Recensione libro: “Muri e Mastri. Gli Antelami nella Liguria medievale” di Aurora Cagnana

copertina

Copertina: la facciata con il rosone della Basilica di San Salvatore dei Fieschi di Cogorno. Sono visibili i fiori a sei petali nel cerchio, ma anche altre simbologie come il giglio di Francia, i quattro Evangelisti e le pigne.

Uomo e Pietra. Un binomio imprescindibile e la storia che viene da lontano.
La pietra è uno degli elementi che hanno fatto la magnificenza del medioevo.
La conoscenza del territorio va di pari passo con la cognizione della pietra. È l’interpretazione delle caratteristiche di litotipi differenti.  E questa cognizione diventa riconoscimento e certezza dell’uso della pietra.
L’impiego in funzione delle caratteristiche della pietra è una cosciente manualità antica.  Di pari passo è cresciuta con l’intuizione delle differenti tecniche e tecnologie sviluppate per valorizzarne le caratteristiche.
I diaspri (radiolariti) di Valle Lagorara e le selci dell’Alta Val Graveglia per scheggiare utensili indispensabili alla caccia ed al quotidiano. Le marne calcaree, le siltiti e le filladi per sfaldare le lastre delle tombe a cassetta di Chiavari e Cafaggio. La steatite per intagliare oggetti ornamentali (vaghi di collane) e di uso specializzato (fusaiole). Il Marmo di Punta Bianca, prima di quello Apuano, per i monumenti ed i tasselli dei pavimenti di Luni (assieme ad altri infiniti litotipi locali: la Pietra del Corvo, le filladi violette, il calcare selcifero, etc.). L’arenaria per le statue stele della Lunigiana (ma anche per quelle in frammenti ritrovate a Lerici e Monterosso al Mare). I vari tipi di arenarie per le murature rustiche e monumentali e per l’architettura. La Pietra del Finale. Il Portoro ed il Rosso Levanto. L’ardesia per i mille utilizzi in architettura ed edilizia rustica e signorile.
La Liguria, un territorio aspro e difficile che è stato necessario rimodellare per renderlo fruttifero. Ma, parimenti, un territorio estremamente prodigo di pietre da Ventimiglia a Portovenere. Di pietre utilizzabili ed utilizzate da sempre. Di pietre e maestranze che hanno consentito di rappresentare la potenza militare e mercantile di Genova. Genova la Superba. Una visione di potenza già all’avvicinarsi dal mare.

La pietra il cui studio diviene necessariamente interdisciplinare secondo il concetto di Tiziano Mannoni, coinvolge archeologi, storici, architetti, geologi, ma anche la cultura materiale.
E così la pietra ha accompagnato l’intuizione umana da prima della scoperta del fuoco fino al raggiungimento delle forme artistiche degli artigiani la cui attività, a cominciare dal medioevo, viene documentata in questo intenso volume da Aurora Cagnana. L’arte dello scalpellino, nel caso degli Antelami, appresa probabilmente in Oriente nell’XI secolo, ma certo intuita per le sue potenzialità ed applicata riconvertendo la lavorazione del legno. Ed è forse quella precedente attività che ne ha trasposto l’attenzione ai minimi segni, alle minime variazioni, alle simbologie e potenzialità della materia.

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La copertina di Muri e Maestri. Gli Antelami nella Liguria medievale di Aurora Cagnana.

E’ affascinante e necessaria l’anamnesi fra Commacini ed Antelami per chiarirne i rispettivi ruoli. Un’analisi derivata dalla minuziosa indagine delle fonti e dalla grande esperienza diretta sul campo di Aurora Cagnana. Così la teoria condivisa sull’origine del termine Commacini appare la più interdisciplinare, poiché …tra le idee proposte in passato, la spiegazione che meglio concorda con i dati archeologici è quella che lega il nome di questi artigiani all’uso di ‘macchine’, intese come ponteggi… (pag. 32).
Analogo è il processo che conduce a chiarire l’origine degli Antelami. Dalle fonti altomedievali a quelle notarili genovesi per definire l’origine e la specializzazione da carpentieri a scalpellini ed i rapporti con Genova. Così si giunge dalla metà del XII secolo quando gli Antelami sono …artigiani liberi che godono di un certo prestigio sociale… (pag. 38).
La presenza e l’opera dei maestri intelviesi  scaturisce da un minuzioso processo di intelligence che Aurora Cagnana compie incrociando …ovvero confrontando sistematicamente i diversi atti notarili e cercando i casi in cui uno stesso personaggio compare in più documenti, meglio se associato agli stessi testimoni e agli stessi notai… (pag.45). Ed emerge che gli Antelami non erano solo artigiani specializzati, ma avevano acquisito …una notevole capacità di movimento anche in campo finanziario e commerciale… (pag. 46).
Una necessaria introduzione alla parte del volume più radicata al territorio. Aurora Cagnana interroga, come dice Lei stessa, l’archeologia. Dall’informazione storica, passa alla testimonianza materiale. Cioè ai …resti delle architetture e delle opere murarie coeve ai documenti, per capire cosa l’arte degli Antelami ha portato di nuovo nel modo di costruire… (pag. 55).
E diviene palese anche al lettore la rivoluzione nel modo di costruire, descritta con un tour archeologico nel cuore del centro storico di Genova: dalla curia Embriacorum  alla cinta delle “Mura del Barbarossa” con le porte di Sant’Andrea (Porta Soprana) e di Santa Fede (Porta dei Vacca), nonché al chiostro dei Canonici della Cattedrale ed all’ospedale suburbano di San Giovanni di Pré.

Particolarmente interessanti sono i riferimenti e le osservazioni all’uso intrinseco della pietra. Osservazioni derivanti dall’archeometria, ma connesse intimamente alle caratteristiche litologiche e geotecniche dei materiali lapidei. Osservazioni che tradiscono quella formazione ed abitudine ad affrontare le analisi in maniera interdisciplinare di scuola Mannoniana. Così nella descrizione dei blocchi del tratto di mura esistente ancora in Piazza Sarzano: …i blocchi presentano una sagoma a parallelepipedo che però non è frutto di una vera e propria riquadratura. Si tratta, piuttosto, di elementi ottenuti sfruttando grandi strati naturali di calcare (ed i sistemi di frattura fra loro ortogonali che li interessano, n.d.r.) staccati, probabilmente con picchi e leve, dalla roccia madre e quindi spaccati alle estremità in modo da ottenere elementi a forma di parallelepipedi che in realtà sono, sia pure impercettibilmente., irregolari.. (pag. 67). Argomentazione che sembra spiegare quella sorta di stupore del …Caffaro, il quale sottolinea la straordinaria velocità con la quale fu terminata, nel 1159, la cerchia urbana… (pag. 67). E metodo osservativo che si conferma nella descrizione dell’arco in grossi conci dell’ospedale di Pré. Da queste particolari argomentazioni emergono a tuttotondo le capacità professionali dei lapicidi che riconoscono e sfruttano metodicamente le caratteristiche intrinseche della roccia che stanno plasmando, seguendone i piani di interstrato e di fratturazione quando la natura li ha disposti lungo superfici fra loro ortogonali. 

Uscendo da Genova emerge un altro aspetto particolare. È la scarsità di segni di riconoscimento degli Antelami sulle loro opere, se si escludono rare protomi umane, croci inscritte in un cerchio ed alcune iscrizioni. Fra i casi particolari è la stella a sei petali inscritta in un cerchio. La troviamo, ad esempio, sulla facciata della Basilica di San Salvatore dei Fieschi (copertina) ed alla pieve di Santa Maria di Pignone. Simbolo che sovente è stato anche interpretato come una esageratamente diffusa testimonianza templare.
Ma la firma più attendibile dei maestri Antelami sono sicuramente le perfette e regolari orditure dei paramenti murari dettagliate dalle analisi di Aurora Cagnana nel centro di Genova, ma anche a Noli e Savona (interpretate), Sanremo, Albenga, Ventimiglia e fino a Pignone ed alle Cinque Terre: Corniglia, Manarola e Riomaggiore.

La lettura di questa ultima fatica di Aurora Cagnana è un viaggio nel medioevo ligure spiegato anche al grande pubblico con tutta la precisione dell’archeologo. Un’indagine documentata dai riferimenti distribuiti su due Appendici (gli indizi) e dalla lunga attività di studio dei resti materiali e monumentali (le prove). Un libro che si legge d’un fiato, ma che resterà punto di riferimento anche per gli studiosi. Un libro che fa nascere la curiosità di andare a vedere quei particolari descritti o rivedere con altro occhio i monumenti raccontati.

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