Sale delle Alpi. Bex: da leggenda a impresa mineraria strategica

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Copertina: la confezione storica dei sacchi di sale delle miniere di Bex

Inizio ufficiale dell’attività mineraria a Bex: 1680

L’attività mineraria nella regione di Bex-Gryonne è cominciata con la scoperta, avvenuta nel XVI secolo, di una sorgente debolmente salina. La sorgente scaturiva in riva destra della Gryonne, nella località Fondement, a quota 860 circa s.l.m..  Per molto tempo, la gente del luogo si era approvvigionata di quell’acqua. Fino almeno al 1680 quando furono avviati i primi lavori di ricerca in sotterraneo, mediante una galleria orizzontale.
In principio la sorgente fu semplicemente captata. La speranza di una maggiore resa fece procedere ad approfondire la captazione cercando l’acqua sempre più in profondità. Furono avviati, così, veri e propri lavori minerari con discenderie (escalier) e brevi gallerie.
Il primo risultato fu il miglioramento della captazione sia in termini di quantità che di salinità dell’acqua. Ma ben presto si presentarono gli inconvenienti. E aumentavano precedendo con l’approfondimento dei lavori. Innanzitutto difficoltà di areazione e di evacuazione sia dei materiali di risulta che dell’acqua salata.
La ricerca mineraria proseguì con l’intento di intercettare le sorgenti salate che impregnavano le rocce. Le indagini andarono sempre più in profondità sperando di intercettare acque più ricche di sale. Il risultato fu una ragnatela di gallerie, pozzi e discenderie della lunghezza complessiva di 45 km, scavate interamente a mano (Figura 1), con martello (marteau) e cuneo immanicato o scalpello (cisette).

La ricerca mineraria a Bex

Il plastico di Figura 2 schematizza le diverse fasi di scavo ed allestimento di un complesso minerario tipo del distretto estrattivo di Bex. Questo plastico è stato fotografato presso il museo delle miniere di Bex ed è molto rappresentativo.
La ricerca veniva eseguita essenzialmente approntando le gallerie di avanzamento (Figura 2.1) poste a differenti livelli. Dagli avanzamenti, quando se ne presentavano indizi, erano approntati i pozzi di ricerca (Figura 2.2). I livelli venivano collegati in diverse maniere. Generalmente erano scavati dei fornelli, analoghi ai pozzi di ricerca, riservati al passaggio del personale o allo scarico dello sterile. Più raramente erano approntate delle discenderie (o delle rimonte) variamente inclinate, come la Scala Rovinata o del Coulat (Figura 2.3).
Il materiale di risulta dai tracciamenti, era asportato a dorso d’uomo (Figura 2.4) impiegando delle gerle o zaini di legno (Figura 3).

Uno dei problemi più seri che si manifestavano negli avanzamenti ed approfondimenti era la mancanza di aria. A questo veniva supplito con lo scavo di gallerie di areazioni comunicanti con l’esterno, oppure con dei grossi mantici collegati a lunghe tubazioni in tronchi forati di larice (Figura 2.5, Figura 2.6 e Figura 4).
Individuata una sorgente o un’area di impregnazione in profondità (Figura 5) veniva predisposto il sistema di estrazione. Innanzitutto un pozzo o fornello di accesso per il personale (Figura 2.7 e Figura 1 di clicca qui) e quello per il passaggio dello sfrido e delle tubazioni (Figura 2.8). Anche queste erano in tronchi di larice forati. Il motore del sistema era una ruota idraulica (Figura 2.9 e Figura 6), mossa dal passaggio di acqua in un canaletto (Figura 2.10). Ancora una tubazione in legno di larice portava l’acqua salata all’esterno (Figura 2.11) oppure in vasche di raccolta e desalinizzazione ricavate in sotterraneo (Figura 2.12). Lo schema di Figura 2 rappresenta, al centro, l’ampia camera del cantiere denominato Piano Principale del Coulat, col relativo, ampio, camino di areazione.

Lo scavo delle gallerie a Bex

Il tracciamento delle prime e più antiche gallerie ha seguito un metodo semplice, attuato utilizzando strumenti semplici.
Gli strumenti classici erano due: la punta immanicata (cisette) a forma di scalpello o punciotto ed il martello a doppio battente (marteau) che colpiva ritmicamente il dorso della punta precedente (Figura 1).
In questo modo venivano grattati  il fronte di avanzamento e le pareti della galleria, fino a conferirgli una forma trapezoidale a grandezza d’uomo (Figura 7).
Una curiosità: allo scavo delle gallerie erano addetti una coppia di operai, dei quali uno mancino ed uno destrorso al fine di ottenere delle gallerie di forma molto regolare e simmetriche.

I primi lavori a Bex

La strategia dell’attività mineraria era quella di raggiungere le sorgenti sotterranee con gallerie orizzontali. Questo limitava i tempi ed i costi relativi allo scavo di discenderie e rimonte.
La prima galleria, lunga circa 150 metri, fu scavata in riva destra della Gryonne, circa 20 metri a valle del Ponte del Fondement. Successivamente fu approntata la cosiddetta Galleria 3 lunga circa 250 metri, che intercettò la Sorgente Provvidenza, 15 o 20 metri sotto la superficie. Questa fu aperta in riva destra della Gryonne, in prossimità del contatto fra il Lias del Truches Noir e il gesso. Superato il contatto fu mantenuta in direzione fino a raggiungere gli scisti neri e le arenarie molto fratturate e macinate che costituivano il serbatoio dell’acqua salata.
Il risultato saliente di questa prima ricerca mineraria fu la definizione della geometria del giacimento, un serbatoio verticale al quale venne dato il significativo nome di Cilindro (Figura 8).
I lavori successivi mirarono ad intercettare il serbatoio a quote via via inferiori. In questo modo i ricercatori cinquecenteschi ottennero delle  portate maggiori perché l’altezza d’acqua e quindi la sua pressione, erano maggiori.
Inoltre, la captazione dell’emergenza raggiunta con ciascuno dei livelli inferiori (abbassamenti) produceva anche un aumento della salinità a quota inferiore. Soprattutto, la maggiore profondità diminuiva il rischio di contaminazione e diluizione della salamoia naturale da parte dalle acque dolci percolanti dalla superficie. Col tempo, però, l’abbassamento del livello piezometrico dell’acqua salata nel Cilindro diminuiva sia la portata che la salinità dell’acqua. Di conseguenza, bisognava scavare un nuovo livello a quota più bassa, un nuovo abbassamento.

immagine nel testo

Figura 8 – Ricostruzione giacimentologica del “Cilindro”, il giacimento più importante coltivato nelle miniere di Bex (da BADOUX, 1982).

Gli eventi del Diciassettesimo secolo

Intorno al 1680 le sorgenti salate andarono in crisi, in declino. Seguendo l’ipotesi giacimentologica dell’epoca, fu avviata una nuova grande campagna di ricerca. L’idea fu quella di svuotare l’immenso serbatoio d’acqua salata che era immaginato si trovasse nel cuore della montagna.
Un labirinto di pozzi, discenderie e gallerie fu perforato per più di un secolo.
Questo lavoro gigantesco venne realizzato con  martello, scalpello ed un po’ di polvere da sparo. Secondo un documento del 1686, pare che fossero addetti all’attività mineraria anche dei prigionieri a coadiuvare i normali lavoratori. Ma questa situazione pare abbia causato anche momenti di forte tensione.
Alla fine del 1684, la Francia conquistò la Franche-Comté e Salin in Borgogna. Quest’ultimo era lo storico mercato di approvvigionamento del sale da parte degli svizzeri. Così l’Autorità di Berna riacquisì le saline dai concessionari per la somma di oltre 100.000 livres. Da quel momento l’industria del sale ebbe un nuovo forte impulso.
Nella speranza di raggiungere nuove sorgenti furono ampliate le gallerie del Fondement e scavate quelle de La Coula, per raggiungere le rocce salate del Bouillet mediante un grande pozzo che fu realizzato più tardi, fra il 1743 e il 1768.

Il XIX secolo a Bex

Dal 1867 fu introdotto un nuovo sistema che si rivelò molto più efficace.
Consisteva nell’allagare le camere a gradini (Figura 9.2 e 9.8) al fine di dissalare le rocce nelle quali erano state scavate.La salamoia ottenuta era poi aspirata dal fondo delle vasche (Figura 9.9) mediante sistemi di pompe idrauliche (Figura 9.10).

Conclusioni

Durante questi cinque secoli di attività, non sono cambiati i principi di base della produzione di sale a Bex. Sono cambiate, o meglio, evolute alcune metodiche, ma il concetto di base è rimasto lo stesso.
Il sale è disperso nella roccia ed è necessaria l’acqua per estrarlo. Poi si tratta di fare evaporare quest’acqua per recuperare la materia prima e tutto questo richiede cinque giorni.
Tuttavia le tecniche si sono evolute nel tempo.
Oggi viene iniettata dell’acqua dolce, in pressione, nel massiccio salino che poi è ripompata quando è satura di sale. In una seconda fase l’acqua è scaldata e compressa in evaporatori per provocare la cristallizzazione del sale.
Poiché questi impianti richiedono dell’energia per funzionare, la salina di Bevieux dispone di una centrale …idroelettrica evidentemente!
Ancora oggi, per produrre il sale a Bex c’è sempre necessità di molta acqua, per tutte le fasi produttive. L’acqua rimane l’elemento chiave della produzione sia della miniera  (la salamoia) che della salina (il sale).
La produzione del sale avviene in moderni stabilimenti, ma le vecchie saline del XVI e XVIII secolo sopravvivono, seppure abbiano cambiato destinazione d’uso (clicca qui).

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