Antonio Cesena e Varese (Ligure): noterelle di storia e di ambiente

Copertina

Copertina – Il castello a Varese Ligure in Val di Vara. Edificato dai Fieschi passò ai Landi, alla Repubblica di Genova, alla famiglia Rossignotti e in lascito, al Comune.

Antonio Cesena, un cronista controverso

Antonio CESENA nacque a Varese (Ligure) all’inizio del XVI secolo, secondo HEARN, BALZARETTI e WATKINS (2015) il 15 giugno 1507. Poco si conosce della sua vita, se non che fu avviato alla vita ecclesiastica a soli sette anni sotto l’egida dei FIESCHI (HEARN, BALZARETTI e WATKINS, 2015), probabilmente nella persona del rev. Pietro Lorenzo, protonotario apostolico e canonico magiscola della cattedrale di Genova, per divenire poi arciprete del paese natale.
I CESENA appartenevano al notabilato varesino, forse discendenti dagli ORSALI di Lavagna o, secondo una tradizione mai confermata, da un corsaro francese naufragato al largo del Tigullio ed accolto dai FIESCHI nel loro feudo nella prima metà del Quattrocento (BERNABÒ, 1997).
Nei secoli successivi la famiglia rimase legata ai feudatari varesini e la devozione verso di loro accompagnò Antonio CESENA per tutta la vita, come appare evidente nei toni della sua Relatione dell’origine et successi delle terra di Varese, datata al 1558.
Dopo il fallimento della congiura ordita nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1547 da Gian Luigi FIESCHI contro Andrea DORIA (Figura 1), grande alleato dell’imperatore Carlo V e degli Asburgo di Spagna, mentre la famiglia FIESCHI venne sterminata e ridotta all’impotenza ed altri feudi fliscani furono occupati dalle forze spagnole, la comunità varesina si diede spontaneamente alla Repubblica di Genova. I termini della sottomissione furono trattati dai rappresentanti del luogo, tra i quali era il CESENA, che si recarono al cospetto delle autorità genovesi per …far riverenza, giurar fedeltà, render ubbidienza e procurare il ben comune…(CESENA, 1558, p. 101), come lo stesso cronista ricorda. Dunque i varesini non rinnegarono i loro feudatari, ma si diedero a Genova per preservare Varese da una cruenta conquista, in nome del ben comune.
Più interessante, rispetto alle scarne notizie biografiche, è la Relatione lasciata dal CESENA, sulla cui validità i giudizi sono discordi. Alcuni studiosi lo ritengono un modesto documento storiografico (FORMENTINI, 1951; CERULLI, 1955), o …un farraginoso repertorio di leggende e costumanze locali… ispirato da un intento apologetico nell’esaltazione della famiglia FIESCHI (DE CARO, 1980). Di diverso parere sono HEARN, BALZARETTI e WATKINS (2015), che descrivono il CESENA come …un colto e intelligente osservatore della storia, dell’agricoltura e della storia naturale del suo luogo di nascita…, sulla cui testimonianza hanno fondato un originale studio sul rapporto tra lupi ed esseri umani nel XVI secolo.

I lavori più recenti hanno messo in luce, attraverso raffronti con la documentazione d’archivio, la fondatezza di gran parte delle notizie riferite nella Relatione (BERNABÒ, 1997). Questo documento è dunque fondamentale per chi si accosti allo studio del territorio varesino, come punto di partenza sul quale riscontrare dati e ricostruire vicende del passato. I suoi limiti risiedono semmai nell’appiattimento della prospettiva storica (i fatti sono narrati disordinatamente e senza un percorso cronologico) e nell’ignorare la realtà dell’alta Val di Vara prima e all’infuori della presenza fliscana.

Le origini di Varese

La presenza di toponimi di ascendenza greca – il Monte dei Greci, le località Baselica e Grecino (Figura 33, Figura 2, Figura 3 e Figura 4) e di culti di origine orientale nell’intitolazione di alcune chiese (CHIAPPE, 1995; BERNABÒ, 1997) suggeriscono l’ipotesi che nel Varesino esistesse un insediamento bizantino, del quale non si hanno però evidenze archeologiche. Il CESENA (1558, p. 5) ricorda come questo territorio in età altomedievale fosse una regione selvaggia ed impenetrabile. Già all’inizio del secolo XI erano presenti i Conti di Lavagna, come testimonia un atto del 1031 con il quale il vescovo di Genova Landolfo affittava al conte Tedisio e ai suoi figli maschi legittimi vari beni nel territorio della Pieve di Varese: la Costa de Castro (Costa del Castello), Casa Martinasca, Caxavo (Cassego), Quellena (Chinella), Casa Terenzanasca (Trenzanasca), Sivelana (Scioverana), Zanica (Zanega), Kastro (Figura 5), sopra Grecino (Figura 33, Figura 2, Figura 3 e Figura 4). Che Kastro abbia un qualche riferimento all’odierna località Vigna del Castello, prossima alla località Pieve?
La presenza dei Conti era pregressa, poiché Tedisio ottenne in locazione anche quanto già teneva suo padre Ansaldo, tra cui boschi, pascoli e campi a Cumimelia (Comuneglia) e Caovario (Codivara) (BELGRANO, 1870) impegnandosi a …regere et gubernare… servi, ancelle, chiese e a migliorare i terreni.

Il Varesino nel XII secolo

Nel successivo secolo XII sono testimoniati altri insediamenti abitativi: nel 1148 i documenti ecclesiastici indicano l’esistenza di cappelle a Campo Linaro (Campoginaro, presso Comuneglia?), Caranza, Cavizzano, Cesena, Codivara, Salterana, Zanega, dove cioè erano stanziate comunità rilevanti. Nello stesso periodo alcune famiglie signorili conducevano mansi (unità fondiarie autosufficienti condotte in locazione da coloni) dell’arcivescovo genovese: i Nascio in Cesinella, Cesena e Salterana; i figli di Conone di Vezzano a Cembrano e Caranza, mentre Alberto di Salino con i suoi consorti teneva il castello di Teviggio, che nel 1150 dovette cedere a Genova (BERNABÒ 1997).
Nel 1161 l’imperatore Federico I Barbarossa investì i Conti di Lavagna dei feudi che detenevano per diritto ereditario o in qualsiasi altro modo legittimo. Entro la metà del secolo successivo i FIESCHI, la famiglia più potente e numerosa tra quelle discendenti dall’originario consortile, consolidarono la loro egemonia nel territorio e tra il 1276 ed il 1288 diedero avvio al progetto di costruzione del borgo murato di Varese (Figura 6), in posizione strategica lungo la via di collegamento fra il mare e la Pianura Padana. Determinante nella scelta del sito fu la variazione di percorso della strada diretta dal parmense alla costa, che non seguiva più la valle del torrente Stora, ma quella del Vara.
Il piano edilizio stabilì un numero di case da edificare in muratura e tutte uguali (Figura 7, Figura 8, Figura 9 e Figura 10), da porre in vendita con la modalità oggi definita acquisto sulla carta. Ma poiché il numero di coloro che aderirono al progetto fu inferiore al numero delle case preventivate, i FIESCHI si accollarono l’onere di costruire gli edifici ancora senza proprietario, per poi rivenderli, oppure li costruirono in compartecipazione con privati (BERNABÒ, 1997).
Nel XIII secolo cominciano ad essere nominate le località di Ossegna, Scurtabò, Cembrano; altri insediamenti erano intorno alle cappelle di Buto, Costola e Teviggio.

Varese nel Quattrocento

Non è possibile appurare la reale entità dell’edificazione del borgo murato. Le cartografie dei secoli XVI (Figura 11), XVII (Figura 12) e XVIII (Figura 13, Figura 14, Figura 15) mostrano un borgo rotondo via via differente e non completamente chiuso. La cinta muraria è guarnita da torri ed i due o tre corpi di edifici che sono all’interno appaiono di forma differente.
Nel 1421 Genova cadde nelle mani del signore di Milano Filippo Maria VISCONTI (Figura 22) e del capitano di ventura Nicolò PICCININO (Figura 23) che operava in suo nome contro i fuoriusciti dalla città. Nel 1430 il PICCININO, inviato a Lucca per portare aiuto al signore filomilanese Paolo GUINIGI, nel tragitto verso la Toscana occupò i dominii appenninici dei FIESCHI, tra i quali Varese. Scendendo da Cento Croci, prese Monte Tanàno, quindi dispose di distruggere il Castellazzo …insieme con tutte quelle torri che havevano forma di fortezze… Durante gli anni dell’occupazione il PICCININO provvide a dotare di una nuova torre il castello del borgo (BERNABÒ, 1997, p. 69; Copertina).
Da qui anche il sospetto che l’edificazione del borgo murato fliscano non fosse completa e che sia stata successivamente ancora ridotta dagli incendi appiccati al presidio milanese durante la rivolta degli uomini di Varese (1431) e dalla successiva rappresaglia del PICCININO. Questi, giunto a Varese …né trovando persona contro chi vendicarsi, fece abbrugiare in poc’hora, avendo però prima saccheggiato quello gli era restato… (CESENA, 1558, p. 37).
Nel XV secolo la popolazione varesina era cresciuta, il CESENA stesso afferma che il borgo era saturo di edifici (Figura 16) e di abitanti. Così, dalla fine del Quattrocento e poi nel Cinquecento, cominciò l’espansione fuori dalle mura. Dapprima assai disordinata, con poveri edifici di servizio all’artigianato, all’agricoltura o all’allevamento, fatti …di tavole, altri vinchi, o sia vimini e graticci, alcuni di macerie, e vi era chi chiudeva di sole fraschema non però si murava casa alcune... (CESENA, 1558, p. 39-40).
Tra Quatto e Cinquecento sempre più case erano costruite in muratura con pietre …che furono portate dalla ruine del castello di Monte Tanano…, fatto distruggere dai Fieschi nel 1492.
Sulle pietre un …maestro Ilario muratore, quale faceva professione di essere un gran scultore…, usava apporre iscrizioni (CESENA, 1558, pp. 66, 70). Un’epigrafe murata sulla facciata di un edificio al fondo dell’attuale Via Garibaldi ne certifica la data di costruzione (1492) ed il costruttore, Menino De FUCE (BERNABÒ, 1997, p. 74 – Figura 17).

HOC (D)OM(US) FIERIT (FECIT)/ MENINUS (…)DE FUCE / MCCCC LXXXXII D(IE) / X IULLII

Varese alla fine del Cinquecento

L’immagine cinquecentesca di Varese è quella ricostruita in Figura 16, che riprende un particolare della mappa di Cristoforo de GRASSI: Carta della terra di Varese risalente all’ultimo decennio del XVI secolo (Archivio di Stato di Genova, Fondo cartografico, B.20. 1177), qui reinterpretata mediante elaborazione QGis.
Spiccano per il particolare interesse due toponimi: la piazza del Mercato, l’odierna Piazza Vittorio Emanuela (Copertina) e l’antico quartiere di Grecino (Figura 33, Figura 2, Figura 3 e Figura 4), oltre il ponte cinquecentesco, a Ovest del centro storico. Nella carta sono indicate alcune torri, forse sei, ma non sappiamo se sia l’esatta riproduzione della realtà, essendo una rappresentazione grafica del territorio, quasi pittorica, e non topografica. La risoluzione a scala cartografica è stata rielaborata partendo dalle cartografie successive, di tipo topografico, e controllando le date riportate su particolari architettonici (essenzialmente portali) ancora leggibili nel centro storico.

Immagine citata nel testo

Figura 16 – L’espansione al di fuori del borgo murato di Varese, nel XV-XVI secolo.

Varese nelle cartografie seicentesche e successive

L’immagine topografica di Varese che emerge dalle cartografie successive è controversa. In alcuni casi le proiezioni sono molto infantili ed approssimative, ma mancano spesso elementi essenziali come la reale consistenza edilizia del Borgo Rotondo. Abbiamo descritto il progetto fliscano duecentesco (Figura 6) e l’edificazione quattro-cinquecentesca della campagna immediatamente circostante (Figura 16).
In verità le cartografie seicentesche sono ancora solo descrittive, ma alcuni particolari colpiscono e lasciano perplessi.
Prendiamo ad esempio il Progetto per la costruzione di un ponte e di una strada redatto da Sebastiano PONSELLO databile intorno al 1622 (ridisegnata in Figura 18). La rappresentazione di Varese è distorta e certamente incompleta. Il borgo nuovo è limitato a due palazzate che dalla piazza del castello proseguono solo fino al ponte cinquecentesco di Grecino. A sua volta, il Borgo Rotondo presenta solo due palazzate al centro del perimetro fortificato che conserva soltanto tre torri. È solo una semplificazione grafica? Probabilmente si.
Particolare interessante è la presenza del mulino con una derivazione dal Crovana e scarico nel Vara.

L’ambiente circostante il Borgo Rotondo nel racconto del CESENA

Narra il CESENA (1558, p. 28) che nel sito occupato dalla attuale piazza del castello (Copertina), l’odierna Piazza Vittorio Emanuele, …vi era un luogo fangoso a modo di fosso, il quale mai, o raro, si asciugava per la gran quantità delli bestiami (l’odierna Piazza Vittorio Emanuele?) che tenevano quelli huomini, i quali più di questo che di altro vivevano… Il livello della piazza era …assai più basso di quel che si vede al presente, essendo stato alzato da nostri antichi con terra e rizzoli… e …restavano poi certi poco profondi fossi attorno alle muraglie della terra...
Il fiume Crovana …passando dietro l’argine di quelli spiazzi… del rio Susenello …dalla parte di Astore…, lambiva gli orti …che sono in cima la terra… e scendeva nella zona dell’attuale …carroggio de dietro… (l’attuale Via Colombo) formando presso l’ospitale (situato davanti all’ex oratorio Morte e Orazione, oggi Teatro parrocchiale) un lago ricco di trote. Nella sua discesa verso il Vara …non essendovi casa alcuna, veniva per quello luogo dove al presente passa il canale del molino… (ne resta memoria nella tavola di Figura 25).
Il riempimento del luogo fangoso avvenne probabilmente al momento della costruzione del castello, mentre più tarda dovrebbe essere la bonifica delle lagune formate dal Crovana, dal Susenello e dal Fossato, realizzata forse nel periodo immediatamente anteriore all’espansione tardo-quattrocentesca. Lo stesso CESENA nella sua Relatione di metà del Cinquecento, afferma di avere raccolto la testimonianza di …molte persone antiche… (anziane) che ricordavano di aver pescato trote nel …lago… appresso l’Hospitale...

L’ambiente circostante nella cartografia storica

Un particolare interessante della tavola di Sebastiano PONSELLO riguarda la prevista palizata ai piedi della collina della Moggia, di fronte al piano di Bertignane (Figura 19). È un tratto in cui il Vara erode il piede del versante rendendo necessaria la protezione della prospiciente strada. 
Alla stessa regione si riferisce il tratto di strada che dal borgo di Varese conduce sino passato il Ponte Longo posto alla riva del fiume Vara, disegnata dall’Ing. DELUCCHI nel 1739. (Figura 20). L’intento era progettare alcune opere di difesa spondale lungo il Vara. Ma di nostro interesse sono un paio di toponimi presenti lungo la vecchia strada, dopo il ponte sul rio Fossato. Sono tratti di strada chiamati dell’Alborelle e delle Peschinaglie (Figura 20). Forse è irreale pensare che il primo toponimo si riferisca alle Alburnus arborella, i piccoli pesci di lago, e/o ad una zona nella quale era praticata la pesca. 
Sovviene, però, un passo del CESENA (1558, p. 28) laddove cita la presenza di un lago pescosissimo presso l’ospitale. E quest’area sartumosa-paludosa è ricordata anche in corrispondenza della piazza (del castello) e dove …oggi si vede l’ospitale (punto G di Figura 13), con gran copia di pesci e massimamente di trutte… (CESENA, 1558, p. 28).
Geologicamente è un’ampia area alluvionale alimentata anche da apporti colluviali dai versanti ed interessata dalle falde freatiche del torrente Crovana, dai numerosi rii minori (naturali ed artificiali) e da quella del fiume Vara. In quest’ottica si colloca anche il fossato del castello che non è alimentato da un canale adduttore, ma sicuramente dalla falda. E non è raro verificare che ancora oggi vi sgorghino, dalle pareti, modesti stillicidi (Figura 21). Lo conferma ancora il CESENA (1558, p. 28) quando rammenta che …il luogo poi era assai piu basso di quello che si vede al presente, essendo stato alzato dai nostri antichi con terra e rizzoli…, cioè scarti di scavi e/o di edificazioni.

Un paio di considerazioni

In conclusione il castello, prima, ed il Borgo Rotondo, poi, sono stati localizzati su un ampio terrazzo morfologico alla confluenza del Crovana e del Susenello nel Vara, rimodellato dall’azione fluviale. Un’azione talvolta anche violenta indotta dal pernicioso susseguirsi di eventi di piena intensi. Non a caso si sono resi necessari il riempimento del lago con il materiale drenante ricordato dal CESENA e le deviazioni-arginature dei tre torrenti.
In particolare è significativa la tavola di Gio: Batta De Martini (Archivio di Stato di Genova, Manoscritti, 593), della fine del XVII secolo; Figura 25) a conferma dell’alluvionabilità dell’originaria area urbana. Il grafico sembra più tardo di quanto rappresentato, quasi riportando uno stato precedente ed uno stato di fatto/progetto. Sono presenti quattro importanti situazioni che rientrano in quella che oggi definiremmo mitigazione del rischio da inondazione:

  1. la presenza in sponda sinistra del Vara della citata muraglia antica del Borgo (“D” in Figura 25), cioè un imponente argine a protezione dell’abitato, del castello e della strada fuori le mura;
  2. i muraglioni d’argine di evidente deviazione della confluenza del Fossato Susenello nel Crovana (indicati 1., 2. 8. Figura 25); in questo caso è ancora evidente la traccia della dialettale cuann-a cioè la colata d’acqua originata dal dismesso corso del Susenello, che si dirigeva proprio entro l’abitato fuori le mura;
  3. gli imponenti argini lungo la sponda sinistra del Crovana (indicati con 10. e 11. in Figura 25) a protezione dell’abitato verso il Grecino e dei quali resta ancora oggi traccia in qualche fondo degli edifici prospicienti;
  4. il lungo argine in sponda destra del rio Fossato (indicato con le lettere N, L, I, e H in Figura 25) realizzato allo scopo di deviarne il corso, allontanandolo dall’abitato. Anche in questo caso il DE MARTINI ha mantenuto traccia dell’originario corso.

La scelta del posizionamento del castello e del Borgo Rotondo manifestano come l’interesse strategico abbia prevalso e sia stato predominante sulla localizzazione in un’area che, oggi, definiremmo fragile e, soprattutto, da bonificare e da mitigare. Un’area nella quale, inoltre, è stata limitata la possibilità di approvvigionamento in situ di materiale lapideo di pregio per erigere le possenti murature del castello (Figura 24, Figura 26), degli edifici del Borgo (Figura 27, Figura 28), del Ponte (Figura 29) e del quartiere di Grecino (Figura 30 e Figura 33). Quindi, giocoforza, è stato impiegato l’abbondante materiale alluvionale, i grossi ciottoli portati dalle alluvioni (Figura 31 e Figura 32), grossolanamente riquadrati per essere posti in opera con un minimo di sicurezza.
Diversa è la situazione delle edificazioni successive, signorili, nelle quali si diffonde l’uso di materiale pregiato di cava, lavorato. L’attività degli scalpellini andrà a personalizzare le murature, ma anche e soprattutto gli ornati architettonici. 
Un’indagine specifica esperita sulle murature in vista datate/databili potrebbe riservare interessanti informazioni.

Varese Ligure, Varese Ligure, provincia della Spezia 19028, Italia

Costola, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Buto, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Cembrano, Maissana, provincia della Spezia, Italia

Scurtabò, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Ossegna, Maissana, provincia della Spezia, Italia

Castello di Teviggio, Varese Ligure, a Alberto di Salino con i suoi consorti

Cembrano, Maissana, mansio dei figli di Conone di Vezzano 

Scioverara, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Localita' Cesinella, mansio dei Nascio

Zanega, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Salterana, Maissana, mansio dei Nascio

Cesena, Varese Ligure, mansio dei Nascio

Cavizzano, Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Caranza, Varese Ligure, mansio dei figli di Conone di Vezzano 

Caovario (Codivara), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Cumimelia (Comuneglia), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Castello e Borgo Rotondo di Varese Ligure, Varese Ligure, provincia della Spezia 19028, Italia

Grecino (Varese Ligure)

Zanica (Zanega), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Casa Terenzanasca (Trensenasca), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Quellena (Chinella), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Caxavo (Cassego), Varese Ligure, provincia della Spezia, Italia

Varese Ligure, Costa de Castro 

Kastro - Varese Ligure, Varese Ligure, provincia della Spezia 19028, Italia

Bibliografia

BELGRANO, L.T. (1870). Il Registro della Curia Arcivescovile di Genova. in Atti della Società Ligure di Storia Patria, Genova, II, parte 2, pp. 290-294
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Il Tigullio e il suo entroterra nell’alto medioevo. I distretti bizantino-longobardi di Lavagna, Sestri e Bargagli, Lavagna.
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FORMENTINI, U. (1951). Il Borgo rotondo di Varese. In Bollettino Ligustico, III (1), 13.
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Per concludere questa passeggiata nella storia di Varese, www.archeominosapiens.it propone una breve sosta per un assaggio di sapore e tradizione locali:

Croxetti o “corzetti stampae”, arte e cucina di Varese Ligure

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