Domenico Chiodo e l’Arsenale Militare della Spezia

Copertina

Copertina – Domenico CHIODO (da issuu.com, modificata)

Domenico CHIODO

Genova, 30 ottobre 1823, nasce Domenico CHIODO (Copertina).
Figlio d’arte. Il babbo, Giovanni Battista, era Direttore del Genio Marittimo e lo zio, Agostino, era Comandante del Genio Militare dell’Esercito Sardo-Piemontese nella campagna del 1848 (Figura 1).
Da giovane frequento l’Accademia della Marina Sarda (Figura 2) e prestò servizio presso la Direzione del Genio Marittimo a Genova.
La formazione professionale di Domenico avvenne in Inghilterra al seguito dell’ingegner I.M. RENDEL (Figura 3) incaricato del primo progetto dell’Arsenale, al Varignano (Figura 24 in Una ricchezza della Spezia: l’acqua). Fondamentali furono anche le campagne di istruzione presso i cantieri della Senna, di Marsiglia, di Tolone (progettati da Charles NOËL) e del bacino di Castigneau. Questa esperienza, tuttavia, non gli impedì di creare un suo originale stile progettuale.
L’apice della sua carriera fu l’incarico per il progetto definitivo dell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia che gli fu assegnato alla fine del 1860. Nel marzo precedente la Marina Sarda era passata nelle mani del ministro Camillo BENSO conte di CAVOUR (Figura 4), che ne formò, con quelle napoletana, siciliana, toscana e pontificia, la Marina del nuovo Regno d’Italia (Figura 5).
Quello affidato a Domenico fu un progetto ambizioso e non solo per l’intervento particolare, ma per tutte le implicazioni e l’impatto sulla città. Doveva prevedere, infatti, oltre all’impianto militare, tutta una serie di interventi collaterali e logistici, estesi alla sistemazione del personale civile e militare. Un vero e proprio Piano Regolatore.
Sarebbe stato un cambiamento epocale per il territorio, ma quel personaggio pacato e determinato riuscì nell’intento anche entrando nel cuore della popolazione, sintetizzando le necessità militari alle aspettative della città.
In seguito progettò l’Arsenale Marittimo di Taranto e curò l’ampliamento di quello di Venezia.
La fama raggiunta gli valse l’invito, direttamente dal Khedivé, all’inaugurazione del Canale di Suez, il 17 novembre 1869 (Figura 6), ma contrasse una malattia tropicale che lo portò presto alla morte, proprio il giorno del Patrono della Spezia, il 19 marzo 1870.
La Città riconoscente gli dedicò una via centrale, la piazza di fronte all’arsenale, un monumento, una scuola ed una imbarcazione da lavoro.

Prima del “Progetto CHIODO”

La prima idea di attrezzare militarmente il Golfo della Spezia nacque a Galeazzo Maria SFORZA (Figura 2, in Quindicesimo secolo: ai BORROMEO il diritto di regalia sui minerali). In particolare, decise di allestire una nuova flotta composta da una quarantina di galee (Figura 11, in La famiglia LERCARI, ovvero una tragedia genovese. Il legame con la famiglia SPINOLA), parte delle quali destinate alla riviera ligure di Levante ed in particolare a La Spezia (Figura 7).  I lavori furono avviati nel marzo del 1472 e circa un anno dopo dieci navi furono stanziate alla Spezia. Secondo BERTONATI (2021) non è certo dove fosse sorto il darsenale. Probabilmente sulla spiaggia più prossima al castello di San Giorgio, vicino al Torretto, tra la rocca dei Cappuccini e la città murata.
A seguito dell’assassinio di Gian Galeazzo scoppiò una rivolta. Alla Spezia fu guidata dalla famiglia BIASSA. In seguito, col nuovo corso, l’arsenale venne abbandonato e le navi presenti furono lasciate marcire.
Occorre arrivare al XVIII secolo per vedere l’interesse ed un secondo progetto di arsenale. È il 1746, anno in cui i francesi, in guerra con gli austro-inglesi, compresero la posizione e l’importanza strategica della Spezia.
All’epoca, La Spezia era ancora un piccolo borgo dell’impero napoleonico, posto ai piedi del castello e completamente circoscritto da una cortina di mura (Figura 8). In pratica occupava una porzione ristrettissima dell’ampia valle alluvionale costiera (Figura 9 e Figura 10).
All’epoca il progetto per la militarizzazione del Golfo fu quello del generale Emanuel VIOTTE. In pratica ipotizzava di destinare a scopo militare la penisola del Lazzaretto, la baia delle Grazie, quella del Varignano, la penisola di S. Maria e quella della Castagna per realizzare infrastrutture portuali, l’ospedale militare e le abitazioni del personale (Figura 11).

All’inizio dell’Ottocento (Figura 12) l’ambiente Spezia era ancora quello del secolo precedente col borgo murato addossato al Poggio del Castello. Gran parte dell’ampia pianura sartumosa e solcata da numerosi alvei era destinata a coltivo.
Anche Napoleone BONAPARTE aveva intravisto le potenzialità del Golfo, che riteneva più adatto di quello di Tolone. Così, nel 1808 dichiarava La Spezia porto militare e redigeva un elenco di difese da prevedere alla Castellana, alla Palmaria, al Tino, a Maralunga, etc. (GALUPPINI, 2019, 12). Per le opere furono stanziati oltre 20 milioni di franchi. Doveva sorgere una fantascientifica città militare completa di arsenale, fra Portovenere e Le Grazie. Addirittura era prevista la deviazione del Fiume Vara in modo da creare delle cascate che producessero l’energia necessaria ad azionare officine e stabilimenti connessi (GALUPPINI, 2019, 12).

I Savoia

Nel 1815 i Savoia acquisirono il possesso della Liguria, grazie a vantaggiose clausole in seno al Congresso di Vienna (tenutosi nel castello di Schönbrunn) e divennero una piccola potenza marinara nell’alto Mar Tirreno.
In particolare, dopo il congresso di Vienna, l’Italia fu divisa in una decina di stati (che si ridussero a otto, entro una trentina di anni dal Congresso, a causa dell’annessione di alcuni stati minori a entità più vaste). Il Regno di Sardegna (Figura 13), governato dai Savoia, ottenne il Piemonte e la Savoia e venne ingrandito con i territori della Repubblica di Genova, nonostante le proteste dei delegati genovesi. La Repubblica genovese era stata infatti ricostituita nel 1814 per editto dell’Ammiraglio britannico BENTICK.
Questa nuova posizione apriva la strada ad interessanti alleanze con le grandi potenze marinare europee.

La Spezia divenne sede dell’Intendenza della Provincia di Levante (R.E. del 27 febbraio 1815), mentre a Genova, divenuta sede della flotta piemontese, veniva costruito l’arsenale militare, con l’ampliamento dell’antica Darsena (Figura 14) e l’utilizzo delle strutture alla Foce come cantiere del nuovo Regno.

Un progetto ed un territorio povero

Il progetto francese di collocare un arsenale nel golfo della Spezia e con esso le aspirazioni industriali degli spezzini ripresero vigore nel 1842. Fu il momento in cui il governo piemontese ipotizzò il trasferimento della marineria militare da Genova alla Spezia.
Il primo vero progettista fu Damiano SAULI (Figura 30) che rielaborò la costruzione dell’arsenale delle Grazie e del Varignano (Figura 24, il Una ricchezza della Spezia: l’acqua).
Nell’arsenale del Varignano si dovevano trovare tre scali da costruzione; alle Grazie un bacino, la veleria, l’officina alberature, la corderia e l’ospedale.
In effetti era un’importante opportunità di sviluppo per il territorio, confinato com’era in un’economia prevalentemente agricola e di ambito strettamente locale. Lo dimostrano, fra l’altro, i dati del censimento del 1838 dai quali emerge come solo lo 0,15% dei residenti nella provincia fossero nati al di fuori dal Regno di Sardegna.
In tutto il territorio e soprattutto all’esterno delle uniche due città, La Spezia e Sarzana, le condizioni di vita erano molto difficili, se non addirittura precarie,
La conferma di questa situazione viene da alcuni dati:
– il conte di CHABROL ricordava che il borgo della Spezia, nel 1808, contava una popolazione di 3.102 abitanti …miserevoli e disseminati…;
– nel 1817-1818 il generale Alberto LA MARMORA (fratello del più famoso Alfonso) presente a La Spezia con incarichi militari prima dall’Esercito Francese e poi da quello Piemontese, ricordava che …gli abitanti erano travagliati da epidemie e carestie…;
– alla visita per il servizio militare i giovani nati nel decennio 1841-1850 presentavano le quote percentuali più alte di tutta la Liguria per riformati di bassa statura, infermità o difetti fisici;
– verso il 1850 le uniche città ad avere una farmacia erano La Spezia, Sarzana, Levanto e Lerici, mentre solo La Spezia e Sarzana possedevano un ospedale (rispettivamente da 46 e 30-50 letti). La media era di un letto ogni 823 abitanti, per altro concentrati solo nella porzione più orientale del territorio.

Immagine citata nel testo

Figura 15 – Il progetto dell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia nella versione di Domenico CHIODO (arch. MM).

L’incarico al Maggiore Domenico CHIODO

Nel 1843, con la tendenza all’incremento dei traffici mercantili (ROLLANDI, 2008) ed in prospettiva di diversificazione riprese forza l’idea di trasferimento del porto militare a La Spezia. Si rafforzava la vocazione mercantile genovese di sbocco a mare per la Pianura Padana. E si concretizzerà da subito: solo dieci anni più tardi la costruenda ferrovia Genova-Torino prevedeva il collegamento diretto al porto mercantile genovese, direttamente sulle banchine (Figura 16). 
Intanto, il Governo presieduto dal Generale Alfonso LA MARMORA avviò gli studi per la realizzazione di uno stabilimento militare marittimo in special modo nel golfo della Spezia. Era la localizzazione considerata più efficace per la difesa generale dello Stato. Il primo incarico fru affidato al Colonnello del Genio Damiano SAULI.
Fra i sostenitori del progetto di trasferimento dell’Arsenale Militare Marittimo alla Spezia troviamo anche Camillo BENSO conte di CAVOUR che, avvalendosi della consulenza (imparziale) dell’inglese James Meadows RENDEL, formulò in tal senso un disegno di legge in qualità di Ministro della Marina, Agricoltura e Commercio. Al RENDEL fu affiancato il giovane Domenico CHIODO, ufficiale brillante e particolarmente versato. A questo punto bisogna però ricordare che il progetto RENDEL fu commisurato alle necessità e dimensioni della piccola Marina Sarda.
Tuttavia, la cosa si concretizzerà solo  qualche anno più tardi dopo esami di commissioni e richiesta di piccole modifiche (Figura 30).

Un’ennesima sospensione fu imposta al progetto dalla guerra di Crimea. Ma nel 1857 venne presentato un nuovo disegno di legge per il trasferimento dell’Arsenale alle Grazie ed al Varignano (Figura 24, il Una ricchezza della Spezia: l’acqua).
Finalmente il 4 luglio di quell’anno la legge fu approvata (Figura 17) e la sede del nuovo Arsenale fu stabilita alla Grazie.
Ed ecco cominciare l’avventura del Maggiore Domenico CHIODO. Fu lui a ricevere l’incarico di predisporre il progetto definitivo dell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia, alla fine del 1860. 

L’Arsenale a San Vito di Marola

Il progetto definitivo, anche su indicazione dello stesso CAVOUR, presentò una novità sostanziale: lo spostamento dell’Arsenale dall’angusta rada delle Grazie alla località San Vito di Marola (Figura 18). Il nuovo sito individuato per l’intervento (Figura 15) era più adatto in base a diverse nuove considerazioni. Innanzitutto lo sviluppo acquisito dalla Marina Sarda. Poi, non secodaria, la previsione che il vapore avrebbe sostituito la vela e le navi di ferro avrebbero soppiantato quelle in legno. Non ultimo, il fatto che il terreno paludoso, ampio e pianeggiante di San Vito si prestava meglio ai lavori, limitando la necessità di sbancamenti e rendendoli meno onerosi.
L’idea era  maturata a seguito degli accertamenti, anche geologici, eseguiti direttamente sul terreno, nonché sui risultati degli studi compiuti da Giovanni CAPELLINI (la carta geologica del territorio della Spezia del 1863 e la successiva Descrizione geologica dei dintorni del golfo della Spezia). Così anche CAVOUR si convinse che la zona indicata tra La Spezia e l’abitato di Marola, si prestava meglio allo scopo. Sostenne con energia l’idea di abbandonare il Varignano per erigere l’Arsenale Marittimo nel piano a ponente della città di La Spezia.
Ma c’era un però .

Il terreno sartumoso – paludoso condizionò la progettazione fino a prevedere la necessità di eseguire una profonda regimazione idraulica. A ciò si univa la necessità di intervenire con opere di fondazione speciali (Figura 19 e Figura 20).
Nel giugno del 1861 furono stanziati 40 milioni di lire dell’epoca (pari a oltre 373 miliardi di lire ante-euro, cioè circa 193 milioni di €) per la realizzazione dell’opera.
I lavori iniziarono alla fine dell’anno successivo, con un impegno di circa 2000 operai. Nel 1865 si contavano non meno di 43 baracche di alloggio per le maestranze.
Il 28 agosto 1869 fu inaugurato il nuovo Arsenale Militare della Marina di La Spezia (Figura 21). E nell’occasione fu conferita a Domenico CHIODO la Croce di Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia (Figura 29).
Tuttavia dovevano passare oltre trent’anni affinché fosse raggiunto l’assetto attuale della struttura. E ne furono certo concausa l’epidemia di colera del 1866 e la lunga malattia di Domenico CHIODO che si spense il giorno del Patrono della Spezia, il 19 marzo 1870.
L’odierna struttura dell’arsenale rispecchia l’idea progettuale del CHIODO (Figura 22, Figura 25, Figura 23 e Figura 24).
La città ebbe un rapido sviluppo economico e, in conseguenza della disponibilità di nuovi posti di lavoro, anche un notevole incremento demografico. La popolazione, che nel  1808 sommava 3102 abitanti, nel 1832 ne sommava 4.050, nel 1848 erano 10.558 unità, raggiunse le 11.566 unità nel 1861, le 31.500 unità nel 1881, le 66.263 unità nel 1901 e le 123.000 nel 1940 (GALUPPINI, 2019).

Il Canale Lagora

Il progetto del CHODO è stato estremamente preciso. I rilievi topografici propedeutici alla definizione del progetto, confrontati con le più recenti cartografia sono molto attendibili. Le quote di progetto sono state riferite al medio mare (quote assolute, Figura 26).
Ancora oggi dalle cartografie storiche dell’Arsenale sarebbe possibile eseguire una stima della dimensione effettiva dell’originario Canale Lagora e, ad esempio, verificare l’opportunità storica, ambientale ed economica di un intervento di dragaggio e rinaturalizzazione del suo tratto terminale e focivo (ormai utopia).
Le canalizzazioni e le strade di progetto forniscono informazioni determinanti sull’assetto ambientale ed idraulico precedente l’edificazione dell’Arsenale (Figura 15). All’epoca dell’edificazione il piano della Spezia, ancora in molte parti paludoso, fu parzialmente bonificato e gli alvei presenti furono deviati a confluire nel nuovo Canale Lagora. Così (Figura 27), da Est a Ovest, il fosso di Fabiano, il fosso Imporzano (oggi fosso Porzano), il torrente Biassa con i suoi affluenti Tassonara e Muro, il torrente Lagora (oggi Ligurzano) e la sprugola che lo origina, il canale Piazza Grande (originato da Colombaro e Borzonasca), lo Sprugolotto Cozzani, il fosso dello Stagno ed i canali dei Molini (con la Polla Doria). Tutti naturali ad eccezione dell’ultimo, riconducibile ad sistema di canalizzazioni artificiali, che prendeva origine, pare, dalla Polla Doria. Questo serviva una serie di opifici, come dimostrerebbe la planimetria del 1871 allegata ad una pratica di esproprio legata all’edificazione dell’Arsenale Militare Marittimo (Figura 28).
Oggi, molti vedono in quell’intervento radicale, su un territorio vergine, uno stravolgimento. Ma bisogna interpretarlo nell’ortica del momento storico e del ritorno socioeconomico che l’Arsenale Militare Marittimo ha avuto sulla Città per i successivi decenni.
Innegabile che La Spezia fosse, all’epoca, un piccolo borgo, che viveva di microeconomia e non aveva un proprio progetto di sviluppo. Certo fu investita da un processo di espansione ben più violento e rapido dei blandi accenni precedenti. Fece sparire gran parte delle attività legate a mare e terra, ma produsse una classe di specialisti, gli arsenalotti, ed una fonte di reddito estesa all’intera città, a gran parte della fascia costiera ed alla Lunigiana interna, tutti territori non proprio floridi.

Un processo figlio dell’Unità d’Italia e della Rivoluzione Industriale… E non fu certo immune da effetti collaterali (Figura 6 in Il convento delle Clarisse e la chiesa di Santa Cecilia della Spezia), ma che ebbero un’eco minore rispetto a quello di molte altre Città. D’altra parte è inimmaginabile pensare che quell’ambiente rimanesse fossilizzato ad una qualunque ortodossia ambientalista, per altro inesistente per l’epoca.

Porto Antico, Genova, città metropolitana di Genova, Italia

Tolone, Varo, Francia

Marsiglia, Bocche del Rodano, Francia

Arsenale Militare, viale Amendola, La Spezia, provincia della Spezia, Italia

Bibliografia

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BERTONATI G. (2023). Immunità e privilegi dell’antica comunità della Spezia. 
BERTONATI G. (2023). Trasformazioni urbane: il caso di Pegazzano nel Golfo della Spezia.
BOCCA G. (2009-2010). Evoluzione geomorfologica ed Ambientale della città della Spezia dal XVIII secolo ad oggi. Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Magistrale. Tesi di Laurea. Relatore prof. Francesco FACCINI, Correlatore prof. Pierluigi BRANDOLINI, Correlatore Esterno dott. Marco DEL SOLDATO
GALUPPINI G. (2019). L’Arsenale di La Spezia nel centenario della sua inaugurazione. In 1969-2019 – Arsenale della Spezia, 150 anni di storia. Rivista Marittima.

PINZA A. (2003-2004). L’Arsenale Militare Marittimo della Spezia: realizzazione e influenze sullo sviluppo socio-urbanistico e sul modello socio-economico della Città. Tesi di Laurea in Storia Economica. Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Storia, Indirizzo Orientale. Relatore prof.ssa Chiara BIAGIOLI. Pisa.
REDAZIONALE (2003). I canali arsenalizi: se ne parla oggi alla “Capellini”. La Nazione 6 giugno 2003
ROLLANDI M.S. (2008). Il Porto di Genova e il problema del trasferimento della base navale. In LO BASSO L. (a cura di) Politica e Cultura nel Risorgimento Italiano. Genova 1857 e la fondazione della Società Ligure di Storia Patria. Atti del Convegno, Genova 4-6 febbraio.

STANI Lia Pasqualina (2020). Domenico Chiodo. Notiziario della Marina, pp. 47-49.

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