In copertina: meteorite indifferenziata, condrite ordinaria 3 del peso di 340 grammi proveniente dal Marocco.
Provenienza dei frammenti di condriti dal Marocco
Nel segno di vengono da lontano, come le nostre storie, in questo primo articolo parliamo di meteoriti o meglio, nel caso specifico, di condriti, condriti dal Marocco.
Il ritrovamento di dimenticati campioni di roccia senza ulteriore specificazione se non la provenienza, è stata un’ottima occasione per fare delle osservazioni petrologiche. I campioni, una decina, erano frammenti di rocce a colorazione nero-bruna, più o meno scure, con lucentezza metallica, talvolta brillanti e con parti arrotondate-lisciate, come se fossero state consunte. In altri casi apparivano strutture non sempre risolvibili ad occhio nudo.
I campioni provenivano tutti dal Marocco ed in particolare dalla regione compresa fra i villaggi di:
- Merzouga, in passato una delle principali oasi di sosta e rifornimento per le carovane che attraversavano il deserto seguendo le piste che dall’Africa Subsahariana conducevano al Mediterraneo,
- Erfoud, capoluogo della provincia e sede di un vasto museo di fossili locali,
- Rissani, con i suoi villaggi fortificati),
- nonché dalla zona di Zagùra (nella valle del fiume Draa).
Tabella I – Definizione degli undici campioni analizzati e rapporto fra le loro dimensioni e peso. Le dimensioni sono in millimetri ed il peso in grammi.
Descrizione dei campioni di condrtiti dal Marocco
Sulla maggior parte dei campioni analizzati (Tabella I qui sora) è stato possibile riconoscere alcune delle strutture più caratteristiche delle meteoriti, e delle condriti in particolare.
Innanzitutto la presenza di condrule, sia in aggregati, che in elementi isolati, di dimensioni estremamente varie.
La Figura 1 rappresenta una porzione del sistema di condrule del campione 20190523_02 ad ingrandimento x40, mentre la Figura 2 evidenzia il dimensionamento dei diametri di alcune condrule del sistema. È risultato che i diametri minimi oscillano, per questo campione, fra 400 e 450µ, mentre il diametro massimo oscilla fra 500 e 780µ.
Lievemente più ampio il gap fra i diametri delle condrule isolate di Figura 3 che sono risultati generalmente oscillare fra 270 e 380µ (diametro minore) e fra 400 e 530µ (quello maggiore). Non sono mancati rari casi estremi, nei quali i diametri massimi misurati hanno raggiunto e superato il millimetro, potendoli distinguere anche ad occhio nudo (1170µ).
Significativa, poi, la presenza di strutture a regmaglipti, come quelle di Figura 4. Si tratta di estesi sistemi di piccole depressioni simili a ditate, impronte di pollici, che si producono sulla superficie durante il transito nell’atmosfera.
Altre caratteristiche riconosciute sono state:
- la distribuzione di sferule vitree (probabile lechatelierite?), soprattutto all’interno di venature (Figura 5). Queste sono indice di vetrificazione del materiale siliceo di riempimento indotta dall’attrito all’ingresso in atmosfera. Le sferule hanno fornito dimensioni molto varie (Figura 6), comprese fra i 410 ed i 680µ per i diametri minori e fra 600 ed 850µ per quelli maggiori.
- il peso e la reazione ai magneti, indice di elevata presenza di ferro in plaghe irregolari. Qui sarebbe associato a nikel in minutissime scaglie estremamente riflettenti e brillanti;
- la presenza di strutture breccioidi in un paio di campioni, indice di possibile presenza carbonacea (Figura 7);
- l’esistenza di materiale vetrificato alla salbanda (margine) di alcune micro-fratture (Figura 8).
Diagnosi e classificazione dei campioni di condriti dal Marocco
In base alle caratteristiche delle condrule è stato possibile affinare la classificazione di alcuni campioni: in tre casi sono stati definiti come meteoriti indifferenziate, condriti ordinarie e, di queste, due con indice 3 ed una con indice 7.
Comparando le diverse caratteristiche riscontrate sui campioni è stato possibile raggrupparli in due grandi insiemi:
- nel primo insieme sono rientrati i frammenti a colorazione scura, bruna (occasionalmente con sfumature verdastre), ma con tonalità bruno-scure e nere in sottordine, superfici generalmente arrotondate, poco riflettenti, con sistemi di frattura poco evidenti, ramificati e bassa pesantezza in rapporto al volume. Occasionalmente sono state riscontrate aree a struttura pseudo-breccioide oppure con fasce vetrificate all’intorno delle condrule o alla salbanda delle fratture; in questi casi la classificazione è stata limitata a condrite ordinaria suddividendo i campioni in due sottogruppi in base all’indice delle condrule: gruppo 1.1 con indice 7 e gruppo 1.2 con indice 6;
- nel secondo insieme sono rientrati i frammenti che hanno evidenziato colorazione molto scura, nero-bruno scuro, superfici lucenti e riflettenti, con maggiore pesantezza in rapporto al loro volume e presenza di sistemi di frattura anche ad andamento planare e fra loro sub-ortogonali. In particolare, gli elementi di questo insieme sono caratterizzati da evidenti strutture a condrule sia aggregate che isolate ed a regmaglipti. In questo caso sono state classificate come meteoriti indifferenziate, conditi ordinarie, ulteriormente suddivise in due sottogruppi: 2.1 con indice 3 e 2.2, per analogia morfologica ai precedenti ma in assenza di condrule, con indice 7.
Conclusioni
In conclusione, i vari campioni sono frammenti di condriti più grandi (un minimo di tre o quattro) che hanno subìto un impatto rigido su una roccia al termine della caduta, con conseguente loro frammentazione secondo sistemi di frattura sia irregolari che sub-rettilinei, complanari e, talvolta, fra loro sub-ortogonali.
Conseguentemente all’impatto, i frammenti sarebbero verosimilmente ricaduti a terra e rimasti in condizioni di sub-superficialità come attesterebbero le tracce di sabbia fine e molto fine (diametro compreso fra 80 e 130µ, con massimi fino a 160-170µ), silicea, di colore ocraceo-mattone che si trovano su alcune facce delle singole condriti.
In tale ottica si può anche ritenere che l’area di impatto si trovasse in una zona desertica di tipo reg o serir o in una uadi (letto secco di fiume) e, in ogni caso, in un deserto sassoso.
Hiran, Somalia
Zagora, Draâ-Tafilalet, Marocco
Er-Rissani, Draâ-Tafilalet, Marocco
Merzouga Camp, Taouz, Draâ-Tafilalet 52, Marocco
Erfoud, Draâ-Tafilalet, Marocco
Note di aggiornamento
2021.07.04 – L’allobogdanite è un minerale che, in teoria, si trova solo nelle meteoriti. Di recente però è stato trovato nella regione del Mar Nero. Ne parla una curiosa notizia.
2021.09.05 – La shergottite è il tipo principale di meteorite marziano. Trovata la più grande. Molto interessanti anche gli articoli richiamati nel link.
Incisione su legno con le stelle cadenti in Inghilterra del 13 dicembre 1833. Da: Corriere della Sera
2023.01.15
Un meteorite caduto in Somalia contiene due minerali mai visti prima
Da Luigi BIGNAMI, FOCUS del 7 dicembre 2022
Alcuni ricercatori canadesi hanno trovato, in un meteorite caduto in Somalia (forse…) nel 2020, due minerali mai visti prima nel nostro Pianeta.
Un gruppo di ricercatori canadesi afferma di aver scoperto due nuovi minerali, e forse anche un terzo, dopo aver studiato una sezione sottile di un meteorite di 15 tonnellate precipitato in Africa orientale. Il meteorite, il nono più grande di cui si conosca l’esistenza, ha una larghezza di oltre 2 metri ed è stato portato alla luce in Somalia nel 2020. O almeno, così sembra, perché le popolazioni locali affermano invece che a loro era ben noto da generazioni, veniva chiamato Nightfall ed era “celebrato” anche in antiche canzoni e poesie.
IL NUOVO SOPRANNOME. Gli scienziati occidentali, tuttavia, hanno soprannominato la roccia extraterrestre El Ali perché è stata trovata vicino alla città di El Ali, nella regione di Hiiraan, in Somalia. Un campione di 70 grammi del meteorite, la cui composizione è soprattutto ferro, è stata inviata alla collezione di meteoriti dell’Università di Alberta in Canada per essere classificato.
Chris Herd, del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Atmosfera e curatore della collezione, ha affermato che durante la classificazione della roccia ha notato minerali “insoliti”. Herd ha chiesto allora ad Andrew Locock, responsabile del laboratorio di “microsonda elettronica” dell’università, di indagare.
Spiega Herd: «Il primo giorno in cui ha fatto alcune analisi mi sono subito detto che c’erano almeno due nuovi minerali lì dentro. Ma volevo esserne sicuro. Si trattava di una scoperta fenomenale. La maggior parte delle volte infatti ci vuole molto più lavoro per affermare che si è di fronte a un nuovo minerale».
IN LABORATORIO. Minerali simili erano già stati creati sinteticamente in laboratorio negli Anni ’80, ma non erano mai stati osservati in natura, ora invece sono stati trovati. Herd ha aggiunto: «Questi nuovi minerali potrebbero aiutare a capire come funziona il “laboratorio della natura” e potrebbero avere applicazioni ancora sconosciute nel mondo reale».
Un terzo minerale potenzialmente nuovo è ancora in corso di analisi. I due nuovi minerali sono stati chiamati uno elaliite, dal luogo della scoperta (El Ali), l’altro elkinstantonite, da Lindy Elkins-Tanton, principale responsabile della prossima missione Psyche della Nasa, che ha come obiettivo quello di inviare un veicolo spaziale su un asteroide ricco di metalli.
«Lindy Elkins-Tanton ha molto studiato come si formano i nuclei dei pianeti, che sono composti per lo più da ferro e nichel, proprio come accade ai meteoriti di ferro e in particolare a quello trovato in Somalia», spiega Herd.
«Quindi aveva senso dare il suo nome a quel minerale e riconoscere i suoi contributi alla scienza».
Il meteorite trovato vicino alla città di El Ali in Somalia.
Fotografia: per gentile concessione di Global Resources. Da The Guardian
Una fetta del meteorite di El Ali, ora nella collezione di meteoriti dell’Università di Alberta. Contiene due minerali mai visti prima sulla Terra.
Foto: Università di Alberta. Da GExperience
Bibliografia
CATTELAN, M. (2012, gennaio 01). http://www.eanweb.com/2012/meteoriti-caratterisiche-fisiche-chimiche-classificazione/. Tratto il giorno maggio 26, 2019 da www.eanweb.com.
MATTHIOLI, P. A. (1621). I discorsi … nei sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della materia Medicinale (1621 ed., Vol. unico). Venezia, Venezia, Italia: Marco Girami.
PRATESI, G. (2012). Per aspera ad astra: la collezione di meteoriti. In V. AA., & G. PRATESI (A cura di), Il Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze (Vol. IV – Le collezioni mineralogiche e litologiche, p. 127 – 141). Firenze, Firenze, Italia: Firenze University Press.
SERRA, R. (2011, novembre 30). http://www.eanweb.com/2011/le-meteoriti-una-rassegna/. Tratto il giorno maggio 26, 2019 da www.eanweb.com.