Sant’Eufemiano di Graveglia: un esempio di archeologia delle alluvioni

copertina

Copertina: l’area dello scavo archeologico del 2017 a Sant’Eufemiano di Graveglia, in località Prioria del Comune di Carasco (GE).

Dov’è Sant’Eufemiano di Graveglia

La chiesa di Sant’Eufemiano di Graveglia si trova in località Prioria del Comune di Carasco (Città Metropolitana di Genova).
In previsione di realizzare la nuova canonica, contigua all’edificio religioso, è stato eseguito uno studio geologico-geotecnico corredato da una campagna di carotaggi (2015). Successivamente, è stato avviato uno scavo archeologico in regime di salvaguardia poiché l’edificio sacro è risultato vincolato ed il terreno da edificare era in continuità ad esso.
Una prima ipotesi vedeva l’edificio sacro attuale fondato su di un terrazzo morfologico di origine fluviale, probabilmente impostato su una possibile spianata di abrasione marina tirreniana (Figura 1). Successivamente il terrazzo sarebbe stato inciso dall’attuale corso del torrente Graveglia.
Più precisamente, il terrazzo morfologico è compreso all’interno della confluenza del torrente Graveglia nel fiume Entella.
L’origine del terrazzo morfologico è stata aggiornata e meglio dettagliata con i risultati di una seconda campagna di sondaggi continui eseguita nel febbraio 2017. Questi, correlati alle osservazioni possibili in fase di scavo archeologico, hanno palesato una dinamica più recente.
Al di sopra della possibile ingressione marina, erosiva, profonda, si trova una successione di fasi alluvionali ed edilizie. Il livello più basso delle fondazioni è stato riconosciuto nel sondaggo S5 (Figura 11), coerente con i frustoli di laterizio rinvenuti nel sondaggio S2. Tali orizzonti si trovano alla stessa quota dell’alveo attuale (circa 13,30 m s.l.m.). Al di sotto è presente di un livello fine con inclusi organici (torboso?) a quota assoluta compresa fra 10,05 m e 9,55 m s.l.m.

L’attuale chiesa di Sant’Eufemiano di Graveglia

L’edificio di culto più antico risale probabilmente all’XI secolo. Questa datazione (con attendibilità del 90%, Aurora CAGNANA pers.comm.) è derivata dallo studio dei paramenti murari emersi dagli scavi archeologici (Figura 2) e, in parte, messi in luce dalle demolizioni.
Il primo riscontro storico è però più tardo.

Tra il 1076 ed il 1096, la chiesa fu ceduta, insieme alle proprietà di sua pertinenza, al Monastero di San Colombano di Bobbio da laici appartenenti al consortile de Lavania (BELGRANO, 1873; TISCORNIA, 1936, pp. 466-485; POLONIO, 2005, pp. 15-37; BENENTE-FRONDONI, 2006, pp. 9-13). Secondo tradizione, invece, la chiesa originaria sarebbe stata costruita dai monaci dell’abbazia di San Colombano di Bobbio che in zona gestivano anche il monastero di Comorga come prioria amministrava.
Il monasterium documentato nel 1076 era passato dalla dipendenza di Bobbio a quella dei monaci Benedettini della Casa di Dio di Clermont che reggevano la Badia di Borzone, forse già nel secolo XII. In seguito è stato Giuspatronato della famiglia Ravaschieri nel 1519 e poi dei Solari e dei Ferro. Dal 1873 risulta dipendendente dalla Curia arcivescovile di Genova (AVENA A., 2011).

La raffigurazione più interessante del santo ritratto in abiti vescovili compare nel polittico quattrocentesco commissionato dall’Abate Alessandro Ravaschieri per l’Abbazia di Sant’Andrea di Borzone in valle Sturla (Figura 3). Eufemiano viene raffigurato con un ampio piviale profilato da galloni ed una mitria bianca di foggia antica. L’opera (1484) è attribuita al pittore lombardo Carlo Braccesco. Sottolinea il forte legame e la dipendenza storicamente accertata tra la Prioria di Graveglia e l’Abbazia di Borzone, allora entrambe celle monastiche bobbiensi, rette da religiosi dell’importante famiglia Ravaschieri.
La presenza di Eufemiano nel polittico è conseguenza della “locazione” fatta dall’Abate di Borzone al Priore di Graveglia, della chiesa e del monastero.

Le fondazioni della chiesa di Sant’Eufemiano

L’edificio sacro attuale è inserito parzialmente nella radice del versante rivolto a sud e si estende in direzione est-ovest sulla superficie pianeggiante del terrazzo morfologico. In parte si appoggia, dunque, sul deposito alluvionale deposto sopra la superficie di abrasione marina.
Il versante incipiente è molto acclive e l’edificio esistente soffre di una disomogeneità del piano fondale. In particolare il paramento di monte si inserisce nella radice del versante (probabilmente anche mediante una modesta rettifica della supeficie), mentre la rimanente struttura è allogata nello strato alluvionale ed in parte su un trovante di grosse dimensioni. Tale situazione è all’origine della lesione verticale presente in asse all’altare di destra, indotta per opposizione ai maggiori cedimenti subiti dalle estremità delle murature. Questa situazione, connessa anche ai fenomeni di erosione spondale, origina il dissesto che ha motivato la necessità di fondazioni profonde per l’ampliamento previsto.
All’esterno dell’edificio sono evidenti i tentativi di contenere, anche in epoca storica, i fenomeni di erosione spondale indotti dal torrente Graveglia. Per questo sono stati approntati, già in passato, argini di protezione e deviazione dello scorrimento (Figura 4).

La chiesa di Sant’Eufemiano nelle cartografie storiche 

La prima cartografia nota nella quale ricade la Prioria è Carta geometrica in una porzione di corso del Lentella, detto comunemente fiume di Lavagna, in cui si vedono il sbocco delli suoi tre principali influenti, Sturla, Lavagna, e Graveglia lineata sul sito d’ordine l’anno 1769 affine di propore quelle reparazioni bisognevoli per contenere il detto fiume nelle vicinanze del luogo di Carasco, dell’ing. Domenico POLICARDI.
Sulla tavola, tuttavia, non è stata rappresentata la chiesa di Sant’Eufemiano ne l’annesso monastero. Al contrario sono cartografati altri edifici ecclesiastici minori, numerosi edifici identificati con il nome del proprietario e l’indicazione di un ospitale a Carasco (probabilmente in corrispondenza della Chiesa di San Marziano).
Non è citato neppure il toponimo Graveglia. Anzi, il territorio è rappresentato come un’ampia fascia alluvionale, desolata, delimitata dagli alvei dell’Entella e dello stesso Graveglia (citato in legenda).

È curiosa l’omissione, ammesso che di omissione si tratti, della citazione di Sant’Eufemiano, soprattutto in rapporto al dettaglio nell’identificare le proprietà. È pur vero che non è una rappresentazione solo geografica, ma è il progetto delle opere idrauliche previste per mettere in sicurezza la piana di Carasco dalle alluvioni. Questo tratto dell’Entella era stato duramente colpito dagli eventi del 1634 e del 1648 che avevano prodotto  ingentissimi danni (BENENTE et Alii, 2021). Tali opere furono previste fra la confluenza del torrente Sturla nel torrente Lavagna ed il ponte che dava accesso alle case di Comorga (Comorega). Per contro, è impensabile che non fosse conservata testimonianza materiale di Sant’Eufemiano e delle eventuali case costruite precedentemente al 1769. Ricordiamo che nel 1619 gli abitanti di Graveglia ribadirono l’elezione di Sant’Eufemiano a Patrono dei mugnai per sottolineare l’importanza della loro attività connessa alla presenza dei tanti mulini ad acqua che macinavano castagne e grano delle Valli Graveglia e Sturla (DANERI, 1998). Poi la citazione della scultura di Sant’Eufemiano in un documento del 1753 (AVENA, 2011) e, soprattutto, il lascito fatto nel 1741 da Luca Cassinelli al Priore di Sant’Eufemiano di Graveglia di un castagneto a Monticelli (il Bosco di San Michele) con l’onere di celebrare delle messe (BRUSCHI e LEBBORONI, 2000), ricordato su una lapide marmorea ancora presente nella chiesa (Figura 5).
Altrettanto difficile è immaginare che, in analogia con quanto accaduto per la non lontana chiesa di San Marziano di Carasco, l’edificio o gli edifici siano stati completamente cancellati e/o interrati da uno o più eventi alluvionali accaduti dopo il 1741.
Anche la Chiesa di San Marziano era stata danneggiata ed interrata da eventi alluvionali estremamente intensi e ravvicinati, ma il suo ricordo è pur rimasto anche nella carta del POLICARDI ed in cartografie più recenti (mappali 242 e 246 della Section E, ca. 1805 – ca. 1813). Per Sant’Eufemiano ciò non è stato.

Sant’Eufemiano di Graveglia nelle carte napoleoniche

La chiesa di Sant’Eufemiano di Graveglia compare, in seguito, sulle cartografie redatte dagli ingegneri francesi al seguito di Napoleone. Sono le mappe finalizzate al rilevamento catastale di tutto il territorio.
Nel 1807 l’ingegnere e geometra capo M.r Capelle, coadiuvato dall’ing. Lavalette, predisposero il Plan Géometrique de la Commune de Carasco. Terminé le 10 aoust 1807, per conto del Departement des Apénnins. Arrondissement Com.l de Chiavari. Canton de Chiavari.
Se focalizziamo la vista sulla confluenza fra il torrente Graveglia ed il fiume Entella si rileva la presenza di una serie di edifici fra i quali uno (contrassegnato dal mappale 288) assume posizione e forma tali da essere interpretabile come la Chiesa di Sant’Eufemiano, contigua ad un jard. (giardino, mappale 289).
Identico discorso per la rappresentazione scarna e schematica del Tableau d’assemblage de la Commune de Carasco. Messieurs Francois Sturla Maire, Naylies Ingénieur Vérificateur Vesin L’ainé Géomètre de 1re Classe datato fra il 1807 ed il 1813.
Le rappresentazioni della chiesa di Sant’Eufemiano che compaiono sui due sviluppi della Section “C” redatti dagli ingegneri napoleonici e datati induttivamente 1805-1813, invece, sono molto dettagliate. Su ambedue le tavole l’edificio sacro è definito Eglise de Graveglia (Figura 6).

immagine nel testo

Figura 6 – Stralcio relativo all’Ellisse de Graveglia, della “Section 3” del Tableau d’assemblage de la Commune de Carasco. Messieurs Francois Sturla Maire, Naylies Ingénieur Vérificateur Vesin L’ainé Géomètre de 1re Classe

Alcune considerazioni sulle ultime rappresentazioni della chiesa di Sant’Eufemiano

Dal confronto fra la rappresentazione della chiesa di Sant’Eufemiano (Figura 6) con l’edificio attuale e comunque precedente alla demolizione della vecchia canonica, si rilevano alcuni particolari interessanti:

  1. nell’assetto attuale, la facciata è continua fino ad incontrare il prospetto settentrionale, Nella rappresentazione catastale napoleonica è presente invece una risega. Evidentemente il locale di disimpegno ed in particolare il vano ingresso e la scala a chiocciola sono successivi. Tutta questa parte è addossata alla muratura seicentesca;
  2. nella rappresentazione ottocentesca compare una muratura lunga e stretta allineata nord-sud, ortogonale al corpo principale e contigua con l’abside. Che fosse o meno parte della canonica demolita, pare corrispondere, comunque ed almeno dal punto di vista topografico, ad alcune murature rinvenute in fase di scavo (Figura 7).

L’origine del terrazzo alluvionale e la sequenza delle edificazioni

Nel corso di un paio d’anni sono state esperite presso la parrocchiale di Sant’Eufemiano di Graveglia una serie di indagini differenti, per scopo e tipologia. Da esse sono stati raccolti una quantità importante di dati, fondamentali per ricostruire la locale storia geomorfologica ed edilizia. In particolare si è trattato di:

1- indagini di tipo geologico e geotecnico propedeutiche all’intervento di sostituzione edilizia (CASCINO, 2015);
2- indagini archeologiche nel sito altomedievale contiguo all’attuale parrocchiale di San’Eufemiano di Graveglia;
3- indagini di tipo petrologico su campioni prelevati dai carotaggi 2017;
4- riduzione di tutte le quote al livello medio marino attuale;
5- rilievi diretti in sito.

L’originaria valle erosiva del torrente Graveglia

La valle erosiva più antica del torrente Graveglia si approfondisce lungo il suo asse ben oltre quota 9,55 m s.l.m., riscontrata in corrispondenza del carotaggio S2 (Figura 8). Tuttavia, in mancanza di dati diretti non è possibile ipotizzare la reale profondità massima che raggiunge.
Il bed rock è costituito dalla Formazione degli scisti di Val Lavagna in facies di Ardesie del Monte Verzi. In particolare si tratta della successione di alternanze di arenarie, calcareniti, scisti argillosi e ardesie.
Molto significativa è la presenza, diagnosticata nella stratigrafia redatta da CASCINO (2015), di un …livello fine con inclusi organici (torba)… presente fra 10,05 e 9,55 m s.l.m. (Figura 8). Di conseguenza, in fondovalle sarebbe stata presente un’area acquitrinosa-paludosa, sufficiente a produrre il livello organico. Lo spessore dell’orizzonte torboso aumentava, probabilmente, procedendo verso l’asse vallivo e si estendeva a monte ed a valle del carotaggio.

La prima fase di sovralluvionamento in fasi a differente energia

In seguito si è generato un processo di sovralluvionamento che ha innescato il riempimento della valle. Questo è proseguito nel tempo con numerose e susseguenti fasi, anche violente, di alluvionamento e parziale erosione. Ne rimangono le testimonianze sia nella sequenza stratigrafica del terrazzo fluviale su cui sorgono l’attuale chiesa ed il complesso archeologico, che nella coltre in alveo limitata a circa tre metri di potenza (almeno in corrispondenza del carotaggio S2 – Figura 9).
Le prime fasi alluvionali successive al riempimento del bacino acquitrinoso-paludoso (livello torboso) sono state di alta energia, quindi grossolane (Figura 9). Ne restano testimonianze solo nei due carotaggi più profondi. Un primo livello è sostanzialmente ciottoloso (in S2), seguito da un secondo orizzonte (in S1 e S2) ghiaioso-ciottoloso. È costituito da elementi molto elaborati, fino a pluricentimetrici, calcarei, arenacei, diasprigni ed ofiolitici in matrice tendenzialmente fine. Un terzo livello è dato da trovanti o grossi ciottoli prevalentemente calcarenitici, ma anche ofiolitici, talvolta in matrice fine.

Alto Medioevo: prima edificazione e primo interramento (mud flow)

Si è creata così un’ampia fascia di pianura alluvionale del torrente Graveglia, in posizione prossimale alla confluenza nel fiume Entella. Si pone altimetricamente a quota 12,80-13,00 m s.l.m. attuale.
La superficie è di epoca altomedievale in analogia ad un altro livello la cui datazione massima viene ipotizzata in base al ritrovamento di frammenti lapidei connessi a malta fra 12,80 e 13,49 m s.l.m. nel carotaggio S5 (Figura 11). Qui si trovano, fra 13,32 m s.l.m. e 13,49 m s.l.m., due frammenti di calcare bianco (Figura 10). Il primo è ancora intimamente connesso al sedimento costituito da argilla limosa (molto coesiva se pura) con silt e ghiaia fine, marrone scuro. Mentre il secondo, sottostante al precedente, reca tracce di malta.
I due frammenti di concio rappresentano gli elementi antropici più profondi ritrovati e che potrebbero testimoniare un (primo?) livello fondale. La loro posizione è circa 3,20-3,50 m al di sotto delle teste dei muri di XI secolo riportate alla luce durante lo scavo.
Le sequenze litologiche leggibili sui carotaggi sono attendibilmente ricorrenti ed omogenee. Così un livello di spessore compreso fra 30 e 50 cm, molto fine (argilla siltosa-argilla limosa-limo con scheletro occasionale) ricorre in tutti i carotaggi (Figura 11), evidenziando un andamento leggermente immergente procedendo da est (dove compare fra 14,40m e 13,85m s.l.m., sovrapposto ad una sottilissima lente argillosa ed agli spezzoni calcarei di cui s’è detto), verso ovest (dove compare fra 13,10m e 12,82m s.l.m., sovrapposto ai grossi ciottoli calcarenitici).

XVI secolo: seconda edificazione e alluvioni ricorrenti

Un’altra correlazione stratigrafica interessante è quella relativa ad un secondo livello con emergenze archeologiche che ricorre in tutti i carotaggi. Ne rimane escluso il solo carotaggio S1, ma ne è compreso quello esplorativo (Figura 12).
A cominciare da est, emerge la presenza di livelli archeologici costituiti da spezzoni di conci con malta fra 13,55 m e 13,85 m s.l.m. e fra 14,55 m e 14,40 m s.l.m. (carotaggio S2, Figura 12). A quest’ultimo si collega il livello di S5 compreso fra 14,57m s.l.m e 14,00m s.l.m. nel quale compaiono diversi frammenti di conci ed una piccola quantità di calce che è stata campionata ed analizzata. Sostanzialmente si tratta di calce mista a silt/sabbia finissima, con qualche ciottolino piccolo, di derivazione da un bacino con presenza di rocce ofiolitiche e relativa copertura sedimentaria (Figura 13) che potrebbe essere stata raccolta localmente nell’alveo di calma.

Procedendo ancora in direzione ovest il livello sfuma in una sottilissima presenza di laterizio compresa fra due lastrine di ardesia (Figura 14). È presente fra 14,61 m e 14,49 m s.l.m. per poi perdersi fino alla base del sondaggio esplorativo. Qui si evidenzia un possibile livello di preparazione fondale (fra 14,42 m e 14,20 m s.l.m.) ed una possibile struttura muraria che si estenderebbe fino quota 16,22 m s.l.m..
A queste evidenze si potrebbero correlare anche i vuoti di carotaggio (campi neri in Figura 12) che, però, sono impostati omogeneamente fra 15,65 m e 15,29 m s.l.m., ma raggiungono, in alto, la quota della possibile muratura attraversata dal sondaggio esplorativo.
Alla luce di queste valutazioni anche i vuoti di carotaggio riscontrati in S3, S4 ed S5 (Figura 12) autorizzano altre possibili interpretazioni, differenti dalla semplice perdita di perforazione.

Rifacimenti del XIX secolo ed poca moderna

La situazione si sarebbe poi sigillata.
I successivi interventi di protezione dell’area eseguiti con la posa di opere di difesa ad andamento circa trasversale alla valle (Figura 4) hanno conservato la sequenza fino ad epoca attuale (Figura 15).
Si può ancora dire che le fasi alluvionali succedutesi a cominciare dall’Alto Medioevo e coerenti con le ipotizzate strutture murarie, sono inondazioni con apporto di materiale fine, tipo fango, a bassa energia, che hanno superato i possibili argini già esistenti. La componente grossolana, ciottolosa, si sarebbe depositata esternamente. Le fasi alluvionali pre-seicentesche, al contrario, sono apparse più intense e violente. Sono caratterizzate anche da trasporto di materiale in classe di ciottoli grossolani, seppure in quantità modesta.
L’origine alluvionale dei grossi ciottoli e blocchi presenti in parte dell’area di scavo, è indubbiamente confermata dalla natura ofiolitica degli elementi (Figura 16). Come tali provengono dalla parte alta e montana del bacino del torrente Graveglia.

Conclusioni

La comparazione e correlazione dei risultati sperimentali ha consentito di definire la genesi del terrazzo morfologico e la successione delle fasi edilizie che hanno portato alla costruzione, abbandono e delocalizzazione del complesso monumentale.
L’edificio sacro attuale è posizionato più in alto ed al margine dell’ampio terrazzo morfologico di origine fluviale accresciuto in epoca storica (presumibilmente fra il X-XI ed il XVI-XVII secolo), al di sopra di una spianata erosiva preesistente (tirreniana). La fascia marginale contigua alla radice del versante è stata anche interessata da colluviazione di versante, come testimonia la frazione ciottolosa spigolosa.
La sequenza stratificata, complessiva, è stata in seguito reincisa dal corso del divagante torrente Graveglia.
L’origine fluviale dei depositi alluvionali viene confermata dalla diffusa presenza di materiale ofiolitico proveniente dall’alta Val Graveglia: diaspro (rosso e variegato), ofioliti (serpentinite bastitica, oficalciti, gabbro) oltre ad elementi di copertura (arenarie e calcari).
La sequenza sedimentaria è stata generata dal susseguirsi di eventi alluvionali fra l’epoca in cui il bacino ha prodotto il modesto deposito torboso, direttamente impostato sul bed rock ed il XVII secolo, epoca di costruzione della delocalizzata chiesa attuale.
Questa storia che viene da lontano propone il tentativo di edificare una chiesa con annesso convento in un’area ben definita e precisa. Le motivazioni sono state probabilmente molto forti, religiose. Ma il susseguirsi di fenomeni alluvionali, talvolta molto intensi e distruttivi, ha avuto un ruolo fondamentale nel condizionare la delocalizzazione del monumento, seppure di pochi metri.
Le condizioni non sono comunque state del tutto favorevoli. La costruzione a ridosso della radice di un versante notevolmente acclive e la presenza di almeno un trovante metrico ha condizionato la disomogeneità del piano fondale e l’instaurarsi di cedimenti differenziali. A questi si deve, ad esempio, l’origine della evidente lesione subverticale presente in asse all’altare di destra.

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