Una miniera di ferro nel Finalese: Case Bassi

copertina

Copertina: incartamento del Corpo Reale delle Miniere relativo al permesso di ricerca per minerali di ferro di Case Bassi (sn) del 1945 ed una pagina della richiesta di permesso di ricerca per minerali di uranio del 1954 (dx)

Le attività estrattive del Finalese 

Nel bacino estrattivo del Finalese sono state chiuse tutte le cave dove per secoli  veniva estratta la pietra da taglio utilizzata nel Ponente Ligure, e principalmente a Genova, per dare il sigillo padronale ai principali palazzi dei Rolli, nella Genova dei secoli d’oro.
Quel sedimento di conchiglie e coralli  con differenti tonalità di color ocra è stato scoperto e ampiamente utilizzato da Galeazzo Alessi. Dal ‘500 a Genova e a Finale esprime l’eleganza e nel contempo la forza.
Ora le cave della Pietra del Finale, spesso mascherate dalla macchia, fanno parte del paesaggio. E parte di esse, trasformate in palestre di arrampicata, supportano per la seconda volta l’economia locale.
Ben diverso sarebbe l’ambiente finalese se invece della Pietra del Finale si fosse sviluppato intensivamente lo sfruttamento delle vene di minerali, quali i solfuri di ferro: pirite, magnetite, limonite o barite conosciute nella Valle di Pia dal 1665.
L’ attività estrattiva di minerali di ferro nel Comune di Orco Feglino, portata avanti a fasi alterne nella prima metà del ‘900, è oggi quasi completamente dimenticata. È stata un’attività estremamente limitata che ha avuto un discreto successo solo in funzione del particolare momento storico quando, anche limitatissime quantità di minerale, potevano aiutare il nostro Paese nell’affrontare il secondo conflitto mondiale.
L’imbocco della miniera principale (Figura 1 e Figura 2) e della sua discenderia, ora quasi completamente occultati dall’avanzare della vegetazione, rimangono poco sopra l’antico borgo di Ca dei Bassi (Figura 3), sopra la frazione di Boragni in Comune di Orco Feglino.

Un po’ di storia delle miniere del finalese

Nella seconda metà del XVII secolo, le mineralizzazioni note nell’immediato entroterra finalese erano costituite da vene di rame e di ferro, lungo il bacino del torrente Sciusa.
Le prime notizie di una ricerca di metalli risalgono al 1665. E grazie alle ricerche condotte dal Dott. Giuseppe PIPINO presso l’Archivio Storico della città di Milano, si può trovare una concessione data dal Governo Spagnolo al Capitano Damiano Cappellino e Vincenzo Badolini di Finale per …scavare minerale da far ferro di buona qualità... (PIPINO, 2003).
Tale concessione venne comunque sospesa dopo qualche anno perché …il prodotto non ripagava le spese… (PIPINO, 2003).
Il Dott. PIPINO riporta un estratto del 1680: …Concessione del Governo milanese a Giuseppe Sardi per tutte le miniere del finalese con vari privilegi tra i quali l’ordine che tutti i carboni del finalese vengano venduti prima di tutto alle miniere in quanto esse sono “regalibus principum”; sarà consentito scavare ovunque si ritroveranno per 30 anni dei quali i primi 5 senza tasse, poi dovrà essere versato il 20% del prodotto... (PIPINO, 2003).
Dai documenti sembra che in quegli anni, nella valle dello Sciusa, si stesse definendo un sistema organico di trattamento del minerale. Infatti, parallelamente ai possibili siti di estrazione, venne proposta la realizzazione di una ferriera (Figura 4) soprattutto per la presenza di un bedale che correva parallelo al corso d’acqua, già nel 1424.
La proposta per la costruzione di una  ferriera alla quale era destinata una presa d’acqua del bedale fu avanzata dal Capitano Bernardo Battaglieri, ma già nel catasto napoleonico del 1813, al posto della ferriera era riportata una cartiera.

Congresso Geologico Internazionale di Madrid del 1926

Trascorsi quasi due secoli senza una documentata attività estrattiva, un sorprendente articolo compare nelle Memorie per il Congresso Geologico Internazionale di Madrid del 1926 a cura del Ministero dell’Economia Nazionale – Corpo Reale delle Miniere. All’interno di un capitolo riguardante i Giacimenti Italiani di Pirite di Ferro e di Fosfati (Figura 5 sn) è collocato il giacimento di Case Bassi in Comune di Orco Feglino tra le principali emergenze dell’Appennino settentrionale.
In particolare, l’articolo Giacimenti di pirite e minerali di ferro di Case Bassi in Comune di Orco Feglino riporta che: …al contatto tra gli scisti ed i calcari triassici si notano numerosi affioramenti di brucioni di ferro e di pirite (Figura 11, Figura 8, Figura 9 e Figura 10) di cui il principale si trova poco sopra alle Case Bassi ove appunto si sono iniziati i lavori… Figura 6). 
L‘esplorazione di questo giacimento venne fatta mediante due gallerie di livello; la prima lunga 50 metri circa e la seconda 100 metri con una discenderia di 37 metri partente dalla galleria inferiore. Con questi lavori si è seguito il contatto che si presenta sempre ben mineralizzato.
La mineralizzazione è costituita da pirite con quarzo e barite al letto … la pirite si presenta a grana finissima con uno spessore da pochi centimetri ad un metro e più.
I lavori eseguiti dalla Società Montecatini vennero sospesi dato il piccolo spessore della pirite e le impurità contenute nel minerale di ferro.
Non è da escludersi però che in profondità il banco di pirite aumenti di spessore e quindi il giacimento diventi utilizzabile tanto più che i trasporti sarebbero facili e poco costosi esistendo già una strada rotabile lungo il torrente Fiumara che porta dalla base dei lavori alla stazione di Finalmarina con un percorso di 5 Km circa alla quale potrebbero essere rilegati i lavori mediante una funicolare della lunghezza di 500 metri.
Questo è parte dell’articolo contenuto nelle memorie discusse al Convegno Geologico di Madrid senza alcun riferimento all’anno di esplorazione.

immagine nel testo

Figura 4 – Il progetto della ferriera nella valle del torrente Siusa.

La concessione in autarchia di Case Bassi

Uno iatus temporale si rileva nell’ambito delle concessioni in quanto gli atti documentali oggi conservati presso l’archivio storico di Regione Liguria e trasmessi dal Distretto Minerario di Carrara a seguito della sua soppressione nel 2001, non risultano completi per la mancanza di gran parte delle relazioni geominerarie.
Il primo documento ufficiale presente negli archivi compare come richiesta di permesso di ricerca da parte della Soc. Idroelettrica Val Maremola.
Le proiezioni geominerarie molto ottimistiche della Società Montecatini (che nel frattempo abbandona la concessione) portano infatti la Soc. Idroelettrica Val Maremola a chiedere al Ministero delle Corporazioni  – Direzione Generale delle Miniere e della Metallurgia – Roma – per tramite dell’Illustrissimo Ing. Capo del Distretto Minerario di Apuania (oggi Carrara) il permesso di ricerca di minerali di ferro, manganese e piombo nel poligono denominato Case Bassi con vertici nei Comuni di Orco Feglino, Vezzi Portio e Finalmarina, per una estensione di  652 ettari.  
Tale permesso è concesso il 3 febbraio 1941/XX anno fascista.
Oltre al permesso di ricerca si riattiva la coltivazione delle miniere in Comune di Orco Feglino, appunto in località Case Bassi ad una quota di 350 e 339 metri s.l.m.
Con nota del 16.10.1942 la Soc. Idroelettrica Val Maremola chiede all’Eccelso Ministero delle Corporazioni  la proroga di tale concessione in quanto la stessa andrà a scadere il 3 Febbraio 1943 (Figura 7 dx). Con successiva  nota del 20 Aprile 1944 l’Eccelso Ministero invia copia del Decreto Ministeriale grazie al quale viene accordata proroga alla coltivazione.
La richiesta di proroga viene suffragata dal fatto che l’attuale concessionaria (Soc.  Idroelettrica Val Maremola) …ha sempre nei suoi programmi di concorrere alla massima autarchia per quanto riguarda i prodotti minerari…

La fine di un sogno a Case Bassi

Dai rapporti bimestrali inviati dalla Società al Corpo Reale delle Miniere di Apuania si può capire quanto tale attività, pur finalizzata alla massima autarchica, fosse veramente difficile e scarsamente remunerativa.Infatti, dopo mesi di lavoro per l’allontanamento delle acque e la rimessa in pristino della galleria, con il  Rapporto lavori Miniere Case Bassi  n. 3 del Giugno 1942 …si constata che la potenza della mineralizzazione di pirite (Figura 8) si è portata a cm 50  e quella del cappello di ematite e limonite (Figura 11) a m 3… .
In effetti  l’allontanamento delle acque nelle gallerie recuperate doveva essere uno sforzo di difficile (e quasi impossibile) soluzione in quanto a tetto della mineralizzazione affiorano rocce triassiche (Dolomie di San Pietro dei Monti) e Mioceniche (Pietra di Finale) per una potenza di quasi 100 metri. Le rocce sono  decisamente carstificate e l’apertura di ogni sorta di galleria provoca immediatamente un effetto drenante difficilmente governabile.

I successivi  rapporti di lavoro denunciano comunque …la cessazione del filone di pirite per la presenza di una faglia….
Con la cessazione, almeno apparente della mineralizzazione, cessa anche l’impegno della Società Idroelettrica Val Maremola nella coltivazione della miniera di Case Bassi.

L’immediato dopoguerra per Case Bassi

Nonostante il contesto idrogeologico e minerario non fosse molto accattivante, il Dott. Emidio Mazzanti domiciliato in Milano richiede con nota del 16 Settembre 1947 al Ministero dell’Industria e del Commercio – Direzione Generale dell’industria e del Commercio, il permesso per la ricerca di pirite, minerali di ferro e barite nella località denominata “Case Bassi” sita nel territorio dei Comuni di Orco Feglino, Vezzi Portio e Finale Ligure (Figura 7 sn).
Ovviamente all’interno del poligono individuato per la ricerca (Figura 5dx) ricade anche il sito di Case Bassi dove ormai da decenni veniva praticata la coltivazione dei minerali di ferro, ma vista la nota di sollecito ad iniziare l’attività che l’ing. Capo del Distretto Minerario di Carrara invia alla Società nel maggio del ’48, si può desumere che il Dott. Mazzanti dopo i primi sopralluoghi abbia posto fine alla coltivazione di quei 50 cm di pirite nella miniera di Case Bassi per giunta shiftati da una faglia.

La geologia della zona

Mente i cercatori di metalli, di marmi o di pietre da opera si muovevano per una conoscenza propria e comunque per una millenaria capacità di lettura degli affioramenti che li portava a individuare i brucioni o i mischi colorati, solo nella prima metà dell’800 i precursori della moderna geologia scientifica in Liguria iniziarono a dare una giustificazione temporale e quindi evolutiva a quel quadro estremamente complesso rappresentato dalla geodinamica dell’arco ligure.
Già nel finire del XIX secolo FRANCHI, ISSEL e ROVERETO definirono la successione stratigrafica dell’areale Savonese e ne giustificarono le conseguenti mineralizzazioni.
Giacimenti di solfuri, soprattutto pirite, galena argentifera e baritina con presenza sporadica di uranio affiorano a Vado, a Noli e alla testa dei bacini del Pora  e dello Sciusa al contatto tra vulcaniti Permiane (Porfiroidi del Melogno, Scisti di Gorra e formazione di Eze) e la Dolomia triassica.

Conclusioni

Quanto accaduto nella Miniera di Case Bassi fa comunque riflettere sulla disponibilità di materie prime essenziali nel nostro Paese dove una potenza di poco superiore a 50 cm di solfuri di ferro ha fatto muovere l’Industria e lo Stato.
Singolare appare oggi la figura dello Stato nel periodo autarchico e nei decenni successivi in quanto, considerando il minerale patrimonio indisponibile dello Stato il Distretto Minerario faceva propria ogni decisione e autorizzazione.
Nessun atto relativo alla miniera emerge oggi dall’archivio storico del Comune di Orco Feglino anche dopo un’accurata indagine condotta soprattutto grazie alla disponibilità del funzionario addetto a conservare la memoria sociale e territoriale del Comune.

Bibliografia

Archivio Storico della Regione Liguria
AROBBA D., GROSSI R., MURIALDO G. (s.d.), Castello Locella – Un nucleo abitativo in Valpia tra Medioevo ed età Moderna, Ed. Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera.
AA.VV. (1927), Giacimenti Italiani di Pirite di Ferro e di Fosfati. In Memorie per il Congresso Geologico Internazionale di Madrid 1926, Ed. Ministero Dell’Economia Nazionale, Roma, 1927.
PIPINO, G. (2003). Oro, Miniere, Storia, Museo storico dell’oro Italiano, Tipografia Pesce, Ovada.

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