In copertina: uno dei campioni di Libyan Desert Silica Glass studiati.
Proemio
Quest’anno, e precisamente nello scorso mese di novembre, si è celebrato il centenario della scoperta della tomba del faraone Tutankhamon (Figura 8).
Nell’occasione, la rivista Archeologia Viva (n. 216, novembre 2022), ha ripercorso le fasi precedenti e finali della scoperta, corredando l’articolo con numerose foto d’epoca.
ArcheominoSapiens, a sua volta, vuole ricordare l’evento riproponendo questo suo articolo del luglio 2019.
Introduzione
La notizia che tutto il corredo funebre della tomba di Tutankhamon, scoperta nel 1923 da Howard CARTER, è stato portato nel realizzando Museo di Giza (https://mediterraneoantico.it) fornisce l’occasione per questa nuova storia dei materiali che vengono da lontano.
Parleremo del Libyan Desert Silica Glass, un materiale che per noi, in questo specifico caso, viene da lontano per due motivi: la sua origine e la storia della sua identificazione.
La tomba di Tutankhamon ed il suo tesoro
La storia del Libyan Desert Silica Glass comincia in maniera del tutto inconscia e rimane nell’inesattezza per quasi 15 lustri.
Il prologo avviene il 23 novembre 1922 giorno dell’apertura ufficiale della porta ancora integra e completa degli intatti sigilli originali (Figura 1) di una tomba egizia.
Si trattava quindi di una tomba intatta ed inviolata almeno dal XIV sec. a.C., che si rivelerà poi essere la tomba del faraone fanciullo Tutankhamon (https://www.vanillamagazine.it).
All’evento presenziarono l’egittologo inglese, ottimo disegnatore e sovrintendente al dipartimento di antichità del governo egiziano, Howard CARTER in veste di scopritore della necropoli reale e l’aristocratico George Edward Stanhope Molyneux Herbert, V Conte di CARNARVON, mecenate e finanziatore dei molti anni di ricerca e di scavo.
All’interno della tomba il tesoro: una serie di sarcofagi, dei quali l’ultimo d’oro, i vasi canopi ed un paio di migliaia di altri reperti, molti dei quali ancora d’oro, che il CARTER porterà all’esterno (Figura 2, tratta da https://cronistoria.altervista.org) ed inizierà a catalogare. Questo lavoro di inventariazione e di analisi durerà una decina d’anni, fino all’esposizione nel Museo Egizio del Cairo.
Del tesoro faceva parte anche un grosso pettorale policromo in oro con pietre semipreziose, smalti e paste vitree, che al centro portava uno scarabeo realizzato da una strana pietra traslucida, giallo-verdastra a lucentezza vitrea, diagnosticata genericamente come calcedonio.
La tomba di Tutankhamon: un errore durato 74 anni
L’epilogo della nostra storia avviene 74 anni dopo, nel febbraio 1996 quando, davanti alla teca che conserva il pettorale, si trovano …i milanesi Giancarlo NEGRO, esploratore sahariano di lungo corso e specialista in arte rupestre preistorica, e il geologo e gemmologo Vincenzo DE MICHELE, conservatore di mineralogia presso il Museo di Storia Naturale di Milano; ad occhi esperti quello scarabeo non sembra affatto di calcedonio, bensì forse di una materia assai ben più rara e unica, … nota … con il nome di silica glass o vetro del deserto… (http://www.terreincognitemagazine.it).
La tomba di Tutankhamon: da dove provengono i frammenti di Lybian Desert Silica Glass
Questa lunga prolusione introduce alle motivazioni ed ai risultati delle analisi petrologiche eseguite su alcuni campioni silicei di uno strano materiale vitreo giallo verdastro, trasparente (talvolta opaco in superficie per la permanenza nel giacimento e/o per l’azione del vento desertico che ne ha creato le caratteristiche figure di abrasione), provenienti dal Great Sand Desert egiziano, il Grande Mare di Sabbia.
In particolare, la vasta area (di circa 80 x 25 Km) nella quale si trova la grande quantità di frammenti di Libyna Desert Silica Glass è stata particolareggiatamente descritta da CLAYTON e SPENCER che ne tracciano anche una cartografia schematica: …nel dicembre del 1932 fu organizzata una spedizione di ricerca con a capo P.A. CLAYTON per lavorare nell’area inesplorata del Mare di Sabbia e Gilf Kebir, a ovest della rotta del maggiore R.A. Bagnold del 1930, e trovò il vetro il 29 dicembre 1932. I frammenti erano adagiati sulla superficie dell’arenaria nubiana, nei corridoi privi di sabbia tra le alte serie di dune orientate nord-sud, della porzione sud-occidentale del mare di sabbia. I frammenti più grandi sono stati trovati a circa 25° e 25′ di latitudine nord e 25° e 30′ di longitudine E. Il distretto non è facilmente accessibile, poiché il viaggio diretto da Abu Mungar o Dakhla è impraticabile in auto. L’acqua è disponibile solo ad Ain Dalla, raggiungibile con un percorso tortuoso di circa 500 km lungo il mare di sabbia oppure nell’oasi di Kufara a circa 300 km lungo la strada dalla Cirenaica italiana… (CLAYTON & SPENCER, 1934).
L’area di ritrovamento di gran parte del Libyan Desert Silica Glass (CLAYTON & SPENCER, 1934).
L’analisi petrologica del primo campione di Lybiyn Desert Silica Glass
L’analisi petrologica è stata esperita su un paio dei numerosi campioni disponibili, i più significativi. Il primo per la rappresentatività delle sue caratteristiche morfologiche (Figura 3) ed il secondo per la presenza, sulle superfici, di peculiari sfaldature e distacchi (Figura 4). Questi ultimi potevano essere stati causati da un impatto naturale, ma anche per sfaldatura antropica.
Il primo campione, quello di maggiori dimensioni (Figura 3), presenta spigoli arrotondati e superfici smerigliate per l’erosione prodotta dall’azione eolica del vento del deserto.
All’analisi il materiale è risultato completamente amorfo. Tuttavia presenta solo localizzati e rari piccolissimi inclusi millimetrici, allungati, scuri (marrone-rossicci o nerastri) probabilmente dovuti ad ossidi di ferro o di alluminio di origine siderale (come vedremo in seguito).
L’analisi petrologica del secondo campione di Lybian Desert Silica Glass
Il secondo campione rappresenta quella che gli archeologi definiscono una lista (Figura 4) ottenuta per sfaldatura o, comunque, per distacco a seguito di impatto da un frammento di maggiori dimensioni. In realtà frammenti di forma simile sono noti in letteratura (Figura 5): …successivamente smistando la collezione di piccoli pezzi, è stato sorprendente scoprire quanti di essi (almeno il 10%) mostrassero vecchie fratture che potrebbero essere state prodotte da un colpo intenzionale… (CLAYTON & SPENCER, 1934, p. 504).
Questo secondo campione appare più sano e soprattutto per la sua sottigliezza evidenzia in maniera conclamata la traslucidità e la trasparenza. Anch’esso è del tutto amorfo differenziandosi dal precedente per il minor grado di usura superficiale e per la più spiccata frattura concoide (Figura 6).
Come nel campione precedente sono presenti micro-inclusi marrone-rossicci di ossidi di ferro o alluminio di origine siderale (Figura 7).
Conclusioni
In conclusione, le caratteristiche di colore, traslucidità, morfologia, composizione, frattura, etc. e le forme di abrasione eolica superficiali dei campioni studiati, provenienti dal deserto egiziano, consentono di classificarli come Libian Desert Silica Glass, ovvero vetro del deserto che, come abbiamo visto, era già noto in antichità e certamente ritenuto molto prezioso come lascerebbe supporre il grande scarabeo al centro del pettorale di Tutankhamon.
Giza, Governatorato di Giza, Egitto
Kebira Crater, Al Wahat Al Dakhla, Governatorato di Wadi al-Jadid, Egitto
Wadi Halfa, Nord, Sudan
Il Cairo, Governatorato del Cairo, Egitto
Kharga, Al Wahat Al Khargah, Governatorato di Wadi al-Jadid, Egitto
Municipalità di Cufra, Libia
Siwa, Governatorato di Matruh, Egitto
Sollum, Al Saloom, Governatorato di Matruh, Egitto
Note di aggiornamento
2022.11.04
Ricorre oggi il centesimo anniversario della scoperta e dell’inizio dello scavo dei primi gradini della scala che immetteva alla tomba di Tutankhamon.
È stato il preludio alla più importante scoperta archeologica del XX secolo: la tomba di Tutankhamon.
Djed MEDU sulla sua pagina FB ricorda che il direttore della missione Howard CARTER scrisse sul suo diario di scavo, semplicemente, …First steps of tomb… cioè …scoperti i primi gradini di una tomba…
Da questo LINK si può accedere alla trascrizione ed alla scansione delle pagine del diario di Howard CARTER.
2023.04.12
Il 9 aprile 2023, Cristina POGGETTI ha ripreso questo articolo sulla interessante pagina Facebook 🌹EGITTO storia e civiltà🌹
2023.09.10
Immagine storica del trasporto dei reperti recuperati dalla tomba di Tutankhamon fino a Luxor, mediante ferrovia a scartamento ridotto, tipo Decauville.
Dalla pagina FaceBook Egitto: la storia e la civiltà.
UN’ ISTANTANEA DALLA STORIA
…Questa foto è del maggio 1923 e mostra l’arduo trasporto delle casse contenenti i manufatti rinvenuti nella tomba del faraone Tutankhamon. Dalla Valle dei Re il materiale doveva arrivare a Luxor (a sei chilometri di distanza) per essere trasportato lungo il Nilo.
Una chiatta governativa avrebbe trasportato i pezzi, sorvegliati, al Museo del Cairo. Il viaggio durava due giorni, con una temperatura di 38°. Le casse venivano spinte su un piccolo binario, fatto costruire appositamente da Carter, che era talmente caldo (parole di Howard Carter) che non si poteva toccare…
2024.01.19
Il 23 novembre 1922 è giorno dell’apertura ufficiale della porta ancora integra e completa degli intatti sigilli originali di una tomba egizia.
Er una tomba intatta ed inviolata almeno dal XIV sec. a.C., Ma ancora nessuno immaginava che non era una tomba qualsiasi.
Era la tomba del faraone fanciullo Tutankhamon (https://www.vanillamagazine.it).
All’evento presenziarono l’egittologo inglese, ottimo disegnatore e sovrintendente al dipartimento di antichità del governo egiziano, Howard CARTER (nella foto) in veste di scopritore della necropoli reale e l’aristocratico George Edward Stanhope Molyneux Herbert, V Conte di CARNARVON, mecenate e finanziatore dei molti anni di ricerca e di scavo.
Bibliografia
ABOUD, T. (2009). Libyan Desert Glass: has the enigma of its origin been resolved? ScienceDirect – Physic Procedia, 2, 1425-1432.
AUTORE IGNOTO. (1940 – XX, ottobre). Il deserto occidentale egiziano. Oriente Moderno(10), 30-.
BARNES, V. E., & UNDERWOOD, J. J. (1976, Aprile). New investigations of the strewn field of Libyan desert glass and its petrography. Earth and Planetary Science Letters, 30(1), 117-122.
CLAYTON, P., & SPENCER, L. (1934). Silica-glass from the Libyan Desert. Mineralogical Magazine and Journal of the Mineralogical Society, 23(144), 501-508.
GIULI, G., PARIS, E., PRATESI, G., KOEBERL, C., & CIPRIANI, C. (2003). Iron oxidation state in the Fe-rich layer and silica matrix of Libyan Desert Glass: A high-resolution XANES study. Meteoritics & Planetary Science, 38(8), 1181-1186.
KLEIN, J., GIEGENGACK, R., MIDDLETON, R., SHARMA, P., UNDERWOOD, J. J., & WEEKS, R. (1986). >Revealing histories of exposure using in situ produced 26Al and 10Be in Libyan Desert Glass. Radiocarbon, 28(2A), 547-555.
KLEINMANN, B. (1968). The breakdown of zircon observed in the Libyan desert glass as evidence of its impact origin. Earth and Planetary Science Letters, 5, 497-501.
KOEBERL, C. (1997). Libyan Desert Glass:geochemical composition and origin. Proceeding of the “Silica 96” Meeting(pp. 121-158). Bologna: Vincenzo de Michele.
PRATESI, G., VITI, C., CIPRIANI, C., & MELLINI, M. (2001, agosto 1).Silicate-Silicate liquid immiscibility and graphite ribbons in Libyan desert glass. Geochimica et Cosmochimica Acta, 66(5), 903-911.
SPENCER, L. (1939, dicembre). Tektites and silica-glass (With Plates XVI and XVII.). Mineralogical Magazine and Journal of the Mineralogical Society, 25(167), 425-440.
Marco confermo che il silica glass è stato utilizzato per confezionare manufatti con la tecnica della scheggiatura fin da epoca presumibilmente predinastica