Un’anguilla in Cattedrale

Copertina

Copertina – L’anguilla fotografata in una vasca dell’area archeologica presente sotto il pavimento attuale della Cattedrale di Brugnato (Figura 7). Sarebbe arrivata insieme alle abbondanti infiltrazioni manifestatesi dopo le piogge intense dell’ottobre 1998.

Preambolo

Negli ultimi trent’anni circa, la Cattedrale di Brugnato, dedicata ai Santi Pietro, Lorenzo e Colombano (Figura 1 e Figura 2) è stata colpita da ripetuti e successivi eventi alluvionali.
Sono situazioni innescate da infiltrazioni idriche, talvolta anche consistenti. Queste hanno interessato in particolare l’area archeologica presente al di sotto del piano pavimentale dell’attuale edificio sacro.
Dal alcuni anni, il sotterraneo era dotato di un sistema di pompe a immersione che entravano in funzione in caso di necessità. Purtroppo il sistema è stato messo fuori uso dall’alluvione del 2011. Nonostante questo le necessità di eduzione delle acque di infiltrazione sono state e sono frequenti. Naturalmente sono accadute in periodi di piogge intense e perduranti, ma stranamente anche in periodi di siccità. Nel primo caso, ad esempio, un evento intenso si è verificato dopo le piogge del 28 settembre e 6 ottobre 1998. Quindi nell’agosto 2005 mentre erano in atto gli scavi in piazza Ildebrando (Figura 3). In quel frangente …la pioggia che è caduta nei giorni scorsi e l’acqua che filtra dal terreno si sia raccolta al loro interno, producendo un odore nauseante e soprattutto creando l’ambiente ideale per zanzare e insetti... (La Nazione della Spezia, 2005.08.17). Un altro evento è occorso nella notte fra il 9 ed il 10 febbraio 2016 quando, in seguito a forti piogge è esondato l’antico Bedale, oggi interrato, che passa dietro la chiesa, danneggiando la copertura della piazza a rissëu (Figura 4 e Figura 5).
Più originale è stato l’allagamento dell’area archeologica prodottosi durante questa siccitosa estate del 2022. Il 6 luglio scorso è stato necessario addirittura l’intervento dei Vigili del Fuoco.

Le origini dell’insediamento: l’area archeologica

Circa due metri al di sotto della pavimentazione della Cattedrale (Figura 6) è conservata una densa stratificazione di resti fondali di edifici differenti.
I più antichi sono di epoca romana o tardo antica, cioè di fine V – inizi VI secolo d.C. (rosso di Figura 7). …La scarsa documentazione archeologica relativa al periodo non impedisce di riconoscere nel sito di Brugnato una frequentazione che risale ad età romana, comunque antecedente la fine del V secolo d.C., confermando l’importanza del luogo fra quelli prescelti per avviare la prima cristianizzazione del territorio… (Lucia GERVASINI in CAMPANA, GERVASINI e ROSSI, p. 106).
La prima chiesa, ad unica navata, è quella maggiore (giallo di Figura 7) cui segue la seconda chiesa, bizantina, di VI secolo (verde di Figura 7). Successivamente, la prima chiesa, è stata ampliata in direzione dell’attuale facciata (Figura 1) con inserimento della vasca battesimale circolare (Figura 8) e degli archetti (che non hanno funzione strutturale). In ultimo, è stata edificata l’attuale chiesa romanica (viola in Figura 7) a schema binavato. Questa ha recuperato gli spazi degli edifici precedenti. 
Di epoca tardomedievale è l’affresco raffigurante San Colombano (Figura 2 e Figura 9).

L’origine dell’Abbazia

Le condizioni logistiche sono state fondamentali per localizzare la prima Abbazia. E questa scelta avrà un ruolo decisivo anche nell’origine dei problemi più recenti.
…A Brugnato le caratteristiche del luogo – posto in un’area pianeggiante alla confluenza fra il Vara e il Gravegnola, protetto da boscose colline e in prossimità di un tracciato minore della via Francigena – sono state ritenute dai monaci benedettini propizie alla nascita del primo nucleo abbaziale, verosimilmente sul finire del VII secolo d.C. e riconducibile al monachesimo bobbiese come ricorda la dedica ai santi Pietro e Colombano… (Lucia GERVASINI in (CAMPANA, GERVASINI, & ROSSI, p. 106).
Ne è conseguita la creazione del primo nucleo abitato, probabilmente ad opera di seguaci di Colombano, …nonostante la dedica a quest’ultimo appaia solo nel XI secolo insieme a quella di San Lorenzo, mentre le prime attestazioni del IX secolo ci riportano solo il nome di Pietro… (PETRELLI, 2014-2015, p. 7).

Da Abbazia a Cattedrale

Nel 1130 …Siro secondo fatto Arcivescovo da Papa Innocenzo II., facendo Metropoli la Cattredale di Genova, e ad essa soggettando i Vescovati di Mariana, Accia, e Nebbio in Corsica; di Bobbio, e di Brugnato in Terraferma (…) aveva soggettato a questa Metropoli il Vescovo d’Albenga. Morì Siro l’anno 1163., e fu sepolto nella Cattedrale… (RATTI, 1780, p. 169). Questo avvenimento è ricordato anche dal BÜSCHING (1777, p. 274), dal BERTOLOTTI (1834, p. 113 che cita il GIUSTINIANI), dallo ZUCCAGNI ORLANDINI (1836, p. 706) che ricorda, anche, come quell’atto costituisse la trasformazione da Abbazia benedettina a Vescovado mantenendogli il titolo di Città, e da (PAVONI, 1990).
È questo l’atto istitutivo della Diocesi di Brugnato (BENENTE, 2005) che, fino a quel momento, era stata Abbazia benedettina, di fondazione longobarda (FORMENTINI, 1939; POLONIO, 1979; PAVONI, 1990).

La consistenza dell’area archeologica

Connesso alla chiesa paleocristiana esisteva un complesso monastico (SS. Pietro, Lorenzo e Colombano) fondato probabilmente in età longobarda (FRONDONI, 2003a pp. 92- 93).
Le ultime campagne di scavo hanno allargato le conoscenze di quanto conservato sotto al sagrato della Cattedrale (Figura 10 e Figura 11), nell’episcopio, nella piazzetta dietro l’abside (Figura 4) e nella piazza Ildebrando (Figura 3).
Nel primo caso sono emerse …alcune tombe relative alla necropoli paleocristiana (Figura 10 e Figura 11), già in precedenza ritrovata all’interno della chiesa (Figura 6 sn e Figura 7)… e poi dietro l’abside. …Si tratta di sepolture in fossa terragna, orientate Est-Ovest e prive di corredo, scavate in uno strato a matrice sabbio-limosa, di probabile formazione naturale… (FRONDONI, 2008a). Nel 2005, ...indagini estensive eseguite in Piazza Ildebrando, alle spalle del palazzo vescovile, hanno inoltre evidenziato una cinta muraria, con fondazione a palificata lignea, anteriore alle mura del borgo medievale, preliminarmente attribuita alla cinta circolare che proteggeva l’insediamento monastico… (FRONDONI, 2008b; FRONDONI et al., c.s.a; Figura 3).

Immagine citata nel testo

Figura 12 – Correlazione in chiave geo-litologica dei risultati di prove geotecniche eseguite alla fine del secolo scorso, nel chiostro e nell’uliveto dell’Arcivescovado.
Legenda: Puntinato nero = terreni prevalentemente argillosi; Rigato trasversale blu = terreni prevalentemente sabbioso-limosi
.

La piana di Brugnato

Il complesso archeologico ed il centro storico di Brugnato si collocano nella pianura alluvionale del fiume Vara, fra le confluenze dei torrenti Chicciola (a Ovest) e Gravegnola. È sostanziale ricordare che in origine il corso del torrente Gravegnola si svolgeva almeno 500 metri più vicino al centro storico. La migrazione dell’alveo verso est è stata in parte naturale (paleoalvei) ed in parte, più recentemente, antropica.
I rilievi montani incipienti sono essenzialmente dominio delle Arenarie del Monte Gottero. Lo stato di conservazione di tali arenarie turbiditiche e delle intercalazioni argilloscistose è generalmente condizionato dalla tettonica. Gli affioramenti sono fortemente fratturati, disgregati e alterati.
Questo ha condizionato e condiziona l’alimentazione dei corpi alluvionali che costituiscono la pianura.
Dall’analisi delle stratigrafie, da sondaggi di vario tipo, emerge una certa preponderanza delle frazioni granulometricamente più fini nelle sequenze stratigrafiche imputabili all’azione del torrente Chicciola. Al contrario, quelle riferibili all’azione del torrente Gravegnola sono francamente più grossolane (Figura 12). Inoltre, i sedimenti imputabili all’azione del torrente Gravegnola manifestano una conclamata presenza ofiolitica, contrariamente ai sedimenti provenienti dal bacino del torrente Chicciola.

L’area del Borgo e della Cattedrale

Da un’indagine geotecnica eseguita alla fine del secolo scorso nelle due aree verdi immediatamente a monte dell’edificio sacro è emersa un’anisotropia orizzontale (Figura 12). I terreni presenti nel chiostro manifestano una spiccata presenza argillosa che impedisce, di fatto, l’instaurarsi di una falda, anzi la contengono, almeno fino a tre metri di profondità. Questa situazione sembrerebbe proseguirsi in corrispondenza del sedime di fondazione della Cattedrale (o di gran parte di esso) come confermerebbe anche la quasi totale assenza di infiltrazioni in gran parte dell’area di scavo (puntato di Figura 12).
Differente è la situazione nel frutteto. Qui aumenta la frazione grossolana spiccatamente siltoso-sabbiosa, con locali evoluzioni in ghiaia e con diffusa presenza di ciottoli fino ad ultra-decimetrici (rigato trasversale blu di Figura 12). Esiste qui una differenziazione fra un primo livello che veicola lo scorrimento per laminazione (strato con ciottoli poco elaborati, quello che innesca gli allagamenti) ed un livello più profondo contenente la falda, a ciottoli fortemente elaborati.
In conclusione, il livello più superficiale potrebbe anche aver subito una qualche interazione antropica. Al contrario, quello contenente la falda sarebbe di natura più spiccatamente alluvionale. 
Nel complesso ambedue sono suscettibili di veicolare l’acquifero. Questo complesso grossolano tenderebbe, poi, ad immergersi verso Ovest al di sotto di quello precedente, più francamente argilloso, come dimostrerebbe la presenza del pozzo della vicina piazza  Brosini (Figura 13).

Considerazioni idrogeologiche

In letteratura sono note cartografie che ricostruiscono l’andamento delle isofreatiche della zona di Brugnato. Il loro continuo aggiornamento ha consentito di stabilire che l’alimentazione della falda freatica caratteristica della pianura urbana avviene per l’azione prevalente dal torrente Gravegnola e, in subordine, per quella del torrente Chicciola (Figura 14). Al contrario il drenaggio viene esercitato dal fiume Vara.
Dal punto di vista più strettamente idrogeologico le osservazioni possibili in corrispondenza di pozzetti geognostici eseguiti nella piazzetta San Lorenzo hanno confermato la presenza di uno scorrimento laminare alla profondità  di circa 1.60 m dal p.di c. (quota assoluta circa 114.90 m s.l.m.), sovrapposto allo strato contenente la falda vera e propria. Questo livello nel quale avviene lo scorrimento laminare presenta caratteristiche d’uso antropico.
La correlazione dei dati sperimentali ha condotto alla formulazione di un’ipotesi.
Le stratigrafie in corrispondenza del chiostro presentano una spiccata componente argillosa (Figura 12) che impedisce, di fatto, l’esistenza di una falda sub-superficiale. Questa situazione sembrerebbe proseguirsi in corrispondenza del sedime di fondazione della Cattedrale, o di gran parte di esso.
Al contrario, la stratigrafia in corrispondenza del frutteto, con maggiore presenza delle frazioni più grossolane, contiene la falda (Figura 12). E l’abside della Cattedrale è in parte impostato anche in questi terreni a spiccata suscettività a contenere l’acquifero.

L’influenza del drenaggio

La radicale influenza antropica sull’assetto idrogeologico locale si è manifestata con l’arginatura dei collettori principali ed il tombamento di quelli secondari. Quindi, sulla situazione naturale si è impostata una rete idraulica del tutto antropica. L’elemento più caratterizzante di questa è il corso del rio Bedale, come appare leggibile già sulla cartografia di fine Seicento di Matteo VINZONI (Figura 15) e su quella catastale dei primi del secolo scorso.
Seppure senza prova certa, viene però asserita, nel 1133, la presenza di una …gora  la quale attraversa l’abitato dando vita ai mulini assegnati dal Vescovo come congrua ai Canonici Curati, dalla fondazione della Diocesi… (RAVECCA).
Il rilievo eseguito dall’
Ing. Matteo Brigadiere Vinzoni per conto del Serenissimo Pietro Francesco Grimaldi Doge della Serenissima Repubblica di Genova l’anno 1647, ma datato 1700, descrive una canalizzazione a cielo aperto, presente a monte dell’abitato (Figura 15 e Figura 16). Questa proviene da est. È una derivazione idrica dal torrente Gravegnola com’è ricordata nella cultura materiale locale.
Dopo una curva ad angolo retto la canalizzazione attraversava il Borgo sottopassando alcuni edifici e procedendo a cielo aperto per le altre porzioni del percorso (Figura 16). A conferma, lungo la ex via del Seminario, il transito pedonale
era assicurato da un ponticello ad arco (Figura 17). A valle di questo era presente un lavatoio pubblico che sfruttava proprio lo scorrimento a cielo aperto del rio Bedale (Figura 18). Il deflusso veniva assicurato da una sorta di scolmatore che baipassava il Borgo e si ricongiungeva con il rio Bedale a valle dell’abitato (tratto 2 di Figura 16), ripercorrendo parte del fossato medievale (FORMENTINI, 1938) presente a valle del cerchio delle mura. Oltre l’abitato proseguiva a cielo aperto in direzione sud, presumibilmente fino a confluire nel fiume Vara.

I due rami del Bedale sarebbero poi stati interrati, ma riattivati a seguito dei lavori conseguenti i danni dell’alluvione del 2011.

Da dove viene l’acqua di infiltrazione.

Fra le varie indagini eseguite nel secolo scorso si trova anche un’analisi chimico-fisica qualito-quantitativa dell’acqua affluita nell’area dello scavo archeologico.
I risultati analitici hanno evidenziato due fattori contrastanti all’ipotesi che quella di infiltrazione fosse esclusivamente acqua di origine freatica.
All’atto del prelievo, l’acqua di infiltrazione era addirittura più calda di quella delle fontanelle pubbliche del civico acquedotto. Poi, il valore di ossigenazione era troppo elevato per un’acqua di falda. E, infine, era presente un’anomala concentrazione di inquinanti organici. Quindi un’acqua costituita da componenti diverse. Di provenienza dalla falda, ma anche e soprattutto da perdite dei condotti delle acque bianche (e nere) dell’abitato oltre che dalle residue funzionalità del Bedale.
E l’anguilla (Copertina) trovata a seguito degli eventi del 1998? Ci sarebbero solo due possibilità per spiegarne la presenza: l’animale è stato immesso intenzionalmente da qualcuno, oppure è giunto nell’area archeologica insieme all’acqua che ha prodotto l’allagamento. Esclusa la prima ipotesi, può spiegarsi solo con la comunicazione diretta fra l’area archeologica ed una canalizzazione esterna al monumento, ma collegata al reticolo idrografico generale. La risposta razionale è la presenza di un ramo o di una porzione ancora attiva dell’originario rio Bedale. L’ipotesi concorderebbe con i valori di temperatura e di ossigenazione dell’acqua emergente, con l’incremento di portata dovuto allo scarico delle pompe (oggi inattive) durante il nubifragio del 1998, nonché con l’immediato allagamento dell’area archeologica prodottosi a seguito di quel nubifragio.
Questa, tuttavia era la situazione precedente all’alluvione del 2011. Dopo quell’evento è cambiato qualcosa. Innanzitutto i ripristini eseguiti nel centro storico possono aver eliminato parte delle infiltrazioni di acque superficiali. E soprattutto avrebbero indotto l’innalzamento della falda producendo l’allagamento persistente di acque pulite (di falda) nell’area archeologica.

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