Copertina – Leonardo DA VINCI ritrasse il traghetto tra Vaprio e Canonica d’Adda durante il suo soggiorno del 1513. Il disegno è oggi parte del Codice Windsor, foglio 12.400
Il traghetto disegnato è composto da due barconi abbinati, che sostengono il pontile. Da questo si innalza un alto cavalletto, nel quale scorre la fune tesa fra le rive. Leonardo studiò la resistenza del flusso d’acqua che consentiva di compiere l’attraversamento del fiume senza obbligare il manovratore a remare. Infatti, era sufficiente angolare col timone il traghetto, trattenuto dal cavo, affinché la risultante della forza di resistenza alla corrente lo facesse progredire.
È la stessa scafa citata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi e quella rappresentata in un affresco dell’oratorio di San Dionigi.
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La scafa
Secondo la Treccani, il termine scafa (da latino scapha) indica una barca senza vela utilizzata per le comunicazioni tra la costa e le navi alla fonda. In seguito, il significato sarebbe stato esteso a quei natanti che facevano la spola fra le sponde dei fiumi (anche AA.VV., 1824, p.76).
Anche la dicitura Ponte della Scafa ne sarebbe un’estensione per quegli attraversamenti strutturali che avevano sostituito il traghettaggio con le barche.
Differente e controversa appare l’opposta interpretazione data dal DE TORRES nel 1788, qui annotata per completezza, …sull’originale significato delle parole: si tratta di parole greche, e di passi greci, o pur de’ passi latini ove sonosi adottate le greche parole, ma nel suo senso originale: le voci latine navis, lembus, scafa, vestite d’idee greche sono più differenti da se stesse vestite d’idee latine… Ancora meno corretto è conferire alla scafa il ruolo di …tipica imbarcazione utilizzata per il trasporto dei blocchi… per colonne (dalle cave capuane, FELICI, 2013, p.613; Figura 27).
È stata una lunga consuetudine, comunque, la presenza delle scafe, imbarcazioni o zattere che fossero, addette al traghettamento fra le rive dei fiumi, dove mancavano ponti e guadi (Figura 6 e Figura 7). E, nelle povere economie è stato fondamentale anche il ruolo del conseguente mestiere.
Un esempio completo del rapporto fra le tracce cartografiche e quelle provenienti dalla cultura materiale è la scafa del fiume Entella, fra Lavagna e Chiavari.
Per la cartografia, il riferimento è alla tavola Capoborgo e la foce dell’Entella di ANONIMO (Figura 1) dove compare, nell’angolo superiore destro (cerchio rosso), la piccola barca con traghettatore della quale conferma l’attività ancora nel XVIII secolo. Quindi, secondo la tradizione, le tracce attuali dei pali infissi nell’alveo sarebbero proprio da riferire al punto di attraversamento della scafa (Figura 2 e Figura 3). In realtà quei pali avevano una funzione differente. Infatti, sono quanto rimane di un ponte in legno, o meglio di una passerella, più recente, riferibile al secolo scorso. In dialetto era conosciuta come la pedagna (Figura 4 e Figura 5), costruita proprio in corrispondenza del dismesso tragitto della scafa.
La pedagna era raggiungibile dall’attuale ex corso Garibaldi di Lavagna (Figura 8) e proseguiva su corso Lavagna di Chiavari. In dialetto questo tragitto stradale era conosciuto proprio con l’appellativo u Cursu, cioè il Corso finché è stato l’unica strada di collegamento fra Lavagna e Chiavari.
La scafa dell’Entella
Il servizio di traghetto della scafa, che congiungeva il Corso (oggi via Garibaldi) di Lavagna con quello omonimo di Chiavari è perdurato fino all’arrivo di Napoleone. Questa era l’unica strada di collegamento fra le due sponde dell’Entella.
Pare che la necessità e l’accordo fra le due amministrazioni di Chiavari e Lavagna, relativo alla scafa risalga al XV secolo. Il passaggio avveniva a pagamento. All’inizio era percepito dall’Amministrazione chiavarese poi, per essa, dalla chiesa di San Francesco che ne aveva acquisito l’appalto, almeno fino all’arrivo dei Francesi.
Il passaggio a pagamento sulla scafa sortiva tariffe diverse per i residenti e gli stranieri, per chi andava a piedi oppure a cavallo e, ancora, per chi aveva al seguito some e carichi. In ragione di ciò si può ritenere che non fosse proprio un rudimentale zatterino a trazione manuale (GETTO VIARENGO, 2025).
In seguito, il Corso (omonimo su ambedue le sponde) fu collegato da un ponte originariamente in legno. Ed è di questo (Figura 4 e Figura 5) che rimangono i testimoni sub-affioranti dall’alveo (Figura 2 e Figura 3). Si racconta che il ponte, in gergo la Pedagna, crollò al tempo della Liberazione, al passaggio dei carri armati americani M4 Sherman nell’aprile del 1945 (Figura 9 e Figura 10), dei quali non resse il peso. Questo era rimasto l’unico passaggio possibile dopo il bombardamento della ferrovia (Figura 11 e Figura 12) e non esistendo ancora il Ponte Nuovo di Corso Buenis Ajres (Figura 32 e Figura 33). La cultura materiale locale indica come prova di questo passaggio ed evento i graffi ancora visibili sugli intonaci di alcuni vecchi edifici di via Garibaldi a Lavagna (Figura 13 e Figura 14).

Figura 6 – La Scafa di Castel Sant’Angelo a Roma
…Oltre ai ponti Sant’Angelo, Sisto, Quattro Capi e Ponte Rotto, le cosiddette barche traiettizie, agganciate a un cavo teso tra le due sponde assicuravano l’attraversamento in corrispondenza del Porto di Ripetta, e più a valle, tra Via Giulia e Via della Lungara, all’altezza di San Giovanni dei Fiorentini, San Biagio della Pagnotta (il cosiddetto Passo della Barchetta ai Bresciani) e Sant’Eligio degli Orefici, di fronte alla Farnesina. Infine, a Ripa Grande vi era un posto barca detto “al canale”. Questi operatori del fiume vantavano da generazioni diritti perpetui sulle concessioni, dette privative, in cambio di un canone annuo versato alla dogana di Finanza.” (“Il Tevere, infrastruttura storica di Roma”, Anna Laura Palazzo, Ecowebtown)
Ferrovia e viabilità, i nuovi ponti al posto della scafa
In effetti è plausibile che il Corso consentisse, al momento, l’unico possibile passaggio viabile fra le due città, se si esclude il più settentrionale Ponte della Maddalena (Figura 34). Infatti, il primo ponte moderno fra Lavagna e Chiavari, presso la foce dell’Entella, è stato quello fatto costruire dal duca di Richelieu nel 1764, durante la guerra di successione austriaca. Questa struttura ebbe però vita breve, poiché …crollò otto anni dopo in seguito ad eventi alluvionali. Esso sostituì per breve tempo il sistema di attraversamento del fiume mediante la “scafa”, un piccolo battello a fondo piatto utilizzato per traghettare da una sponda all’altra... (AA.VV., 2018). Successivamente, fra il 1811 e il 1812 a seguito della bonifica della foce dell’Entella, venne realizzato il cosiddetto Ponte Napoleonico, su progetto dell’ingegnere Fèvre (Figura 15, Figura 16 e Figura 17).
Infine, intorno al 1866 (Figura 18, Figura 19, Figura 20 e Figura 21), fu realizzato quello ferroviario. Ma anche queste due ultime strutture risultavano danneggiate o distrutte durante la Seconda Guerra. Naturalmente furono in seguito rifatte, seppure lievemente spostate rispetto alla precedente posizione (Figura 25).
Un particolare interessante. Si è visto che il primo ponte francese ha resistito alle inclemenze del fiume per soli otto anni. Poi, le premesse alla costruzione del secondo ponte, il cosiddetto ponte napoleonico, fu una bonifica alla foce dell’Entella. Non si hanno molte indicazioni circa questo intervento, ma si puo’ immaginare che si fosse trattato della predisposizione delle cosiddette chiudende (Figura 22). Si trattava di una serie di palizzate conficcate nell’alveo, in corrispondenza della sponda di Chiavari, con lo scopo, ipotizzato, di protezione dei prospicienti orti e campi coltivati. Dell’intervento restano alcune immagini (Figura 22), il progetto conservato presso la Biblioteca della Società Economica di Chiavari (Figura 23) ed alcuni spezzoni dei pali ancora sub-affioranti dall’acqua (Figura 24).
Noterelle e aneddoti sulla scafa dell’Entella
L’origine, o comunque la presenza, della scafa lungo l’Entella data, almeno, ai primi anni del XV secolo come attesta un accenno del GARIBALDI (1843).
…Cresciuto Borgolungo (di Chiavari, Figura 26) stette il Pretore nel Palazzo di Murcento; ma fatte le nuove mura, recossi entro queste ad abitarne un consimile notato d’ inscrizioni proverbiali presso la Rocca, e prese il nome di Castellano.
Il quarto Pretorio era situato sulla piazza di San Giovanni verso il mare, e divenne prima l’alloggio del Podestà, quindi del Capitano. Trovata poi mal sicura questa residenza, nel 1400 si pensò farne una nuova, la quale a un tempo fosse conveniente cosi al disbrigo de’ pubblici affari, che forte abbastanza a proleggere il governo nei moti delle fazioni; quindi Cipriano DEMARI Vicario generale della riviera e Podestà di Chiavari e Lavagna ne fece l’istanza.
Il magistrato della moneta giusta quanto avevano decretato il Regio Governatore ed il consiglio degli anziani, addì 8 maggio 1402, concedeva al Vicario di Chiavari di vendere il palazzo vecchio del Comune, ed erogarne il prezzo nella costruzione di un castello per cui già si erano deliberati duemila fiorini.
Radunato quindi il consiglio dal DEMARI a’ 30 dicembre 1402 venne stabilita una imposta di cento fiorini d’oro (il fiorino fiorentino pesava 1/8 d’oncia) divisa tra le capelle, la vendita del passo sulla scafa del fiume, e l’alzamento della fabbrica per mezzo de’ massari o delegali, alla qual carica vennero eletti Opizzo ROMEZZANO e Giovanni di San Michele oltre un segretario. Nove erano allora i Capellani concorsi alla congrega come si desume da’ loro nomi… (GARIBALDI, 1843, p.66).
La scafa dell’Entella è anche stata oggetto di un miracolo della Madonna dell’Orto di Chiavari, nella persona di tale pio Antonio SIMONETTI, per altro noto per …molte segnalate grazie a lui compartite… (BONTÀ, 1847). Narra dunque il BONTÀ che …recavasi egli ne suoi verdi anni (1775-1780 ca.) da Chiavari a Lavagna, separate a distanze quasi eguali dal fiume Entella, il quale si guadava allora sopra una scafa. Era fra coloro che varcavano il fiume uno Scalpellino, che teneva posato sopra le spalle il ferro della sua professione chiamato frappo, del peso d’oltre cinque libbre, ed acuminato a ciascuna estremità per tagliare dal masso le lavagne e poi prepararle. Stava lo Scalpellino ritto sulla prora, allorchè piegando la scafa nel tragitto, fu leggiermente urtato dalla fune di essa alle spalle di modo che gli cadde il ferro tagliente, e per quanto egli si sforzasse di rattenerlo, pure il suo peso e l’inclinazione già presa lo portavano direttamente sul capo dell’Autore di questa Storia. Atterrito egli dal pericolo gridò: Madonna dell’Orto! e si sentì spinto all’indietro, sicchè il tagliente ferro gli sfiorò appena la guancia sotto l’occhio sinistro, con poca effusione di sangue, lasciandogli nella cicatrice memoria visibile e perenne della grazia ricevuta, di cui egli ritornando tosto a Chiavari si recò a ringraziare Maria santissima appiedi del Santuari… ( , p.139)
Una casualità toponomastica interessante
La Scafa di Pontedera, con la S maiuscola, è una località nell’Etruria romana, con una caratteristica molto particolare. Presso l’ospedale di San Luca a Lucca è stata rinvenuta …una struttura (Figura 28) che sarebbe rimasta enigmatica, se qualche anno prima al Tosso di Capannori, fra Santa Margherita e Tassignano, non fosse stato interamente esplorato forse il meglio conservato degli impianti per vinificazione d’età medio-imperiale restituiti dalla Toscana centro-settentrionale (… Figura 29 e Figura 30 …). Il profilo superstite si sovrappone, infatti, a quello perfettamente conservato dal lacus dell’impianto per vinificazione costruito al Tosso di Capannori (..), in età severiana, sui resti di un edificio rurale della prima età imperiale, con la ‘canonica’ sequenza di calcatorium – piano in battuto cementizio per la pigiatura dell’uva (A); lacus per la raccolta del liquido – che vi defluiva dal calcatorium con una conduttura (fistula) in piombo – provvisto di solido rivestimento in ‘cocciopesto’ (opus testaceum) sulle pareti e sul pavimento, raccordati da cordoli con sezione a quarto di cerchio (pulvini testacei), (B; …); infine, il dolio per la raccolta del liquido e la successiva vinificazione (…) L’analogia con il lacus del Tosso si spinge sino all’identità di dimensioni, che rispettano un modulo particolarmente fortunato in questo tratto dell’Etruria romana, se anche alla Scafa di Pontedera, in un impianto esplorato fra 2010 e 2011 (Figura 31), ritornano pressoché senza variazioni (dimensioni interne della vasca 1,25 x 2,15 m, complessive 2,05 x 2,90)… (AA.VV., 2014; ALBERIGI e CIAMPOLTRINI, 2012).
In ogni caso è da ritenere scafa un vocabolo comunque legato all’acqua, come sembra suggerire un altro toponimo, quale il sardo …Sa Gora ‘e sa Scafa (Cabras, che) documenta un nuraghe con annesso villaggio e una tomba dei giganti (individuata nel 1984 e andata distrutta nel 1987 dai lavori agricoli), e un tempio a pozzo simile a quello di Cuccuru Is Arrius… (ARDU, 2012-2013; STIGILITZ, 2017). Emergenze archeologiche inquadrabili fra Bronzo finale e prima Età del Ferro.
Lucca, provincia di Lucca, Italia
Canonica d'Adda, provincia di Bergamo, Italia
Vaprio d'Adda, città metropolitana di Milano, Italia
Arcola, provincia della Spezia, Italia
Trebiano, Arcola, provincia della Spezia, Italia
Via Colombriera, 19021 Arcola provincia della Spezia, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
Lavagna, città metropolitana di Genova, Italia
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