Copertina – Stralcio della Carta Geologica redatta da Giovanni CAPELLINI del 1864, redatta sui rilievi dallo stesso eseguiti fra il e il.
LEGENDA originale (Figura 1):
d – diaspri
f – Calcare dolomitico, portoro, calcare nero fossilifero e scisti associati;
g – Calcare cavernoso;
h – Quarzite e anagenite superiore;
i – Psammiti, micascisti e talcoacisti, marmo bardiglio e bianco saccaroide, scisti nodulosi;
K – Rocce serpentine (con minerali di rame
(Indicazioni tracciate a matita: 1. Gabbro; 2. serpentina; 3. diabase;
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Frassoneda. Il toponimo, la miniera, la fucina
Frassoneda era uno dei piccoli borghi della Parrocchia di San Michele (Pignone) …che al tempo del Giustiniani comprendeva cento foghi in circa, vale a dire qualche cosa come cinquecento anime, ora non conta più di 381 abitanti, sparsi nei casali di Pian della Barca, Frassoneda, Fò, Bertogna, Cafaggio, Ospedale, Zuccarello, Castello, Fontana, Piazza, Carmine, Borgo, Campo di Mercurio e Montale…. (MAZZINI, 1898, p. 256)
La cultura materiale localizza la miniera di Frassoneda a poco meno di un chilometro a oriente dal borgo di Pignone, in sponda sinistra dell’omonimo torrente. La cartografia catastale riporta un toponimo lievemente differente: Frassaneta (Figura 2).
La presenza minerale nella zona era nota, secondo la tradizione locale, forse già dal Seicento (PALLENZONA, DI GIOVANNI e BORGO, 1988) quando l’ematite associata alla mineralizzazione a manganese, era lavorata da artigiani locali in un punto imprecisato del comune di Pignone, in una zona ancora definita dal toponimo Frassoneda. Quell’ematite, insieme ad altra proveniente da Isola di Pignone, era utilizzata per la manifattura di piccoli attrezzi d’uso in ferro. Sempre dalla cultura materiale si evince che la fusione avveniva in piccoli forni di cui rimarrebbero ancora deboli tracce (AA.VV., 2015). Uno potrebbe essere quello poco dopo Borghetto. Un altro, simile ma più piccolo, potrebbe essere quello nel bosco poco prima della località Cappelletta. Infine potrebbe essere l’officina presso il Mulino della Ferriera (DEL SOLDATO, PINTUS e ZUFFARDI, 1993). Sulle cartografie catastali rimane un toponimo Focina localizzato anch’esso poco distante da Pignone (Figura 3).
Già JERVIS (1874) aveva ricordato una miniera cuprifera di Frassoneda, posta a cavallo dei comuni di Pignone e Beverino, sita a meno di un chilometro da quest’ultimo, sul T.Pignone. In questo caso veniva estratta della calcopirite presente nel gabbro o nella serpentinite. L’attività della miniera era fatta risalire al solo anno 1861, dopodiché l’abbandono (JERVIS, 1874). La mineralizzazione era data da prevalente Calcopirite, con raro rame nativo, in filoncelli posti al contatto fra serpentinite e gabbro.
Una cinquantina di anni dopo, è ricordata una località Frassineda da ZACCAGNA (1925), ancora per la presenza di ricerche per minerali di rame.
Documenti d’Archivio (noti e pubblicati) su Frassoneda
Della miniera sono conservate documentazioni presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio di Stato di Genova. In quest’ultimo sotto: …Anno 1859 – Divisione Settima – Serie 1° – Affari Generali – Boschi e Miniere. Oggetto: Delucchini e Chiodi – Miniera di Rame a Beverino, Provincia di Levante – Fascicolo 5, Prefettura Sarda, fascicoli 219 e 218…. Si tratta di vecchie collocazione, per altro più volte richiamata in letteratura.
Le notizie storiche.
Il primo giugno 1858 si trovava in zona, per servizio, l’ing. SIGNORILE del Corpo Reale delle Miniere. Quel giorno venne avvicinato da Giuseppe CHIODI e Angelo DELUCCHINI (ricordato sull’Annuario d’Italia del 1889 con l’incarico di Segretario Comunale di Pignone) che avevano appena costituto una società e stavano eseguendo scavi presso Pignone. I lavori di assaggio erano eseguiti in base ad una sorta di autorizzazione rilasciata loro dal proprietario dei terreni il 6 settembre del 1857. Il documento che era stato poi vidimato dal sindaco il giorno successivo ed autorizzato dall’Intendente Provinciale.
Così, dietro la semplice richiesta verbale, l’Ing. SIGNORILE fece un sopralluogo. Il risultato fu la richiesta dei soci CHIODI e DELUCCHINI di Dichiarazione di Scoperta di una miniera di minerali cupriferi.
Seppure in assenza dell’istanza ufficiale, l’ingegnere stabilì il sopralluogo il località Frassoneda, nella proprietà del R.do prete Domenico SPINETTA, lo stesso primo di giugno alle ore 18, assistito da due testimoni. L’area si trovava a poca distanza dall’abitato di Pignone, in sponda destra dell’omonimo torrente.
I primi, noti, lavori di assaggio del giacimento della miniera di Frassoneda
Dal sopralluogo risultò che …i lavori erano impostati in Magnesite ed argilla irregolarmente mescolate, e contenenti piccoli frantumi di roccia serpentinosa, evidentemente strappate a qualche profondità dell’interno del globo, e violentemente portate a giorno da copiose acque termali che irruppero dopo il trabocco delle serpentine, fra le quali, e le rocce stratificate del terreno giurassico trovasi il deposito in discorso… (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 218). Il corpo mineralizzato era costituito da arnioni di pirite cuprifera disseminati nella matrice descritta sopra. Il giacimento si limitava ad una fascia dello spessore di 70 centimetri circa orientata in direzione NE-SW, con immersione di 30° rivolta a SE, visibile per una decina di metri. la mineralizzazione assumeva giacitura analoga a quella del giacimento presente lungo il versante meridionale dei Bagari (Monterosso al Mare).
Non furono riconosciute tracce di precedenti lavori e l’assaggio dei soci CHIODI e DELUCCHINI si limitava ad una trincea lunga circa 10 metri, larga 1.5 m e profonda 2 m, iniziata nel giugno del 1856.
La mineralizzazione era presente alla base dello scavo e prevedendone il proseguimento in profondità, l’Ing. SIGNORILE suggerì di seguirla prima con una trivellazione e, se l’esito fosse stato favorevole, mediante un pozzo verticale, …se troppo copiose non saranno le acque d’infiltrazione. Il minerale è molto ricco in zone, per quanto si può dedurre dai caratteri esterni, e non debb’essere inferiore al 20 per 100… (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 218). Ovviamente rimandava all’esecuzione di un’analisi chimica.
Tuttavia, dai riscontri possibili, l’ingegnere concluse che la miniera poteva essere dichiarata scoperta.
L’analisi chimica fu realmente eseguita su un campione di minerale e, il 20 gennaio 1859, il chimico incaricato, informava CHIODI e DELUCCHINI che il contenuto in rame metallico ascendeva al 18% (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 219).
La Concessione mineraria Frassoneda
All’epoca, l’area chiesta in concessione non fu delimitata né i relativi vertici individuati e descritti. Fece fede la planimetria redatta in 16 agosto 1859 dal geometra Emanuele PIAGGIO. Nonostante ciò, la concessione fu emanata il 17 giugno 1860 (Figura 13).
Circa un mese e mezzo prima, il CHIODI aveva acquisito, per 700 lire nuove, la quota societaria del DELUCCHINI che consisteva nel 25% degli utili senza partecipazione alle spese oltre ai fondi tutti per la esplorazione e per la coltivazione della miniera. La Società si era costituita a Genova il 17 marzo 1858 a scopo di ricerca e coltivazione della/delle mineralizzazioni scoperte nei territori dei Comuni di Beverino e Pignone. Angelo DELUCCHINI cedeva alla società tutti i permessi di ricerca acquisiti e quelli ancora da acquisirsi nel territorio precisato. E Giuseppe CHIODI che si impegnava a fornire i capitali necessari all’impresa. In base a tale compartecipazione i soci erano titolari, rispettivamente, del 25 e 75% delle quote societarie. L’Amministrazione sarebbe spettata al CHIODI, mentre il DELUCCHINI, che certamente risiedeva sul luogo, avrebbe rivestito la carica di sorvegliante (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 218). Ciò consente di supporre anche la presenza di operai dipendenti.
In realtà la domanda di Delimitazione era stata avanzata dalla società il 18 agosto 1858 ed il perimetro di concessione era stato definito dal poligono con i vertici nei punti: A- presso la casa rovinata di Mighetti; B- alla confluenza dei due canali Casale e Pignone; C- Casa Calzetta; D- Casa Cima; E- Casa Nacese; F- Casa Caligari; G- Casa Tranale; H- Chiesa Trezze; I- Casa Barilari; K- Cappella di Sant’Antonio, per ricongiungersi in A- (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 218; Figura 4).
E’ singolare che sia stata emanata la concessione seppure il 14 aprile precedente il Consiglio delle Miniere avesse deliberato il convincimento che …allo stato delle informazioni acquisite la miniera, non presentando la probabilità di un’utile coltivazione, non è il caso di accordare la concessione salvo che col proseguimento di ulteriori lavori di ricerca venga accertato nel termine stabilito dalla legge che la miniera si presenti in stato concessibile… (A.S.G., Prefettura Sarda, fc. 219).
In seguito i lavori furono sospesi. Lo erano ancora nel 1895 quando il Consiglio delle Miniere propose di …porre un termine ai signori Giuseppe Chiodi ed Angelo Delucchini per la ripresa dei lavori di coltivazione della miniera di rame denominata Frassoneda, posta nel territorio di Pignone (Genova). Il Consiglio è di parere che sia da prefiggersi il termine di un anno… REDAZIONALE, 1896). E la concessione fu revocata con Decreto del 30 novembre 1897 (Figura 13).

Figura 4 – Ipotesi della delimitazione del poligono della Concessione Frassoneda del 17 giugno 1860 (dis. CC)
Un iter un po’ fuori dalle righe quello della Concessione Frassoneda
L’iter un po’ fuori dalle righe, per il sopralluogo richiesto in maniera informale e la precedente delimitazione del poligono sulla sola base di una planimetria di parte, deve aver sollevato qualche perplessità, già all’epoca. Infatti consultando la Rivista del Servizio Minerario del 1876 emerge una …delimitazione eseguita dall’Ing. C. Perazzi con verbale del 1° settembre 1860.
(…) il poligono dell’area è delimitato dai seguenti punti:
(E) angolo Nord-Ovest della casa colonica di Paolo Nacese posta sulla destra del torrente della Colvara in vicinanza del ponte della strada nazionale da Genova alla Spezia, comune di Riccò;
(F) angolo Nord-Est della casa colonica di Calegari Michele pure nella strada del torrente Colvara, comune di Riccò;
(G) angolo Nord della casa colonica di Tramale Giovanni Battista sulla destra del torrente Colvara, comune di Riccò;
(H) angolo Sud-Est della cappella della Madonna del Trezzo, comune di Beverino
(I) angolo Sud della casa colonica di Francesco Barilari posta alla regione Frassoneda, comune di Beverino;
(K) angolo Sud della cappella di S. Antonio, comune di Pignone;
(A) angolo Sud-Ovest della casa di Righetti Lazzaro, ora in rovina, posta alla regione Carezzano sulla destra del torrente Casale, comune di Pignone;
(B) confluente del torrente Casale in quello di Pignone;
(C) angolo Sud-Ovest della casa colonica dei fratelli Calzetta, alla regione Cavanella, comune di Beverino;
(D) angolo Sud-Ovest della casa colonica di Cima Pasquale, posta alla regione Groppio, comune di Beverino….
Lavori minerari a Frassoneda
Giovanni CAPELLINI (1864; Figura 5) ha visitato i lavori di Frassoneda nel 1863, dietro invito del concessionario CHIODI.
Diversamente da quanto sostenuto dall’ing. SIGNORILE, o successivamente al suo sopralluogo informale, ricorda che …fino al 1860 si era praticata una piccola galleria al livello del torrente, ed in seguito alla scoperta di alcuni filoncini di calcopirite fu dichiarata l’esistenza della miniera… (CAPELLINI, 1864, p. 99).
Nell’ Aprile del 1863, il CAPELLINI (1864) confermava la presenza di …un pozzo di circa trenta metri di profondità, ed alcune gallerie per le quali potei accertarmi trattarsi di una serpentina recente eminentemente steatitosa, iniettata fra la serpentina antica e l’eufotide, avente questa per muro e quella per tetto.
La massa di serpentina recente così iniettata, si dirige da nord-ovest a sud-est ed è ricchissima di minerale di rame specialmente verso il muro. Il minerale di rame è accompagnato da una specie di losima verdastra facilissima a riconoscersi, e che un tempo fu ricercata in quelle vicinanze per essere adoperata come terra da digrassare; non manca in tutta la massa di serpentina steatitosa, ma talvolta forma delle concentrazioni e tal altra non si ha che in piccolissima quantità. Lavori sistematici ed in scala abbastanza grande potrebbero forse condurre a dei brillanti resuItamenti, ma ciò non si può prevedere con certezza per il poco sviluppo delle ricerche fatte finora… (CAPELLINI, 1864, p. 100).
In seguito i lavori furono sospesi. Lo erano ancora nel 1895 quando il Consiglio delle Miniere propose di …porre un termine ai signori Giuseppe Chiodi ed Angelo Delucchini per la ripresa dei lavori di coltivazione della miniera di rame denominata Frassoneda, posta nel territorio di Pignone (Genova). Il Consiglio è di parere che sia da prefiggersi il termine di un anno… (REDAZIONALE, 1896).
Il ferro di Frassoneda
CUCINI (2013, p. 99) ricorda che a …Frassoneda, fra i comuni di Beverino e di Pignone (DEL SOLDATO, PINTUS e ZUFFARDI, 1993, p.73) si estraeva anche ematite (Figura 6); nella zona si segnalano fucine per la lavorazione del ferro col metallo locale (JERVIS, 1873-89)…
Un piccolo aggiornamento sulla presenza di minerali di ferro in quest’area e, soprattutto sulla sua antica conoscenza, ci viene dallo studio di alcuni materiali provenienti dagli ultimi scavi del Castellaro di Pignone. Si tratta, in particolare, di un nodulo di forma sferoidale di minerale di ferro. È molto pesante, con struttura generalmente amorfa (Figura 7), lucentezza metallica grigio-nera (Figura 8), ma con occasionali microcristalli cubici isolati, appressati o aggregati, di colore nero lucente ed facce lisce (Figura 9).
L’elemento diagnostico decisivo è stata la presenza di un minerale fibroso, cristallizzato, verde chiaro, che avvolgeva in parte il minerale (di ferro) e che è stato identificato come un anfibolo probabilmente di calcio (tremolite, o actinolite o Ferro-actinolite; Figura 10).
L’associazione minerale indicherebbe una derivazione primaria da giacimenti locali o dall’area ofiolitica della Liguria Orientale. Il nodulo sarebbe un frammento di minerale proveniente da un filone connesso a locali peridotiti serpentinizzate o serpentiniti (Figura 11 e Figura 12).
All’epoca della sua raccolta il nodulo si trovava in giacitura secondaria, in ambito fluviale, dopo aver subito un incisivo e lungo trasporto. Quindi sarebbe stato raccolto in un alveo, come per altro tramanda anche la tradizione orale.
Infatti la cultura materiale, ricorda come per la realizzazione artigianale di indispensabili attrezzi agricoli (una roncola, una falce, una zappa, …) era abitudine cercare nei torrenti, o in loro tratti particolari, ciottoli mineralizzati. Per soddisfare queste occasionali necessità serviva poco minerale e molto spesso nei tempi remoti, in questi territori interni, non erano neppure disponibili attrezzati opifici di fabbri.
Pignone, provincia della Spezia, Italia
Pignone, provincia della Spezia, Italia
Bibliografia
CAPELLINI, G. (1863). Carta Geologica dei dintorni del Golfo della Spezia e Val di Magra inferiore (éd. 2a Edizione, 1881). Bologna.
CUCINI, C. (2013). La lavorazione dei metalli a Genova dal V al I secolo a.C. Riv. Notizie Archeologiche Bergamensi, 21, 81-117.
DEL SOLDATO M. (in stampa). Analisi macroscopica e microscopica di alcuni manufatti lirici. In Marcella MANCUSI (a cura di) Il Castellaro di Pignone. La Spezia, in stampa.
DEL SOLDATO, M., e PINTUS, S. (1984). Levanto: geologia, ambiente, evoluzione storica. (M. DEL SOLDATO, e S. PINTUS, a cura di.) La Spezia, Amm. Provinciale della Spezia.
DEL SOLDATO, M., e PINTUS, S. (1985). Studio geologico-storico delle attività e delle tecniche estrattive nella Liguria Orientale (area compresa fra Genova e La Spezia). Riv. Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini, XLV-XLVII (1975-1977), 3-131.
DEL SOLDATO, M., PINTUS, S., e ZUFFARDI, P. (1993). Le attività estrattive della provincia della Spezia. Riv. Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini – Sc. Naturali, Fisiche e Matematiche, LVII – 1992.
JERVIS, G. (1874). I tesori sotterranei dell’Italia (Vol. unico). Torino, Torino, Italia: Loescher.
MAZZINI, U. (1898, gennaio-febbraio). Di uno statuto ligure sconosciuto dei primi anni del secolo XV. Riv. Giornale Ligustico di Archeologia, storia e letteratura, XXII (fc. I-II), 256.
PALLENZONA, A., DI GIOVANNI, F., e BORGO, E. (1988). La miniera di manganese Cerchiara (SP). Rivista Mineralogica Italiana, (4).
REDAZIONALE. (1896). Relazione del Servizio Minerario nel 1985. Annali di Agricoltura.
VAI, G. B. (2020, novembre 16). Giovanni Capellini (La Spezia 23.8.1833-Bologna 22.5.1922). Consultato il 17 aprile 2025, su www.socgeol.it: https://www.socgeol.it/N3014/giovanni-capellini-la-spezia-23-8-1833-bologna-22-5-1922.html
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