Lago di sbarramento. Derborence in Vallese (CH)

copertina

Copertina – Panoramica delle due frane settecentesche, quella del Diablerets e quella di Le Liapey, che hanno originato il lago di sbarramento di Derborence (Valais – CH).

I laghi di sbarramento alpini

I laghi di sbarramento sono piccoli invasi che si formano a seguito di un’ostruzione naturale che chiude una valle. Le cause dell’ostruzione possono essere una frana (Figura 1), un conoide di deiezione (Figura 2 e Figura 3), uno slittamento di versante, una morena, una colata lavica, ecc.
Di conseguenza le acque che scorrono lungo l’asse vallivo (immissario) generano un ristagno a tergo dell’ostruzione finché non raggiungono il livello di sfioro originando un emissario.
A monte dello sbarramento si origina una lago effimero o persistente.
Lievemente diverso è il meccanismo di formazione di un lago di sbarramento originato da una morena. Il ghiaccio porta con se grandi quantità di materiali a differente pezzatura: dal macigno al loess (FORNO, 1979), pp. 106 e segg.). A seguito dello scioglimento del ghiaccio emergono questi enormi accumuli di materiale. Lo scioglimento del ghiaccio produce, fra l’altro, l’assestamento del materiale sciolto. La filtrazione delle acque nel deposito, connessa al trasporto del sedimento fine, origina la saturazione dei pori. Il deposito sciolto perde permeabilità e si origina lo sbarramento. A tergo si forma il lago e, con il medesimo meccanismo precedente, l’emissario.

Il lago di sbarramento di Derborence

Un caso molto interessante di lago di sbarramento alpino è quello di Derborence.
Le sue particolarità sono la storicità, come origine e tradizione, e la conservazione dell’ambiente circostante inserito in una Riserva Naturale.
Derborence si trova nel sud-est della Svizzera, nel Cantone Valais, quasi al confine col contermine Cantone di Vaud. Più precisamente si localizza lungo il versante meridionale dell’attuale Diableret, nell’alta valle Lizerne, sopra il villaggio di Ardon (nella comunità di Conthey).
È un punto di confluenza di diverse piccole valli: quella del Pessot a nord, della Lizerne a nord-est, della Derbonne a sud-ovest et della Chevilleince a ovest.
Il Lago di Derborence è il maggiore di quelli presenti nella zona. È alimentato, oggi, dalle acque dei torrenti di Derbonne e di Chevilleince.

Si stima che il volume del corpo detritico che ha prodotto le frane e lo sbarramento all’origine del lago, sia di una cinquantina di milioni di metri cubi. È un deposito caotico di frammenti lapidei estremamente eterodimensionali, generalmente di grosse dimensioni, di calcari e scisti (Copertina).
Su questa massa caotica si è insediato un bosco che è rimasto protetto acquisendo l’appellativo di foresta vergine.

L’Olocene ed i fenomeni del 1714 e del 1749

Derborence è un fertile territorio di alpeggio (Figura 4, Figura 5) formatosi su un deposito morenico quaternario (Figura 6). Si è originato da un ghiacciaio locale che ha lasciato il suo deposito di fondo (morena). L’affioramento su cui si è formato l’alpeggio è il testimone del deposito formatosi durante il raffreddamento Dauniano (8-10 k anni BP) quando i ghiacciai locali della regione hanno riempito le valli fino al Rodano. È un brandello, come quelli di Le Gremire e di Les Penes – Grands Tours, dell’originaria morena di bordatura della Nappe du Morcies.
Arriviamo all’Olocene. Il periodo è stato caratterizzato da una serie di fenomeni violenti (frane) e stillicidi continui (coni di deiezione, Figura 2 e Figura 3).
Nel 1714 il primo grande fenomeno franoso, seguito nel 1749 da un secondo. I crolli si sono staccati dalle Rochers o Scex de Champ (Figura 7).
I fenomeni sono stati talmente enormi e catastrofici che nell’immaginario collettivo e nella superstizione  fu visto addirittura lo zampino del Diavolo. Così, le montagne furono subito ribattezzate Les Diablerets, cioè le montagne del Diavolo e l’alpeggio con il lago furono considerati per molto tempo posti maledetti (Figura 8).
Ma anche in questa storia c’è un mezzo bicchiere pieno.
Tutta l’area maledetta rimase isolata ed abbandonata. Questo permise lo sviluppo di una foresta conservatasi vergine ed oggi considerata particolarmente speciale tanto da essere stata classificata Riserva Naturale ( Figura 8, Figura 9, Figura 10, Figura 11, Figura 12, Figura 13 e Figura 14).

Cronaca di un evento geologico: le frane e l’origine del lago alpino di sbarramento 

Inizio pomeriggio del 23 settembre 1714.
Nel vecchio alpeggio di Derborence sono in corso le consuete attività. Gli animali ruminano tranquilli…
Improvvisamente, con fragore, si stacca una massa di roccia sciolta, prevalentemente calcarea, dal versante delle Rochers o Scex de Champ, che rovinosamente a valle. Nei cinque chilometri del suo roboante percorso la massa di pietre va a ricoprire alcune baite dell’antico alpeggio di Derborence. Dal luogo della catastrofe si alza una nube di polvere che sembra oscurare il cielo come in piena notte. Quindici persone e diverse centinaia di animali perdono la vita, ma le successive ricerche ritrovano un solo corpo.
È solo l’inizio del fenomeno e del dramma.
Lo stillicidio di numerose altre frane, più modeste, prosegue nel tempo.
È il 23 giugno 1749, trentacinque anni dopo, si stacca dalla parete un’altra massa di detriti poco sopra la precedente. Il classico arretramento del ciglio di distacco…
Questa volta il volume è più modesto.
I detriti ricoprono parzialmente il precedente accumulo ed arrivano ad ostruire la valle del Derbonne.

La seconda frana, per fortuna, non causa vittime. L’unico suo effetto è l’ostruzione della valle e la creazione del lago di Derborence (Figura 8).
Certamente prima dei due fenomeni descritti, ma anche dopo, fino ai giorni nostri, si sono riproposti fenomeni di frana, anche se fortunatamente di dimensioni ed impatto inferiori.

Immagine citata nel testo

Figura 7 – La Carta Geologica della regione di Derborence (da map.geo.admin.ch).
Legenda – Puntinato nero grande: la grande frana del 1714; puntinato fine e righe lungo pendenza: conoidi di deiezione (Olocene); 

Un bosco antico considerato una foresta vergine

Nel 1959, l’organizzazione svizzera Pro Natura acquisisce la foresta vergine meridionale di Derborence e gli alpeggi Vérouet e Fenadze. Quest’ultimo si trova ai piedi del Les Diablerets. È un’area di oltre 260 ettari dei quali 25 costituiscono la foresta vergine di Ecorcha o Ecorchia.
Tutta l’area è stata classificata Riserva Naturale per la presenza, fra l’altro, di abeti bianchi (Abies Alba, Figura 26) monumentali che raggiungono i 450 anni di vita e l’altezza di 44 metri!
La foresta ha potuto conservare questo suo carattere originario grazie alle difficoltà di accesso (Filmato) e di trasporto per il legname.
Il nome Ecorchia compare già in un rapporto forestale del 1825. Allora ne era proprietario il comune di Ardon.
Il nome deriverebbe alla foresta dal fatto che era stata attraversata dallo spostamento d’aria connesso alla frana del 1749, o da alcune valanghe, rimanendone danneggiata.
In un successivo rapporto del 1862 del comune di Conthey la foresta veniva denominata, invece, Morisoud. Ancora, nella planimetria catastale del 1933 i toponimi diventavano Morisou, ad est, ed Ecoo, ad ovest. Quest’ultimo con lo stesso significato di Ecorchia (o Ecorcha come sulle cartografie nazionali dal 1950 esteso all’intera foresta).
Attualmente, la foresta si trova in uno stato di equilibrio e non necessita di interventi manutentivi.
La foresta vergine di Derborence ospita un sottobosco ricco di specie vegetali caratteristiche delle Alpi Svizzere. La sua unicità risiede nella capacità di autorigenerarsi. Sui tronchi in decomposizione degli alberi caduti si insediano e si sviluppano nuove vigorose giovani piante (Figura 10 e Figura 11).
Lungo i versanti rocciosi e sui crinali si sviluppano steppe aride con specie tipiche della flora Vallesana: Artemisia du Valais (Figura 15) e Uvette o Telephium (Figura16). L’influenza del lago sulla vegetazione si riduce alla presenza di una fine bordura di piante palustri, tra cui a grande rarità del cerfoglio muschiato (Figura 17). Infine, a Derborence è presente il rarissimo giglio arancion(Figura 18) che ha dato il nome ad alcune località della valle (Tsamperron).
Da segnalare sono anche le aree sartumose diffuse sui piccoli terrazzi morfologici naturali circostanti. Sono aree di grande interesse archeologico che presentano analogie con altri insediamenti antichi svizzeri e, più generalmente, alpini.

La leggenda della Raclette

Ancora oggi Derborence mantiene la sua originaria vocazione di alpeggio. Le attività prevalenti sono quindi l’allevamento bovino e la produzione casearia. In prevalenza è presente la forte e pregiata razza Hérens (Figura 4).
Di recente si è aggiunta la propensione al turismo per passeggiate, escursioni anche impegnative e la tipica cucina del Vallese.
Non si può fare a meno di approfittare di una assiette valaisanne a base di formaggi, lardo e viande séchée (Figura 19), o di una tartare (Figura 20) oppure della classicissima Raclette (Figura 27). È il piatto tipico e caratteristico della regione e, più in generale, delle Alpi Vallesi. Ma lo ritroviamo eseguito con le medesime formalità fino alla Valle d’Aosta e addirittura in una versione sarda (Figura 28)!.
La leggenda vuole che la raclette vallesana sia stata creata da un vignaiolo, certo Léon. Era una fredda giornata d’inverno e per prepararsi un pasto caldo col poco che aveva a disposizione, espose un pezzo di formaggio al fuoco (Figura 21) anziché mangiarlo crudo e freddo. Probabilmente poi lo stese su una semplice fetta di pane (Figura 22).
Questa è solo una delle leggende che si raccontano sull’origine della Raclette. In ogni villaggio ed in ogni alpeggio se ne può sentire raccontare una più o meno simile.
Bisogna ricordare che non esiste il formaggio Raclette, ma fromage à Raclette, cioè del formaggio adatto a fare la Raclette. Si tratta di un formaggio di latte crudo, molto grasso ed a pasta morbida. La Raclette si prepara esponendo direttamente al fuoco di legna una mezza forma di formaggio. Quando la superficie comincia a fondere si raschia  (racer dal francese) con un coltello facendola deporre su una patata bollita (del tipo da Raclette; Figura 27) e magari grattandoci sopra un po’ di pepe nero.
Il consumo di formaggio, in Vallese, è documentato sin dal IV secolo BC. Il formaggio di montagna pare fosse noto in epoca romana e, successivamente, sia stato utilizzato anche come mezzo di pagamento o prodotto d’esportazione.
Ad esempio, la fonduta di formaggio (Figura 23) era nota nel Vallese già nel 1574. 

Pastori e la storia della Raclette

Un antenato del formaggio da Raclette, cioè un formaggio fatto arrostire direttamente su un fuoco vivo e poi raschiato su un piatto, era il Bratchäs citato in documenti del XII secolo provenienti da monasteri di Obvaldo (Figura 24) e Nidvaldo (Figura 25). Questo modo di preparare il formaggio fu per lungo tempo un’abitudine degli alpigiani. Solo nel XX secolo la Raclette scese verso valle, dove diventò rapidamente uno dei piatti più popolari della Svizzera, anche per la sua convicialità. E tale rimane ancora oggi.
Obvaldo e Nidvaldo erano due sottocantoni dell’Untervaldo, cantone della vecchia Confederazione. Era uno dei cosiddetti Paesi Forestali, insieme ai cantoni di Uri e Svitto. L’espressione Paesi forestali (ted. Waldstätte) derivava dall’accezione medievale del termine foresta (ted. Wald), che designava un territorio in cui si alternavano pascoli, prati, campi e aree boschive. Queste ultime, in parte sfruttate liberamente e in parte sotto la sovranità signorile, risultavano predominanti insieme alle zone umide. Fu in un tale bosco impervio e incolto (silva invia et inculta), in una zona deserta (heremus), che venne ad esempio costruito il convento di Einsiedeln.
Qui giunse nell’VIII secolo il futuro santo Meinrado, Qui vi trovò l’isolamento e la pace che cercava. Visse di privazioni e preghiera per 25 anni, ma un giorno fu ucciso da due disperati che cercavano di derubarlo (Figura 29). I due furono catturati e giustiziati dalla popolazione richiamata dalle grida di due corvi (Figura 30). Da oltre 1000 anni Einsiedeln è meta di pellegrinaggio nel suo imponente Santuario che contiene la Madonna Nera degli Eremiti (Figura 31).
Nella frazione di Egg vicina a Einsiedeln, nacque Paracelso.

Les Diablerets, Les Diablerets, Vaud 1865, Svizzera

Ardon, Vallese, Svizzera

Sion, Vallese, Svizzera

Lac de Derborence, Vallese, Svizzera

Aven, Vallese, Svizzera

Aven, Vallese, Svizzera

Ardon, Vallese, Svizzera

Conthey, Vallese, Svizzera

Bibliografia

FORNO, M.G. (1979). Il Loess della collina di Torino: revisione della sua distribuzione della sua interpretazione genetica e cronologica. Geogr. Fis. Dinam. Quat., 2 (1979), 105-124, 19 s.1 carta geol, 1:25000.
KÖHLER’S F.E.(1883-1914). Medizinal-Pflanzen Atlas

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