Blatten (Vallese, CH) il villaggio distrutto dal ghiacciaio

Copertina

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Copertina – Il crollo del ghiacciaio del monte Bietschhorn nelle Alpi Svizzere (da focus.it). La frana è stata prodotta dall’appesantimento dovuto a continue frane in roccia, sulla parte estrema del ghiacciaio. Ghiaccio e rocce sono precipitati a valle ricoprendo gran parte del villaggio di Blatten.

Ambiente e geologia della Lötschental

Il Lötschental è un tipica valle alpina, tributaria di destra del Rodano, orientata NE-SW. Versanti molto acclivi, spesso incisi e solcati da debris flow (Figura 2). 
A margine del ristretto fondovalle sono diffusi i depositi morenici würmiani terrazzati, indifferenziati (Niederterrasse). La loro estensione areale è più ampia, anche in senso verticale, lungo il versante settentrionale (Figura 1).
Proprio di fronte al villaggio di Blatten vengono cartografate (Figura 1) una frana attiva (zone de glissement) con evidenti deformazioni-scivolamenti di massa (rutschmasse) e cigli di distacco. Particolarmente significativa è la presenza di una valle morenica, probabile riferimento a precedenti fenomeni di svuotamento del soprastante Birchglestcher Baltschiederjoch, analoghi a quelli di maggio 2025.
Quindi sono diffusi i corpi detritici sciolti (Hangschutt) e le conoidi di deiezione (Bachschutt), che si estendono in fondovalle, isolando in placche le alluvioni fluviali indifferenziate.
Fragilità tipica delle valli alpine a tettonica attiva.
Dal punto di vista litologico è presente, alla base del versante che risale al Bietshorn, il precambriano Guttannen-Gneiskomplex costituito da Gneiss biotitico e gneiss bandizzato, spesso migmatitici e scisti biotitico-sericitici con resti di anfibolite e quarzite. Seguono il coevo Ofenhorn-Stampfhorn-Gneiskomplex (Gneis indifferenziati e Migmatiti) e gli Asseliani Zentraler Care-Granit, cioè il Granito di Bietschhorn (o granito dell’Aare centrale). È un granito biotitico leggero, a grana media o grossa, per lo più massiccio, con chimica da engadinite-granitica a yosemite-aplitica – massiccio dell’Aar (corpi granitici ercinici). Costituisce tutte le creste Biestchorn, Stchorn e Jägihorn che avvolgono il ghiacciaio Birchglestcher Baltschiederjoch (Figura 1). È il litotipo che si è detritizzato ricadendo sul Birchglestcher, appesantendolo ed originandone il rovinoso collasso.

Cronaca di un disastro

Il 19 maggio si è verificato lo sgretolamento di una cresta del  Kleinen Nesthorn sopra il ghiacciaio del Birch (Figura 3). Quindi il carico prodotto dai detriti, quantificati in circa 9 milioni di tonnellate, ha  innescato il richiamo verso valle del ghiacciaio.
Nei giorni seguenti si sono susseguiti fenomeni di crollo. Uno la sera del 27 maggio, un altro alle 4 circa della mattina successiva. Ancora, verso le 12:30 del 28 maggio, l’ultimo precursore di quanto accadrà nel pomeriggio.
Nella sua parte inferiore il ghiacciaio …si è mosso molto rapidamente, mezzo metro al giorno, aveva dichiarato ieri Alban Brigger, ingegnere per i rischi naturali dell’Alto Vallese… (REDAZIONALE, 2025), accelerando dai 2,0-2,5 m/di agli attuali 4,0-4,5 m/di (KEYSTONE-SDA, 2025) e raggiungendo i 10 m/di prima del collasso (BERNARDINI, 2025).
Infatti, verso le 15:28 (ora locale) del 28 maggio si è staccata improvvisamente una grossa parte del ghiacciaio pensile incipiente la Lötschental. Il materiale è piombato a valle ricoprendo per il 90% il villaggio di Blatten, ostruendo il corso del fiume Lonza (e il Gisentella), risalendo poi il versante opposto. Lo spostamento d’aria ha prodotto una momentanea interruzione della corrente elettrica nel vicino abitato di Ferden ed una scossa sismica di magnitudo 3.1 della scala Richter.
Il primo giugno, la montagna accusa ancora movimenti, continuano le frane al Kleines Nesthorn (REDAZIONALE, 2025).
L’ostruzione della valle, estesa per due chilometri, ha creato un lago effimero che ha prodotto nuove preoccupazioni (KEYSTONE-ATS, 2025; Figura 4 e Figura 5). In caso di sopralzo del pelo libero del nuovo invaso si potrebbe generare un’onda di piena che colpirebbe i villaggi a valle (Kippel, Wiler, Gampel e Steg). In via precauzionale è stato svuotato il sottostante invaso di Ferden (FLOURY e BERGERE, 2025; REDAZIONALE, 2025; DEL FRATE, 2025; Figura 6).
Fortunatamente le acque si sono scavate una via d’uscita (Figura 7) e, in assenza di precipitazioni, il livello del lago ha cominciato a scendere. Sono rimasti attivi solo movimenti di assestamento della coltre di detriti e ghiaccio.

Il disastro ha comportato, però, una vittima, un uomo di 64 anni, un allevatore di pecore che, sorpreso dalla frana, stava prendendosi cura dei suoi animali (CARIDI, 2025). Immediatamente …trois sauveteurs ont été déposés en hélicoptère près du cône de déjection pour procéder à la recherche du disparu, un drone équipé d’une caméra thermique pour détecter la chaleur du corps a également été déployé, précise la police dans un communiqué… (BERGÈRE, 2025), ma è stato inutile.

Le testimonianze

J’étais en train de travailler au restaurant et, d’un coup, il y a eu un grand bruit. J’ai vu les lumières s’allumer et s’éteindre brièvement. Puis, il y a eu une grosse explosion, a indiqué Joel Coutinho, employé de l’hôtel Sporting, à quelques kilomètres de Blatten…(BERGÈRE, 2025).
Ma nonostante il disastro, …Matthias BELLWALD, sindaco di Blatten, paesino di 300 anime tutte fatte evacuare dalle proprie case già il giorno 19 maggio, ha detto: «È successo l’inimmaginabile, abbiamo perso il villaggio (Figura 8, Figura 9 e Figura 13) ma non il cuore» assicurando che «sarà fatto tutto ciò che umanamente é possibile per ridare un futuro a Blatten»(FASSINI, 2025).
L’evacuazione preventiva di Blatten rappresenta un caso esemplare di gestione efficace del rischio naturale. La decisione di evacuare l’intero villaggio nove giorni prima del crollo, basata esclusivamente sui dati scientifici forniti dai geologi, ha dimostrato l’importanza di un sistema di monitoraggio avanzato e di autorità disposte ad agire con decisione (…) L’esperienza di Blatten stabilisce un precedente importante per la gestione dei rischi naturali nelle Alpi. Dimostra che è possibile prevenire tragedie umane attraverso sistemi di monitoraggio scientificamente avanzati, con delle autorità disposte ad agire con decisione impopolari, tenendo la popolazione informata e prevedendo procedure di evacuazione ben organizzate… (AMOS, SAPORIT e FRANCIOLLI, 2025).

immagine citata nel testo

Figura 1 – Stralcio della Carta Geologica Svizzera della regione Bietschorn-Lotschen (da map.geo.admin.ch).
Legenda: verde chiaro, depositi morenici (Niederterrasse); bianco a lunette blu, frana attiva (zone de glissement); verde chiaro puntato, valle morenica (vallum morainique); Bianco rigato blu, corpi detritici sciolti (Hangschutt); Bianco puntato blu, conoidi di deiezione (Bachschutt); rosa a bande verdi, il precambriano Guttannen-Gneiskomplex; Marroncino a bande verdi, Ofenhorn-Stampfhorn-Gneiskomplex ; arancio scuro, Zentraler Care-Granit,

Prima di Blatten sulle Alpi

Il disastro che ha colpito il villaggio di Blatten non è stato un evento isolato.
Le cronache si riferiscono soprattutto agli ultimi decenni del secolo scorso, ma le fonti ricordano che storicamente le Alpi sono state palcoscenico di altri grandi eventi di frana, paragonabili, o superiori, a quello che ha sommerso Blatten
Secondo la Rete svizzera Permos, che monitora il permafrost, sarebbero stati almeno quattro (AFP/RTS/IudoC, 2025), ma ne risultano di più (BRADLEY e LEYSINGER, 2025).
Sulle Alpi il permafrost si trova nascosto nei ghiaioni, nei ghiacciai rocciosi o nelle pareti a falesia. Il permafrost è qualsiasi suolo che rimanga a una temperatura pari o inferiore a 0 °C durante tutto l’anno. La sua insidia sta anche nel fatto che non è visibile. In pratica costituisce dei mélange di ghiaccio e rocce che generano enormi lingue geomorfologiche con fronte molto ripido, che scivolano lentamente a valle (Figura 10).

  • 1248, 24 novembre, Mont Granier, cima del massiccio della Chartreuse tra i dipartimenti francesi dell’Isère e della Savoia, la più grande frana delle Alpi. Circa 500 milioni di metri cubi di detriti hanno seppellito cinque parrocchie e ucciso un migliaio di abitanti (AFP/RTS/IudoC, 2025);
  • 1806, 2 settembre, Goldau, nel Cantone di Svitto. La frana staccatasi dal monte Rossberg, ha distrutto il villaggio di Goldau (Figura 14). …Nel disastro morirono 457 persone e centinaia di capi di bestiame. Oltre 300 case e fienili furono distrutti(BRADLEY e LEYSINGER, 2025);
  • 1881, 11 settembre, Elm (Figura 15), Canton Glarona. Qui le responsabilità del crollo di una decina di milioni di metri cubi di roccia pare sia del tutto umana (BRADLEY e LEYSINGER, 2025). È stata imputata, infatti, alla scorretta coltivazione di una cava di ardesia a cielo aperto. Il bilancio è stato di almeno 147 vittime;
  • 1991, 18 aprile e poi 19 maggio. Randa in valle Matter. Due  frane per un totale di circa 30 milioni di metri cubi di roccia. …Il cono di detritico soprannominato “Grossgufer” (“grande ghiaione” nel dialetto locale), ostruisce ancora oggi parte della valle … (AFP/RTS/IudoC, 2025). I detriti, hanno sepolto la ferrovia e la strada per Zermatt, riempiendo anche il letto del fiume Vispa (BRADLEY e LEYSINGER, 2025);
  • Qui la storia ricorda ancora la catastrofe del 1636, con 36 vittime, poi altri sei crolli dal ghiacciaio pensile, fino a quello del 1819. In seguito il paese è stato delocalizzato più a valle;
  • 2000, 17 ottobre, Gondo (Figura 16), sulla strada del Sempione. Una colata di roccia e fango ha distrutto una decina di case, la scuola e la strada per il Simplon Pass (BRADLEY e LEYSINGER, 2025);
  • 2017, 23 agosto, Pizzo Cengalo (Val Bregaglia); il crollo di circa 3 milioni di metri cubi di acqua, sedimenti e rocce di varie dimensioni si è riversata verso Bondo (AFP/RTS/IudoC, 2025), poi si è spinta fino a Promontogno, Sottoponte e Spino. Otto le vittime, escursionisti, e la distruzione di una dozzina di case e stalle (Figura 17), mentre l’intera popolazione è stata posta in salvo (BRADLEY e LEYSINGER, 2025).
  • 2023, maggio: le autorità ordinano l’evacuazione degli 86 residenti di Brienz/Brinzauls (Cantone dei Grigioni; Figura 18), per possibile frana. Puntualmente, due milioni di metri cubi di roccia collassano lambendo il villaggio e la scuola, il 16 Giugno successivo. Ancora oggi i residenti possono tornare in paese solo durante le ore diurne (BRADLEY e LEYSINGER, 2025);
  • 14 aprile 2024, 5-6 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio si sono staccati dal  Piz Scerscen (massiccio del Bernina) ed hanno travolto le pendici del ghiacciaio Tschierva e poi la Val Roseg per oltre cinque chilometri (AFP/RTS/IudoC, 2025);

Cause e concause

Fra le concause di crolli dei ghiacciai rocciosi e dei ghiacciai pensili è la scomparsa del permafrost, lo strato di ghiaccio plurimillenario che tende a scongelarsi a causa dell’aumento di temperatura indotto dall’attuale, naturale, periodo interglaciale.
Ben più incidenti, nel caso in oggetto, sono state altre concause:

  • la detrizione ed il conseguente crollo della cresta del Kleinen Nesthorn con lo scarico sulla porzione terminale del ghiacciaio di 9 milioni di tonnellate di roccia;
  • il conseguente incremento di peso sul corpo del ghiacciaio;
  • la tipologia di ghiacciaio pensile del Birch, cioè di un fronte di ghiacciaio al limite ed incipiente su un versante vallivo ad elevata acclività;
  • l’incremento della velocità di scivolamento della massa di roccia e ghiaccio;
  • lo scioglimento, anche solo parziale, del permafrost a causa dell’attrito indotto dall’incremento di velocità del corpo ghiaccio-roccia…

Forse il riscaldamento globale non è stato così incidente… e probabilmente avvallano questo ragionamento gli analoghi, più ampi e gravi, dissesti manifestatisi nel 1248, ma soprattutto fra il 1636 e l’Ottocento. Non a caso fra XIV e XIX secolo è ricordata la Piccola Glaciazione che per effetto dell’abbassamento della temperatura media di mezzo grado Celsius ha prodotto l’espansione dei ghiacci in tutta Europa (Figura 20). Ed anche a quell’epoca si assiste ad una caccia alle streghe, a quel tempo in senso letterale, cercate e processate poiché ritenute responsabili di quel freddo estremo e delle carestie.

Informazioni distorte sulle cause del crollo del ghiacciaio del Birch

Molto diffuse sulla stampa sono le strumentalizzazioni delle cause che hanno prodotto la frana del Birch. Una per tutte: …Il crollo del Birch è solo l’ultimo campanello d’allarme sullo stato critico dei ghiacciai in Svizzera. Gli esperti avevano già segnalato nei giorni scorsi un’accelerazione anomala nel movimento del ghiacciaio, sintomo di instabilità legata all’aumento delle temperature. Il riscaldamento globale sta infatti accelerando lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost, elementi fondamentali per la stabilità delle montagne… (CAPUTI, 2025), ma anche (TALIGNANI, 2025; VIRTUANI, 2025; GANDELLI, 2025; INTINI, 2025; LATINI, 2025; ROSSI, 2025; MARI, 2025). È il refrein del riscaldamento globale. È palesemente trascurato come sia in atto un periodo interglaciale caratterizzato, naturalmente, da incrementi di temperatura. Sicuramente le emissioni di gas serra fanno la loro parte, ma forse bisognerebbe, innanzitutto, ridurre quelle massicce di Cina (da sola partecipa per il 35% ca.), India, Stati Uniti, attori tutti e tre insieme per il 57%. (Figura 11) prima di strumentalizzare quelle europee (Germania in testa col suo 1,5% ca. del totale mondiale) che incidono globalmente per il 7% circa (Figura 12). Per la cronaca (dati EU) l’Italia influisce per lo 0,81% ca. sul globale.
Nello specifico del collasso del ghiacciaio del Birch i tecnici hanno individuato la responsabilità principale nella tipologia del ghiacciaio (ghiacciaio sospeso), nell’incremento di carico indotto sulla porzione terminale del ghiacciaio dalla detrizione della cresta del  Kleinen Nesthorn, nel conseguente incremento di velocità della massa di ghiaccio e detriti per calo dell’attrito e, solo infine, nella compartecipazione possibile del permafrost. Una congerie di fattori ben poco influenzati dal fatidico e strumentalizzato riscaldamento globale…
Non c’è alcuna prova scientifica che questo crollo sia provocato dal cambiamento climatico, eppure assistiamo a speculazioni, bufale e fake news diffuse ad arte per alimentare la narrazione catastrofista sul clima. Crolli del genere sulle Alpi ci sono sempre stati nella storia, non solo nei decenni scorsi ma anche secoli e secoli fa. Ecco perchè, senza alcun tipo di dato né studio scientifico, chi oggi collega questo evento al cambiamento climatico è assolutamente in cattiva fede e fa disinformazione contro la scienza(CARIDI, 2025). Finalmente una voce fuori dal coro…

Goldau, Svitto, Svizzera Elm, Glarona, Svizzera Gondo, Vallese, Svizzera Brienz, Grigioni, Svizzera Zermatt, Vallese, Svizzera Randa, Vallese, Svizzera Spino, 7606 Promontogno, Svizzera Sottoponte, 7606 Promontogno, Svizzera Promontogno, Grigioni, Svizzera Bondo, Grigioni, Svizzera Ospizio Bernina, Grigioni, Svizzera

Via Val Roseg, 7504 Pontresina, Svizzera

Tschierv, Grigioni, Svizzera Blatten, Vallese, Svizzera

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