Basalto. Roccia, geositi, paesaggi

Copertina

Copertina – Un pillow lava in giacitura rovesciata, immerso in una sequenza di varioliti (strada da Disconesi al Bocco di Bargone, 2000).

Reading Time: 19 minutes

Geositi e monumenti geologici

Da una trentina d’anni, anche in Italia, si è sviluppata una certa sensibilità ambientale rivolta soprattutto alle emergenze biologiche del territorio. Nel contempo, sono risultate carenti le informazioni e le conoscenze del patrimonio geologico.
In genere osserviamo il paesaggio che ci circonda ammirandone la forma, la luce, i colori. Talvolta rimaniamo affascinati anche da forme originali (Figura 1). Tutto questo senza avere piena coscienza di ciò che esse realmente rappresentano, quali sono stati i processi geologici e geomorfologici che le hanno modellate.
Manca un’educazione alla lettura del paesaggio.
Piu di recente si è cominciato a parlare di geositi.  È un neologismo che identifica luoghi e/o elementi di particolare interesse geologico, testimoni della storia e dei processi generatori di un certo paesaggio.
Nel 1991 si è svolto in Francia il primo Simposio Internazionale sulla Protezione del Patrimonio Geologico, sotto l’alto patrocinio dell’UNESCO.  In conseguenza è stata costituita l’organizzazione europea ProGEO, allo scopo di censire i geositi e tutelarne, valorizzarne e promuoverne la conservazione e la conoscenza.
Nel 1999, la Regione Liguria – Dipartimento Pianificazione Territoriale – ha promosso il progetto ECOZERO per la realizzazione di una serie di Banche dati ambientali e territoriali, finalizzate a fornire ad enti, imprese e professionisti un supporto per una progettazione compatibile del territorio.
La conoscenza delle aree a rilevante interesse geologico può contribuire a comprendere le diverse valenze del territorio e a legarne gli aspetti naturalistici a quelli storici e culturali delle popolazioni che lo hanno vissuto, costruito e modificato (Figura 2).
BARCA e DI GREGORIO (1999) hanno definito monumenti geologici quegli elementi del paesaggio che per forma, costituzione e processo evolutivo, esemplificano un tipo di fenomeno geologico o di processo geomorfologico di interesse scientifico, culturale, estetico. Sono i Geological Heritage (patrimonio geologico di una regione) degli Autori anglosassoni: un vulcano, una cascata, una gola, un arco di roccia (Figura 1), che assumono valenza scientifica, paesaggistica, estetica e storico-culturale.

Una sezione della Terra

La terra è rappresentata dalla successione di tre macrostrati: la crosta, il mantello e il nucleo. Il limite fra la crosta e il mantello è rappresentato dalla discontinuità di Moho.
La crosta ha uno spessore variabile da 10 a 65 Km, ed è di due tipi, la crosta continentale e quella oceanica.
La crosta continentale è costituita prevalentemente da rocce acide (ricche in Na, K e povere di Fe) granitiche e, in minor misura, dai gabbri relegati alla base dello strato. In Liguria Orientale i graniti sono presenti solo come minuscoli inclusi in alcune brecce. Al contrario sono estremamente diffusi i gabbri.
La crosta oceanica, invece, è formata dai gabbri e dai basalti. Questi ultimi sono rocce effusive, cioè prodotte dal raffreddamento di una lava basica (ricca in ossidi di Fe e Mg e povera di silice) in ambiente subaereo o subacqueo (Figura 3).
Il mantello superiore si trova al di sotto della Moho e si approfondisce fino a circa 670 km. È costituito da una roccia ultrafemica (cioè formata da minerali molto ricchi in ferro) chiamata dai geologi peridotite. Al di sotto di esso si trova il mantello inferiore che arriva fino al contatto con il nucleo (a circa 2900 km dalla superficie). A sua volta il mantello è suddiviso in Litosfera ed Astenosfera. Quest’ultimo è ancora allo stato plastico. Le zolle di cui è composta la crosta terrestre, quindi, galleggiano sull’Astenosfera e sono soggette a movimenti lenti che producono collisioni (convergenze) e allontanamenti (divergenze), secondo la teoria della tettonica a placche.

Le ofioliti

Il termine Ofioliti raggruppa tutte le rocce formatesi in quell’insenatura della Tetide che era il fondo marino dell’oceano Ligure-piemontese, circa 160 milioni di anni fa.
In generale, la formazione dei bacini oceanici avviene attraverso l’assottigliamento e la successiva lacerazione (rifting) della litosfera continentale. Quindi, dalla frattura (ridge) cominciano a fuoriuscire magmi di composizione basaltica che creano nuova litosfera oceanica. In consguenza i due margini del ridge si allontano permettendo all’oceano di ampliarsi.
La dinamica globale della Terra fa sì che la formazione di nuovi oceani porti alla chiusura e alla scomparsa di altri. Le placche che formano la superficie terrestre sono in continuo movimento e per effetto dei movimenti si generano processi di subduzione della crosta oceanica con conseguente chiusura degli oceani. In genere questi processi sono accompagnati da fenomeni orogenetici (sollevamento delle catene montuose). Spesso accade che brandelli di vecchia crosta oceanica subdotta vengano inglobati nelle catene montuose in formazione con la conseguenza di ritrovare sequenze di rocce del fondo oceanico entro le catene montuose emerse. All’insieme delle rocce di fondo oceanico che si rinvengono nella catena appenninica viene dato il nome di Ofioliti.
Poi, è seguita una fase di compressione che ha portato alla chiusura dell’oceano ligure–piemontese (fine del Giurassico, circa 140 milioni di anni fa). In questo periodo è iniziato il processo di sedimentazione di alta profondità (pelagica), rappresentato, oggi, dai depositi di diaspri e radiolariti, seguiti poi da sedimenti carbonatici più o meno puri (calcari a Calpionelle) o inquinati (Argille a Palombini), e da sedimenti prevalentemente argillosi e sabbiosi (che rappresentano apporti di tipo terrigeno provenienti dalle allora terre emerse).
Nel Campaniano (circa 90 milioni di anni fa) questo apporto terrigeno diventa sempre più imponente culminando con i cosiddetti depositi torbiditici, cioè prodotti da importanti frane sottomarine avvenute lungo le scarpate oceaniche, che sono andati a costituire potenti sequenze composte da alternanze di argilloscisti e arenarie.

I basalti a pillow lavas

Lungo la fascia costiera fra Deiva Marina e Levanto sono esposte colate basaltiche di ambiente sottomarino. Si trovano presso la Costa Vandarecca di Framura (Figura 4, Figura 5Figura 6) con un ampio e didattico affioramento che, più in basso, si sovrappone e riveste un grosso corpo mammellonare di oficalcite, il meglio conosciuto, commercialmente, come Marmo Rosso Levanto (Figura 7).
Il materiale fuso del mantello superiore, il magma, tende a risalire verso la superficie aprendosi varchi nelle rocce della crosta terrestre. Questo, fuoriuscendo, origina la colata di lava. Tali colate possono avvenire sia sulle terre emerse che sul fondo marino.

Quando le eruzioni magmatiche basiche si verificano in ambiente sottomarino si formano le così dette lave a cuscino, i pillow lavas.
Alla vista, presentano strutture costituita da ammassi di cuscini di lava uniti tra loro per mezzo di una strozzatura. Ogni singolo cuscino è ben riconoscibile in quanto ricoperto e separato dagli altri da una sottile fascia vetrosa (Figura 8 e Figura 9). Tale struttura è strettamente legata alla genesi di queste lave e al loro rapido raffreddamento quando vengono a contatto con l’acqua marina, fredda. Il rapido raffreddamento, forma immediatamente la pellicola vetrosa che, lacerandosi, farà uscire altra lava formando protrusioni bulbose. Il processo poi ricomincerà col raffreddamento veloce e la formazione di una nuova pellicola vetrosa. In conclusione, dal ripetersi del processo si creeranno i depositi di pillows.
I cuscini di lava possono assumere varie forme. Talvolta sono schiacciati per gli effetti compressivi che hanno subito nel corso dei milioni di anni e all’effetto dei fenomeni tettonici che li hanno interessati e deformati (Figura 6).
Dall’osservazione di una colata di pillows è possibile riscontrare come ogni singolo cuscino presenti una parte tondeggiante e, all’opposto, una forma a cuspide. Quella tondeggiante è la superficie superiore, a sua volta ricoperta da altri pillows. Pertanto, osservando bene la direzione delle cuspidi, si può determinare l’andamento e la direzione della colata lavica.

immagine citata nel testo

Figura 24 – Rappresentazione grafica della Pria Burgheisa (da AA.VV., 1994)

Le varioliti delle lave basaltiche a cuscini

Percorrendo la strada (ex forestale) che collega la frazione di Disconesi (Maissana) con il Passo del Bocco e quindi Bargone (GE), si incontra un ampio affioramento basaltico.
In corrispondenza di alcuni tagli stradali, lungo un discreto tratto, è possibile osservare alcune belle esposizioni di strutture variolitiche dei basalti.
I cuscini basaltici della struttura a pillow lavas presentano, esternamente e perifericamente, un orlo cloritico ultra decimetrico. Sovente è anche riempito di sferulette del diametro medio di un paio di millimetri. Si tratta di una struttura variolitica (Copertina, Figura 10, Figura 11, Figura 12 e Figura 13) generata dalla cloritizzazione del vetro primario, sul quale si erano sviluppate un’infinità di micro bollosità pseudosferiche di plagioclasio a struttura raggiata.
Sulla superficie esterna le variole sono disposte parallelamente all’asse principale dei pillows e, secondo alcuni AA., indicherebbero la direzione di estrusione del magma.
Oltre a questo, che è l’aspetto più raro, originale e didattico dell’affioramento, sono riconoscibili, in corrispondenza dei pillow tagliati o frammentati, anche le altre strutture e tessiture che caratterizzano questi elementi.

Scendendo dal Bocco di Bargone si incontra un ampio e maestoso affioramento di basalti a cuscini, messo in luce dalla tettonica locale (Figura 14, Figura 15, Figura 16 e Figura 17). Qui, i pillow lavas presentano giacitura rovesciata, le gobbe sono in basso e peduncoli in alto.
I singoli elementi, hanno diametro compreso fra pochi decimetri ed oltre un metro e mezzo.
L’esame degli elementi disarticolati e spaccati consente interessanti osservazioni sulle loro strutture e tessiture caratteristiche:

  • diminuzione della grana procedendo dal centro verso la periferia;
  • presenza di strutture globulari dovute alla crescita scheletrica fino ad arborescente dei plagioclasi, nelle fasce intermedie;
  • orlo cloritico esterno con fitta presenza di sferulette (struttura variolitica);
  • fratture radiali e concentriche di raffreddamento;
  • cavità lenticolari, anche su livelli sovrapposti, dovute all’espansione del gas, che possono essere parzialmente o totalmente riempite di sedimenti carbonatici e/o silicei (nei quali sono stati rinvenuti fossili).

Il Volto di Borzone

Un particolare affioramento basaltico.
Il Volto di Borzone, (Figura 18 e Figura 19) il Cristo di Borzone, l’immagine della Sacra Sindone (CITI, in AA.VV., 2015), la più grande scultura rupestre paleolitica d’Europa (GAIETTO, in AA.VV, 2015), scultura megalitica, menhir…

Interpretazioni affrettate e superficiali su una grande roccia di basalto che si trova in località Rocche di Borzone, in Valle Sturla (Genova), in prossimità della medievale Abbazia di Sant’Andrea,.
Nel 1967 l’Amministrazione comunale di Borzonasca decide di collegare la frazione di Zolezzi con una camionabile. Sono avviati i lavori e, durante le prime operazioni di disboscamento, il consigliere Armando GIULIANI nota una strana roccia che raffigura un volto umano. Capelli lunghi, barba. Molto vicina c’è l’Abbazia medievale di Sant’Andrea. La suggestione e l’entusiasmo della scoperta portano subito a concludere una correlazione.
Sono stati i monaci Benedettini della vicina Abbazia a scolpire nella roccia quell’immagine sacra? È stato un voto per la cristianizzazione della zona o un ringraziamento per la devozione dei valligiani (GAIETTO, 1976), come asserisce una credenza locale? Oppure è opera di una popolazione locale molto precedente, molto più antica, paleolitica? Oppure, magari, raffigura il dio Pen, da cui il nome della Valle Penna?
Ed ancora, qualcuno si chiede se sia raffigurato un uomo o una donna…
Come in tanti casi analoghi, la fantasia galoppa in assenza di una qualsiasi prova archeologica certa e non proveniente da un’archeologia parallela.
D’altra parte qualcuno (PAVAT, 2015) ha tentato confronti con altre emergenze simili. La Piedra con forma de cabeza… (Figura 20), l’Uomo che guarda la spiaggia di Langhammars sull’isola di Fåro (Figura 21), il Vichingo di Ceccano (Figura 22) e il profilo del Siculo (Figura 23). Ma queste sono tutte, essenzialmente opere naturali, scolpite dall’erosione. E lo sono come molte altre delle quali l’uomo ne ha fatto leggende. Una per tutte la struggente tragedia d’amore di Alì e Cantara

La pria Burgheisa di Prato Mollo

In conclusione un argomento collaterale ai basalti, seppure con quelli connesso. Un altro interessante geosito, quello della Pria Burghesia di Prato Mollo (Monte Aiona).
Si tratta di un affioramento monolitico di serpentinite lherzolitica: il più bello e rappresentativo affioramento di peridotiti dell’Appennino (Figura 24, Figura 25, Figura 26, Figura 27 e Figura 28).
L’affioramento è uno dei macro-intrusi ofiolitici presenti in Appennino. Questo afferisce al Complesso di Casanova dell’Unità di M. Aiona.
Le ofioliti di Pira Burgheisa mostrano un grado di serpentinizzazione modesto e rappresentano le tipiche peridotiti lherzolitiche, variabili a peridotiti dunitiche o harzburgitiche, dove si concentra l’olivina e l’associazione olivina-ortopirosseno. Nella paragenesi sono osservabili olivine forsteritiche relativamente ben conservate, clinopirosseni ed ortopirosseni. Come accessori sono presenti i plagioclasi e gli spinelli cromiferi.
I minerali sono distribuiti in bande con Cr-diopside, ortopirosseno e spinello in rilievo rispetto all’olivina (più facilmente erodibile). Da qui l’aspetto granuloso delle superfici esposte.
Le bandature sono disposte con andamento sub-parallelo fra loro, concordemente ai piani di foliazione.Sul versante orientale della Pria Burgheisa, mostrano evidenti fenomeni di deformazione tettonica con pieghe tipo chevron ad angoli molto stretti e fianchi laminati, tanto da far assimilare il litotipo ad una peridotite tettonitica di composizione lherzolitica.
Tali lherzoliti rappresenterebbero il mantello superiore dell’antica Tetide che, per fusione parziale, avrebbe originato, durante il  Giurassico, i basalti presenti nella zona.
Nell’accezione tradizionale queste rocce, se sottoposte a percussione, riprodurrebbero il suono delle campane. Inoltre, provocano una forte deviazione dell’ago della bussola.
L’affioramento si localizza nella parte sud-orientale della conca di Prato Mollo. Si tratta di un’ampia area sartumosa derivante dal riempimento, con sedimenti fini e resti vegetali, di una depressione di erosione glaciale, originariamente occupata da un piccolo lago.

Fårö, Contea di Gotland, Svezia Fårösund, Contea di Gotland, Svezia

Montalbano Elicona, città metropolitana di Messina, Italia

Marcahuasi, Lima, provincia di Lima, Perù

Ceccano, provincia di Frosinone, Italia

Alicante, Alicante, Spagna

Canazei, provincia autonoma di Trento, Italia

Localita' Borzone Bancora, 16041 Borzonasca città metropolitana di Genova, Italia

Vandarecca, Framura, provincia della Spezia, Italia

Vandarecca, Framura, provincia della Spezia, Italia

Zolezzi, Borzonasca, città metropolitana di Genova, Italia

Localita' Borzone Bancora, 16041 Borzonasca città metropolitana di Genova, Italia

Bargone, Casarza Ligure, città metropolitana di Genova, Italia

Bocco Di Bargone-Colello, 16030 Castiglione Chiavarese città metropolitana di Genova, Italia

Disconesi, Maissana, provincia della Spezia, Italia

Bibliografia

AA.VV. (1994). Guide Geologiche regionali – Appennino Ligure-Emiliano. ZANZUCCHI G. (a cura di). Società Geologica Italiana, vol. 6, coordinatore G. Zanzucchi. Roma, 1994.
AA.VV. (2015, luglio). Il volto megalitico di Borzone. Tratto il giorno marzo 23, 2025 da Abbazia di Borzone: http://www.abbaziaborzone.it/per-contattarci/il-volto-megalitico-di-borzone-autori-vari/
DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (1983). Le attività estrattive di epoca storica nel circondario di Levanto (Liguria Orientale). Riv. L’Industria Mineraria, serie III, a. IV, n 2, marzo-aprile. Roma.

DEL SOLDATO M. e PINTUS S. (1985). Studio geologico-storico delle attività e delle tecniche estrattive nella Liguria Orientale (area compresa fra Genova e La Spezia). Memorie dell’Accademia Lunigianese di Scienze G. Capellini, vol. XLV-XlVII (1975-1977). La Spezia.
DEL SOLDATO M. (1997). Risorse minerarie (lapidee e minerali) nella Liguria Orientale antica: cultura, storia e proposta di valorizzazione. In Atti della prima giornata di studi Insediamenti, viabilità ed utilizzazione delle risorse nella Liguria protostorica del Levante, Framura 20 settembre 1997. In S. BALBI, M. MARIOTTI e E. PATRONE (a cura di) I quaderni della Massocca, 1997, Genova,.
PICCARDO G.B. (1994). Le peridotiti di Mantello delle sequenze ofiolitiche dell’Appennino Settentrionale. In Guide Geologiche Regionali, n. 10 – Appennino Ligure-Emiliano, a cura della Soc. Geol. It.. Be-Ma Ed.
GAIETTO P. (1976). Favola itinerante dell’uomo dell’Età della pietra in Liguria. Genova.
GAIETTO, P. (2002). Il volto megalitico di Borzone. Tratto il giorno marzo 24, 2025 da paleolithicartmagazine.org: https://www.paleolithicartmagazine.org/pagina4.html
PAVAT, G. (2015, novembre 12). Il Vichingo di Ceccno e l’Uomo che Guarda sul’Isola di Fåro; opera dell’Uomo o della Natura? Tratto il giorno marzo 23, 2025 da www.ilpuntosulmistero.it: http://www.ilpuntosulmistero.it/il-vichingo-di-ceccano-e-luomo-che-guarda-di-lisola-di-faro-opera-delluomo-o-della-natura/
VILLA, S. (2017, settembre 07). Volto megalitico, a Borzone enigmi ed emmozioni scolpiti nella roccia Tratto il giorno marzo 23, 2025 da Città Metropolitana di Genova: https://www.cittametropolitana.genova.it/it/news/webnews/volto-megalitico-borzone-enigmi-ed-emozioni-scolpiti-nella-roccia-video-tabloid

Rispondi