Un dumper da miniera per l’alluvione di Vernazza del 25 ottobre 2011

copertina

Copertina – Il dumper articolato da miniera giunto a Vernazza da una miniera del bergamasco per aiutare lo smaltimento dei detriti potati dall’alluvione del 25 ottobre 2011.

Alcune premesse

Vernazza, una delle famosissime Cinque Terre della ripida e frastagliata costa spezzina.
Vernazza si distende allineandosi lungo la parte terminale della valle del torrente Vernazzola. La sua storia è molto antica e fortemente influenzata dall’essere stato un approdo naturale (e lo sbocco a mare di Corvara). Il torrente Vernazzola occupava evidentemente l’asse vallivo mentre gli edifici erano posti alle radici dei due versanti incipienti. Tuttavia, la più antica cartografia nota di Vernazza (Steffano SCANIGLIA, seconda metà del XVII sec.) sembra localizzare il divagante alveo del torrente Vernazzola fra l’abitato e la radice del versante nordoccidentale di San Bernardo (Figura 1 e Figura 2).
Poco più di mezzo secolo dopo la situazione è stata completamente modificata. La porzione terminale del torrente Vernazzola appare tombinata e la sua foce diretta alla spiaggia della Madonnetta. Testimoniano questo nuovo assetto la cartografia di Matteo VINZONI del 1758 (Figura 3 e Figura 4) e gli argini riemersi durante i lavori di ripristino dei servizi a seguito dell’alluvione del 2011 (Figura 5, Figura 6, Figura 7, Figura 8 e Figura 9).
Dalle immagini appare evidente come la sezione idraulica del canale artificiale fosse molto ridotta e nettamente insufficiente soprattutto in corrispondenza della tombinatura (Figura 3).

L’arrivo della ferrovia

Negli anni Sessanta dell’Ottocento arriva la ferrovia. 
Il paesaggio delle Cinque Terre è notoriamente aspro. La costa alta a falesia è estremamente diffusa. Ne fanno eccezione le pianure di Levanto e Bonassola. I versanti sono fortemente acclivi e le valli strette.
La ferrovia necessitava di frequenti infrastrutture: ponti e, soprattutto, gallerie.
Lo scavo delle gallerie produceva grandi quantità di sfrido che doveva essere asportato e posto a discarica.
Nel caso specifico di Vernazza fu previsto lo scavo di una galleria che dalla linea ferroviaria, in prossimità della stazione, sbucasse a mare presso la spiaggia della Madonnetta. Ultimata la linea ferrata, la galleria perse l’utilità iniziale, ma venne riciclata a scopo idraulico. La galleria di servizio allo smaltimento dello sfrido divenne il nuovo alveo del torrente Vernazzola e l’area di raccordo (Figura 10) diventò sede sia della nuova viabilità, sottopassando la ferrovia, che della stazione. La nuova spiaggia della Madonnetta, come tutte le piccole spiagge della regione create dallo scavo delle gallerie ferroviarie e non più alimentate, fu destinata ad essere erosa dal mare ed a sparire nel giro di qualche forte mareggiata (Figura 11).

immagine citata nel testo

Figura 4 – Il corso del torrente Vernazzola modificato e parzialmente tombato come risulta da una tavola del Commissariato di Sanità di Vernazza e Monterosso nel 1758 (Matteo VINZONI, Biblioteca Berio, Genova)

L’alluvione del 25 ottobre 2011

Almeno due fasi di pioggia intensa ed improvvisa si sono succedute in poche ore. I terreni si sono saturati e liquefatti innnescando il conseguente collasso di almeno tre terrapieni (Figura 12) e di oltre un centinaio di frane più o meno estese. Il centro di Vernazza ha subito prima l’inondazione e poi il successivo riempimento di terra, fango e detriti. Era il 25 ottobre 2011.
L’acqua ha sommerso il centro abitato, ma è passata. Al contrario i detriti hanno trovato un ostacolo nella strettoia che prelude alla piazzetta del porticciolo (Figura 13) e nell’angusto sfogo verso la Madonnetta. Il fango ed i detriti hanno cominciato a saturare tutti gli spazi disponibili (Figura 14 e Figura 15) arretrando fino a riempire il sottopasso della ferrovia (Figura 16), la galleria/alveo del torrente Vernazzola, la copertura a monte della ferrovia (Figura 17) e via via tutti i ponti. L’abitato è stato riempito di fango e detriti fino almeno al secondo piano degli edifici, fino a circa otto metri dal piano di via Roma. A sua volta la linea ferrata è stata interessata da frane indirizzate lungo le vallette secondarie incipienti (Figura 18) e da scorrimenti attraverso le gallerie (Figura 19).

I primi interventi

Vernazza è rimasta praticamente isolata. Viabilità e ferrovia sono rimaste inutilizzabili per giorni. Unico accesso possibile è stato quello via mare.
Il primo sgombero di detriti e macerie è avvenuto attraverso il porticciolo (Figura 20). Ma non era sufficiente. Bisognava liberare l’abitato e, soprattutto, l’alveo del torrente Vernazzola. Quest’ultimo sia per sicurezza, nella preoccupazione di nuove precipitazioni intense, che per accelerare al massimo la liberazione dell’abitato.
Appariva improponibile l’evacuazione via mare sia per la lentezza operativa che per la quantità abnorme di materiale da rimuovere. Era preferibile lo scarico diretto a mare che avrebbe sortito anche la ricreazione dell’originaria spiaggia della Madonnetta.
C’era però un’altra difficolta. Liberata la copertura, i camion potevano accedere, ma non riuscivano ad eseguire l’inversione e lo scarico dei materiali allo sbocco della galleria prima che fosse approntato un minimo di spiaggia.
Ed è stato questo il momento dell’intervento del dumper articolato da miniera.

Il dumper articolato da miniera

Il dumper articolato da miniera (Figura 21 e Figura 22) è un mezzo studiato per le anguste gallerie (Figura 23, Figura 24 e Figura 25). È molto compatto, ma soprattutto non deve fare inversione di marcia, almeno nel modo che intendiamo in generale. Infatti l’assetto di guida può variare in modo che l’operatore guidi sempre in avanti sia che il mezzo percorra la galleria in una direzione che in quella opposta.
In questo modo, riempita benna, il mezzo entrava nella galleria e scaricava direttamente allo sbocco, in mare. Quindi faceva il percorso inverso in retromarcia, ma con l’operatore che guidava come fosse a marcia avanti.
La creazione di una porzione sufficiente di spiaggia tale da consentire ai mezzi ordinari di integrare il lavoro è stata veloce tanto che in pochi giorni la spiaggia è stata agibile a differenti mezzi (Figura 26, Figura 27 e Figura 28), con una notevole accelerazione delle operazioni di svuotamento dell’abitato.
Per la cronaca si può aggiungere che durante le operazioni c’è stata una violenta mareggiata (Figura 29 e Figura 30) che ha parzialmente smantellato la spiaggia alimentando, però, quella della limitrofa Monterosso al Mare. In seguito anche la spiaggia della Madonnetta è stata rigenerata.

Il dumper impiegato a Vernazza

Purtroppo non è stato possibile risalire alla marca, al modello ed alla data di costruzione del dumper da miniera impiegato a Vennazza. Come si vede dalle immagini non presentava placche identificative e sul web non è stato possibile rintracciarlo. Peccato, sarebbe stato interessante averne maggiori informazioni, anche in ottica di archeologia mineraria. Non era, infatti, un modello molto recente.  
Attualmente ci sono in commercio diversi modelli di differenti marche, che possono trovarsi anche su internet. Ad esempio il nuovo Cat R2900, il Dumper articolato FYKC-8, il Dumper ST 25, l’Epiroc Scooptram ST1030, etc.
Sono tutti più o meno simili a quello impiegato a Vernazza. Tuttavia sono più recenti anche concettualmente. Infatti, gli ultimi modelli presenti sul mercato presentano emissioni contenute ed alcuni sono addirittura a trazione elettrica.

Immagine citata nel testo
Immagine citata nel testo

Un amico di ArcheominoSapiens, Simone FERRANTE, ha suggerito che il dumper da miniera dell’articolo potrebbe essere un Tamrock.
Approfondendo la ricerca sembrerebbe proprio una pala gommata a tunnel modello TORO 400, della Tamrock del 1996
Le foto provengono dal sito flickr.com

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