Le scafe della foce del Magra

Copertina

Copertina – Leonardo DA VINCI ritrasse il traghetto tra Vaprio e Canonica d’Adda durante il suo soggiorno del 1513. Il disegno è oggi parte del Codice Windsor, foglio 12.400
Il traghetto disegnato è composto da due barconi abbinati, che sostengono il pontile. Da questo si innalza un alto cavalletto, nel quale scorre la fune tesa fra le rive. Leonardo studiò la resistenza del flusso d’acqua che consentiva di compiere l’attraversamento del fiume senza obbligare il manovratore a remare. Infatti, era sufficiente angolare col timone il traghetto, trattenuto dal cavo, affinché la risultante della forza di resistenza alla corrente lo facesse progredire.
È la stessa scafa citata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi ed anche rappresentata in un affresco dell’oratorio di San Dionigi.

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La decadenza di Luni

La decadenza dell’Impero Romano e, probabilmente, anche quella del commercio del marmo Apuano, i successivi passaggi invasivi stranieri, nonché il succedersi di eventi calamitosi (alluvioni del Parmignola, del Magra e le divagazioni degli alvei, mentre rimangono dubbi sul catastrofico sisma del 346 AD) sono state le possibili concomitanze che hanno indotto la decadenza e dell’abbandono di Luni.
Questo, almeno, emerge dalla Memoria storica della Diocesi di Luni Sarzana per Domenico Callegari (TAMBURI, 2024, p.286).
Primamente per parte dei Longobardi (Figura 35, Figura 36 e Figura 37) che, al dire di Fredegario (Chronicon, cap. 71; Figura 38), dopo averla devastata, spogliata e fatti schiavi i suoi cittadini, ne distrussero affatto le mura; indi, e ripetute volte, per opera dei Normanni (Figura 39 e Figura 40) e dei Saraceni (Figura 41 e Figura 42) in modo speciale nei secoli IX e X e nel 1016, di modo che dopo questa devastazione più non si riebbe, non tanto per le incursioni barbariche, quanto principalmente per l’aria malsana, che si formò nelle sue adiacenze, a motivo dei ristagni d’acque prodotti dai straripamenti e cambiamenti d’alveo del fiume. Ond’è che nel corso di due o tre secoli fu forza abbandonare la città, divenutone il clima del tutto insalubre… (Figura 48).

Scafe e approdi nel medioevo

Le scafe e gli approdi, ma soprattutto la loro gestione economica, era fondamentale in un sistema politico, morfologico ed economico che aveva tradizionalmente tratto dal commercio la sua opulenza. E se la linea di costa poteva essere più interna e, soprattutto, l’area paludosa più ampia, appariva reale l’ostilità dell’ambiente nei confronti della viabilità e dell’uso del suolo. Di conseguenza, scafe e approdi erano fondamentali. E lo erano anche dal punto di vista del reddito, diretto (l’utile dei barcaioli) e indiretto (le imposte e le signorie).
In quest’ambito la Chiesa aveva interessi diretti e molteplici. 
Fra il 1273 e il 1289 il vescovo Enrico da Fucecchio decise di raccogliere tutti i diritti ed i privilegi concessi nel tempo alla diocesi in un unico codice, il Codice Pelavicino. In questo modo creò uno strumento ed un riferimento per i vescovi da utilizzare nei contenziosi con Comuni e feudatari. Contemporaneamente la Curia fu dotata di un Archivio Ecclesiastico e di uno scrittorio per il suo aggiornamento continuo. La parte più antica del Codice è …il Liber Magister, cioè il libro dei redditi e dei proventi della Chiesa di Luni, la cui redazione originale risale a Uberto Pelavicino (1197-1267), vicario in Lunigiana dell’imperatore Federico II… (TAMBURI, 2024).
Fra i vari documenti compare la concessione, rilasciata nel 1183, anno della Pace di Costanza, da Federico I Hohenstaufen (Figura 47) al vescovo Pietro per le ripe del porto di Luni e del porto di Ameglia (et ripam lunensis portus et portus Amelie, et pedagium secundum quod habere consuevit), compreso il pedaggio che era solito riscuotere (TAMBURI, 2024). L’indicazione, soprattutto per Ameglia, pare un riferimento alla sua scafa.

Le regole per l’utilizzo della Scafa

L’utillizzo del traghettaggio seguiva regole differenti a seconda del territorio.
Sappiamo che sia il VINZONI, nel 1738, che sicuramente anche lo SPADONI, nel 1793, avevano pagato il trasbordo.
Ad Arcola, c’è traccia documentale che fossero esentati dal pagamento di trasbordo sulla scafa di Trebiano gli abitanti di Arcola, Sarzana e le altre eventuali località convenzionate, nonché i loro animali. Tale norma derivava dal fatto che la dozzina di barcaioli (scaffari) era retribuita direttamente da Arcola con 200 lire. Il servizio avveniva tutti i giorni, dall’alba alla ventitreesima ora. Si ha traccia di questa convenzione dal 1732 al 1738 e dal 1770 al 1774. Non è escluso che la convenzione sia stata rinnovata anche per altri anni.
Diverso il caso di Ameglia dove, a norma degli Statuti del 1598, tutti dovevano pagare. Qui il servizio avveniva ...tutti li giorni dal levare fino al tramontare del sole, passando tutti li uomini, donne, fanciulli e fanciulle, robe, bestie, et altre cose di detta Università dell’Ameglia mentre durerà il tempo della cura di detti scaffari per causa di essa scaffa, passandoli senza dimora. Dichiarato che essi scaffari abbiano per sua mercede e fatica quanto in appresso è dichiarato e non più. E prima per ciascheduno, che fosse a piedi e l’acqua sia chiara denari quattro di Genova. Per ciascheduno che fosse a cavallo e l’acqua chiara denari dodici. Per esser l’acqua torbida, per quello che sarà a piede denari due et a cavallo soldi due, e non più. Per ciascheduno capo di bestiame un denaro, e se saranno grossi denari sei e contraffacendo detti scaffari, tanto in non stare alla scaffa, e cose espresse di sopra, come pigliar più di quello si è detto, caschino in pena di soldi cinque per ogni volta, che sarà contraffatto, e nella medesima pena incorreranno quando saranno presenti a detta scaffa e potendo passare non vorranno… (TAMBURI, 2024, p.357). Appare strano ed inspiegabile il motivo per cui il prezzo di trasbordo fosse più caro con l’acqua limpida che con l’acqua torbida…

Immagine richiamata nel testo

Figura 7 – La scafa nei pressi di Porta Flaminia a Roma, particolare dalla mappa del 1561 di G.Dosio (da eginaciclarum.it).
Il particolare interessante è la colonna di viaggiatori che fa la fila per imbarcarsi: cavalieri, una carrozza, una formazione di soldati che si alternavano ai soliti viandanti, commercianti e allevatori.

Le scafe nell’economia locale

Conferma dell’importanza economica delle scafe emerge dai numerosi riferimenti documentali (Statuti), come quelli delle Comunità nella bassa valle del Magra, dominio genovese. …Qui il servizio era effettuato in più tratti e regolamentato istituzionalmente. I punti di attraversamento costituivano una cerniera tra la Val di Magra, il Golfo di La Spezia e i percorsi diretti verso l’appennino Ligure ed era necessario mantenerli in piena efficienza... (TAMBURI, 2024, p.135).
A cavallo di XVII e XVIII secolo erano ancora attive le scafe di Vezzano, Arcola (Figura 45), Trebiano (località San Genesio) ed Ameglia (Colombiera; Figura 43, da TAMBURI, 2024; Figura 44 – Particolare della scafa di Ameglia, nel cerchio rosso, dalla Tavoletta IGM 96 IIISO; e Figura 46), ma anche a Ceparana e Padivarma. In questi due casi specifici Matteo VINZONI annota, intorno al 1738, di avere speso 6 lire per ciascun passaggio (SBARBARO, 2022). 
Bisogna ancora aggiungere che…La grande quantità di legna richiesta per la manutenzione delle imbarcazioni proveniva dai boschi del Caprione (Carpione), nella Comunità di Ameglia, vicariato di Sarzana, dove, oltre al servizio di scafa, era presente anche un approdo fluviale, l’unico rimasto dopo l’interramento di quello di Luni e la dismissione del porto di San Maurizio… (TAMBURI, 2024, p.136).

Ecco un altro motivo che potrebbe giustificare la presenza di relitti, o parte di essi, interrati a margine degli alvei fluviali o, meglio, degli alvei fluviali fossili. Cioè di quelle posizioni storiche o di alveo del fiume Magra occupate per cause naturali (divagazioni) o antropiche (rettifiche).

Le scafe negli Statuti della bassa Val di Magra

Risalendo il Magra, si trova una delle prime concessioni (1266) volta a favore degli abitanti di Albiano. Questi ricevettero il permesso di recarsi a valle, lungo il fiume e con spettanza della metà della gabella poiché, nel 1266, operavano il trasporto della legna. Veniva loro concessa anche la raccolta della legna portata dalle alluvioni, ma ne veniva esclusa quella adatta alla cantieristica navale.
Fra i frequenti contenziosi, il più lungo è stato quello per l’esenzione o la riscossione dei diritti di ancoraggio alla foce del Magra, fra gli abitanti di Sarzana e quelli di Ameglia. Diatriba di lunga durata e di esito incerto.
Dalla relazione Controversie tra Sarzana e Ameglia a riguardo della gabella di Bocca di Magra e l’anteriorità de li rispettivi statuti”, emerge la …ragione delle motivazioni di entrambe le parti, ripercorrendo la questione in un excursus storico che copre un arco di tempo dal 1460 al 1794… (TAMBURI, 2024, p.297).
La durata del contenzioso sottolinea l’importanza economica dell’oggetto rivendicato. La diatriba si risolse in maniera salomonica, cioè che spettava ai sarzanesi il diritto sulle ripe in territorio di Sarzana ed a quelli di Ameglia il diritto sulle altre ripe, fino alla foce. Rimaneva in comune ai due ricorrenti il solo diritto di pesca lungo tutto il tratto nocivo del Magra.

Noterelle sulle scafe della pianura del Magra

In territorio di Arcola erano presenti, ma realizzate in tempi diversi, due attraversamenti mediante scafa. La scafa del piano di Arcola, che attraversava il fiume lungo la via per Sarzana, era la più comoda. Si tratta probabilmente della scafa di San Genesio, utilizzata anche dallo SPADONI (1793, p.160) per attraversare il fiume Magra e recarsi a Montemarcello, dopo aver visitato il giacimento di lignite di Caniparola (ROLLA, s.d.). E in prossimità della scafa doveva esserci anche un guado, utilizzabile almeno nel periodo della portata di magra, per evitarne dazi e gabelle. …Quando la Magra impedisce il passaggio alle carrozze, si passa il fiume sopra una scafa (DE BARTOLOMEIS, 1847, p.1016). In quest’ottica, quindi, la scafa di San Genesio pare sia stata utilizzata anche più a lungo.
Fra il 1770 e il 1774 fu ravvisata la necessità di ampliare il servizio reso dalla scafa di Arcola (probabilmente con la seconda, quella di Trebiano) che risultava una delle più attive. In particolare doveva essere integrato con un’altra barca. Tuttavia, avvicinandosi la stagione invernale, fu richiesta una dilazione della spesa, anche in ragione del fatto che le 400 lire stanziate non risultavano sufficienti. In attesa della nuova scafa venne disposto l’affiancamento al servizio, per un paio di mesi, di una barca più piccola.
Inoltre, …siccome in quest’anno l’annata è miserabile, e gli poveri si ritrovano molto aggravati da’ debiti, ed all’opposto la detta scaffa essendo molto necessaria per essere troppo gravoso in mancanza di scaffa ad ognuno soggiacere al pagamento della scaffa di Trebiano per traghettare detto fiume Magra… (TAMBURI, 2024), fu chiesto ed ottenuto di sospenderne temporaneamente il pagamento aumentando, parimenti, il finanziamento per l’intervento completo a 625 lire.
Infine, la scafa nuova venne realizzata (… e …) registrata la consegna della “guardia e custodia della nuova scaffa”, deliberata il 3 maggio precedente, concessa in incanto annuale fino al 26 luglio 1774… (TAMBURI, 2024).

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