Sale delle Alpi: la leggenda del sale di Bex, Canton Vaud (CH)

Vedere il sale di Bex: carotaggi nel giacimento di sale

Copertina: il giacimento di sale di Bex (le parti semitrasparenti) visto attraverso le carote dei sondaggi di ricerca

Il sale del Vaud (CH)

Il cantone svizzero del Vaud è uno dei grandi produttori odierni di sale. Proprio nel Vaud, e precisamente a Bex, si trova un giacimento di salgemma sfruttato da diversi secoli. Una delle miniere storiche del Vaud è oggi musealizzata e visitabile.
È un’escursione molto interessante.
Al giorno d’oggi siamo tutti abituati ad avere il sale a portata di mano e ad utilizzarlo. E siamo abituati a collegare semplicemente il sale al mare, alle saline che punteggiano le coste del Mediterraneo. Ma riflettiamo un momento sull’importanza che il sale ha assunto nella conservazione del latte (preparazione dei formaggi) e più in generale nella conservazione della carne (salumi e pesce). E, magari, riflettiamo su quanto questi due semplici usi hanno determinato la sopravvivenza, ma anche il potere di chi deteneva la disponibilità di sale. Il sale che viene recuperato dal mare, ma non solo quello.
La visita al giacimento ed alla miniera-museo di Bex è stimolo per questa ed altre riflessioni. Allo stesso tempo sarà la molla per ricordare e valorizzare aspetti dell’ingegno umano e della cultura materiale.
Cominciamo questo viaggio e questa storia che viene da lontano con la leggenda del ritrovamento o della scoperta del sale sulle montagne di Bex.

la scoperta del sale di Bex

Tutto è cominciato per caso, naturalmente, con l’avventura/disavventura di un tale Bracaillon.  A lui si deve la scoperta di un impostante giacimento di sale delle Alpi. Un giacimento che era coltivato degli gnomi, in barba agli uomini.
Nella realtà la presenza del sale nella regione di Chablais fu scoperta, comunque  per caso, nel XV secolo. Lo Chablais si estende sul versante orientale della valle del Rodano, nel tratto terminale, prima dell’immissione nel Lago Lemano.
A quel tempo… il giovane pastore, Jean du Bouillet (soprannominato Bracaillon), portava le sue capre al pascolo nella regione di Panex, vicino a Ollon, e al Fondement, sopra Bex.
Gli animali prediligevano abbeverarsi con l’acqua di due particolari sorgenti.
Un giorno, per pura curiosità, il pastore provò ad assaggiare quell’acqua. E con grande sorpresa la trovò salata. Allora ne fece bollire un calderone pieno. Evaporando l’acqua lasciò sul fondo un pizzico di sale.
In realtà pare che il bestiame, amante del sale, prediligesse realmente le sorgenti leggermente salmastre della riva destra della Gryonne, ed in particolare quelle del luogo denominato Le Fondement.

La leggenda del sale di Bex

L’autentica leggenda della scoperta del sale del Vaud è tramandata dall’Almanach du Messager boiteux del Berne et Vevey pour l’an de grâce 1886. In realtà è una storia molto più complessa, articolata e drammatica.
Gli accadimenti si svolgono sul versante destro del Rodano, nelle foreste di Huémoz, di Villars e d’Aveyres, fra Bex, il villaggio d’Antagne ed Ollon.
Jean Bouillet, il Bracaillon, era molto conosciuto ad Antagne. Di mestiere faceva il rammendatore, cioè riparava e rinnovava gli abiti. Ma era noto, soprattutto, per il suo fare da adulatore e perché praticava anche il bracconaggio. Qualcuno lo aveva soprannominato Pain de coucou (Pane di cuculo) perché prediligeva vivere nel bosco e nutrirsi del giovane trifoglio salato delle foreste.
Una sera d’autunno Bracaillon si aggirava sui monti di Arveyres, quando scorse due camosci che leccavano instancabilmente la parete di una roccia delle gole della Gryonne. Oggi quel luogo è noto come Le Fondamenta.
Ad un certo punto, fu attratto da una luce vivida che brillava attraverso gli alberi. Incuriosito e sorpreso si avvicinò. Quel chiarore usciva dall’ingresso di una grotta.
All’interno c’era un gran fuoco sfolgorante che emanava uno scintillio particolarmente vivido. Quel fulgore così intenso si rinnovava ogni volta che una mano spargeva del sale sul fuoco di fascine di ginepro ben secche.
Nella caverna c’erano tre gnomi seduti attorno al fuoco ed i loro abiti biancastri brillavano come se fossero ricoperti di paillettes cristalline. Vicino a loro c’erano dei panieri pieni di frammenti di rocce ed alcuni sacchi di pelle colmi di masse bianche simili alla migliore farina del paese. A destra, tre piccoli gufi dormivano in un nido fatto di schiuma e rami secchi.
Un’altra persona, al posto di Jean Bouillet, sarebbe fuggita a gambe levate, ma non Bracaillon che aveva paura solo della fame.

La curiosità di Bracaillon

Senza contare fino a dieci, Bracaillon scese nella grotta ed in un batter d’occhio fu davanti ai tre gnomi.
Bracaillon chiese loro di poter accendere la sua pipa a quel fuoco ed i tre acconsentirono. Alla domanda di cosa fossero quelle pietre nei cesti, i tre si alternarono in risposte sibilline:
Se non sapessimo che poco lontano da qui c’è un tesoro prezioso come l’oro, ah! Ah! Ah!…
…Se sapessimo che un giorno il bestiame di queste montagne non avrà più bisogno del sale marino, ma lo prenderà sotto i suoi piedi! Ah! Ah! Ah!…
… Se si sapesse che quando gli uomini avranno visitato e allargato questo magazzino, vi troveranno delle ricchezze per tutto il paese, dell’acqua per guarire le malattie e portare il benessere a molti!

Sempre più curioso Jean Bouillet tentò nuove domande, ma un fischio proveniente dal profondo della grotta fece alzare i tre gnomi che accesero le loro lampade e sparirono lesti in un grande cunicolo (Figura 1). Bouillet non lo aveva notato prima, ma dal condotto si udiva distintamente il mormorio di una sorgente (Figura 2).
Bracaillon non ci pensò un attimo e si gettò nel profondo pozzo discendendo lungo una corda e, al ventesimo nodo, si fermò su un pianerottolo. Poi riprese a scendere per fermarsi e riprendere ancora. Jean ci mise un’ora buona ad arrivare al fondo. Si trovò in una specie di sala rotonda dalla quale si dipartivano delle gallerie lunghe e basse (Figura 3).

Gnomi al lavoro

Innumerevoli lampade andavano e venivano in questi corridoi bui. C’erano moltissimi gnomi occupati in strane attività. Alcuni rimuovevano a colpi di piccone dei blocchi di pietra (Figura 4), altri li caricavano su piccole carriole (Figura 5 e Figura 6) che, altri ancora, trainavano nelle gallerie. Altrove, un gruppo di questi piccoli gnomi scaldava enormi caldaie dalle quali attingeva una materia bianca e cristallina.
Improvvisamente un fischio stridente come il precedente risalì dalle profondità della montagna e si propagò di galleria in galleria. Tutti posarono i loro utensili, si sedettero in cerchio e cominciarono a caricare le loro pipe.
Qualcuno portò un bariletto di vino ed un Capo-gnomo cominciò a riempire dei grandi bicchieri ed a distribuirli. Bracaillon ebbe la sua parte che accettò senza farsi pregare.
Però, prima che il montanaro portasse alle labbra il primo sorso di vino del Chêne, il Capo-gnomo volle saggiarne l’intelligenza con un indovinello: …chi è colui che Dio non ha mai visto, che un sovrano incontra qualche volta e che i comuni mortali vedono molto spesso?…
Jean riflettè un istante e, in mezzo al silenzio generale, rispose con grande tranquillità: …Un suo simile

Tutti approvarono ed acclamarono Bracaillon che fu festeggiato oltre misura.
Alle due del mattino lo si sentiva russare. Dormiva il pesante sonno dell’ubriaco.
Quando Jean Bouillet aprì gli occhi non si svegliò nella miniera, ma si ritrovò sdraiato sul muschio, nella foresta d’Arveyes, non lontano dalle sponde della Gryonne.

immagine nel testo

Figura 7 – Localizzazione di alcuni toponimi presenti nel testo. Base topografica Google Earth

Un triste risveglio

Cominciava ad albeggiare quando Jean si sollevò con sforzo, ma cosa singolare, non riconobbe il luogo in cui era. Per scendere a valle dovette orientarsi come se fosse in un paese straniero. Ed era tutto nuovo, anche le persone che incontrò e le case lungo il sentiero.
Giunse ad Antagne, ma anche lì era tutto diverso dai suoi ricordi. Fu pervaso dallo stupore quando, arrivato davanti alla sua casa, ne trovò una differente, bella, bianca ed ombreggiata da un grande castagno! Si ricordò che alla nascita di sua figlia, la sua piccola Suzette, aveva piantato un castagno all’angolo sud del giardino, ma non poteva essere diventato così superbo.
Jean non capiva e si domandò se non avesse subito un sortilegio. Poi, mettendo la mano in tasca per prendere la pipa, la trovò piena di sale, di foglie e di pietre grigiastre che avevano un sapore salatissimo.
Entrò deciso in quella che credeva casa sua. I mobili non erano i suoi e, presso la finestra, c’era una donna che teneva in braccio un bimbo, ma non la riconobbe.
La donna scambiò Jean per un mendicante (nella notte gli era cresciuta pure una lunghissima barba bianca) e cercò di scacciarlo, anche chiedendo aiuto ai vicini.
Tutti cominciarono a fare domande, ma il racconto dell’avventura vissuta lasciò tutti perplessi. Un breve conciliabolo e Bracaillon fu condotto dal giudice con la scorta del gendarme e del suo figlio maggiore.
La sera stessa, Jean Bouillet fu rinchiuso nella prigione del Castello d’Aigle.
Il giorno successivo lo interrogarono sul suo passato, sui suoi complici, sulle ricette magiche che poteva conoscere o avere con se, sul sale e sulle foglie secche che gli trovarono addosso. Cominciò una caccia allo stregone e, per farlo confessare lo appesero per i polsi e gli attaccarono ai piedi prima una piccola pietra e poi una pietra grande.

Il supplizio durò ancora un paio di giorni ed alla fine Jean Bouillet aveva perso conoscenza.

Il dramma e l’epilogo

Nessuno credeva alle parole del povero Jean che cercava di convincere la comunità sulla ricchezza che aveva scoperto nel cuore della montagna.
Così il giorno successivo, accompagnato dalla folla imprecante, Jean Bouillet fu condotto a Chalex, sulla piazza dei supplizi. Era sabato, giorno di mercato e molti montanari erano discesi dai dintorni, da Ormont e da Corbeyrier, da Huémoz e da Ollon.
Ad un tratto, in mezzo alla folla, il condannato credette di riconoscere sua figlia Suzette che teneva una piccola bimba al seno. Jean Bouillet si divincolò dai soldati ed abbracciò la donna mentre gli scorrevano abbondanti lacrime sulle guance. La madre e la bimba assomigliavano in modo impressionante a sua moglie ed a sua figlia.
Durante quel breve colloquio si avvicinò anche una vecchia di oltre ottant’anni: e la riconobbe essere sua nipote. Quindi la donna e la sua bimba dovevano essere le bis nipoti del condannato.
La folla si commosse. Credettero ai fatti ed ai particolari di vita emersi e quando i gendarmi cercarono di riprendere la via del patibolo liberarono il vecchio Jean.
A quel punto Bracaillon riprese coraggio e apostrofò la folla con la sua verità: …Ascoltatemi gente di Bex, d’Antagne e di Ollon; seguite i miei consigli e non morirete più di miseria: sotto i monti di Villars e di Arveyes sono nascosti enormi tesori di sale. Le sorgenti, il suolo, le rocce, tutto è salato. Prendete i vostri picconi, scavate sotto Arveyres e vicino a Panex e vedrete. La ci sono delle sorgenti e saranno il pane per voi e per i vostri discendenti
Subito dopo il povero Bracaillon si accasciò al suolo. Morì ad Ollon otto giorni dopo.
Una ventina di uomini decise di seguire le sue indicazioni e si recarono con pale e picconi a Panex ed a Arveyes. In ambedue i luoghi scoprirono sorgenti salate. Scavarono nei punti indicati da Bracaillon e trovarono anche le prime rocce salate. Prepararono le gallerie, un pozzo come quello descritto da Jean e delle caldaie o camere di evaporazione  (Figura 8). Infine, portarono al villaggio del bel sale bianco come la neve.

Oggi le Miniere del Bouillet, delle Fondamenta, di Coulaz ed altre sono in attività, alcune per la produzione del sale ed altre come attività culturale e ricettiva.

Un po’ di storia

Durante il Medio Evo, il sale consumato nella Svizzera occidentale ed a Berna proveniva prevalentemente da Salin, in Borgogna. Solo dalla fine del XV secolo avvenne una diversificazione dei centri di acquisto. Questo fu possibile grazie alla disponibilità del sale provenzale di Peccais.
Fino a quel momento sussistevano alcuni problemi di rifornimento. Le Abbazie ricevevano in regalo provviste di sale anche ingenti, tanto che ne commerciavano il sur plus. Inoltre i rifornimenti erano discontinui a causa delle frequenti guerre. Di conseguenza gli Stati si organizzarono firmando direttamente i contratti con i produttori ed acquisendo progressivamente un monopolio di acquisto e vendita sulle loro terre. Furono Zurigo e Berna nel 1622-23 a favorire tale monopolio.
Così, ancora verso la metà del XV secolo, il commercio del sale era assicurato da mercanti.
Il sale era un bene essenziale e costoso, gravato di tasse, pedaggi e condizioni di trasporto onerose. Ma era un bene primario e, di conseguenza, fu regolato anche da rapporti diplomatici fra la Francia, l’Impero ed i Cantoni svizzeri. Dal XV secolo questo sale dell’Alleanza, come al tempo dei Romani il salario, divenne una moneta di scambio. Il Re di Francia lo scambiava contro debiti e mercenari.
Per la Svizzera del Medio Evo il sale fu motivo di neutralità in modo da mantenersi l’accesso ai mercati del sale di Francia e dell’Impero.
La scoperta delle sorgenti salate di Panex nel 1554 fu accolta con grande soddisfazione dall’Autorità di Berna, per allentare la dipendenza dei Cantoni svizzeri dai produttori di sale. Lo sfruttamento della sorgente salata di Panex (seppure con una salinità del solo 2%) venne concesso ad imprenditori privati. Ed altrettanto avvenne per quella di Fondement, sotto Arveyes, che sarà scoperta di li a breve.

L’importanza politica del sale di Bex

Intorno alla metà del XVI secolo, diverse vie del sale convergevano verso i Cantoni svizzeri. Ma nonostante ciò le comunità locali, si dovevano approvvigionare di sale in Francia, in Germania, in Savoia ed a Venezia.
La Valle del Rodano fu fondamentale per il commercio del sale. Ricordiamo solo che Tommaso I° di Savoia aveva fondato la città di Villeneuve sulla via commerciale che collegava l’Italia alla Germania attraverso il Gran San Bernardo. E questa fondazione fu figlia proprio dei possibili vantaggi economici e commerciali.
Verso il 1400 nel solo Cantone di Vaud si contavano 30-40 città. Questa situazione governava il buon prezzo del sale e la neutralità.
Il sale quindi era una necessità molto forte. Rappresentava un punto di potere per chi lo possedeva e giocava un ruolo politico cruciale nel panorama dell’epoca. Diciamo, che aveva un po’ il ruolo del petrolio di oggi.

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