Copertina – Particolare del maiale portato a Siena nell’affresco di Ambrogio LORENZETTI sugli Effetti in città e campagna del Buongoverno (da festivaldelmedioevo.it))
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Note sul maiale presso gli Etruschi
Il carattere di adattamento del maiale all’ambiente si conferma a Spina (Figura 30). Qui, si è trovato a suo agio nell’ambiente palustre anche per la presenza di querceti, quindi ghiande. La pianura bonificata dagli Etruschi era in grado di produrre notevoli quantità di cereali. Nel V-IV sec. BC il commercio con Atene prevedeva, fra l’altro, generi alimentari fra i quali la carne di maiale stagionata (AA.VV., 2011).
Presso gli Etruschi il maiale era parte della dieta. Se ne trovano i resti, ad esempio, nella capanna A di Montacchita (Palaia, Pisa; Figura 31), frequentata fra la fine del VIII e la prima metà del VI secolo BC. Nello scavo archeologico sono stati qui recuperati 18 frammenti determinabili, dei quali …15 frammenti di bovino e 3 di maiale… (BISIO, 2006, p.91). …I resti di maiale testimoniano con una mandibola con M3 (usura II-III) la presenza di un soggetto adulto, ma non anziano, di età almeno superiore ai 18-20 mesi. Sul collo di un scapola è presente una troncatura, probabilmente finalizzata alla suddivisione della spalla… (BISIO, 2006, p. 93). Analogamente nella capanna B (Figura 31), frequentata fra la seconda metà VI e gli inizi V secolo BC. …I suini (7 resti) sono rappresentati da una mandibola con dentatura che indica un individuo di età almeno superiore ai 12-15 mesi (…) Infine un frammento di diafisi di tibia, di dimensioni abbastanza grandi, poteva suggerire una attribuzione alla sottospecie selvatica, ma la piccola pezzatura e la mancanza di ulteriori caratteri distintivi, ha suggerito in ultima analisi di determinarlo come Sus scrofa domesticus L... (BISIO, 2006, p.94). Mentre è certa la giacitura dei resti nella capanna A, qualche incertezza riguarda quelli della capanna B. Essi potrebbero essere successivi ad una regolarizzazione del piano di calpestio della seconda che avrebbe rimescolato quelli sottostanti. Tuttavia questo cambia poco dall’originale datazione dei primi e dalla coeva attività di macellazione. Altri frammenti di maiali, ma in età più matura, provengono dalla fase di abbandono della capanna B.
Relativamente alle modalità di preparazione dei cibi a base di maiale a Montacchita, sono fornite conferme …dalla presenza di bruciature sulle estremità di alcune ossa lunghe (sia di maiale che di bovino) che testimonierebbe la cottura per arrostimento della quale è rimasta traccia nelle parti non ricoperte dalla carne… (BISIO, 2006, p.100; Figura 32).
Note sul maiale nella Sardegna Nuragica
Resti di maiali domestici emergono anche dagli scavi del villaggio di Su Coddu, presso Cagliari (ZEDDA e MANCA, 2007-2012, Appendice 2) o …nella fortezza del Nuraghe Sirai (…dove…) la sussistenza della comunità ivi stanziata è basata sul consumo di carni suine -compresi sia maiali domestici che selvatici- e cervi… (CARENTI, 2017, p.305; Figura 43). Alla macellazione erano avviati individui di ogni età, giovanissimi, giovani (complessivamente 34% di età inferiore a 18 mesi) e di età matura, il restante 64% (MELIS, CELANT e ZEDDA, 2021). Situazione che si trova ripetuta nell’insediamento nuragico di Sa Osa-Cabras (DEPALMAS, MELIS, VIDILI, UCCHESU e ZEDDA, 2021; Figura 44).
Nel nuorese, dopo lo scavo del TARAMELLI (1929), il Santuario Nuragico (Figura 45) e l’annesso villaggio di Abini (XII-IX sec. BC) sono stati oggetto di ricerche archeologiche nel 2013 e 2014. Da queste è emerso che dei 12 Kg di materiale faunistico recuperato e mal conservatosi, il 54% era composto da resti di suini di tutte le classi, ma con prevalenza degli individui adulti. Un caso particolare, poiché nelle altre località nuragiche la presenza di resti di suino è compresa fra il 10 ed il 25%. Purtroppo, dato il livello di conservazione, non è stato possibile definire se trattatasi di maiali, e quindi conseguenti ad allevamento, o di cinghiali, e quindi con grande ricorso alla caccia, o di ambedue. In ogni caso viene attestato un alto consumo di suini, maiali e/o cinghiali (DEPALMAS, BULLA, FUNDONI e Zedda, 2021). Ma ad Abini è attestata anche l’offerta di suini in giovane età …da un bronzetto, di cui residua un maialetto, a testa in giu e forse già privo di vita, sorretto per una zampa da una mano offerente... (DEPALMAS, BULLA, FUNDONI e ZEDDA, 2021; Figura 33).
Preponderanza dell’allevamento di maiali si riscontra nei numerosissimi reperti provenienti dal sito di Scogli di Apani (Brindisi Figura 34). Fra questi, alcuni frammenti erano riferibili anche a cinghiali (Sus Scrofa ferus; DE GROSSI MAZZORIN, EPIFANI e SCARANO, 2021).
Individui giovani, con prevalenza di quelli inferiori a 12 mesi o di poche settimane e, addirittura, di feti sono stati rinvenuti nella Grotta Verde di Alghero (MARSALA, 2021; Figura 46), sito frequentato da Neolotico Antico. Non è certo se queste specifiche macellazioni avessero scopo alimentare e/o rituale. Uso certamente di offerta votiva a Demetra, di maialini, appare acclarata nel V secolo BC a Mozia con i ritrovamenti nell’area sacra del Kothon (SPAGNOLI, 2013, p.155; Figura 47 e Figura 48).
Note sul maiale nell’Italia centro-settentrionale
Numerosi resti zoologici provenienti da abitati della Romagna e del Bolognese (Bronzo Antico e Medio) sono stati studiati da LEONINI, MAINI, MAIARI, MORANDI e VALLI (2021). In particolare, dallo scavo archeologico eseguito nell’area dell’ex Centro VGS di Cattolica è emersa un’area …ricca di scarti di macellazione con ossa schegge e strumenti in selce. Nell’area con scarti di macellazione erano ben visibili alterazioni da fuoco con arrossamenti del terreno ance di dimensioni considerevoli. (...). Le due aree con terreno rubefatto presentavano una composizione faunistica piuttosto simile e nel loro complesso varia… (LEONINI, MAINI, MAIARI, MORANDI e VALLI, 2021; Figura 35). I maiali domestici rappresentavano la maggiore presenza, con il 44% del totale. Sono stati riconosciuti soprattutto animali giovanissimi, da un neonato a maialini di massimo un anno. Dai resti di animali adulti domestici emerge un sostanziale abbattimento per ottenere buoni quantitativi di carne, che erano integrati con fauna selvatica, testuggini palustri (Figura 36 e Figura 37) e molluschi marini e terrestri (LEONINI, MAINI, MAIARI, MORANDI e VALLI, 2021). Più a nord, nella palafitta di Polpenazze del Garda (Figura 38 e Figura 39), la principale risorsa di carne è stata quella di maiale. Qui, durante l’Età del Bronzo, ovini e bovini erano soprattutto sfruttati per il latte e come forza lavoro. Più eterogenea è la presenza di suini, ovini e bovini nella coeva palafitta di Molina di Ledro (AA.VV., 2017; Figura 40). Al contrario, molto scarsa (max 10%) è la presenza dei suini nel medesimo periodo in Trentino Alto Adige-Südtirol (MARZATICO e TECCHIATI, 1997, p.69). Cosi pure si riscontra nel Neolitico antico di Lugo di Grezzana (Verona) dov’è attestata un’economia di autoconsumo, come nel sito di Amolara di Adria (Rovigo), o nel sito Neolitico recente di Castelnuovo Teolo, con una presenza del maiale del 15% ca. (AA.VV., 2013).
La macellazione di suini giovani a scopo alimentare pare presente già nel Neolitico. Così, nella Grotta dei Cocci di Narni (DE ANGELIS, et al., 2021). Tuttavia, appare meno spiegabile la presenza di reperti di feti a termine o neonati, se non imputabile ad alta mortalità per malattie o denutrizione delle scrofe o maialini in età perinatale. In alternativa si deve pensare ad un uso rituale. …L’uso di offrire in sacrificio scrofe o vacche gravide e maialini o anche vitellini appena nati è testimoniato, tra glia altri, da VARRONE (…) e OVIDIO (…) ancora in epoca romana… (DE ANGELIS, et al., 2021). La situazione riscontrata a Grotta dei Cocci non è, comunque, unica. …La presenza di resti di animali domestici di queste particolari classi di età (…) è confrontabile con la Grotta Continenza e Grotta dei Piccioni di Bolognano in Abruzzo (…), Grotta Mora Cavoroso nel Lazio (…) e soprattutto con Grotta Sant’Angelo sulla Montagna dei Fiori in Abruzzo… (DE ANGELIS, et al., 2021; anche GRIFONI CREMONESI, 2021) e nell’abitato del Bronzo Finale delle Sorgenti della Nova (ROSATI, 2014, p.15).
…Interessante è (poi) il caso di Grotta Patrizi (…AGOSTINI, TERRAGNI e ZAPPAROLI, 1979…) dove, oltre alle macine nel contesto funerario, furono rinvenuti resti semicarbonizzati di bue, pecora, maiale, cane, lepre, lupo e capriolo, rappresentati da quarti anteriori e posteriori con tagli alle spalle e alle cosce… GRIFONI CREMONESI, 2021). Per i maiali erano tagli di spalla.
Nell’Eneolitico del Lazio centro meridionale (Osteria del Curato-Via Cinquefrondi e Pantano Borghese), la presenza del maiale è poco rappresentata, almeno nei resti. È compresa fra un 9% ad un 13%, rappresentativa di uno specifico modello di allevamento (ANGLE et alii, 2021), impostato soprattutto sugli ovicaprini (Figura 41 e Figura 42).
Note sul maiale in Liguria Orientale e Garfagnana
Nel Neolitico Medio la Liguria, come gran parte dell’Italia settentrionale tra il 4800 e il 4300 a.C., rientra nell’ampio ambito della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. In seguito, evolve in quella proveniente dalla Francia della cultura di Chassey (4300- 3600 a.C.).
Le innovazioni più evidenti di questa evoluzione sono state …le nuove pratiche di allevamento del bestiame, con particolare riferimento all’introduzione delle capre e dei maiali (Figura 88) e, nel Neolitico Finale, l’attivazione della pastorizia mobile con brevi transumanze… (CAMPANA, GERVASINI e ROSSI,2012, p.78).
L’allevamento del maiale si specializza un po’ ovunque. Si incrementa l’abbattimento degli animali di due-tre anni finalizzato …ad uno schema di ingrassamento autunnale/abbattimento invernale, ben attestato in età medievale… (BUGLIONE, DE VENUTO, GOFFREDO e VOLPE, 2015, p.202), come attestato in Puglia, ma diffuso e generalizzato altrove.
Ancora nella seconda metà dell’Ottocento erano allevate, nella montagna valtarese-lunigianese, tre varietà di maiali, ciascuna a caratteristiche differenti. Erano i suini neri di razza detta la Genovese (Figura 49), adatta alle fasce altimetriche maggiori, la Lucchese, introdotta più di recente e la Parmigiana (Figura 52). Erano di stazza e prolificità differenti. Variavano anche le qualità della carne, più o meno grassa e più o meno consona alla salagione (SANTINI, 2024). I tentativo di introduzione delle Large White (Figura 50) e della Berkshire (Figura 51), nel 1873, produsse la quasi totale scomparsa delle razze autoctone, sostituite dalla Large White (SANTINI, 2024).
…Nell’alto Medioevo l’incolto, nelle sue differenti realtà costitutive (boschi, pascoli, paludi), oltre a rappresentare una dominante sul piano ambientale, forniva risorse primarie per la vita quotidiana non solo dei ceti elitari, ma anche delle popolazioni contadine... (GALLETTI, 2021). È una realtà che si ripete nello spazio e che continuerà nel tempo.
Dal medioevo l’allevamento del maiale era sostanzialmente libero, avveniva nei boschi dove i frutti della terra ne arricchivano il sapore della carne. Secondo SANTINI (2013) le campagne della regione del Monte Gottero (Figura 89) si sarebbero svuotate all’arrivo dei bizantini, intorno al 535, e gli abitanti si sarebbero rifugiati nei boschi, in montagna. Questo avrebbe favorito l’allevamento brado dei maiali. Conseguenza, una ventina di anni dopo, …il valore del bosco era dato dal numero di maiali che poteva contenere… (SANTINI, 2013 ,p.16).
E qui entra in scena la figura del porcaro (Figura 53), il guardiano e allevatore del branco, che poteva facilitare gli incroci con i cinghiali. L’attività avrebbe assunto nel tempo grande valore, tanto che l’Editto di Rotari (643; Figura 54) riconosceva al porcaro un valore di 50 soldi d’oro, due volte e mezzo quello di un contadino (SANTINI, 2024).
Figura 30 – Particolare dell’Hydria Ricci, proveniente da Spina, con la macellazione di un maiale o di un cinghiale (da arte.it)
Il maiale a Luni
Nell’iconografia romana troviamo il maiale in una rappresentazione del culto di Ercole. Nel territorio di Luni bisogna rifarsi al mondo delle cave. …È degli inizi del III secolo la grande edicola della cava dei Fantiscritti (Figura 55 e Figura 56), nelle Alpi Apuane, dove Ercole è raffigurato, insieme a Giove e a Libero-Bacco, stante, in nudità eroica con il solo attributo della clava, anche in questo caso facendo prevalere la sua funzione protettiva di nume tutelare. Mentre all’Ercole dexioumenos e bibax ci riporta un’altra volta l’interessante rilievo marmoreo di piena età imperiale dove l’eroe è ritratto stante, con la coppa nella mano destra, affiancato da un maialino, chiara allusione ai sacra privata… (GERVASINI e LANDI, 2021, p.142; Figura 57).
Nella Luni tardo imperiale, il tipo di economia prevalente in città e nel territorio circostante, nonché la produzione di carne sono emerse sulla base dei materiali archeozoologici provenienti dalle campagne di scavo 1972-1973 (DE VIGO, 2011).
Fra il IV ed il VII secolo prevalgono gli ovini, i bovini ed i maiali seppure in differenti rapporti percentuali. La tendenza è però verso l’aumento di pecore e capre e, soprattutto, di quello dei maiali. L’incremento sarà progressivo fino agli inizi del VII secolo quando coprirà quasi il 90% del fabbisogno alimentare della città. Contemporaneamente ad una presenza stabile dei bovini.
È plausibile che l’ambiente naturale particolare della foce del Magra, in continua mutazione idraulica e morfologica, abbia limitato l’allevamento bovino, favorendo quello ovino e, soprattutto, quello suino libero. È storicamente ricorrente l’allevamento brado e semi-brado del maiale in ambienti umidi, sartumosi e palustri delimitati da aree boscose. Esempio classico ne è la pianura fra Alessandria, Novara, Vercelli, Pavia e la Lomellina, precedente alle bonifiche.
Quindi …i dati non lasciano affatto presupporre una rapida e progressiva diminuzione delle fonti di approvvigionamento alimentari ma ipotizzano trasformazioni molto profonde del sistema di allevamento del bestiame
direttamente proporzionali con cambiamenti (…) paesaggistici altrettanto significativi. (Di conseguenza…) è presumibile che i maiali fossero soggetti ad un tipo di allevamento, anche brado, sfruttando le vicine colline ricche di copertura arborea, mentre gli ovini venivano lasciati liberi di pascolare nelle aree limitrofe alla città durante i mesi invernali e spostati sui vicini Appennini in quelli estivi... (DE VIGO, 2011, p.393).
La macellazione tradizionale, in famiglia
La macellazione del maiale è sempre stata una festa, forse la più importante, nel mondo contadino. Era un momento vissuto come simbolo di abbondanza e di autosufficienza alimentare. Sovente avveniva dopo San Martino (Figura 58 e Figura 59), data dell’eventuale scadenza dei contratti di contadini e mezzadri.
Era un momento catartico già nel medioevo, tanto da essere ricordato nella rappresentazione del dicembre su un bassorilievo di Santa Maria della Pieve ad Arezzo (Figura 22 e Figura 23).
Al di là de significato ancestrale, del maiale non si butta nulla e questo era un segno di continuità per la sussistenza e la vita. Neppure il muso (Figura 60), seppure gelatinoso e non particolarmente gradito veniva gettato. Anzi, veniva destinato ai bambini o ai membri meno autorevoli del gruppo familiare, assegnandogli un benefico ed incoraggiante valore simbolico come portatore di fortuna, ricchezza e felicità per la famiglia…
Dalla macellazione del maiale (Figura 61 e Figura 62) si ricavavano prodotti differenziati, che potevano essere conservati e consumati dalla famiglia durante tutto l’anno. Facevano eccezione solo i prosciutto, o meglio, le cosce (cosciotti, girotti a seconda dei dialetti; PAGANINI, 1857) …che si vendevano e col cui ricavato si poteva ricomprare il maialino da crescere e uccidere l’anno successivo… (SANTINI, 2024). L’acquisto del maialetto da nutrire fino alla macellazione avveniva di solito alla fine della primavera. In Val Trebbia, ad esempio, il commerciante di maialini arrivava in giugno. Era un toscano …che trattava due sole qualità di suini: la razza toscana e quella detta di Levanto (altri venditori della vallata commerciavano anche suini di razza bobbiese) (…) Il venditore toscano (di questa storia), che non aveva mezzi di trasporto propri, spostava le ceste dei porcellini da un paese all’altro servendosi di carrettieri o mulattieri locali. Certe volte da Casoni di Fontanigorda, dove a quei tempi terminava la strada carrabile, egli proseguiva per la Val d’Aveto lungo la mulattiera di Fregarolo. In tal caso, i maialetti percorrevano il tragitto con le proprie gambe, guidati dal padrone aiutato da un montanaro che conducendo il suo mulo faceva da battistrada e, all’occorrenza, caricava dentro le “banàstre” (speciali contenitori someggiati sulla cavalcatura), gli animaletti più deboli che avevano difficoltà a proseguire con i propri mezzi... (FERRETTI, FERRERO e SBARBARO, 2005, p.7).
La macellazione avveniva nei mesi freddi, da dicembre a febbraio. Qui entrava in azione la figura del macellaio, o meglio, del norcino (u Nurcìn) o Maslàr, o in parmigiano Masè o Maslèr (SANTINI, 2024; Figura 63).
In Lomellina, la macellazione famigliare era la cosiddetta maialata (Figura 64). Cominciava di buon mattino, sull’aia della cascina. Oltre a tutta la famiglia, in cui ciascuno aveva un proprio ruolo, partecipava il macellaio esperto, il norcino.
Le parti piu pregiate del maiale erano naturalmente le cosce e le spalle che venivano subito accantonate per la vendita (il più delle volte) o destinate alla stagionatura (raramente in cascina). Quindi venivano preparati gli insaccati. …Salami, cotechini, pancette, lardi, ma anche sanguinelle e fritti misti di frattaglie. Il sangue veniva raccolto e cotto con pane e spezie, mentre dalle ossa si ricavava un brodo ricco, da servire con la polenta. La carne più fresca, quella che non doveva attendere stagionature, diventava la protagonista di un grande banchetto collettivo che concludeva la giornata (…) cassoeula con verze e costine, polenta fumante, trippa, fagioli con cotiche. (…) La maialata non era solo una tradizione gastronomica: era un rito di appartenenza, un gesto antico che raccontava l’anima più autentica della Lomellina… (FB_storie_di_lomellina).
La Cassoeula (Figura 65) è il tipico piatto invernale della cultura materiale lombarda. Invernale perché era necessario aspettare le prime gelate affinché le verdure fossero più dolci, asciutte e tenete, e per disporre delle parti meno pregiate dalla macellazione del maiale. E quindi, tradizionalmente, legata ai 17 gennaio festa di Sant’Antonio Abate (Figura 66) e conclusione del periodo di macellazione del maiale.
…La ricetta tradizionale della Cassoeula milanese prevede abbondante verza (che, come detto, doveva aver subito le prime gelate) e parti di maiale come verzini, cotenna, costine e piedini. Il risultato può considerarsi soddisfacente solo se, a fine cottura, il piatto risulta essere unto e tachénto, che in dialetto milanese significa appiccicoso. (…Ovviamente esistono numerose varianti, come in tutte le ricette della cultura materiale. Fra queste) In Brianza (…) la Cassoeula è più asciutta rispetto a quella milanese, risulta più brodosa. Nel comasco non si mettono i piedini ma si usa la testa del maiale, mentre nella provincia di Pavia si usano solo le puntine. La differenza più marcata, però, si registra nel novarese dove la carne di maiale può essere sostituita con quella d’oca… (FB_ilcuriosone).
La macellazione pubblica (a Genova nell’Ottocento)
A Roma, nella prima metà dell’Ottocento, i macelli erano un po’ sparsi per la città. Questo produceva diversi disagi. Colonne di carri e di animali, oltre a …quello spiacevole apparato dell’ammazzarli e bruttar di sangue e di sozzure le botteghe, che collo schifoso lezzo tornavano a fastidio de’ vicini. Né più anche temono i cittadini, per solerte provvisione di visita, che ingordo macellaio possa vender loro le carni inferme o guaste da morte naturale… (POLETTI, 1826, p. 131). Pertanto fu accolto con favore il provvedimento di riunire in un unico edificio il macello, presso le mura dette legnare, vicino al Tevere ed al Foro Boario.
Anche a Genova la conduzione degli allevamenti di maiali lasciava un po’ a desiderare.
Al contrario dei vitelli, nella prima metà dell’Ottocento, erano mantenuti in ...cattiva condizione: vivono chiusi in fetidi porcili, cibati di beveroni e di sozze quisquiglie. I meno spregievoli sarebbero quelli rilevati ne’ luoghi abbondanti di castagneti, dove si danno loro i rifiuti delle castagne bianche; ma sono in picciol numero; e si ha il pregiudizio di volerli tenere fino a notabile grossezza, contr’al senno de’ bolognesi, che gli scelgono di carne soda, tra il peso di 250 a 300 libbre (cioè da 124,25 a 149,1 Kg), e vogliono majali di campagna, nutriti di ghianda… (CASALIS, 1840, p. 402). Da qui la tradizione degli insaccati e dei salumi emiliani, importati assieme a quelli …dalla Toscana, dalla Lombardia; per 850 quintali metrici… (CASALIS, 1840, p. 404).
Diversa era la situazione della macellazione pubblica svolta, a Genova, nei cosiddetti Ammazzatoi. Nell’agosto del 1835 Carlo Alberto di Savoia (Figura 75) autorizzò la costruzione a Genova di ben quattro macelli. Nel 1846, di questi ne era realizzato uno ed un secondo era in costruzione.
…Il primo che siasi costrutto si è quello nel sestiere di S.Teodoro (Figura 76) in un angolo della piazza del Principe D’Oria tra la salita che mette in Granarolo e la strada per al Lagaccio (…L’edificio fu fondato sugli argini, in roccia…) del fossato del Lagaccio (…) La porzione di fabbrica eseguita sopra il fossato è quasi più della metà della totale superficie occupata dall’Ammazzatoio (…) Dalla parte ove superiormente corre il condotto del Principe D’Oria e sotto al porticato vi riuscì un grandissimo sotterraneo atto appunto a deporvi le carni nella stagione estiva (…) Ai lati dell’ingresso principale e sotto il grand’arco ne sonvi due siti uno per la stazione degli Agenti Municipali e l’altro pel guardiano. Da quivi pe rmezzo di scale si comunica colle superiori abitazioni destinate quella a sinistra pel Direttore Veterinario e adestra per Custodi ed Inservienti dell’Ammazzatoio (…) Lateralmente sono due comodi anditi per la tripperia (…) Di fronte (…) è una conveniente peschiera o bacino d’acqua. Lateralmente sono due grandi porticati (…) Si dividono in tanti locali destinati alla macellazione delle diverse specie di bestiame. E questi hanno alle spalle altrettanti ripostigli ove allogare le carni macellate aperti longitudinalmente e chiusi a traverso da altre cancellate di ferro per dar luogo a massima ventilazione (…Una…) porta mette a sinistra al luogo da ammazzare i maiali; a destra in alcune stanze per la confezione delle carni di questa natura, e per serbatoio di quelle che fossero trovate infette e per la fusione del sego. Per una scala si discende nell’indicato sotterraneo… (BANCHERO, 1846, p.574).
Indubbiamente un intervento funzionale e moderno. Ma, come in uso ancora all’epoca, …le immondezze, il sangue ecc. trovano un immediato scolo nel sottoposto fossato che l’acqua in breve tragitto trascina in mare…. (BANCHERO, 1846, p.574).
continua…
Chemin du Bois de Barde, 24590 Saint-Crépin-et-Carlucet, Francia
Polpenazze del Garda, provincia di Brescia, Italia
Bobbio, provincia di Piacenza, Italia
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Siena, provincia di Siena, Italia
Arezzo, provincia di Arezzo, Italia
Artegna, provincia di Udine, Italia
Grezzana, provincia di Verona, Italia
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Bayonne, Pirenei Atlantici, Francia
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Molina di Ledro, Ledro, provincia autonoma di Trento, Italia
Polpenazze del Garda, provincia di Brescia, Italia
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Latera, provincia di Viterbo, Italia
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Roma, città metropolitana di Roma Capitale, Italia
Sesta Godano, provincia della Spezia, Italia
Lucca, provincia di Lucca, Italia
Teti, provincia di Nuoro, Italia
Torre Spaccata, Roma, città metropolitana di Roma Capitale, Italia
Teramo, provincia di Teramo, Italia
Jenne, città metropolitana di Roma Capitale, Italia
Bolognano, provincia di Pescara, Italia
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Complanare Est, 72100 Brindisi provincia di Brindisi, Italia
Cabras, provincia di Oristano, Italia
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Noto, provincia di Siracusa, Italia
Localita' Montacchita, 56036 Palaia provincia di Pisa, Italia
Distretto di Çemişgezek, provincia di Tunceli, Turchia
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