I Teli blu dell’Abbazia del Boschetto

Copertina

Copertina – Il Sepolcro. Particolare con lo stile mistico amor meus crucifixus est (Foto MM)

Proemio

Certamente, quanto segue dovrebbe essere scritto perlomeno in primavera, o nell’approssimarsi alla Santa Pasqua e non in un torrido pomeriggio di vigilia di Ferragosto, con 25 gradi all’ombra a 850 metri.
La sola possibilità di sopravvivenza è fare il meno possibile. O leggere, o scrivere.
Sarà che amo l’Abbazia del Boschetto (Figura 1 e Figura 36) e le storie collegate a questo luogo magico (dimenticato). E… curioso, leggo, cerco. Dove? Ma… ovunque e sempre. Un testo di Uliano BONZANO o degli Amici del Boschetto sono li pronti ad aiutarmi, come fonti inesauribili per decidere quale viaggio intraprendere, quale storia che viene da lontano raccontare.
Come non essere attirati dai Teli del Boschetto (Figura 2 e Figura 37) che ritorneranno con i Rolli?
La mente, con gli occhi chiusi, viaggia… viaggia sino al lontanissimo 1500… e al tempo dei Sepolcri (che in tono minore si allestiscono nelle chiese il Giovedì Santo ancora oggi).

I Sepolcri

Erano tutti addobbati affinché il fedele osservatore si sentisse li dentro, dentro quel mondo che si sognava dopo la fine dei giorni, ma sempre più in là possibile.
Il Paradiso, appunto.
Fiori, addobbi celestiali e quella meravigliosa erba giallina, fine fine, che rendeva quel sogno pieno di meraviglie. Qualcuno la faceva crescere sotto il letto… Conoscevano bene i Benedettini del Boschetto la fotosintesi?
Ma al Boschetto tutto era possibile a quei tempi. E tutta la nobiltà era rivolta a quel di Campi. Oasi di tranquillità, spiritualità e bellezza.

Don Filippo PEIRANO

Filippo PEIRANO era archivista al Boschetto verso la metà del Settecento. Scriveva un indice dei documenti affidati a lui. Documenti dispersi durante l’occupazione sardo-austriaca (Figura 3) e riportati, successivamente, in convento. Altra magia dei monaci che probabilmente erano abituati ai recuperi.
Il PEIRANO ne fece un elenco e nel caso qualcuno non si trovasse più, si avvalse dei libri mastri. Fondamentali: qui erano registrate tutte le spese, gli introiti delle varie operazioni economiche del Monastero.
I libri erano 44. Non esistono più. Sono stati ricostruiti mediante un’attenta lettura e poi confrontati con tutti i titoli registrati nelle 298 pagine dell’indice.

Teli o Tele blue, ma non blue jeans

Fra questi documenti pare fossero citati i famosi Teli, o Tele, che venivano esposti durante la Settimana Santa.
Erano stati pagati dai monaci e citati nel quindicesimo libro con questa registrazione.

1538 Sepolcro Tele. Pittura di dette, in detto Libro c. 60… (Archivio di Stato di Genova).

Molti confondono il blue jeans (Figura 4) con i Teli del Boschetto. Dipaniamo la matassa.
Le documentazioni sono scarse, ma, come abbiamo già detto, il PEIRANO aiuta molto. E il TAGLIAVACCHE, storico polceverasco, in un manoscritto mai stampato (purtroppo), dalla facile lettura aiuterebbe a non ripetere con troppa sicurezza la storia dei blue jeans riferita ai Teli del Sepolcro boschettiano.
Certamente il colore blue ha la sua provata origine genovese e questa verrebbe a gloria dei Teli sacri antesignani che, in effetti, hanno proprio quella tonalità.
Un blue scuro che col guano e l’indaco avrebbero trasformato il rozzo fustagno in un tessuto, col tempo diventato di pregio.
Ma anche se il TAGLIAVACCHE dice: …le tele siano state dipinte nello stesso monastero da un incognito mirabile era anche la tela cruda e senza aver nessuno apparecchio (appretto) addosso, per attaccarvi la pittura, la quale non di meno, sempre in buono stato si conserva
Ma era un’opinione errata.
Il tessuto dei Teli non era neppure parente di quello utilizzato per i blue Jeans.

Il tessuto dei Teli

È l’effetto del blue scuro, delle figura risultate nei Teli, e del bianco, per essere tali, avevano subito un trattamento particolare che replica quello delle xilografie e calcografie. E qui viene la parte più interessante.
Sappiamo che i Teli venivano usati come quinte (Figura 37) per la rappresentazione della Settimana Santa. Rivestivano le pareti di alcuni vani o stanze in una sorta di Via Crucis.
Ambienti provvisori che tecnicamente erano chiamati saccelli effimeri.
In una prima esposizione, nel 1939, Mario BONZI, studioso, riconosce immediatamente la versione quasi letterale di una xilografia e di una calcografia di Albert DÜRER (Norimberga 1471-1528 – Figura 5). In particolare erano Cristo davanti a Caifa (Figura 32 e Figura 6) e l’Ecce Homo (Figura 6 e Figura 7), due opere di DÜRER notate nella Raccolta Valentiniana.

La data 1538 fornita dal PEIRANO, indica che i Teli sono stati terminati e usati forse per la Pasqua di quell’anno o di quello successivo. Ricordiamo che DÜRER termina le xilografie della passione nel 1510.

Immagine citata nel testo

Figura 22 – Autoritratto di Albert DÜRER tredicenne. È stato eseguito con la tecnica della punta d’argento dal tredicenne artista quando si trovava a Vienna. Oggi è conservato al Museo Albertina di quella città.

Le opere di DÜRER, i Teli e don ILARIONE

Forse l’artefice sconosciuto dei Teli aveva visto le opere di DÜRER? Conosceva la stampa della Passione di Cristo (Figura 8, Figura 9, Figura 10, Figura 33 e Figura 34)? Certamente la drammaticità e la dinamica dei personaggi illustrati doveva averla vista. O aver avuto tra le mani i lavori.
Nell’esposizione del 1939 si nota questa analogia.
Certamente DÜRER, da gran maestro qual era, non era stato esempio di spiritualità. Ma i suoi Libretti Sacri, pubblicazione iniziata nel 1497 e terminata nel 1510, sono un esempio di arte e incisione che non poteva essere ignorata. E questo specialmente da quel maestro di spiritualità che era presente al Boschetto in quel tempo e cioè don ILARIONE.
L’esecuzione che il DÜRER fa della Passione pone il pensiero sulla visione mistico-francescana da lui interpretata (San Giovanni).
Vediamo, quindi, al Boschetto che l’autore di Teli si rifà al grande artista, almeno per alcuni soggetti.

I Teli adesso

Ora, i teli originali, dopo il loro uso, sono stati trasferiti al Museo Diocesano di Genova (Figura 37) e ben custoditi.
Non ricordo dove ho letto …nessuna opera d’arte nasce per un museo, ci finisce
Nel Telo bellissimo dei Getsemani (Figura 11), denso di contenuti, si nota nella parte superiore l’apostolo dormiente che vede Gesù che, a sua volta, osserva il proprio supplizio (l’Angelo che appare anche nella xilografia di DÜRER). E nell’affresco nell’andito del campanile (Figura 12) a destra gli Apostoli dubitanti e, a sinistra, il suicidio di Giuda e il dolore di Pietro per la negazione del conoscere Gesù.
Di seguito raffrontiamo le Tele del Boschetto alle stampe di DÜRER, sia dove la versione è letterale, sia dov’è solo un raffronto.

I Teli e DÜRER

Sul primo Trimestrale del Museo Diocesano, anno 2007, sono stati messi a confronto Il bacio di Giuda del Boschetto (Figura 13) con l’analoga calcografia di DÜRER (Figura 14). Questo a prova dell’influenza dell’artista bavarese sull’artefice del Sepolcro.
Analogamente si potrebbe fare fra la flagellazione del Boschetto (Figura 15) e la Piccola Passione su legno (Figura 16).
C’è poi il secondo Telo Porta, l’Ecce homo con l’incoronazione di spine raffigurata nella parte centrale, in alto (Figura 6). O la crocifissione, il terzo Telo-Porta (Figura 17), nel quale si rileva all’istante l’origine boschettianada due indizi.
I due benedettini in cocolla (Figura 18) nera ai lati della grande lunetta (Figura 17), non appartengono alla scena, ma ne testimoniano la committenza. E lo stile mistico delle scritte ai bordi e sul cartiglio (Figura 17 e Copertina) di San Giovanni possono riferirsi al grande mistico del Boschetto Don ILARIONE. E pure, nel cartiglio di Giovanni, il grande grido d’amore …Amor meus crucifixus est… (Copertina).
Nel vano fra  Ecce Homo e La Crocifissione doveva essere posto il Telo del Compianto del Cristo Morto (Figura 19 e Figura 20).

Alcune note sul DÜRER (incisore, matematico, trattatista e pittore tedesco)

Il DÜRER (Figura 22 e Figura 5) è stato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale.
Durante i suoi viaggi approda a Venezia (Figura 21) dove frequenta ambienti neoplatonici. La prima testimonianza del suo talento è un autoritratto del 1484 (Figura 22), un disegno in punta d’argento eseguito all’età di 13 anni (Figura 22). Oggi è al Museo Albertina di Vienna.
Dopo diverse esperienze affina la sua arte incisoria.
Si reca da Martin SHOUNGAUER (Figura 23), ma arriva troppo tardi. Il maestro è morto l’anno prima. Tuttavia i fratelli gli danno consigli e l’orefice Georg lo instrada fino a fargli produrre il piccolo Cristo dolente (Figura 8).
Bergam VON OLPE (Figura 24), grande erudito di Basilea, assieme a Johann AMERBACH (Figura 25) lo introducono all’editoria. E Anton KOBERGER, orafo e gestore della casa editrice più grande d’Europa (Figura 26 e Figura 27), lo avvia a quell’arte che in quel momento il giovane DÜRER desiderava apprendere. Produce il frontespizio per l’edizione delle Lettere di San Gerolamo (1492, Figura 28), per i tipi di Nikolas KESSLER (il blocco originario si trova ancora a Basilea). È un’opera minuziosa resa differenziata dalle superfici in ragione dei diversi tipi di tratteggio.
Per la fiducia ottenuta, lavora alle illustrazioni di due opere di contenuto moralistico: La nave dei folli. Ma torna a Norimberga nel 1494 dove si sposa con Agnes FREY. È un matrimonio particolare. Lui viaggia solo, anche in Italia, poi ritorna e apre la Bottega di xilografia e calcografia.
Nel 1498 produce due edizioni (in latino e tedesco) di 15 xilografie sull’Apocalisse di Giovanni (Figura 29). Poi si dedica alla Passione di Cristo che completerà nel 1510 (Figura 30, Figura 31 e Figura 35).

In conclusione…

Con le immagini che documentano parzialmente i Teli si conclude questa storia che viene da lontano, il viaggio tra il pittore, o meglio l’anonimo artista del Boschetto, ed il DÜRER, altro artista, ma questo noto ed importante.
Per il Boschetto erano adattissimi i Teli. L’arte era insita, il mistico era impregnato nelle tele.
Manca il Telo della Resurrezione. Non si ha conoscenza ne della sua esecuzione, ne della sua sparizione.
Le Passioni del DÜRER sono quattro:

  1. la Passione dell’Albertina che è una raccolta di quattro xilografie (24,7×17,5 cm) composte nel 1495;
  2. la Piccola Passione in legno pubblicata a Normberga nel 1511 e composta di 37 xilografie realizzate fra il 1509 e il 1510 (12,7×9,7 cm). In questa raccolta compare il Cristo davanti a Caifa poi copiata per il Boschetto;
  3. la Piccola Passione su rame (11,7×7,5 cm.) composta da 16 calcografie realizzate fra il 1507 e il 1512. Qui è presente l’Ecce Homo ripreso in un Telo del Boschetto (Figura 6 e Figura 7) e pure il Giuda che, nell’atteggiamento del bacio (Figura 13 e Figura 14), tiene il sacchetto del tradimento nella medesima posizione;
  4. e la Grande Passione su legno (39×28 cm) costituita da 12 xilografie composte fra il 1496 e il 1498, e ristampate nel 1511. Qui, tuttavia, non ci sono figure che riconducano ai Teli del Boschetto.

a sinistra della cattedrale di San Lorenzo P(iazza San Lorenzo, Genova, città metropolitana di Genova 16123, Italia) guradando la facciata

Basilea, Basilea Città, Svizzera

Albertina, Albertinaplatz 1, Vienna, 1010, Austria

Norimberga, Baviera, Germania

Venezia, città metropolitana di Venezia, Italia

San Nicolò, Genova, città metropolitana di Genova, Italia

Bibliografia

BONZANO Uliano (2007). Il principe di Molfetta, Gio Filippo Spinola. Genova, La Nuova Editrice Genovese.
TAGLIAVACCHE (1827). Memorie della Valle del Polcevera. Pontedecimo, anno MDCCCXXVII, Genova, Civica Biblioteca Berio, m.c.f.l.h.2.2.

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