Recensione Libro: “Luni” della collana Mosaici antichi in Italia, di Lucia Gervasini e Silvia Landi

copertina

Copertina: Particolare del mosaico policromo al centro del quale campeggia il volto di Oceano, dalla cui fluente barba di alghe nascono due piccoli delfini. Domus di Oceano

Ci sono molte parole per descrivere il lavoro condensato da Lucia GERVASINI e Silvia LANDI in quest’opera su Luni, ma quella più adatta è “accuratezza”. Accuratezza a tutto tondo, applicata in ogni direzione, per sviscerare tutti i possibili aspetti particolari, diretti ed indiretti, dei cementizi, dei mosaici pavimentali, dei sectilia pavimenta, delle lastre a stesura omogenea e dei rivestimenti marmorei parietali (incrustationes) dell’antica città romana di Luni.
Si tratta dell’ultimo corposo volume della storica collana Mosaici Antichi in Italia (Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma): Luni di Lucia GERVASINI e Silvia LANDI, che è stato presentato a Genova nel Salone del Ballo di Palazzo Reale ieri 24 marzo.
La collana Mosaici Antichi in Italia è stata fondata da Giovanni BECATTI, archeologo, Ispettore delle Antichità e Belle Arti presso la Soprintendenza di Ostia, docente di archeologia e storia dell’arte classica presso le Università di Pisa, La Sapienza di Roma, di Milano e di Firenze, oltre che socio effettivo dell’Accademia Nazionale dei Lincei e di altri Istituti accademici prestigiosi.
Oggi la collana Mosaici Antichi in Italia è diretta da Federico GUIDOBALDI, archeologo e professore emerito del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, nonché fondatore dell’AISCOM, l’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico.

Licia GERVASINI (archeologo, già Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona ) e Silvia LANDI (architetto, collaboratrice esterna della Soprintendenza medesima) hanno condensato nel volume un lavoro di schedatura e di studio avviato nel 2016. In particolare …il progetto editoriale ha preso avvio dalla definizione dei criteri di schedatura ragionata e attuale delle superfici pavimentali di questa colonia, processo preliminare necessario per poi effettuare il loro inquadramento stilistico e culturale… (A. TRAVERSO).
Nella fase preliminare del lavoro è intervenuta la riforma del MiBACT che, nel caso di Luni, ha suddiviso le competenze di tutela, ricerca e valorizzazione fra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria ed ex Polo Museale della Liguria, innescando un attimo di incertezza.
Le Autrici hanno comunque potuto approfondire lo studio delle tipologie pavimentali ed il riesame di tutti i documenti d’archivio e dei materiali emersi dagli scavi. Hanno approfondito le modalità archeologiche di rinvenimento delle tipologie pavimentali presenti a Luni secondo una classificazione messa a punto per i cementizi ed i sectilia pavimenta, a oggi mai proposta in modo complessivo,
Il volume compendia, uniforma, riorganizza e compone i risultati conseguiti in un paio di secoli di scavi nella città di Luni, da quelli dei primi dell’Ottocento agli ultimi, in parte, ancora in corso. La conoscenza dell’effettiva consistenza delle stesure lunensi era rimasta fino a oggi largamente lacunosa. Non si erano mai prese in considerazione le testimonianze pavimentali interne al circuito delle mura urbiche nel loro complesso. E lo stesso vale per la presenza di un artigianato artistico di alto livello, peraltro riconosciuto in più occasioni. Lo studio ha incluso i pavimenti dell’ex Collezione Fabbricotti (ora esposti nelle sale del civico Museo Archeologico della Spezia o conservati nei depositi), provenienti dall’area urbana, seppure non siano noti con esattezza i punti di reperimento.
Ed affascina come …dall’attenta analisi effettuata è risultato evidente il forte legame che si esplicita fra il pavimento e l’ambiente,.. (L. GERVASINI e S. LANDI).

immagine citata nel testo

La copertina di Mosaici Antichi in Italia: regione settima, Luni di Lucia GERVASINI e Silvia LANDI

Una delle novità importanti del progetto di studio è stata la volontà di risalire alla definizione geo-litologica dei materiali utilizzati per la manifattura dei manti pavimentali. Dal riconoscimento per via petrologica di un campione rappresentativo delle diverse litologie riscontrate, si è passati alla definizione dei materiali sulle varie tipologie pavimentali. Questo ha consentito di implementare le conoscenze del sapere tecnico. Soprattutto è stato possibile risalire alle numerose e sottovalutate aree di approvvigionamento presenti nel circondario di Luni, alternative ai soli e ben noti bacini estrattivi apuani.
Lo studio petrologico macro- e microscopico è stato possibile su una serie di tessere e frammenti già isolati a seguito di vicende differenti accadute nel tempo e come tali conservati. 

I primi tentativi di definire litologicamente i materiali risalgono al 1953. All’epoca, il comisano Raffaele Umberto INGHIERI (ispettore dell’allora Soprintendenza alle Antichità della Liguria) identificava i litotipi del pavimento del pronao del Grande Tempio e dell’iscrizione dei magistrati che lo hanno collaudato. In particolare classificava, rispettivamente, piccole tessere di marmo nel primo e soprattutto marmo Lunense e Pietra nera di Promontorio nell’epigrafe.
Successivamente l’argomento è stato ripreso dal prof. Enrico DOLCI soprattutto per i marmi apuani ed i loro bacini di provenienza. Egli riteneva che le navi lapidarie, cariche di marmo apuano e dirette ad Ostia, partissero dal porto di Luni, quel portus Lunae nato come scalo militare e divenuto uno dei principali scali commerciali per i traffci dell’alto Tirreno.
In questa sede è stato tentato un approccio differente.
Molti materiali sono risultati di provenienza strettamente locale. E uno di questi, il marmo di Punta Bianca, poteva essere vicariante dello stesso marmo aprano. La discriminante individuata per riconoscere i due materiali per via statistica ha condotto a formulare anche ipotesi di utilizzo dei due marmi in momenti differenti della vita e dell’economia di Luni. Uno studio sulla morfologia e l’ambiente della piana di Luni ha portato, poi, a considerare la possibilità che la città fosse solo il centro commerciale e direzionale dell’industria marmifera apuana e che le spedizioni avvenissero da un porto più prossimo e comodo rispetto alle cave.
Il porto gioca un ruolo importante nella diffusione e commercializzazione del marmo bianco e proprio a Strabone dobbiamo la descrizione del sistema portuale lunense, caratterizzato da molti approdi che ne definiscono le diverse finalità, dopo quelle militari, ora civili e commerciali. Ricerche avviate da oltre un decennio stanno tentando di delineare, mettendo a confronto i dati storico-archeologici e geomorfologici, l’articolata struttura di questi diversi approdi a oggi ancora non localizzati con certezza. Per quanto attiene nello specifico all’imbarco del marmo l’attracco commerciale è stato indicato in un “porto orientale” ubicato nei pressi del piede della conoide del torrente Carrione (Carrara), in un’area quindi prossima alle cave e idonea anche allo stoccaggio… (L. GERVASINI e S. LANDI).

Il piano dell’opera

Prefazioni
Presentazione (Federico GUIDOBALDI)
Premessa
Modalità di rilevamento dei dati e criteri di redazione delle schede di catalogo
Luna, da avamposto militare a città del marmo
Catalogo
Domus degli aπreschi (insula xxii)
Domus del delfino (insula xxii)
Domus occidentale (insula xxi)
Domus di Oceano (insula xix)
Abitazioni presso la porta occidentale (insula xiii
Domus repubblicana (insula xvi)
Domus dei mosaici (insula ix)
Domus settentrionale (insula iv)
Grande Tempio (insulae ii e iii)
Basilica civile e area capitolina (insulae ix e x)
Area del Foro (insulae xv e xvi)
Area a sud del Foro (insulae xxi e xxii)
Domus dell’Area 1000 (insula xxviii) Paolo SANGRISO
Cattedrale di Santa Maria (insula xix)
Rivestimenti pavimentali perduti, decontestualizzati e reinterrati
Analisi tipologica dei rivestimenti pavimentali e parietali di Luni
Introduzione
Cementizi
Mosaici pavimentali
Sectilia pavimenta
Lastre a stesura omogenea
Rivestimenti marmorei parietali (incrustationes)
Osservazioni conclusive
Interventi conservativi
Analisi macro- e microscopiche (petrologiche) di tessere e frammenti lapidei provenienti da alcuni pavimenti e murature della città di Luni ( Marco DEL SOLDATO)
Abbreviazioni bibliografiche
Tabelle
Tavole

Un particolare ringraziamento, fra i tanti, è rivolto alla Direzione Regionale Musei della Liguria, per la disponibilità offerta dei locali e delle attrezzature del Museo Archeologico di Chiavari dove sono state svolte le analisi petrologiche sui campioni lapidei. Il ringraziamento è, naturalmente, esteso al personale del museo.

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