Marmo classico, marmo greco, marmo romano, pietra rara

Copertina

Copertina – La struttura saccaroide del Marmo Lunense (microfoto, ingrandimento 40x).

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Proemio

Il fascino del Marmo, il Marmo classico Lunense (Copertina) o Apuano. Marmo bianco e statuario (Figura 1).
Ma quanti altri marmi. Il Marmo di Punta Bianca, il Bianco di Cerbaia (Siena) che  TARGIONI TOZZETTI (1774) paragona al Marmo di Luni ed al Pario, il Pario medesimo o Lychnites (IMPERATO, 1672; AA.VV., 1752; BELLI, 1842, Figura 2 e Figura 3), l’Imezio Statuario (AMATI, 1829; BELLI, 1842) e Colonnare (GIMMA, 1730; BELLI, 1842), il Greco Saligno (IMPERATO, 1672) … . E poi i non Marmi: le brecce, i calcari, le ofioliti. I neri, i rossi, i gialli, i verdi, fino agli alabastri o all’immaginifica Pietra Paesina (Figura 26).

Belli, lucidi, scolpiti, originali, ornamentali, materie d’arte. Sono un’infinità. Talvolta talmente diffusi da essere estratti e commercializzati per secoli. Ma anche, e soprattutto, piccoli giacimenti effimeri, sfruttati magari in una sola cava.
Ma ne restano i nomi evocativi, le opere e le testimonianze scritte, raccontate  dalla letteratura classica e dalle prime edizioni a stampa.
In cava lavoro duro e pericoloso.
Negli atelier opera di mani miracolosamente sapienti.
Sfoggio di opulenza.
Memoria o traccia ancora aperta sul territorio. Presenza o ricordo importante in tutto il Mediterraneo.
Nel 1752, Giuseppe Maria SECONDO ricordava che …Vi è un numero infinito di diverse specie di marmi, ordinariamente denominati dal loro colore, età, paese, grana (…) MARMI antichi, sono quelli, le cui cave si son perdute, o sono a noi inaccessibili, e de’ quali abbiamo solamente qualche pezzo, che n’è rimasto… (AA.VV,, 1752).

Le incertezze

Ricostruire storia e natura, le caratteristiche e la provenienza dei marmi utilizzati in antico è impresa difficoltosa e fortemente incerta. Esiste una grande disponibilità di citazioni e descrizioni, seppure più letterarie che naturalistiche. Spesso sono entusiastiche, ma non sempre riferiscono le località precise di provenienza. Delle latomie solo occasionalmente è rimasta traccia. Dei marmi antichi restano pochi campioni polverosi nei musei e su essi sono basate le descrizioni dagli autori ottocenteschi. Ma rimangono le sculture ed i monumenti antichi, la provenienza dei cui marmi è solo raramente documentata.
Qualche esempio.
Il marmo, che imprendo ad illustrare, è da moderni artieri conosciuto sotto nome di Grechetto: molto bianco, e di finissima grana, e forse corrispondente al Porino(PARASCANDOLO, 1817; Figura 4). Ma l’Autore subito aggiunge, in una nota, che…Varj furono i marmi bianchi, che somministrarono le cave greche a lavoratori. Il Pario, e’l Pentelico (Figura 23 e Figura 24) furono i più celebri (e cita Theophrasto, Strabone, Plinio, Pausania, Anton.Aug), ma il nostro non ha i caratteri di nessuno di questi due. Potrebbe più tosto essere o l’Imezio cavato dal monte Imeto presso Atene (…) o il Porino, che trovasi dall’ Elide (…) o l’Efesino, dal quale fu fabricato il tempio di Diana (…) o qualche altro marmo greco di bianco colore, de’ quali possono vedersi le descrizioni, ed i pregi presso Caryoph. de Antiq.Marm. Ma la grana finissima, la durezza, il colore, e la leggerezza mi determinano a pensare, che sia stato più il Porino che qualche altro impiegato nel nostro monumento… (PARASCANDOLO, 1817). Tale diagnosi è stata eseguite dall’autore su una lastra di un metro per ottanta centimetri, scolpita a bassorilievo.
Gli viene in soccorso il CORSI (1833) che, a proposito del Porino, ricorda che …è formato di scaglie un poco più picciole (rispetto a quelle del Pario), ed è più leggiero. (…) Per la picciolezza delle scaglie dagli scarpellini chiamasi grechetto (…). Concordano l’AMATI (1829), il BELLI (1842) e gli estensori del Dizionario Tecnico dell’Architetto e dell’Ingegnere Civile ed Agronomo (1884).
Relativamente alla cava (qui chiamata petraja) da cui fu tratto l’Efesio, l’AMATI (1829) ricorda che: …Vitruvio racconta (…) che PISSODORO pastore ne scoperse la petraja, e SCOPA ne lavorò le colonne tutte di un sol pezzo… (Figura 5).

Le certezze

Bisogna cominciare dalla definizione di marmo. Una delle più chiare e semplici è di Alessandro DE MOMMIO: …In geologia il termine marmo è utilizzato per indicare rocce metamorfiche derivanti dalla ricristallizzazione dei minerali carbonatici di rocce sedimentarie. Questo processo fa sì che la grana tenda ad aumentare, conferendo al marmo il sui tipico aspetto saccaroide (“granulare”)…. 
Molto più ampie e impulsive sono le definizioni artistiche, architettoniche e merceologiche. E nello specifico, vi comprendono anche tutte quelle pietre che possiedono vocazioni ornamentali, fino a monumentali. Quindi:

  • le brecce o pietre mischie: la Breccia Tiburtina (GIMMA, 1730), il Marmo Africano o di Scio (GIMMA, 1730; IMPERATO, 1762, AMATI, 1829; Figura 6), i vari Broccatella o Broccatello (AA.VV., 1752; TARGIONI TOZZETTI, 1774; AMATI, 1829), il Marmo di Chio (GIMMA, 1730; AMATI, 1829), il Frigio o Pavonazzetto (COLLEGIO, 1884) il Mischio di Serravezza (AMATI, 1829) e di Stazzema; la Breccia di Framura (DEL SOLDATO, s.d.; Figura 7 e Figura 8) e la Breccia di Bonassola (Figura 9 e Figura 10) o Marmo Rosso Levanto (DEL SOLDATO, 1978; DEL SOLDATO e PINTUS; 1985), il Verde Antico o Verde Polcevera (AA.VV., 1752, Figura 11 e Figura 12);
  • alcuni calcari e calcari dolomitizzati: il Portoro (AA.VV, 1752; DEL SOLDATO e PINTUS, 1985; Figura 13) ed il Portargento (DEL SOLDATO e PINTUS, 1985), il Marmo Siracusio (AMATI, 1829);
  • i calcari fossiliferi: Marmo Conchite del Cardano (GIMMA, 1730)
  • alcune ofioliti: l’Ofite (GIMMA, 1829; Figura 14), Marmo Laconico o Laconia o Verde Antico (IMPERATO, 1672; Collegio, 1884) la Serpentinite bastitica, molto impiegata nell’edilizia medievale di Levanto (DEL SOLDATO e PINTUS, 1985; Figura 15), il Verde Prato (IMPERATO, 1672; Figura 16 e Figura 17).
  • i basalti: la lava basaltina Puteolana (BELLI, 1842) scavata a Pozzuoli (Figura 18 e Figura 19) oppure il Basalte Etiopico (IMPERATO, 1672; Figura 20), il Marmo Luculleo o Bigio Morato (GIMMA, 1730; AA.VV., 1752, AMATI, 1829; Figura 21). Il nome gli deriva dall’etiopico Basal (ferro) o dal greco Basano, questo come sinonimo di pietra di paragone (GIMMA, 1730) per l’uso accessorio che ne era o ne poteva essere fatto;
  • i porfidi: o Porfirite della Nubia, d’Arabia e d’Egitto (AMATI, 1829)
  • la Sienite o Granito d’Egitto (AMATI, 1829; Figura 22).
  • senza arrivare agli alabastri, o simili: marmo Arabbico (GIMMA, 1730; AMATI, 1829), Marmo Sinadico (AMATI, 1829);
  • al Marmo Campanino di Pietrasanta (GIMMA, 1730)
  • ai travertini: Marmo Tiburtino o Travertino (GIMMA, 1730)
  • ai tufi;
  • alla Pietra Paesina (o Marmo Imbossato o Mota dell’Arno di Firenze, Figura 26, e dei Monti della Tolfa; GIMMA, 1730).
  • etc.

    La certezze sono, in definitiva, i marmi statuari e la distribuzione dei loro bacini marmiferi. Indubbiamente il Bacino Apuano e l’esteso, nonché, distribuito bacino Ellenico.

Immagine citata nel testo

Figura 13 – Le fasi di lavoro per l’estrazione di blocchi di Portoro, in una cava medievale del Monte Castellana (Portovenere, La Spezia; di’. MDS).

Un’originalità del Marmo Pario

Come noto i marmi sono coltivati in cave a cielo aperto.
Si conoscono, lavorate in sotterraneo, solo le cave di ardesia, che seguono l’andamento degli strati inclinati e molto inclinati. Ma è una situazione praticamente unica.
Tuttavia, a questo assunto, sembrava sfuggire il greco Pario, … marmo … simile al Carrarese, alquanto più duro, e più scheggioso nel lavoro; e che nel rompersi si vede sparso di fulgide stellette, è conveniente alla scultura di statue... (IMPERATO, 1672).
Infatti, VARRONE e PLINIO sostenevano che il marmo Pario era chiamato anche Lychnite, Lychneum , Lychnicum e Lygdinum poiché cavato in sotterraneo, al lume delle lucerne. Ipotesi ripresa da diversi autori successivi, fra i quali GRISELINI e FASSADONI (1779).
Ma la cosa fu smentita, molto più tardi, dal pittore, viaggiatore ed archeologo irlandese Edward DODWEL (Figura 25) che, durante un suo viaggio in Grecia nei primi Ottocento, riscontrò  che le coltivazioni avvenivano con tagliate sul fianco della montagna, esposta alla luce del giorno. Il termine Lychnites indicava, invece, la lucentezza dei suoi cristalli grandi, nonché la semi trasparenze di una delle tre varietà del marmo.
Nella tradizione viene ricordato Anacreonte TEJO quale scopritore del giacimento sul monte Malpesio, nell’isola di Paros, ma probabilmente anche su altre isole dell’Arcipelago.
L’impiego principale del Pario era analogo allo statuario delle Apuane. Infatti, come ricorda Pausania, fu utilizzato dai grandi della scultura greca: Fidia, Prassitele, Alcamene ed altri (AMATI, 1829). È un marmo candidissimo e tenace tanto che gli scarpellini lo chiamavano anche  Marmo Greco Duro. 

Alcune curiosità sui “marmi”

Pare che i Romani non coltivassero solo il Luni o Apuano fra i marmi bianchi. TARGIONI TOZZETTI (1774, p.135) ricorda …che ne’ Monti del Galleno vi è ancora la Cava del Marmo bianco, la quale era molto frequentata da’ Romani: vi sono Spine, intendo molto alte, farebbe pur bene che questa Cava si ritrovasse; cosi’ ancora sarebbe a ritrovare molte Colonne, & altre pietre belle, che dicono essere nel Capitanato di Campiglia, luogo detto Porto Baratto
L’autore, ricorda poi i Marmi bianchi, che definisce alberesi, dei Monti Pisani (Monte San Giuliano e Monte Santa Maria del Giudice) e quello di Paros, molto simile al Marmo di Luni.
Dalla Toscana alla Sicilia.
Il Tauromenitano fu pietra varia di Sicilia, in uso anche appo gli Antichi (…) Vogliono anche alcuni, che Tauromina (Taormina) fu così detta per essere situata nelle superbe rupi del Monte; onde sopra modo gagliarda e fortissima si rende; poscia che Menos in greco, fortezza Tuona, quasi dica Fortezza dicToro. Così dice il medefimo Carnevale nell’Istor.di Sicil. e spiega ancora l’altra origine del nome forse derivato dal Toro di Minos, che ivi anche ebbe l’origine; o come disse Diodoro Siciliano lib.16. per mostrarsi da lungi il luogo, ove fu ella edificata, a guisa di un Toro, che così il Collesi chiamava… (GEMMA, 1730).

Populonia, Piombino, provincia di Livorno 57025, Italia

Pozzuoli, città metropolitana di Napoli, Italia Prato, provincia di Prato, Italia

Nea Peramos, Attica, Grecia

Siracusa, provincia di Siracusa, Italia Porto Venere, provincia della Spezia, Italia Levanto, provincia della Spezia, Italia Framura, provincia della Spezia, Italia Bonassola, provincia della Spezia, Italia Seravezza, provincia di Lucca, Italia Stazzema, provincia di Lucca, Italia Chio, Egeo Settentrionale, Grecia

Stazione Roma Tiburtina, Via Della Stazione Tiburtina, Roma, città metropolitana di Roma Capitale 00162, Italia

Luni, provincia della Spezia, Italia

Ameglia, provincia della Spezia, Italia

Ameglia, provincia della Spezia, Italia

Marmo PORINO o GRECHETTO DURO
Marmo PENTELICO o PANTELICO
Marmo di PARO o PARIO (statuario)
Marmo GRECO SALIGNO
 NASSO (dell'Isola di NAXOS)

Ymetto, Attica, Grecia

Vorino, Macedonia Centrale, Grecia

Marmo Efesio

Bibliografia

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