Villa del Casale: fasto aristocratico, finestra di storia e costume

Copertina

Copertina – Villa del Casale di Piazza Armerina (EN). Mosaico delle Palestriti. Una decina di giovani atlete intente in differenti competizioni. Sono unite, oltre che dalla passione sportiva, dall’uso di un bikini. Abbigliamento in forma molto simile a quella attuale. Probabilmente realizzato in pelle e con evidente funzionalità differente da quella attuale. Intuitivamente erano indossati dalle giovani romane per fare esercizio e durante le competizioni sportive. In particolare, le atlete immortalate in questo mosaico sono state impegnate in gare differenti ed una sola di loro si è aggiudicata la corona della vittoria e il ramo di palma.

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La Villa del Casale di Piazza Armerina: l’edificio

L’attuale assetto della Villa del Casale di Piazza Armerina è riferibile alla prima metà del IV secolo d.C.(clicca per filmato). In realtà, già in precedenza gran parte dell’area era occupata da strutture riferibili ad un periodo compreso tra il I e il III sec. d.C., che ugualmente si estendevano a diversi livelli sui terrazzamenti con i quali era stato sistemato il pendio naturale. Porzioni delle strutture precedenti alla villa tardoantica, già dal GENTILI (1999) riferite ad un edificio unitario, detto “villa rustica”, erano state individuate al di sotto della palestra delle Terme, dell’Ambulacro della Grande Caccia, della Basilica, del Peristilio e nel cortile posto nell’area di risulta tra questo e l’abside del Peristilio ovoidale… (PENSABENE et Alii, 2009). Pare che, in seguito ai risentimenti di un sisma avvenuto nel IV secolo abbia ricevuto restauri ed ampliamenti.
La scoperta di alcuni lacerti murari a qualche capitello risale, però, alla fine dell’Ottocento. Seguirono alcuni scavi spontanei olc
trafugamento dei relativi ritrovamenti.
Il primo scavo autorizzato fu condotto da
Luigi PAPPALARDO nel 1881. Ma si dovette aspettare fino al 1928 per avviare una campagna di scavi, affidata all’archeologo Paolo ORSI. 
Fra il 1935 e il 1939, Biagio PACE e Giuseppe CUTRERA riportarono alla luce il portico ellittico ed il triclinio. Ma solo nel 1950 fu concesso un idoneo finanziamento e l’allora Soprintendente alle Antichità della Sicilia Orientale, Luigi BERNABÒ BREA, poté affidare a Gino Vinicio GENTILI la direzione dei nuovi scavi che rivelarono tutta la planimetria del vasto edificio.
La struttura della Villa è complessa ed articolata (Figura 1). Gli spazi sono molto studiati, anche nei successivi accorpamenti ed accrescimenti. Le dotazioni impiantistiche sono le più moderne per l’epoca. Il vasto impianto termale con calidarium (Figura 2, Figura, 3 e Figura 4), tepidarium (Figura 5), frigidario (Figura 6, Figura 7 e Figura 8) e la Palestra delle Terme (Figura 9) col grande mosaico del Circo Massimo (Figura 10 e Figura 13), ma anche l’impianto igienico (Figura 11 e Figura 12).
La rappresentazione delle corse nel mosaico della Palestra delle Terme è indicativa del rango dei proprietari. Questo tipo di avvenimenti poteva essere organizzato solo da alcuni membri dell’aristocrazia, quali, ad esempio, il praefectus urbi.

La costruzione si è sviluppata in fasi e momenti differenti. Ma gli ampliamenti o i restauri originali e successivi sono sempre stati inseriti in un contesto …architettonico e musivo già esistente e rifunzionalizzato in base alle esigenze che di volta in volta si manifesta(va)no… (PENSABENE, s.d.).
I pavimenti musivi sono fra i più preziosi e storicamente rilevanti. I mosaici sviluppano un repertorio figurato amplissimo. Sono …scene fortemente simboliche, ma anche allegoriche o più semplicemente descrittive, che comunque sempre alludono in chiave celebrativa ai committenti… (PENSABENE, s.d.). In definitiva mirano ad esaltare il dominus  e la sua famiglia. Non a caso il nucleo principale dell’edificio è quello destinato alla rappresentanza ed all’esaltazione del dominus.

Ingresso monumentale e vestibolo

Si entrava in Villa attraverso un cortile a ferro di cavallo circondato da colonne in marmo (Figura 50) con capitelli ionici Figura 51). L’ingresso era un passaggio a tre archi, decorato da fontane (di cui ne resta una al centro) e da pitture di carattere militare (Figura 52).
Il vestibolo si presenta con una scena di adventus (ingresso cerimoniale) composta da un uomo che porta una corona di foglie e un candelabro nella mano destra (Figura 53) fiancheggiato da due giovani con ramoscelli. Le figure paiono attendere l’arrivo di un ospite importante. Fanno da cornice alcuni giovinetti con dittici che declamano o cantano (Figura 54).
Dal vestibolo si accede al peristilio (Figura 55) con grande fontana a due vasche semicircolari. Un ampio mosaico perimetrale presenta una serie di ghirlande d’alloro con all’interno teste di animali (Figura 56).
Una delle camere accessibili dal peristilio è quella della Piccola Caccia (Figura 57),
 forse una sala da pranzo (coenatio) invernale. 

La serie delle rappresentazioni venatorie comincia con l’inseguimento di una volpe (Figura 58). Quindi, due uomini portano sulle spalle un cinghiale avviluppato in una rete (Figura 59). Seguono due uomini che cercano volatili (Figura 60) fra le foglie di un albero. C’è poi la  scena con il banchetto del proprietario (domus) insieme ai suoi attendenti nel bosco. Poi, un cacciatore in atto di colpire una lepre col venabulum (Figura 61). Infine, la cattura di tre cervi con una trappola a rete (Figura 62), l’abbattimento di una lepre (Figura 63) e quella de cinghiale che ha ferito un uomo in una palude (Figura 64).

L’aula basilicale ed il Grande Ambulacro

Il Grande Ambulacro è compreso fra due absidi (Figura 14). Nel relativo mosaico prevalgono scene di caccia, cattura e trasporto di animali. Da nord a sud, le scene si inquadrano in paesaggi differenti. A nord quello della Mauritania, con un orso (Figura 15) ed un leopardo (Figura 16), ed a sud quello indiano con caccia alla tigre e altre tigri adulte e cuccioli (Figura 17). La cattura della tigre è molto originale. La tigre viene distratta con una sfera di cristallo nella quale vede riflessa la sua immagine. Lei si ferma credendo di vedere i suoli cuccioli e, in quell’attimo di smarrimento, viene catturata (PENSABENE, s.d.; Figura 17).
Fra gli altri vengono cacciati rinoceronti (Figura 18), Blue Gnu (Figura 19 e Figura 20), dromedari (Figura 21, in alto), grifoni, la fenice ed altri. Gli animali sono poi imbarcati (un elefante, Figura 21; struzzi o emù, Figura 22), destinati agli spettacoli di arene ed anfiteatri. Sulla base di alcuni particolari, sarebbero rappresentati, come porto di imbarco delle fiere, quello di Cartagine (Figura 23) o quello di Alessandria d’Egitto. Sui porti italiani di destinazione sembra probabile quello di Pozzuoli.
A tutte le operazioni sovrintendono due personaggi di rango con barba, copricapo e bastone, molto attenti (Figura 24) che potrebbero essere i responsabili dell’impresa o, addirittura, i proprietari della villa, come suggerirebbe la loro posizione centrale al mosaico. Ancora, tutte le operazioni di cattura degli animali destinati alla venationes, si svolgono sotto la protezione militare (Figura 36, Figura 25 e Figura 26). E questo anche a difesa dalle popolazioni locali. La regione abitata dagli animali selvatici ricercati era anche …spesso infestata da tribù nomadi o comunque ribelli (come i Mauri, cioè le popolazioni di pelle bianca presenti nell’area sahariana della Mauritania, del Senegal e del Mali, n.d.a.) che rendeva necessario che tali spedizioni fossero  accompagnate, se non pianificate, insieme ai militari… (PENSABENE, s.d.).
Dai militari si distinguono, per l’abbigliamento, i servitori addetti al trasporto degli animali a braccia (Figura 19, Figura 21Figura 22) o con l’angaria (il carro; Figura 27), gli schiavi e gli uomini liberi.

Immagine citata nel testo

Figura 1 . La Villa romana del Casale in un disegno tratto da vivigree.eu

Le Palestriti

In uno degli ambienti bel braccio meridionale del peristilio si trova, forse, il più noto mosaico pavimentale della villa, quello delle Palestriti.
In realtà questo tappeto a mosaico è di epoca successiva all’edificazione, come attesta il precedente e sottostante pavimento a disegno geometrico di cui è conservato un testimone (Copertina e Figura 28).
Il mosaico rappresenta una scena di attività atletiche femminili. Una competizione con differenti specialità ginniche e la premiazione finale. Esercizi con i pesi (Figura 29), con il disco (Figura 30), col gioco della palla (Figura 31) o di una gara di corsa (Figura 32). Ed infine la premiazione della vincitrice. Una fanciulla-giudice con in dosso il mantello da arbitro, ma senza la fascia pettorale, porge la palma e la corona di fiori (Figura 33). Un’altra tiene in equilibrio una specie di girandola, composta da un’asta e una raggiera ruotante.  Quando la vincitrice ha ricevuto i premi e sta indossando la corona di fiori, un’altra fanciulla gli tiene la girandola (Figura 34).
L’organizzazione di attività e competizioni sportive era prerogativa di uno status di eccezionale a livello sociale. È un’altra indicazione del censo aristocratico del dominus.
Ricordiamo che le donne erano prive delle virtù tipicamente aristocratiche fra le quali il controllo del proprio corpo. Tale mancanza, seppure teorica, poteva essere superata dalla partecipazione ad agoni strettamente femminili. In tale maniera veniva giustificata l’appartenenza alla classe aristocratica. Da qui la rappresentazione iconografica.
Altre conferme della vita atletica di tradizione aristocratica derivano dalle scene di sacrificio della Piccola Caccia. 
Infine la particolarità che ha reso famoso questo mosaico è il bikini. Probabilmente era un indumento indossabile solo durante gli esercizi atletici. In altro ambiente vi è un mosaico dove sono raffigurate due fanciulle che preparano le stesse corone di fiori che indossano le atlete vincitrici (Figura 35).  

L’area residenziale destinata al dominus ed alla domina

Occorre premettere che l’identificazione del proprietario della villa è stato un tema molto studiato e discusso a Piazza Armerina. Nel tempo si sono susseguite varie ipotesi identificative del proprietario, ma nessuna è materializzata con un nome.
L’area residenziale è costituita da due appartamenti che si distinguono per dimensione e numero di ambienti. Alcuni studiosi ritengono che quello meridionale fosse stato destinato al dominus, forse anche diviso con la consorte. Vi si accedeva dal corridoio della Grande Caccia. Mentre l’appartamento rivolto a nord sarebbe stato destinato ad ospiti importanti o, meglio, al primogenito con la sua famiglia. Altri autori sostengono le destinazioni contrarie, soprattutto per la tematica di alcuni mosaici.
All’appartamento meridionale si accedeva da un peristilio a ferro di cavallo (Figura 37) coronato da un mosaico con amorini pescatori (Figura 38, Figura 39, Figura 40 e Figura 41) e comprendeva un’ampia sala affacciata su una corte porticata. Rappresentava probabilmente il triclinium privato, contrapposto a quello principale destinato ai ricevimenti pubblici.
A fianco era la biblioteca privata del proprietario (diaeta; Figura 42). Sul pavimento a mosaico il mitologico Arione (Figura 43) incanta con la musica e la poesia gli animali marini, le Nereidi (Figura 44, Figura 45 e Figura 46, interpretate come le matrone dell’epoca) e i tritoni.
In questa parte della villa, più privata, è da notare l’imponente sala absidata (detta Basilica) lastricata in opus sectile (realizzato in lastre di reimpiego; PENSABENE et Alii, 1999) e parziali rivestimenti in marmo delle pareti (Figura 47). Ad essa si accedeva dall’Ambulacro attraverso alcuni gradini fiancheggiati da due colonne in granito di Assuan (Figura 65).
Oggi il pavimento appare assai danneggiato. Oltre alle lastre mancanti, sono da lamentare le forti ondulazioni del piano pavimentale (Figura 48 e Figura 49), imputabili a possibili problemi di escursione della superficie freatica. L’ipotesi sarebbe confermata dal manifestarsi dei vulcanelli che interessano quasi tutti i pavimenti.

Infine…

La storia più  recente della Villa è in linea con l’attenzione politica ai Beni Culturali manifesta negli ultimi numerosi decenni… durante i quali, solo eccezionalmente, e non direttamente, ebbero voce in capitolo gli archeologi.
Eppure, dal 1997, la Villa è tutelata dall’Unesco per la ricchezza e la qualità dei suoi mosaici in perfetto stato di conservazione (!).
Uno dei primi interventi importanti subiti dalla Villa fu la copertura in pannelli di plexiglass pensata dall’arch. Franco MINISSI nel 1957. Ma secondo una denuncia di Italia Nostra, i pavimenti sarebbero stati gravati da una sorta di effetto serra indotto proprio da quel tipo di copertura (STELLA, 2024). Oggi i tappeti pavimentali palesano gli effetti dell’umidità anche dal suolo di fondazione. Appaiono ondulati, talvolta umidi e soggetti a vulcanelli che ne sollevano, smuovendole, le tessere dei mosaici. Ma è un problema atavico se si pensa che già la precedente Villa Rustica era dotata di canallette e fistulae di piombo per la regimazione delle acque.
Nel 2004 nuovo progetto. Una copertura lignea con camera d’aria ventilata rivestita in lamina di rame pre-ossidate per impedire l’effetto serra. Intervento concluso (parzialmente) nel 2012.
Ad aggravare il tutto la scarsa, o assente, manutenzione ordinaria del sito e l’assenza di restauratori mosaicisti (reali).
È pur vero che una decina di anni fa furono stanziati diciotto milioni di euro per i restauri e che 3,4 milioni circa sono stati stanziati un anno e mezzo fa. Ma forse potrebbero essere utilizzati anche parte degli utili derivati dai biglietti d’ingresso, seppure negli ultimi vent’anni i visitatori siano diminuiti del 48,5%… 
È di questi giorni la notizia (REDAZIONALE, 2024) dell’imminente avvio di un piccolo intervento mirato a eliminare infiltrazioni (superficiali) e muschi infestanti dal triclinio. Non è un gran ché, ma è comunque un inizio. Pare che a breve saranno sbloccati i finanziamenti per il completamento del restauro dei mosaici e delle superfici decorate (circa 3,4 milioni di euro), nonché la sostituzione delle vecchie coperture in plexiglass ancora presenti nelle stanze termali, nella Palestra e nel Triclinium su cui non fu possibile intervenire con il progetto el 2012 (circa 6,4 milioni di euro). 

Assuan, Governatorato di Assuan, Egitto Pozzuoli, città metropolitana di Napoli, Italia

governatorato di Tunisi, Tunisia

Alessandria d'Egitto, Governatorato di Alessandria, Egitto Villa del Casale, Strada provinciale 15, Piazza Armerina, provincia di Enna 94015, Italia Piazza Armerina, provincia di Enna, Italia

Bibliografia

BARRESI, P. (s.d.). I mosaici nella Sicilia Antica. In P. P. BARRESI, Parco Archeologico Villa Romana del Casale. Regione Sicilia.
FURNARI, M. (2014, 08 03). Villa romana del Casale, oggi visita gratuita. La Sicilia.
GENTILI G.V., (1999). La villa romana di Piazza Armerina
, Palazzo Erculio, I-III, Osimo.
PENSABENE, P. (s.d.). I mosaici della Villa romana del Casale: distribuzione, programmi iconografici, maestranze. In P. BARRESI, & p. PENSABENE, Parco Archeologico Villa Romana del Casale. Regione Sicilia.
PENSABENE, P., GALLOCCHIO, E., GASPARINI, E., MONTALBANO, R., & PATERNICÒ, G. (2009). Villa del Casale di Piazza Armerina: nuovi scavi. The Journal of Fasti Online, 158.

REDAZIONALE. (2024, 03 23). Al capezzale della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina per salvarla da acqua e muschio. Il sopralluogo del presidente della Regione Renato Schifani. La Sicilia.
STELLA, G. A. (2024, marzo 05). La vergogna di Piazza Armerina: così muoiono i mosaici patrimonio Unesco. Corriere della Sera, Cronache Locali.

Un pensiero su “Villa del Casale: fasto aristocratico, finestra di storia e costume

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