierò Leone figlio di Gandolfo dei signori di Lagneto. Nel 1212, Genova offrì ai Malaspina 1.500 Lire per ottenerne la fedeltà e la promessa di non rivendicare mai più il diritti sul castello di Corvara.
Ma i marchesi si rivelarono alleati subdoli. Le loro simpatie ghibelline li orientarono a porre in atto continui tentativi per osteggiare l’avanzata di Genova nella Val di Vara.
Nell’agosto 1216 il Podestà di Corvara, Nuvellono de Camilla si recò a Vernazza con alcuni cortigiani. Approfittò della situazione Saladino, figlio naturale di Begino di Corvara,  che occupò in modo cruento ed a sorpresa il castrum (Figura 22 e Figura 23) per consegnarlo al marchese Guglielmo Malaspina, affinché lo guarnisse con suoi uomini.
La reazione di Genova fu immediata: la Compagnia  raggiunse il castello e lo assediò impiegando, pare, anche macchine da guerra; il borgo fu preso, distrutto e dato alle fiamme (Figura 24): ...castrum obsiderunt, et statim burgum ceperunt et igni comburerunt. Videntes autem illi qui intus erant (…) castrum consulibus reddiderunt… (CAGNANA, 2004)I Malaspina, sconfitti, furono costretti alla pace nel 1218.

Il ruolo strategico di Corvara

La posizione di Corvara si rivelò di grande interesse strategico sia per la sua vicinanza allo sbocco a mare del porto di Vernazza, sia per il controllo della direttrice verso La Spezia. E questo ne condizionò la conquistata opulenza come dimostrano gli avvenimenti successivi.
Così, nel 1273, Corvara fu un punto nevralgico durante l’offensiva che Oberto Doria, capitano del Popolo e del Comune di Genova, mosse verso la Lunigiana. Lo scopo dell’impresa fu quello di sottomettere le terre di Nicolò Fieschi che era stato dichiarato ribelle per aver consentito il passaggio di Carlo d’Angiò nelle sue terre.
Protetto dalle galee di Giacomo Squarciafico e rimpinguato l’esercito con i cavalieri pavesi ed i fanti d’Oltregiogo, Oberto Doria mosse alla conquista del castello della Spezia, facendo sosta a Corvara. Per contrastare la controffensiva delle sopraggiunte truppe toscane a Sarzana, anche Oberto Spinola si fermò a Corvara giusto il tempo di riorganizzarsi prima di muovere alla conquista del castello di Godano, tenuto da Alberto Fieschi.
I documenti testimoniano quanto risultò importante, nel corso di quelle operazioni di guerra, il sostegno offerto ai due capitani genovesi dagli uomini di Corvara e dintorni. È ricordata, ad esempio. l’ospitalità offerta da un tal Boragno da Ponzò, che fu ricompensata con un posto da notaio in Genova per suo figlio Simone.

L’opulenta Corvara duecentesca

Il legame con Genova, attestato dalla cospicua documentazione storica, fu certamente politico, ma soprattutto economico e commerciale.
Un esempio concreto è rappresentato dall’intervento in supporto agli interessi di Genova a Ceuta assediata dai Saraceni. In quel frangente, Corvara si sobbarcò l’onere di armare una galea da inviare nello stretto di Gibilterra. Altri esempi sono le presenze di uomini di Corvara sulla galea del capitano Loterengo d’Arenzano o su quelle di Lucchetto Grimaldi.
Qualcuno seguì le vie commerciali genovesi, come Guido da Corvara impegnato a Messina ed in Sicilia, o Giacomo da Corvara operante a Costantinopoli. Ma probabilmente furono fenomeni isolati, come almeno lascerebbe supporre l’assenza di reperti ceramici di importazione dal mondo islamico e bizantino negli scavi (CAGNANA e GAVAGNIN, 2004).

Nel borgo fiorivano varie attività. Sono documentate l’agricoltura, l’artigianato (Benvenuto da Corvara era lanaiolo, Geronimo da Corvara tagliatore, Guirardo Bonavia di Corvara sarto) e, ovviamente, la professione di notaio (Oberto da Corvara). L’agricoltura e l’allevamento ovo-caprino erano certo diffusi sia lungo i versanti terrazzati posti immediatamente sotto il castello ed il borgo murato, che nell’ampia piana carsica che si estende fino a Bertogna.

Arti e mestieri: la produzione di lana e la filatura

La più antica produzione della lana era attività domestica e conventuale, ma già dal XII secolo si ha notizia di una gualchiera (macchina usata per infeltrire ed ammorbidire i panni) attiva nel territorio di Prato. Sarà proprio presenza a dare storicamente inizio all’industria laniera pratese. 
Nel territorio di Corvara l’attività laniera e la nascita dell’artigianato sono attestate dal diritto esclusivo di utilizzare l’acqua del torrente Pignone per lavare lino e canapa, riservato agli abitanti di Corvara, come ha poi ribadito l’articolo 103 degli Statuti approvati il 28 settembre 1407..
La filiera della lana era collegata all’allevamento ovino e caprino ed a tutte le fasi operative (dalla tosatura alla mordenzatura, alla tintura ed alla cardatura) fino alla filatura ed al conseguente, attestato, mestiere di sarto.

Arti e mestieri: la lavorazione della pietra

Riguardo all’attività di tagliatore non si hanno riferimenti storici precisi. Si può ragionevolmente riferire però alla lavorazione della pietra, attività che offre numerosi  e pregevoli riscontri nella locale cultura materiale.
Innanzitutto l’edilizia di XIII-XIV secolo, o quella parte salvata dalle demolizioni, manifesta strutture murarie realizzate con grande perizia artigiana. A Corvara sono stati individuati gli esempi più antichi, in ambito ligure, di case di pendio medievali, risalenti al XIV secolo. Erano edifici molto arditi, di tre e più piani (Copertina e Figura 20), realizzati in bozzetti calcarei riquadrati ed orditi in corsi estremamente regolari (Figura 26, Figura 27 e Figura 28), con piani inferiori voltati (Figura 29) e fondati direttamente nel bed rock rettificato (Figura 30 sn). Il tutto abbellito da robusti portali in arenaria (Figura 31e Figura 32), talvolta con rifiniture molto originali come le modanature a fiocchi (Figura 33 e Figura 34).
A questo si aggiunga la profonda conoscenza dei materiali disponibili, componente fondamentale delle arti estrattiva, edile e dello scalpellino. Un elemento ricorrente in particolare manifesta questo aspetto tecnico-artigianale: è l’impiego dello sfatticcio (ghiaietto) di diaspro mischiato alla calce per la produzione di intonaci estremamente resistenti e duraturi, nonché caratteristici dal punto di vista cromatico (Figura 35). Si tratta di un’attitudine che si ritrova nella cultura materiale di alcuni bacini della Liguria Orientale tipici per la presenza di questa roccia.

Alcune ipotesi su Corvara

Innanzitutto è possibile che l’originario castrum  sia stato edificato fortificando un precedente insediamento più antico (forse un castellaro, ma del quale non ci sono prove archeologiche), posto sul culmine del rilievo alle spalle del borgo (quota 358,60 di Figura 3 e Figura 25).
Del castrum rimangono oggi solo le vestigia delle murature occidentali (Figura 16, Figura 17, Figura 18, Figura 19 e Figura 22) ed il vallo (Figura 23).
In ogni caso, …uno dei risultati più interessanti delle indagini archeologiche condotte nel borgo di Corvara è stata l’individuazione di una fase abitativa precedente all’impianto delle case in muratura (…) La loro anteriorità rispetto all’edificazione delle case in muratura è resa certa dai rapporti stratigrafici fin qui descritti, mentre la cronologia assoluta è stata ricavata dalla tipologia dei reperti e soprattutto da datazioni di laboratorio. Un frammento di carbone è risultato databile fra il 1040 e il 1180, mentre due frammenti ceramici, datati a termoluminescenza, sono risultati databili al 985 ± 50 e al 1005 ± 50… (CAGNANA e GAVAGNIN, 2004).
In secondo luogo, il borgo distrutto ed incendiato (ancora con edifici lignei) fu ricostruito come borgo fortificato, con edifici in pietra alti tre piani, contigui e continui (Copertina), e con alcune case-torre distribuite in posizione strategica (Figura 20). Anche di questa riedificazione restano poche tracce dopo la ristrutturazione del 2003-2004.

Considerazioni conclusive

La storia di Corvara prosegue ancora diversi secoli, importante e legata a Genova. Sarebbe troppo lungo, seppure di grande interesse, ricordarla tutta. Ma un paio di elementi originali ed interessanti sono assolutamente da ricordare.
Nel XIII secolo alcuni giovani di Corvara prestavano servizio come balestrieri a Genova, nei suoi possedimenti (compresa Corvara), ma anche sulle navi genovesi. All’epoca era il reparto militare più prestigioso ed i balistari (gli artigiani fabbricanti) ed i balistariis (i militari) genovesi erano fra i più apprezzati.
Infine, una lapide (Figura 36) ricorda che il 18 giugno del 1300 fu clapata, ossia coperta con lastre (clape), la chiesa di San Michele. Non sappiamo se erano lastre di ardesia o di altro litotipo, ma è un sicuro riferimento alla tradizione genovese e tigula di esportare l’ardesia o di impiegarne dei surrogati nei possedimenti esteri. La genovese Portovenere ne è un vicinissimo testimone.
Per completezza occorre rammentare, ad ulteriore conforto dell’attitudine ed abitudine genovese, che …un’ardesia tegolare, bigio-cinerina, con macchie bislunghe, bruno-violacee e dendriti nerastre… veniva estratta nel 1835 (BARELLI, 1835) da una cava denominata Guari presso Corvara ed era impiegata per le necessità strettamente locali.

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